domenica 27 dicembre 2009

Maria Zef

5
Questo film è stato prodotto da rai tre, non ne esiste una vera e propria locandina e dire che la meriterebbe proprio.

Tratto fedelmente dal romanzo omonimo di Paola Drigo che vinse il Viareggio nel 1937, narra le vicende della famiglia Zef, in particolare delle 2 sorelle Mariute, (l'adolescente in foto, Renata Chiappino, bravissima!), e Rosute, vivace bimba di 8-9 anni. Andavano in giro per la Carnia, dormendo in bivacchi di fortuna, con un carretto a vendere utensili da cucina in legno quando la madre, già malata, muore.
Già orfane di padre da quando Mariute è piccolissima, vengono affidate allo zio Barbe Zef che vive in una baita sopra Forni. Mentre Rosute necessita di un ricovero, lo zio, ubriaco, violenta Mariute. Mariute comincia a star male, teme d'essere incinta, scopre anche che la madre da quello zio ha subito le stesse attenzioni e che Rosute gli è sicuramente figlia... . Finale duro, coraggioso e incoraggiante, forse la sola "fantasia" del film.

Bisogna averli visti almeno una volta nella vita quei luoghi. Ancora adesso hanno un fascino unico che trasmette asprezza, durezza insieme alla bellezza: la Carnia. L'inverno di 3 anni fa trascorsi una settimana ospite di amici a Forni di Sotto e ogni volta che inquadravano le montagne che vedeva Mariute vedevo il panorama che ogni mattina, quando il sole illuminava il versante, vedevo anch'io e mi dava i brividi, una distesa di verde in forte pendenza, una valle tagliata come da un'accetta divina, dei boschi che faceva paura vederli con cui confinava la nostra baita e dai quali se fosse uscito un branco di lupi non ce ne saremmo stupiti, poi quella cima che si staglia altissima in fondo di cui non ricordo il nome. Spettacolare!

Le immagini, i panorami, il ritratto della vita in quei luoghi della fine '800 inizi '900 curato da Cottafavi sono splendidi! Gli italiani Grandi, come lui Olmi e Piavoli ma anche altri, come l'emergente Diritti, quando fanno film storico-documentaristici non hanno quasi rivali al mondo, sono di bravura eccelsa e questo film, come quelli degli autori citati, è opera di Empatia e Compassione, due parolone che in bocca a me suonano stonate ma loro sanno come rendergli giustizia.

La trama, che al comparire del film fece anche un certo scalpore, non deve stupire. L'incesto familiare era pratica fin troppo d'uso corrente dal Nord al Sud nell'Italia e nell'Europa povera, contadina e non, e ho letto romanzi (certo! mica i Promessi Sposi eh!) che ne parlano, così come parlano della "ruota degli esposti" che girava in continuazione per questi figli come per quelli di prostitute e concubine, figli e figlie di nobili, prelati, padroni di varia risma e vogliamo parlare della fine che facevano gli "esposti" una volta cresciuti e poi affidati a famiglie? Questa era la realtà. Solo l'ignoranza, come ormai penso, salva i sensi dal conoscerla, ma non è soluzione accettabile, utile solo ai bruti e in questo senso forse il "terribile" zio Barbe (altra eccellente recitazione! Siro Angeli), tipico prodotto dei tempi, lo è meno di altri, la sua coscienza delle cose è cinica quanto cristallina, alcune sue affermazioni sono disarmanti, come quando il giorno di Natale, che da quell'eremo si comprende solo per le campane che suonano giù in paese, dice: "Se il Signore è venuto al mondo, io non me ne sono accorto".

Il film è in lingua carnica originale coi sottotitoli indispensabili anche se qualcosa è comprensibile, e questa è caratteristica fondamentale, guai a farli in italiano film così!, i suoni della lingua sono espressione del temperamento e della cultura.

Io questo film, che mi ha commosso alle lacrime, lo metto nella mia personale lista di Capolavori.
Ne ho visto un vhs al limite del guardabile, spero si possa trovare un dvd prima o poi degno della qualità che merita e me lo riguardo immediatamente.

Capisco che faccio parte di una risicata schiera di amatori del genere. Se facciamo un raduno dei fan di Piavoli a stento riempiamo un cinema probabilmente, ma tant'è.

Un sentito grazie all'amica Grazia che me lo ha segnalato.

