venerdì 30 settembre 2011

Dèmoni (aka: Demons)

12

Tony il pappone/Bobby Rhodes
:-“Cosa diavolo è successo a Rosemary?”

Tony il pappone :- “A me non lo farà, questo è sicuro.”

Nina/Bettina Ciampolini (?) :- “Hey Hot Dog, la prossima volta cerchiamo di fregare una Ferrari. Questo mucchio di ferraglia non ha nessuna classe.”
Hot Dog/Giuseppe [Mauro] Cruciano :- “Proprio come te svampita, è stata messa fuori per troppo tempo.”
Nina :- “Stronzo!”

Nina :- [mostrando una foto a Ripper] “Questa ero io, avevo solo un anno.”
Ripper /Pasqualino [Lino] Salemme :- “Sapevi già vendere la tua fichetta, eh?”
Nina :- “FUCK YOU!”

Rosemarie/Geretta Giancarlo [Geretta] : - “Ahi, cazzo, mi sono graffiata.”
Tony il pappone :- “Così impari a toccare le cose, solo i cazzi dovresti metterti sulla faccia.”

Cheryl /Natasha Hovey (all'epoca bella topa):- “Non so come spiegarlo, ma è il film che sta facendo succedere questo!”
Tony il pappone : “Ha ragione. Ha messo su quella maschera e si è graffiata la faccia, capito? A causa di questo, è diventata un demone. Uno strumento del male, come hanno detto nel film maledetto, l'avete sentito. Abbiamo il modo di fermare tutto vi dico, dobbiamo andare nella cabina e fermare il film!”

Frank/Stelio Candelli :- “PUTTANE ...! E' possibile riconoscerle ad un miglio di distanza.”
Ruth :- “Che te ne importa?”

Tony il pappone :- “Andiamo afferragli le gambe e aiutami a gettare dalla balaustra! Vieni su che cosa stai aspettando?”
a Tony il pappone da George/Urbano Barberini (il più professionale e diligente degli interpreti del film, insieme ovviamente alla solita gran faccia e presenza cinematografica di Bobby Rhodes/Tony il pappone, grazie a questo farà sempre con Argento “Opera”, in una parte importante e offrendo una convincente interpretazione) :- “Io non ti darò una mano! Cristo è morta ...Lasciatela stare!”
Tony il pappone .-“Oh , ne vale la pena! Come fai a sapere che è veramente morta?”

[Circondato da demoni nel teatro]
Baby Pig/Peter Pitsch :- “Merda! Che diavolo sono queste cose?”
Hot Dog :- “Non lo so, Baby Pig . Perché non andiamo a chiederglielo?”
Ripper :- “Ehi, non me ne rimango qui a perdere altro tempo a lottare contro queste teste di merda. Arrivederci all'inferno ragazzi!”

[Tony e molti altri spettatori hanno scoperto una delle prostitute a faccia in giù sul palco. Ha una ferita enorme sul collo dagli attacchi di Rosemary]
Tony il pappone :- “C'è una specie di pazza con la faccia sciolta qui!”
[Le unghie della prostituta iniziano a sviluppare artigli]
Tony il pappone :- “Figlia di una cagna! Merda!”
[Ora i denti anteriori della donna cadono all'esterno, e lunghi, denti aguzzi crescono in loro sostituzione. I suoi occhi sono diventati rossi]
Tony il pappone :- “Fuori! Tutti a salvare il culo!”
[Le maschere del cinema fuggono per le scale in preda al panico]

Ripper : -[la cocaina è ovunque] “Eh! Questa roba è anche nella mia mutandine.”
Ripper :- “Ho detto già tutto questo! Ricevi ogni grammo!
Baby Pig :- [a Nina] “Qui. Lascia che ti aiuti.”
[Baby Pig raccoglie lentamente con il rasoio, poi taglia accidentalmente il petto di Nina]
Nina:- “Oh! Tu non sai un cazzo, Piggy.”
Baby Pig :- “Deve essere tutta la merda nell'aria che ci sta facendo stare così bene. è così bello. ”

Dèmoni” fu un film di grande successo, nel 1985. Questo evidentemente dovrebbe dimostrare che fu una buona idea. Commercialmente, può darsi. Per quasi tutto il resto sicuramente no, e nemmeno è possibile dirsi che funzionasse meglio al cinema all'epoca, perchè è proprio lì che lo vidi la prima volta nell'inverno del 1985. Forse gli autori di quella cagata che fu “Virus letale” (Outbreak) ('95) di Wolfganga Petersen avranno anche tratto ispirazione dai vomiti verdi e malmostosi, oltre che dalle pustole ributtanti di pus di questo film, ma tant'è... Cosa si può dire... L'uomo Dario Argento nonostante l'ottimo successo commerciale di “Phenomena”, proprio in quel periodo, aveva necessità di soldi per vicissitudini personali note dai giornali che non starò adesso a riesumare, quindi ebbe l'idea di produrre, co-sceneggiare e presentare con grande risalto della scritta nei manifesti questo film horror. La sceneggiatura venne poi firmata insieme alla collaborazione dello stesso Lamberto Bava e del fido Franco Ferrini, anche se pare sia stata tutta basata in realtà su un racconto di Dardano Sacchetti. Quindi, è bene prepararsi fin dal principio che ci sono più buchi nella trama di questo film che in quelli di un formaggio groviera ... E come una mozzarella, fa acqua da tutte le parti.
L'idea di ambientare la storia in un cinema (anche se c'era per fare un esempio proprio italiano, arrivato già nel 1978 Giuliano Montaldo per l'ottimo film televisivo RAI “Circuito chiuso”), e innestarsi nel filone zombesco con cui Argento aveva realizzato i maggiori proventi economici e commerciali della sua intera carriera, avendo prodotto e detenuto i diritti di sfruttamento per l'Europa e il Giappone di un film dal successo spettacoloso come “Zombi(Dawn of the Dead)('78) di Romero, era un'idea che poteva apparire fresca, ma la realizzazione e il risultato complessivo dell'opera purtroppo non è stato così aderente agli intenti.

