giovedì 24 novembre 2011

Bullitt

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Dal romanzo "Mute Witness" di Robert L.Fishun un film che ancora oggi è un riferimento del genere poliziesco. Bullitt, interpretato da Steve McQueen, è un ufficiale di polizia al quale viene affidata la protezione di un testimone chiave per un processo di mafia, il quale verrà ucciso da dei sicari già la prima notte di sorveglianza, troppo facilmente. E' chiaro che c'è una talpa da qualche parte. In realtà morirà in ospedale, ma Bullitt per risalire ad assassini e mandanti occulterà la cosa. Quasi un uno-contro-tutti... finale eccezionale, con colpo di scena.

Oggi la trama essenziale di "Bullitt" è fin abusata, ciò non toglie che questo rimane e sempre sarà un grandissimo Cult la cui visione è ancora estremamente coinvolgente, sia per il semplice appassionato di film d'azione e di genere che per il cinefilo più attento anche alla tecnica.

Non per la trama però questo film è entrato e risiede nella Storia del Cinema, ma per il leggendario car-chase che compare in locandina insieme al protagonista. Non è un caso se scelsero Steve McQueen per questo film, appassionato di motori e pilota di alto livello sia di auto che di moto. Un inseguimento tra 2 macchine, entrambe del 1968, diventate leggendarie anche grazie a "Bullitt". Quella che fuggiva, con a bordo i killer, era una Dodge Charger da 375 hp con cambio automatico 3 marce. L'inseguitrice, con a bordo Bullitt/McQueen, una Ford Mustang 390 GT da 325 hp con cambio manuale a 4 marce. Per entrambe le auto ci fu una consegna curata dalle stesse case madri. La Charger fu mantenuta originale con sole modifiche alle sospensioni, mentre la Mustang ricevette attenzioni anche al motore.

Un lavoro maniacale e dispendioso. Due settimane di riprese per ottenere circa 10 minuti di film (alcuni dicono 3 settimane). Scene di altissima pericolosità, tanto che persino McQueen dovette lasciare spazio agli stunt per guidare in alcuni momenti. A guidare la Charger un grande stunt driver, Bill Hickman, storico amico di James Dean e tra quelli che lo tirò fuori dalla Porsche nel tragico incidente in cui morì. A sostituire McQueen quando necessario un altro grande nome, Bud Elkins.

San Francisco sembra disegnata apposta per essere il set di film polizieschi e/o d'azione. Le zone dell'inseguimento vennero chiuse al traffico, e si svolsero in ogni caso con le macchine normalmente parcheggiate (una verrà danneggiata da un errore di guida). Si può solo guardare per capire il senso di vertigine pazzesca che daranno queste riprese. Le auto in discesa, con la macchina da presa interna, paiono tuffarsi nel vuoto. Velocità altissime, pezzi girati a tempo reale tra i 110 e i 180 km/h simulandone anche di più elevate, ma mai immagini accelerate in studio. Fino a 6 angoli di ripresa che poi in montaggio hanno dato il risultato eccezionale che si può ammirare. Molto importante: in questo film venne introdotta una macchina sportiva molto bassa, che correva di fianco alle 2 in disputa, per effettuare riprese da cardiopalmo, che richiesero un altro grande pilota ed anche un cameraman piuttosto ardito, è quella che chiamarono "cameracar", poi utilizzata in futuro ed anche in un capolavoro che a breve metterò qua. La cameracar di "Bullit" fu una Chevrolet Corvette del 1966 guidata da Pat Hustis, scoperchiata e modificata per ospitare pilota ed operatore di macchina. Quest'ultimo aveva a disposizione due sedili, per sedersi fronte marcia o inversamente, legato con cinture.

Film che, ripeto, ha fatto Storia. Quell'inseguimento mi mette i brividi solo a pensarlo, uno di quei rari casi che non potrà mai passare "di moda" per le tecniche usate, semplicemente perché è di un realismo totale. Steve McQueen diventò testimonial della Ford, la quale produsse la serie speciale Bullitt del suo mitico modello Mustang, auto ancora oggi in produzione, molto diversa ovviamente ma perlomeno con lo stesso nome.

E poi, non c'è "solo" l'inseguimento... è tutto un gran bel film.
Robydick

credits: ringrazio le seguenti fonti
http://en.wikipedia.org/wiki/Bullitt
http://www.classicmustang.com/bullitt_motor_trend.htm
http://www.hottr6.com/triumph/BULLITT.html



18 commenti:

  1. ooooohhhh ERA L'ORA!!!!
    cooollll badassss... Altro che 'sti rammolliti de oggi!
    l'unico, il solo, l'assoluto Steeeeeve Mc Queeeen!
    E la ost? Vai Lalo dacce er sound!
    Ma la Mustang era una Shelby? Pensa che ne ha una er pizzaiolo der mi' paese.
    Daaaajjeeee!

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  2. Harmo, porc... le ost spesso dimentico di citarle, si vede che sono davvero un insensibile...
    no no, Mustang GT che io sappia, e truccata. buon per il vostro pizzaiolo, non è da tutti una macchina del genere O_o

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  3. Sembra proprio un film con le palle. Lo guarderò presto!

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  4. Bellissimo!! adoro ogni scena di questo film... da quelle nell'ospedale a quelle nell'aeroporto, tutte tutte tutte. Steve McQueen un gigante!

