mercoledì 31 agosto 2011

Passi di morte perduti nel buio (aka: Death Steps In The Dark)

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Assurdo thrilling pseudo-argentiano che vanta in cartellone nientemeno che il grande Robert Webber con Leonard Mann/Leonardo Manzella come protagonista.

Incredibile questo film di Pradeaux. Veramente incredibile. Nel girone infernale del bis la pellicola in questione non può che ottenere una posizione di primo piano, vista la caratura estremamente delirante dell'opera tutta. Giallo argentiano almeno nelle intenzioni, comincia addirittura come un classico "whodunit" alla Agatha Christie, con l'omicidio di una giovane donna nello scompartimento affollato di un treno, la pellicola di Pradeux é uno di quegli oggetti mutaforma che non si capisce bene dove vogliano in effetti arrivare, mischiando incautamente omicidi all'arma bianca, naturalmente compiuti da un assassino vestito di pelle nera con tanto di guanti, attrici nude con tanto di PPP di organi femminili, toni da commedia delirante tali da lasciare basito lo spettatore e il vecchio Robert Webber nei panni di un ispettore dallo stomaco tormentato. Molta carne al fuoco. Per fare un complimento al vecchio Pradeaux, senza massacrarlo come già avvenuto su qualsivoglia supporto cartaceo o portale web, possiamo dire in tutta onestà che non é proprio un gran talentaccio, visti pure i suoi precedenti cimenti registici, basti citare "Passi di Danza su una Lama di Rasoio" (1973) o l'irrinuciabile "I Figli di Zanna Bianca" (1974), un titolo che riassume meravigliosamente il modus operandi del suo regista e di certo bis d'epoca.

Durante la seconda metà degli anni settanta il genere codificato da Dario Argento comincia ad avvitarsi irrimediabilmente su sè stesso,
cercando altre vie, perdendo la morbosità degli esordi in un tentativo più o meno riuscito a seconda degli autori, di ricalcare il prototipo, offrendo degli esperimenti affascinanti come "...E tanta paura" (1976) di Paolo Cavara, che non era di certo il primo arrivato, anzi, oppure dei dignitosi prodotti d'intrattenimento come "Solamente Nero" (1978) di Antonio Bido (autore interessante, già regista de "Il Gatto dagli occhi di Giada", 1977) fino alla contaminazione di generi tout court come in "Morte Sospetta di una Minorenne" (1975) di Sergio Martino con Claudio Cassinelli senza contare questo parto di Pradeaux, che "contenitore" lo è senza meno, ma incredibilmente confuso se non cialtrone. Quando vediamo Leonard Mann vestito come una mignotta al porto, escamotàge utilizzato per non farsi riconoscere in quanto sospettato dell'omicidio sul treno, si capisce subito che lo scopo del regista non é quello di costruire un meccanismo "giallo" di quelli con i controcoglioni. Si aggiunga poi il doppiaggio che vira il tutto verso la commedia becera e pecoreccia (elemento che si stempera in parte nella versione internazionale), e il piatto é servito. Oggetto strano, si diceva, inqualificabile, portato avanti senza nessuna costruzione dell'impianto thriller, a parte i canonici omicidi, girati con mestiere ma assolutamente privi di pathos, il film é esperienza demente e balorda, quindi da testare assolutamente in "prima persona", in cui "l'alto" tende verso il "basso" regalando allo spettatore e amante di simili prodotti l'accoppiata inedita Robert Webber/Leonardo Manzella, doppiato in romanesco, sogno (o incubo?) proibito del cinefilo degenerato. Impagabili i siparietti di Mann con la modella svedese Ingrid (in realtà l'attrice greca Vera Krouska, grande nome, non c'é che dire) o l'uscita notturna in macchina dei protagonisti verso il finale, per non parlare della risoluzione finale alla cena in società, delirio massimo degli sceneggiatori (lo stesso Pradeaux con il sodale Arpad DeRiso) che mostrano l'assassina insospettabile, nel senso che il personaggio si era visto per un nanosecondo, inseguita dalle sue vittime con effetti fotografici viranti sul rosso.