La studentessa di college Cheryl (Natasha Hovey, lei sì fresca e bella fichetta, vista nel miglior film di Verdone Acqua e Sapone” ['83], in Italia allora piuttosto nota) è a giro con la sua classe per le strade di Berlino (Ovest, naturalmente), di notte. Ma lungo la strada un uomo misterioso vestito di nero e con una maschera che lo fa sembrare assimilato per metà dai Borg, (Michele Soavi, immancabile aiuto di Bava e Argento, di lì a poco con “Deliria” ['87] giovane e di successo “promessa”, poi completamente delusa e rinnegata, del nuovo cinema di genere horror e fantastico italiano), le offre un biglietto per uno sconosciuto film horror (che è una citazione -omaggio di Lamberto al primo grande capolavoro dell'horror diretto dal padre Mario, ovviamente “La Maschera del demonio” ['60]) in un nuovo cinema alla sua inaugurazione, il Metropol. L'amica Hannah (Fabiola Toledo, gran topona, al cinema fece poco o nulla, in altri ambienti mi sa anche troppo) verrà insieme a lei... Solo per vedere se riusciranno a fare colpo e a rimorchiarsi due secchioni di loro amici. Essi hanno inoltre la possibilità di incontrare già là Kathy (Paola Cozzo, che poi rivedremo anche molto diversa proprio in “Demonia”).

La cattiva notizia è che il film che hanno in serbo per loro è un altro Zombie horror Z-movie con più buchi di un formaggio svizzero,  (che non è di certo “La Maschera del Demonio” del padre Mario, se non solo per il titolo). La notizia peggiore è che quando il libro maledetto viene aperto e letto nel film (questa volta scritto niente di meno che da " Nostradamus”... ah ah ah, scopiazzatura “scoperta” della trovata de “Il Libro dei morti” di “The Evil Dead” (La Casa) ['83] di Sam Raimi) la gente, gli spettatori nel cinema, incominciano a trasformarsi in questi simil-zombie, ovvero Dèmoni così come la gente tra il pubblico che ben presto comincia a trasformarsi in zombie e demoni come i personaggi del film proiettato sullo schermo. Eh sì, e da qui si entra nel metacinematografico che ancora (nel 1985) non aveva compiuto così tanti guasti e fatto segnare regressioni all'horror adulto in generale, come poi sarebbe accaduto con le puttanate semiologiche di Craven e Williamson da “Scream” ('96) in poi; quando incominci chiaramente a sentire la farraginosità e la pretestuosità supponente del cosìddetto “terzo livello” di scrittura e “possibile” lettura, di certi film.

Presto gli amici e persone care l'un con l'altra stanno combattendo tra di loro come se fossero sull'isola di “Battle Royale” (Bataru Rowaru)('01) di Kinji Fukasaku o qualcosa del genere. L'equilibrio “survavivalistico” si rompe quando la metà della folla rimasta chiusa nel cinema diventa tutta zombie, avventandosi sui pochi sopravvissuti. Tutto inizia con Rosemary (Geretta Giancarlo, che si anche se ha questo stranissimo nome è invece una discreta topetta), si ferisce al viso con un aculeo interno indossando un attimo la maschera da demone del film, che è a far bella mostra promozionale di sé, nell'atrio del cinema. Diventata presto una dèmone dei loro, si alza e uccide. La gente si uccide tra di loro, si rialza e uccide i sopravvissuti... Inoltre, quando il tutto inizia vengono sigillate le uscite e l'intero edificio diventa una grande parete dalla quale è impossibile uscire, proprio come quello che era il muro di Berlino, è qui è scoperta l'intenzione metaforica e d'ambientazione “angosciosa” degli autori.

