lunedì 16 novembre 2009

6 gradi di separazione

6
Un giovane piomba in casa di una famiglia benestante nella "quinta" di NY. Si presenta con una ferita allo stomaco, vittima di uno scippo, ma anche come amico intimo dei figli, compagno di università ad Harvard, esperto appassionato di arte e letteratura (i signori sono commercianti d'arte), tanto da affascinarli in modo totale. E' persino figlio di Sidney Poitier! Qualcosa non quadra, alla mattina ne hanno conferma e lo cacciano. A un matrimonio raccontano l'episodio a curiosi ed andranno avanti a raccontarlo in tutte le sue nuove vicende. Paul, il truffatore, affascina e lo fa anche con altre famiglie, sempre benestanti e sempre sfruttando conoscenze delle loro vite. Si comincia a ricercare Paul. Dopo un'episodio tragico Paul viene ricercato anche dalla polizia...

Perché lo fa? C'è chiaramente una voglia d'inserirsi in un mondo agiato che non gli appartiene, un po' di mitomania, tanta intelligenza. Paul s'infila nei buchi familiari di queste famiglie, nelle falle affettive: i figli sono lontani nei college, hanno rapporti coi genitori conflittuali. Paul trova genitori che con lui realizzano un rapporto che coi figli non hanno né mai potranno avere ormai. Dalla sua iniziativa emerge quindi uno strato sociale particolare dell'alta borghesia newyorkese.

Testo di chiara provenienza teatrale, trama dinamica e brillante, un po' di giallo, ordito intricato a voler proporre appunto la "teoria dei 6 gradi di separazione", che Paul sembra far emergere come appare ad uno dei protagonisti: tutti gli esseri umani del pianeta sono collegabili tramite un massimo di 6 relazioni di qualunque tipo. Teoria che a mio parere sta in piedi a fatica, almeno nel numero, certamente è affascinante. Più che altro il film non mi ha dato la sensazione di volerla enfatizzare.

Film bello, divertente, elegante. Merita davvero una visione.
Il titolo non mi pare sia estremamente adatto o perlomeno l'argomento non propriamente sviluppato. L'episodio coi due ragazzi che Paul riesce a turlupinare appare anche un po' forzato, così come qualche altra situazione, perlomeno rispetto, mi ripeto, all'argomento citato dal titolo.

6 commenti:

  1. sapevo che la rec sarebbe stata positiva ;)

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  2. se la merita tutta.
    sono cmq estremamente convinto che un "david linch" o un "robert altman", su un titolo-pretesto del genere, ci avrebbero fatto ben altro film. :)

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  3. Non scomodiamoli per favore. Bellino, ma la maggioranza non andrebbe aldilà di una visione.

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  4. cito dalla mia rec.: "Merita davvero una visione". quindi siamo d'accordo... ;-)

    Mi riferisco cmq al pretesto del titolo, non alla sceneggiatura così com'è.
    Altman è un mostro nelle storie ad intreccio, hai presente America Oggi? Linch ne avrebbe fatto qualcosa di cupo, un noir dei suoi.
    Così me li immagino :-)

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  5. Personalmente mi immagino un thriller con lo stesso meccanismo, magari affidato a Fincher. Io invece ho pensato di collegare attori e registi:
    http://gegio.wordpress.com/la-catena/

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  6. Ho già in mente un soggettino, ma devo sottoporlo a Fincher. Come faccio??? (lol)
    Il Torneo degli Oscar è arrivato al 1992, e come richiesto vengo ad avvisarti:
    http://iltorneodeglioscar.blogspot.com/2009/12/1992.html

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