Consigliato ai completisti del genere e agli estimatori del buon Leonard Mann, Robert Webber non ha bisogno di presentazione alcuna, italoamericano che ha trovato spazio prima in ambito spaghetti-western, basterebbe citare "Il Pistolero dell'Ave Maria" (1969) di Ferdinando Baldi oppure "Ciakmull" (1970) di Enzo Barboni "Clucher" con il grande Woody Strode, ma che fu anche Gesù nel Lacrima di co-produzione spagnola-messicana "Luca, Bambino mio" ("El Cristo del Océano, 1971) di Ramòn Fernandez e interprete per Florestano Vancini in "Amore Amaro" (1974) con Lisa Gastoni, gran bella faccia, funzionale in tutti generi, poliziottesco compreso, partecipò pure al serial "Charly's Angels", chiude il film su una squisita espressione gergale rivolta ad una giovane donna, suggello supremo a cotanta pellicola o affettuoso saluto al suo "regista" Maurizio Pradeaux. Co-produzione greca in associazione con la Salaria film di Aldo Ricci che cura anche la fotografia. Musiche del maestro Riz Ortolani.
Belushi

Robydick:
la bella Sylvie Vartan con "Tous les garcons et les filles" accompagna il frameshow di oggi.


12 commenti:

  1. Pensa te quanti epigoni degeneri di Ed Wood avevamo in Italia e manco lo sapevamo.

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  2. ahah! grande harmo, che paragone calzante che hai fatto! :)

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  3. Certo, film inqualificabile sotto tanti punti di vista; però quanto più ricco era il nostro Cinema con film del genere?
    OK, anche oggi ho fatto la mia brava figura di nostalgico. :)

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  4. Ciao rigà! L'Edward D.Wood Jr. italiano é di solito riconosciuto in Tanio Boccia alias Amerigo Anton, regista buono per tutti i generi, ma credo che ci sia molto di peggio, ah ah, ma molto!

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  5. nick, siamo in 2 a essere nostalgici! ma con un piglio provocatorio, che speriamo sia di stimolo ad autori futuri ;-)

    bella frank!

    belu', tu me devi spiega' cazzo vor di' "PPP", e senza mezzi termini...

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  6. Ah ah ah ammazzalo!!! Vor dì Primissimo Piano. In questo caso de passera.

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  7. Leonardo Mann a me piaceva. E' da ricordare che fece anche il comprotagonista con Harvey Keitel e John Lydon in " Copkiller"('83) di Roberto Faenza, e fu il convincente protagonista de "Il Pistolero Dell' Ave Maria"('69) di Ferdinando Baldi , bel western psicanalitico. L' avevo visto molti anni fa su Retequattro, questo b-bis d'imitazione argentiana di Pradeaux, facente parte di un dittico che conosco, e recuperabile nei DVD pero' ormai fuori catalogo della defunta e rimpianta No Shame. Non mi sembrava un gialletto cosi' infame. Grande Robert Webber, uno dei miei caratteristi americani preferiti, del cinema degli anni'70,basti ricordarlo ne "I Ragazzi del coro" di Aldrich, qui affrontato, o come killer probabilmente omosessuale e in coppia con un altro grande interprete di quel cinema, Gig Young, nel capolavoro peckinpiano "Bring Me the head of Alfredo Garcia"('74).

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  8. I DVD No shame li conservo ancora, pure questo Pradeux che mi diverte molto. Di Webber mi sono dimenticato di citare pure "S.O.B" di Blake Edwards, che mi piace di brutto e, cazzo, proprio stanotte me sò rivisto "Voglio la Testa di Garcia", veramente un gran film, gran film, con Warren Oates. A me Oates piace pure in "Stripes" di Ivan Reitman, con Bill Murray, nun ce posso fà niente. Lo idolatro.

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  9. A chiamare quest'accozzaglia pressapochista, superficiale e becera di idiozie una recensione di un film ci vuole coraggio. E porre la parola "regista" fra virgolette ti rende veramente migliore. Complimenti vivissimi.

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  10. "recensione" è parola che ha una definizione unica ed inequivocabile? non lo sapevo... Belushi per me è invece uno dei più preparati e competenti mai passati da 'ste parti.

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  11. Io Emiliano non ho ancora capito chi tu sia.
    Da parte mia una sola cosa come ti direbbe er mitico Nico dopo avertene già dati 15: -" E mò vedi d'annattene e nun tornà sennò te pijo a schiaffi".

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