All'inizio appare anche come un film molto dinamico e emozionante, e merita il tempo necessario per guardarlo. Successivamente come detto, diventa abbastanza spesso una sorta di “anteprima” di più tardivi e corrivi “riff “ del genere e dei filoni come “Scream 2” (1998 o l'anno che maledettamente era) o “Popcorn”. Tuttavia, molto spesso il film diventa troppo stupido e non fa di certo il suo bene per mantenerne desta l'attenzione e l'interesse. Mentre gli effetti speciali prostetici e di make-up di Stivaletti erano certamente all'avanguardia per quel periodo, è comunque in una chiave al solito molto “auto incensatoria” da addetti ai lavori provincialotti italiani, se solo vogliamo andare a vedere davvero -e non solo con l'ottica di oggi- la goffaggine abbastanza pronunciata di tali effetti rispetto al funzionamento ancora oggi perfetto , per esempio, degli analoghi effetti di Rick Baker per “Un Lupo mannaro americano a Londra” (An American Werewolf in London) ('81) di John Landis, o “La Cosa” (The Thing) ('82) di John Carpenter, che erano comunque venuti prima, Ciò che nuoce poi davvero al film è un'orrida e decrepita, provincialmente irriesumabile estetica coloristica e d'illuminazione anni'80 da studio di Canale 5, tipicamente paninara (dei quali questo che era per loro uno dei pochi horror conosciuti, fu ovviamente anche tra i preferiti), che lo rende molto mediocre visivamente e stilisticamente, con in più un product placement ossessivo e onnipresente dei demenziali e orridi marchi di moda di quella epoca oscura, come i maglioni orrendi senza vita per ragazze alla naj-Oleari, molto presenti nel film (come si fa a mantenere la tensione e il pathos in un film che vorrebbe essere horror e “spaventoso” quando i suoi protagonisti sono vestiti con gli orrendi maglioncini colorati della Benetton 012 dell'epoca, indossano i Moncler e le Timberland, provocando un cortocircuito immaginativo e iconografico con una qualsiasi puntata coeva di “Kiss Me Licia”); proposti sempre con un tempismo e un'ideologia estetica da prime telepromozioni di “Drive In”. Logico che un prodotto così beceramente anni '80 ma solo nel peggio non potesse che puntare e proporre il suo meglio in una perlomeno adeguata e corretta confezione musicale. Accept, Pat Gribben, Billy Idol, Motley Crue, e Rick Springfield, e ovviamente, Claudio Simonetti compositore del tema comunque non eccezionale del film, e che si può conoscere meglio come leader e co-fondatore dei Goblin (autori dell'originale colonna sonora capolavoro in genere zombesco sì, ma di “Dawn of the Dead”, ben altra storia). Se volete un esempio di film pesantemente invecchiato per la sua pessima portabilità dell'epoca -gli anni'80- in cui è stato realizzato, questo è il film per voi. Non che per me la decade degli anni' 80 sia stata come invece per molti, la più “malata” delle epoche “malate”, anzi, come molti qui sapranno e spero se ne saranno pure accorti, musicalmente e cinematograficamente è una delle mie preferite, ma ogni volta che si ferma il nostro film all'interno di una certa epoca ed esso perde necessariamente quasi tutto... Sai che... .Non si tratta certo di un film cosìdetto di "Qualità senza tempo".

Il mozzarellone butta acqua da tutte le parti appena Lamberto Bava perde lo spunto iniziale per mero accumulo di scene che vorrebbero essere di “culminazione” e sono solo stucchevoli e ripetitive, di ultra-gore e ultra-splatter da metà strada inizia un'imbottitura di nuovi personaggi “esterni” al cinema infestato dai dèmoni, con un'accumulazione alquanto ripetitiva di continue "sorprese" che non sempre possono essere così scioccanti come vorrebbero ambire, e una sinfonia continua di rock con frequenti montaggi videoclippari purtroppo spesso scadenti e con un'ineludibile aria raffazzonata. Anche così, Bava, e probabilmente un bel po 'di impegno nel film lo ha prestato anche Dario Argento, riescono a mantenere il tutto abbastanza scorrevole e dignitoso a livello di produzione horror nostrana, quando ormai il genere era già “zombesco” di suo in quanto più che morituro, seppur quando copia apertamente per il finale con la fuga in motocicletta nel cinema, una più che simile scena “The Omega Man” (1975: Occhi bianchi sul pianeta terra) ('71) di Boris Sagal, che spero abbiamo ben imparato a conoscere anche su queste pagine. Solo che nel film di Sagal è realizzata con incomparagonabile professionalità, preparazione e senso del verosimile eppure già ai tempi parve fumettistica, mentre in questa sequenza non c'è veramente -ed è stata realizzata quindici anni- dopo nulla di credibile, anche per come va a finire, eppure c'è ancora qualcuno -ma sono soprattutto gli amici di Argento come il buon Cozzi- che continua a sostenere che si tratti di un gran finale che dice qualcosa di originale e nuovo nel filone “zombie -survivalistico”...Màh... Dove, quando. Come.