    Poi l'inseguimento è a dir poco sublime...

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  5. Vincent, sei decisamente un buongustaio :)
    vero eh... io ho parlato a lungo dell'inseguimento, ma è tutto il film a essere fantastico

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  6. Ben due capolavori, oggi. Commento solo qui, perché qui c'è quella cosa in più che si chiama Attore Super, ma davvero due capolavori.

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  7. minchia che film... anzi... FILM!!! (si merita il maiuscolo)

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  8. eh Zio, sai che è frutto di un mio errore? capita. senza volerlo, sono uscite entrambe oggi queste rece :)

    Frank, dici bene!

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  9. La Dodge Charger del famosissimo inseguimento è il solito storicissimo modello di auto sportiva e granturismo americana dal motore esageratamente supercompresso di quegli anni irripetibili anche motoristicamente per l'industria americana, e poi consegnata direttamente al massimo mitologema non solo cinematografico dal leggendario Kowalski/Barry Newman di"Punto zero"(Vanishing Point)('71)di Richard C. Sarafian. Phillip D'Antoni il produttore di questo mitico film, "Bullitt", fece e creò poi un vero e proprio marchio di fabbrica e stilistico, delle sue isolate ma dall'enorme successo produzioni, proprio creando i più grandi e stupefacenti inseguimenti automobilistici mai concepiti e realizzati fino ad allora. Sua sarà difatti la produzione del successivo celebratissimo e fortunatissimo sotto ogni aspetto capolavoro"The French Connection"(Il Braccio violento della legge)('71)di William Friedkin,contenente un'altra sequenza oramai entrata di diritto nella leggenda, e non solo cinematografica,di inseguimento automobilistico, in quello stupenderrimo caso addirittura auto-metropolitana.Anch'esso concepito e realizzato dal driver double di Gene Hackman, il mitico Bill Hickman, interprete come anche in "Bullitt" di un ruolo, nel capolavoro di Friedkin quello anche importante del collega-nemico di Popeye Doyle, e da lui incidentalmente ucciso nel finale della animalesca caccia fallita a Charrièr/Fernando Rey. D'Antoni diresse poi in prima persona il meno conosciuto e "cultualizzato"(ma solo in Italia) sequel "apocrifo" di "The French Connection"-ne riprende il medesimo attore e personaggio vero di Sonny Grosso/Roy Scheider, il socio di Doyle/Hackman del primo film-, ovvero "The Seven-Ups" (in Italia banalmente uscito come "Squadra speciale")('73), che contiene anch'esso un inseguimento automobilistico tra l'auto dello sbirro Roy Scheider e quella dei killer Richard Lynch e sempre Bill Hickman (e non so se mi spiego), che parte dal centro di Manhattan e prima della 11Oa strada, di Harlem e di Central Park, attraversandoli/e tutti e arrivando persino fuori città verso il N.J. attraverso l'interstatale e verso Hampton's, che supera secondo molti appassionati e anche secondo me, persino i precedenti due, "Bullitt" compreso, per carica, tensione, ferocia, maestria e magistrale perizia tecnica a partire dal montaggio e sotto ogni altro aspetto.
    Onore e merito a Peter Yates, grande regista inglese e anche di grandi successi commerciali, vergognosamente ricordato in occasione della sua scomparsa pochi mesi fa, con solo alcuni trafiletti nelle pagine delli spettacoli dei principali quotidiani d'informazione, e purtroppo, ben poco anche nelle cosìddette riviste specializzate. E pensare che, appena due anni dopo un film così epocale come "Bullitt", realizzò il gangster movie completamente diverso e dall'atmosfera di taglio rassegnato ed esistenzialmente amarissimo, disperatamente malinconico, "Gli Amici di Eddie Coyle"(The Friends of Eddie Coyle)('72), oggi ampiamente riconosciuto come uno dei migliori noir del cinema americano degli anni'70 (si veda l'importanza del film dalla celebrativa, splendida e recente edizione in dvd e Blu-ray dedicatagli ovviamente in R1 dalla solitamente eccelsa, inarrivabile e inappuntabile Criterion), con uno splendido Robert Mitchum in uno dei suoi cinque ruoli preferiti -insieme al coevo e per molti versi affine noir "Yakuza"('75) di Sydney Pollack, anche qui dalle nostre parti entusiasticamente affrontato- per sua stessa scelta, preferiti in una carriera come la sua pressochè irripetibile e irriproducibile.

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  10. Napoleone, grazie infinite per questo copioso arricchimento della rece. Già, ci mancano altri diversi film, ne citi di già trattati ma ce n'è più d'uno, da tempo segnato, che ancora manca.
    arriveranno...

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  11. bel film. ricordato per l'inseguimento, si rischia di perdere il resto, che è tanta roba (personaggi, relazioni tra di essi e loro funzione narrativa; fotografia e soluzioni di ripresa; commento musicale..)
    mi domando quante volte deve averlo visto michael mann

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  12. George Best??? benvenuto! :)
    mi hai ricordato che ho proprio il film da vedere sul personaggio

    ciao Eustaki! sono d'accordo ovviamente :)

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  13. Già, grandiosa o.s.t. "rivelazione" di Lalo Schifrin, eustaki.

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