5 commenti:

  1. Volevo essere la prima a inserire un commento (temo che sarò anche l'ultima...) Stamattina ero curiosissima di scoprire cosa mi aveva portato (un po' in ritardo) Gesù bambino, che qui è più comune dell'anonimo e terreno "Babbo Natale", e ha sostituito sia l'udinese Santa Lucia che il triestino San Nicolò della mia infanzia, ormai pensionati. Veramente un regalo meraviglioso, grazie! e grazie ancora per questa recensione che più perfetta (e sentita!) di così non poteva essere. Sapevo che eri in grado di apprezzarlo e di commuoverti, temevo però che non riuscissi a trovarlo. Io l'ho registrato da Fuori Orario parecchi anni fa e ricordo che la qualità era buona, purtroppo non l'ho più ritrovata quella videocassetta. Recentemente l'ho rivisto, ma era la copia del VHS che hai tu, appena guardabile. Prima o poi Rai 3 lo rifarà e questa volta lo registrerò su DVD, se nel frattempo anche la loro copia non si sarà deteriorata. Che peccato che non ci si curi più di preservare queste perle rare. Vedo che conoscere il Friuli e le sue montagne ti ha aiutato molto a comprendere i personaggi e le atmosfere del film, a commuoverti profondamente, come è giusto. Quella montagna che citi potrebbe essere il monte Coglians, la cima + alta del Friuli? Ora, da prof., come mi definisci, non ha senso dire "zio Barbe" (non è uno zio con la barba...), in friulano "barbe" significa già zio.

    RispondiElimina
  2. Questo film mi ha fatto venire in mente "Gli ultimi" (1963) di padre Davide Maria Turoldo, pure friulano. Sì, un religioso, ma di quelli con i fiocchi e con le palle, tosto, insomma. Puoi andarti a leggere la biografia su Wiki e non solo. Ti metto sotto un indirizzo a caso. La pellicola è stata restaurata e credo che ci sia in giro anche il DVD. La scuola ci portò a vedere la prima al cinema, ma non ho ricordi, ero troppo giovane per poterlo apprezzare. Credo che pure per questo film ci voglia un momento giusto per la visione.
    http://digilander.libero.it/lumiere.circolo/ultimi.htm

    RispondiElimina
  3. Grazie?!? Hai il mio stesso vizio, ringrazi sempre! Io me lo tengo caro, te anche mi pare. Siamo fuori moda con questo vizio ed è bello esserlo. :D
    Battute a parte, Barbe nei sottotitoli compare sempre con l'iniziale maiuscola e la cosa, a parte la non conoscenza della lingua friulana, m'ha ingannato. Non ricordo d'averlo sentito mai chiamare diversamente nemmeno all'osteria. Poi correggo il testo.
    Confermo che una conoscenza dei luoghi aiuta la comprensione. In un paese vicino Forni visitai anche una piccolissima mostra su strumenti, abiti ed altro della vita delle persone comuni degli inizi del secolo scorso, fu un piccolo tuffo nel passato che anche se non mi apparteneva avevo sempre sentito raccontare da mio nonno e mio padre.
    Sul Coglians: non so, è la più alta ma non di molto, anche altre cime delle Alpi Carniche sono molto alte. Bisognerebbe capire cosa si vede da Forni di Sotto guardando verso sud-ovest, posso chiedere.
    Gli Ultimi: wow che dritta! Ho già trovato una versione del 2002 restaurata! Ma la guarderò fra un po', film come questo saziano troppo, vanno centellinati.

    RispondiElimina
  4. Certo, ti ho detto che questi film vogliono il loro giusto momento.
    Lapsus: credevo ti riferissi a Forni Avoltri, molto più in alto, sulla strada di Sappada. Da Forni di sotto (proseguendo c'è anche Forni di Sopra) si dovrebbe vedere il Pramaggiore, altino pure lui, e in lontananza le prime Dolomiti. Bei posti, spero tu sia anche andato a Sauris e all'omonimo lago. Ma che centra questa digressione geografica con il blog?

    RispondiElimina
  5. di Sauris conosco i salumi pregiatissimi, ma non ci sono mai stato, speriamo in futuro.

    su questo film parlare del Friuli è assolutamente in-argomento! ma poi scusa, funziona così no? quando si va al Cinema in compagnia: dopo il film ci s'infila da qualche parte a mangia-bevi e se ne parla a ruota libera, dove si arriva si arriva :D

    RispondiElimina