Ci sono due scene che sono forse i momenti più derivativi o rimasti pressocchè intatti dal vero progetto finale di Dardano Sacchetti. La prima riguarda uno dei dèmoni zombie dare vita, “partorire” quello che sembra essere un demone “regolare”. La nascita avviene attraverso il midollo spinale e il demone che fuoriesce dalla schiena è completamente sviluppato. Quindi questa/o è sia un demone fatto a “fisarmonica" o la nostra dèmone porta con sé un insieme di tutte le specie possibili di dèmoni dentro di se, che gli fuoriescono dalla schiena. La seconda scena avviene quando la caduta finale di un elicottero, quasi intatto, attraverso il tetto di copertura e di cemento armato tondo, e di cemento armato ripeto, viene fatto crollare dall'elicottero precipitato. E ' questa quella che menzionavo sopra per molti una delle cose più interessanti del film, ma che al contrario non sarebbe nemmeno il finale più “realistico” di un qualsiasi “Transformers 3”. L'uomo Argento, perciò vi dico, a parte il qualsivoglia discutibile o meno finale repentino e apocalitticamente improvviso con l'elicottero, ha certamente almeno prima di allora, lavorato meglio di così .. ma era troppo interessato e necessitoso ad un'altra forte affermazione commerciale , quindi .... Ah, a proposito, il buco nel soffitto del cinema dal quale sarebbe poi precipitato l'elicottero non è neanche in prospettiva, più grande di un cocomero. Quasi come al Pentagono l'11/9 per il supposto buco d'entrata del Boeing 747.

Quindi, anche se non tutti i passi e i tasti che tocca questo film siano completamente sbagliati, è ancora incredibile che ci sia chi continua a dargli tre stelle su cinque. Ovviamente, non è il miglior film di zombi mai fatto, quello è “Dawn of the Dead”, ed è puerile solo starne a discutere in paragone a questo ... , ma e non solo, perchè Argento ha proprio prodotto “Dawn of the Dead”, “Dèmoni” non è neanche il miglior film prodotto da Dario Argento, in seguito ne produrrà uno incommensurabilmente migliore di questo, ma lo vedremo fra tre puntate del nostro “The Argento Complex”.

Stessa cosa sia, è almeno un mezzo passo falso rispetto a migliori film horror stranieri degli anni '80 come per affinità di genere, toni e ambientazione, per fare un esempio il coevo “Return of the Living Dead” (Il Ritorno dei morti viventi) ('85) di Dan O'Bannon. Insomma, in definitiva i nostri grossi dèmoni dagli ardenti occhi rossi non sono nemmeno stati così male, ma potremmo benissimo anche lasciarli affidare ad un nostro Caronte del cinema di genere, per traghettarli verso le più inesplorate foci dello Stige dell'oblio cinematografico.

segue da WIKI:

Colonna Sonora
Claudio Simonetti. La voce "tribale" nel brano “Demon” è di Rick Springfield.
BRANI
1. “Demon” (5:40) 2. “Cruel Demon” (1:07) 3. “Killing” (3:13) 4. “Threat” (1:35) 5. “The Evil One” (2:03) 6. “Out Of Time” (4:08) 7. “Demon - Reprise

Il CD distribuito dalla Deep Red contiene anche le "original demo" del brano principale e di “Killing”, nonché una versione Live di “Demon” eseguita dai Daemonia.

Curiosità
  • È la seconda volta che la figlia di Argento, Fiore, lavora in un film del padre: precedentemente era stata in Phenomena, nel ruolo di Vera Brandt.
  • Michele Soavi, assistente alla regia di Argento, compare nel film in ben due ruoli: interpreta l'uomo che indossa la maschera argentata e, nella pellicola proiettata al Metropol, il personaggio di Jerry.
  • Nicoletta Elmi, che interpreta la parte di Ingrid, aveva già recitato da bambina in due classici del thriller: Reazione a catena, diretto da Mario Bava, padre di Lamberto, e in Profondo rosso di Argento come Olga, la bambina che uccide gli insetti.
  • Le locandine di Nosferatu, principe della notte di Werner Herzog e Quattro mosche di velluto grigio di Argento appaiono sulle pareti del Metropol.

Sequel
Il film ebbe un sequel ufficiale, Dèmoni 2 - L'incubo ritorna, girato nel 1986, fu diretto dallo stesso Lamberto Bava. Demoni 3 (1991), invece, si avvale della regia di Umberto Lenzi, ma non ha niente a che vedere con la serie.
Sul mercato statunitense anche La setta (1991) di Michele Soavi venne pubblicizzato come seguito delle pellicole di Bava e Lenzi, ma si tratta solo di un espediente commerciale.

Top Gore
Particolarmente fastidiosa la scena del pus che scoppia. Inoltre è simbolo del film nonché grande esempio di effetti speciali il demone che esce dalla schiena dell'amica di Cheryl.

(fine citazioni wiki, ritorna Napoleone, n.d.r.)

