venerdì 1 ottobre 2010

L'opera al nero

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Film tratto dall'omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar. E' la storia di un monaco-medico di Bruges di nome Zenone, uomo di grande cuore e, purtroppo per lui visto che siamo nel XVI sec., anche di grande intelletto sia filosofico che scientifico, e come andavano le cose a personaggi simili con l'inquisizione che imperversava in pieno periodo di riforma e controriforma lo sappiamo fin troppo bene.

Brillante negli studi, dopo molti anni trascorsi in giro per l'Europa alla ricerca di luoghi dove approfondire conoscenze ed anche a scappare da chi lo ricercava a causa di scritti definiti eretici, Zenone torna a Bruges ormai uomo di mezza età sotto falso nome e prende ad operare come medico in un ospizio per poveri. Questo compito più operativo lo porterà ad una evoluzione interiore detta (riporto da wiki): "opus nigrum" ("opera nera"), ovvero la fase alchemica di spoliazione delle forme, della dissociazione degli elementi e di purificazione della materia: egli stesso è la propria opera, e deve attraversare la fase della 'nigredo' per purificare la propria sostanza dalle filosofie e teologie imperfette del suo secolo ed accedere così ad una diversa cognizione del mondo e di se stesso".

Come detto, sappiamo quale fine facevano uomini come Zenone. In realtà il finale sarà un pochino a sorpresa, e lo ometto insieme ai dettagli della sua vita, o descrittivi del periodo, li lascio godere nel film. Zenone è un personaggio d'invenzione, palesemente ispirato a personaggi reali come Paracelso, Erasmo da Rotterdam, Tommaso Campanella, Giordano Bruno.

Solo aspetto di trama che voglio sottolineare è proprio questa "opera nera". Mi incuriosisce intanto la definizione, segno che davvero ai tempi la distinzione tra scienza e magia fosse sottile nel linguaggio, il quale è sempre sintomo ed effetto della cultura imperante. Poi nel film Zenone, interpretato da un sempre magistrale Gian Maria Volontè, ha proprio a partire da un certo momento un approccio ed un'attenzione particolari ogni volta che tocca qualcosa, in particolare i corpi dei pazienti.

Il grande pregio del film, in linea generale fatto bene, consiste in questa grande cura delle gestualità in particolare di Zenone ma non solo. La situazione di grande precarietà della vita del protagonista, non economica ma vitale perché continuamente minacciato dalla possibilità di essere smascherato, è sottolineata da un'atmosfera sospesa ed al tempo stesso tesa. La morte e la sofferenza delle persone, di origine violenta con pretesti religiosi che scopriremo anche politici, è continuamente presente.
Più che meritevole di una visione.


6 commenti:

  1. Erasmo, Giordano Bruno e gli altri che citi... che belle persone... mi viene voglia di procurarmi (se esistono) o di brevettare se non esistono dei Calendari che al posto di quei cazzo di santi abbiano i nomi di questa gente qua... (ovviamente non mi riferisco ai calendari CON SU LE TROIE, se ho voglia di vedere quelle c'è youporn...) :D

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  2. Letto, visto, apprezzata la rece! Amo la Yourcenar che richiamo spesso nei miei scritti, e ho amato questo film! epoca che m'ha sempre affascinato. ahahahahhahaha! ragionissima sacro-santa sul commento dello zio! :)

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  3. mà,la yourcenar mi piace pocopoco,non so..vero che film e libri son cose diverse,però...

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  4. Ho letto le Memorie di Adriano e ho in procinto di leggere L'opera al nero. Mi hai incuriosito moltissimo!

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  5. visto il film quando uscì e non mi convinse molto, troppo denso il libro, l'unico che salvo della sdolcinata margherita. zenone ricorda la figura di gerolamo cardano, alchimista e molto altro. il libro ha ispirato il grandissimo Q del collettivo blissett

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  6. questo libro non l'ho letto, non sono in grado di fare confronti ma petrolio mi pare soddisfatta. il film comunque merita assai (ho invece in programma a breve Q citato da eustaki).
    aspetto il parere di Occhi di Notte... :)


    l'idea del "Calendario dello Zio Scriba" è affascinante, ahah!

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