Altre Curiosità
  • Le edizioni cinematografiche e video UK sono state ridotte di 1 min 5 sec dalla BBFC con modifiche al cavamento dell'occhio, a una mano che viene mutilata nella ruota della moto, il vomito di sangue e di bile di un demone su una donna, primi piani di una donna caduta dei suoi denti durante la trasformazione in un demone e una scena in cui la cocaina viene raschiata via dal seno di una donna con la lama di un rasoio. Alcuni tagli sono stati restaurati per la versione del 2000 della Divid (meno i 42 secondi dalla scena della cocaina) anche se il DVD della Platinum, uscito nello stesso tempo, erroneamente descrive la versione come non tagliata. Le scene tagliate sono state completamente reintegrate nell'edizione in DVD del 2004 della Platinum denominata “Director's Cut”.
  • L'edizione uscita negli Stati Uniti dispone di un mix di suono mono. Ma dispone anche di effetti sonori aggiuntivi, come il ringhio del demone e il suono di taglio quando appare il titolo "Demoni". Tutte le altre versioni uscite hanno come invece colonna l'originale mix Dolby Stereo.
  • La riedizione del 1999 di "Demoni" su videocassetta e DVD dalla Anchor Bay nella collana io “Dario Argento Collection" ripristina l'originale e caratteristico mix Dolby stereo per la prima volta negli Stati Uniti
  • La versione nordamericana ha dei dialoghi dal significato completamente diverso, ed è anche diverso il personaggio di Nina la ragazza punk rock.
  • L'edizione in Video canadese per l'Ontario su etichetta Norstar è tagliata, mancando pochi minuti di riprese di violenza grafica.
  • Una nuova versione verrà fatta uscire in U.K. Nei prossimi mesi da parte di una “definitive edition” della Arrow in DVD e Bluray, più volte annunciata, mai disponibile, dovrà reintrodurre tutti i precedenti tagli delle edizioni U.K. Con una certificazione di V.M.18.
  • Un poster di "Quattro mosche di velluto grigio” è visibile nella hall del cinema: è il titolo del terzo film dello scrittore / produttore Dario Argento.
  • Il club chiamato Goya che si vede in questo film è stato successivamente utilizzato per ospitare diverse convention dell'horror grazie alla sua apparizione nel film.
  • Lamberto Bava cita questo come il suo film personalmente favorito tra quelli da lui diretti.
  • Il videogioco per Playstation "Silent Hill" rende omaggio a questo film con un cinema chiamato "Metropol" che può essere visto nel gioco, insieme a manifesti pubblicitari del film al botteghino.
  • Tutte le scene di violenza grafica del film erano già state interamente scritte nelle sceneggiatura e ben poca improvvisazione è stata quindi fatta sullo schermo.
Napoleone Wilson

Robydick:
Frameshow accompagnato dal main theme della o.s.t., di Claudio Simonetti.

giovedì 29 settembre 2011

No Retreat, No Surrender - Kickboxers, Vendetta personale

16

No Retreat, No Surrender
è uno di quei film che da bambino potevano essere materia di venerazione, soprattutto se eri nato nei meravigliosi anni 80, la decade dei Cobra, dei Commando e dei Rambo.

D'altronde le cose che ci piacevano di più all'epoca, insieme ai mostri che sputavano sangue e bile, erano le pellicole dove si menava più che parlare, e, madonna ragazzi, che sganassoni. Questi erano importanti e basilari elementi che rendevano un film qualunque una vera esperienza di culto. Peccato che Surrender no more fosse una mezza sòla: Van Damme, strillato nella locandina, era presente per dieci minuti massimo, nella parte di un russo cattivo, Karl Andrei, alla faccia che eri più russo te con i capelli neri e il colorito olivastro. Ma non solo: il protagonista era un ragazzino sfigato, ma sfigato sfigato, con problemi di bipolarismo tanto da vedere il fantasma di uno scemo vestito da Bruce Lee che neanche assomigliava a Bruce Lee. Quindi ricapitoliamo: siamo passati da film figo con Van Damme che mena tutti a film sfigoso come Peter Griffin vestito da Alì Babà, una cosa che neanche a raccontarla ci potresti credere, un film con Van Damme senza Van Damme, con Bruce Lee che torna dal mondo dei morti per allenare un ragazzo senza motivo apparente che non fosse la demenza dello sceneggiatore. In più ci si mette pure la distribuzione italiana che importa il film in vhs come Kickboxers – vendetta personale spacciandolo per il seguito del successone Kickboxer che ha consacrato Van Damme insieme a Senza esclusioni di colpi (tutti film posteriori, ma usciti nel Bel paese prima di questa “perla”).

No Retreat, No Surrender miscela con la grazia di un elefante Karate kid di Avildsen con una serie di idiozie di tutto rispetto che non potete non sapere, il prezzo sarebbe una follia ala Lovecraft. Proveremo perciò a commentarvi nel dettaglio questo film. All'inizio c'è un padre che fa il karate (ehi ma non era kickboxer?) che è bravo bravo, ma arrivano dei russi capitanati da un nanetto tipo Dotto, ma laccato come un italiano nei film di Scorsese, che fuma pure il sigaro alla motherfucker badass, che vuole la palestra del pover'uomo per “conquistare New York”. Ora io mi chiedo ma cazzo se ne fa la mafia russa di una palestra grande come il mio bagno, sporca e senza neanche un attrezzo per allenarsi? Oh Ivan Drago si pompava in un posto che sembrava la Nasa degli atleti non nella bettola della Sora Lella, ma è anche vero non sono un mafioso russo e quindi non ho ben presente i piani di conquista dei bolscevichi contro il capitalismo a stelle e strisce, probabilmente il prossimo passo sarebbe stato “Ehi compagni conquistiamo tutti i chioschi di hot dog di Seattle!”. Mi dico però che siamo in un film americano e quindi i russi un po' scemi devono essere.

Ecco questi mafiosi sono tre, il capo più due guardie del corpo, una è appunto Van Damme, ed è proprio Gianniclaudio ancora non famoso, con lo sguardo perso di “devo fare successo devo fare successo” ma la consapevolezza di “chi me l'ha fatto fare?”, che spezza la gamba al padre e pesta il figlio, lo scemotto bruceleeano che vi accennavo poco sopra. Segue il cambio città e ritroviamo la famigliola infelice, composta da padre zoppo, figlio pazzo e madre che si vedrà si o no due volte, ma tanto è un film macho e chissenefrega delle donne, scappata a gambe levate in altri lidi, con la promessa “Basta karate” (ma non era kickboxer ripeto?). Per aggravare le cose il ragazzo è ossessionato da Bruce Lee, roba che non tiene nascosto sotto il materasso della cameretta la rivista Big tits, ma giornali ritraenti il suo idolo a petto nudo. Ecco il ragazzo, già da questo, si potrebbe capire non ha le rotelle a posto con l'aggravante di principio di confusione sessuale che viene peggiorata da Mumba o Samba o Abdul, il vicino di casa negro (si perchè è proprio una cosa razzistissima solo a descriverlo) che fa la solita spalla comica, senza far ridere per altro. Questo nuovo personaggio si veste da Michael Jackson sfigato in Thriller, balla la breakdance controfigurato e guarda lascivo il protagonista in una serie di siparietti che si vogliono comici, ma altamente gay, che sfoceranno nella scena davvero incredibile dove vediamo il negretto mangiare un gelato mimando una fellatio sedendosi sul pacco del suo amico che fa flessioni tra due sedie in calzoncini da “Debbie si fa Dallas e pure il Canada”. Ma il peggio deve ancora arrivare, vi giuro, ed ecco che spunta fuori un ciccione malvagio, un ragazzotto che il clichè da Goonies in avanti vorrebbe essere un simpaticone un po' cazzaro ed invece è un grassone molesto con la voce da castrato. Questo personaggio, incredibile e a suo modo geniale, non è rappresentato psicologicamente meglio di “Grande Puffo contro Gargamella”, di lui si sa solo che è circondato da finti amici golosi di cheeseburger e che non sa mangiare nulla senza sbrodolarsi di salsa il viso. Dopo un battibecco con il protagonista del tipo “Ehi Bruce Lee, scappa che scorreggio” e quello di tutta risposta “Uaaaaaaa sono il discepolo del piccolo drago, fatti sotto culone molle”, si scoprirà che il ciccione è un membro della palestra di un gruppo di karatechi cattivi che non esiteranno ad umiliare il nostro eroe. Segue una diatriba col padre zoppo che, continuando senza motivo avercela col figlio, gli urlerà frasi senza senso tipo “Il karate è vita! Non devi fare a botte” con l'idea che dietro questo film ci sia una cellula preistorica di Scientology che vuole minare la vostre certezze di tutti i giorni. Scopriamo qui che il giovane ha una fidanzata, pure bona, e che il capo dei bulli della palestra è innamorato di lei, un certo Dino “spaccaossa” Ramsey. Naturalmente botte da orbi con scene marziali di sodomissione quasi sessuale e il protagonista che corre piangendo dal “suo” negretto.

Ora voi dovete spiegarmi dov'è spuntata questa fantomatica fidanzata, no perchè io ho visto il ragazzo parlare solo con il suo amico Buana e al max con il ciccione “ti spacco il culo a suon di frittelle”, quindi mai, e dico mai, una sola volta che l'ho sentito citare lei in un dialogo, ma ecco che, sbam, appare per magia, regina dell'eterosessualità (forse) salvata. Vi ricordate vi dicevo che Bruce Lee in carne ed ectoplasma allenava lo sciroccato protagonista? Ecco, un fascio di luce, una porta aperta nell'Aldilà e, musica ambient da brutto kung fu movie, voilà che appare il Piccolo Drago in versione molesta (da' gli scappellotti al suo allievo, lo inizia ad allenamenti assurdi tipo “ti lego la gamba cerca di volare con la forza della mente” e così via). Intanto però Buana vede il suo amore in preda alla follia allenarsi da solo pateticamente e parlare col vuoto (“Va bene Bruce?”) in una scena che muore e finisce lì in un montaggio abborracciato e dilettantesco. Ma il peggio a livello narrativo sta arrivando, la sagra del delirio: il padre da campione di karate è diventato puliscicesso di un bar per camionisti, ma non solo, anche punching-ball di teppisti in vena di giocare a “io prendo a calci lo zoppo”. L'uomo per un po' subisce, ma poi si ribella prendendole ancora di più. Ecco che arriva il Bruce Lee psicolabile, due calci, tre urletti, e salva il genitore. Abbracci e baci “Avevi ragione il karate è anche spaccare il culo ai teppisti” e si arriva al momento clou: mafia russa contro l'America a colpi di arti marziali.

Infatti i mafiosi capitano per sbaglio pure nella nuova città dove si è rifugiata la famiglia del protagonista, addocchiano una palestra a caso, quella del ciccione per intendersi, e dicono “Conquistiamo pure questo pezzo di mondo”. Stavolta però sfidano a duello i migliori karatechi locali: tutti contro Van Damme. Sticazzi dico io, contro Van Damme non si può vincere. Il belga in versione maledetto figlio di puttana russo la prima cosa che fa per dire “Ehi sono Jean Claude Van Damme! Un giorno sarò famoso” è fare la famosa spaccata in versione gradasso. Ma ricordatevi vige la regola del serpente assassino pure qui: puoi essere bravo quanto vuoi, sparare razzi su per il cùo come Godzilla, avere il potere di Crom, ma quando incontri il protagonista diventi scemo per ragioni di sceneggiatura, cominci a menare l'aria, guardare il vuoto con aria sognante e per forza di cose, sbam, cadi a terra. Così Van Damme fa l'errore della sua vita: dopo una grattata di palla e tre sbadigli decide di alzare le mani contro la fidanzata del nostro eroe! Non l'avesse mai fatto! Uaaaaaaaaaaaaaa, calcio volante e il belga è a terra. Non serve togliersi la maglietta per mostrare i muscolacci, Gianniclaudio, sei praticamente già al tappeto. E così accade. Folla in delirio, i russi sono già a Cracovia a parlare con Gorbaciov (“Un altro americano ci ha fatto il culo dopo Stallone”) e palpatine dell'amico Buana mentre il nostro eroe bacia la sua donna. Fine.

Ma io mi dico: è mai possibile che questo guazzabuglio indecente l'abbia girato Corey Yuen?, uno dei migliori coreografi di scene d'azione di Hong Kong, uno che da regista ha girato almeno tre cult, The transporter, So close, e, il manuale per la masturbazione nerd, Dead or alive con le patatine menanti più arrapanti del globo. No no, io non ci posso credere perchè neanche una scena di questo film rispecchia la sua bravura, dev'esserci un errore tipo che so “Corey Yeun è uscito con due prostitute a chi facciamo girare sto film?” ed ecco che arriva Banjin, il pulisciscale della produzione, che prende la macchina da presa al contrario mentre i produttori sorridendo esclamano “Tanto sempre muso giallo è”.

Però vi consiglio questo Kickboxers perchè è uno di quei film che devi vedere prima di morire, uno di quei film che nella loro cialtronaggine ti fanno amare il buon cinema e rimpiangere tutte quelle pellicole alimentari che ci facevano spanciare dalle risate e che ora, se esistono ancora, sono molto meno divertenti. Chissà saremo cresciuti noi? Eppure Buana un posto nel mio cuore ce l'ha, maledetto piccolo negretto frocio.
Ora mi manca solo di vedere Bruce Lee. Uatà!
Keoma

Robydick:
per il frameshow ho scelto in accompagnamento un classicissimo pop degli 80s: quella gran fiocca di Kim Wilde con "Kids in America".

mercoledì 28 settembre 2011

National Lampoon's Animal House (aka: Animal House)

27

Nel caso qualcuno non conosca il film. Larry e Kent, matricole universitarie, fremono per entrare nell'esculsiva "Omega Theta Phi", associazione studentesca prestigiosa ma snob e ipocrita che li bolla a priori come patetici losers. Niente paura. La Delta Tau Chi, sarà lieta di accogliere i due novellini e cominciare la guerra contro gli odiati rivali spalleggiati dal "Dean" Vernon Wormer.

Leggenda vuole che qualche mese prima dell'uscita ufficiale sugli schermi statunitensi, la Universal organizzò una preview a Denver per tastare il pubblico. John Landis, il regista, e Sean Daniel, executive della casa di produzione, subito dopo la proiezione si catapultarono al telefono per chiamare John Belushi in trepidante attesa in quel di New York. Dalle cassette registrate in sala durante l'evento, fu impossibile ascoltare il benchè minimo dialogo proveniente dalla pellicola. Solo urla, cori, risate e ovazioni per John "Bluto" Blutarsky.

Il 28 luglio 1978 si tiene la prima ufficiale di "National Lampoon's Animal House" al Radio City Music Hall di New York. Comincia da qui la parabola che porterà la pellicola di Landis a diventare uno dei più grandi successi commerciali di tutti i tempi e fenomeno culturale senza pari, almeno per quel particolare periodo storico. "Animal House" esplode letteralmente come una granata nel panorama hollywoodiano del periodo, inaspettatamente, perchè considerato financo dai dirigenti della Universal come un filmetto "alimentare" e nulla più. La comicità irriverente, corrosiva, scurrile del film di Landis, mutuata dalle pagine della rivista satirica National Lampoon, sdogana cinematograficamente un modo di fare e intendere il genere comico/commedia che Landis aveva già traghettato sugli schermi con "Schlock" (1973) e "Ridere per Ridere" ("The Kentucky Fried Movie", 1977) senza tuttavia ottenere l'immenso successo del film con protagonisti i Delta e gli Omega. Merito di una regia ispirata, di una sceneggiatura perfetta, di un gruppo di attori giovani e affiatati, in particolare di un attore di origini albanesi, nato e cresciuto a Chicago, che riuscì a trasformare un piccolo ruolo in un personaggio talmente larger than life da definire l'intera sua carriera. Un punto di non ritorno. Bernie Brillstein, suo manager dalla prima puntata del Saturday Night Live, dopo il successo del film, riuscì ad ottenere dalla Universal 250.000 dollari solo per le trattative riguardanti un eventuale contratto, che si concretizzerà in un accordo per il quale l'attore americano avrebbe ottenuto 350.000, 500.000 e 750.000 dollari per i successivi progetti cinematografici, tra i quali naturalmente "1941" di Spielberg e "The Blues Brothers", in barba ai 35.000 dollari percepiti per "Animal House".

Il film nasce per sfruttare l'esplosivo materiale comico del "National Lampoon", rivista di culto negli states, originariamente creata da Douglas Kinney, Henry Beard e Robert Hoffman nell'aprile 1970, edita da Matty Simmons, padre padrone che aveva prodotto pure il primo spettacolo teatrale con Belushi, Chavy Chase e Christopher Guest "Lemmings", del gennaio 1973. Il National Lampoon, così come l'Harvard Lampoon, gettava secchiate di acido sulle convenzioni societarie (immortale la copertina di un numero raffigurante un cucciolo di cane con una pistola puntata alla tempia "If you don't buy this magazine, we'll kill this dog", se non comprate questo giornale, ammazzeremo il cane) con particolare predilezione per le parodie riguardanti il mondo dell'istruzione, tanto che il gruppo pubblicò il bestseller "The 1964 High School Yearbook Parody" nel '74 (con P.J. O'Rourke), in cui si prendevano spietatamente per il culo le abitudini e le ipocrisie dell'annuario scolastico, punto focale dell'adolescenza statunitense. Per dare una quadratura a questo materiale vengono ingaggiati Harold Ramis, attore, improvvisatore, autore, già con Belushi a Second City, storico gruppo di improvvisatori con sede a Chicago, e nel National Lampoon's Radio Hour, programma radiofonico gestito da Michael O'Donaghue, poi da Belushi stesso, raggruppante buona parte dei talenti che confluiranno nel Saturday Night Live (in particolare Bill Murray e la grandissima Gilda Radner), Chris Miller, una delle voci più autorevoli in seno al Lampoon e Kenney stesso (che merita un discorso a parte).
Ivan Reitman, produttore del "National Lampoon Show", lo spettacolo itinerante che portava sui palchi americani l'umorismo targato Lampoon, è il promotore del progetto. Prima viene interpellato Ramis, che produce uno script troppo nostalgico e poco irriverente. Kenney ci mette del suo e i due partoriscono una cosa che si intitola "Laser Orgy Girls", con protagonista nientemeno che Charles Manson al college, delirio totale; con l'arrivo di Chris Miller, eminenza massima sulle storie riguardanti i gruppi studenteschi, la sceneggiatura comincia a prendere forma. Si creano i due gruppi antagonisti, Delta e Omega, e soprattutto, si cominciano a delineare i caratteri. Durante una delle prime sedute di sceneggiatura, Miller se ne esce con una frase del genere: "Bè, sapete, la cosa principale è che al centro di ogni animal house che si rispetti deve esserci un vero animale". I tre si guardano in faccia e pronunciano all'unisono: "Belushi".
Dopo diciassette riscritture, effettuate per limare certi particolari come il barilotto di birra che colpisce una statua di JFK in testa, mimando l'attentato, il film ottiene il semaforo verde dalla Universal, non proprio convintissima del progetto. Reitman si candida come regista, ma avendo diretto solo "Cannibal Girls" (1973) non viene ritenuto idoneo.
Entra in gioco Landis, ma la strada è tutta in salita. I tre sceneggiatori avevano scritto i personaggi pensando agli attori che li avrebbero interpretati, in questo caso Chavy Chase per Otter, Bill Murray per Boone, Dan Aykroyd per D Day e Belushi per Bluto. In realtà non tutti sono interessati e Landis stesso é contrario all'ingaggio di Chase perchè considerato troppo prima donna (Chase fu il primo ad abbandonare il cast del Saturday Night Live, pare per le numerose offerte ricevute in quanto personaggio di maggior successo dello show, almeno per il primo anno). Durante il colloquio per la parte, il regista gli farà chiaramente capire che il film è inteso come progetto corale, senza protagonisti principali, cosa che fa desistere Chase dall'accettare la parte. La Universal allora impone a Landis di scritturare Belushi. Senza di lui, il film non si farà. Al Drake Hotel di New York, i due si incontrano, Belushi vuole cambiare il copione, desidera più spazio, vuole partecipare alla scena in cui i Delta vanno al locale con le ragazze. Landis è incorruttibile, tuttavia Belushi accetta la parte, dopo aver ordinato scampi, ostriche, margaritas e birre che Landis metterà in conto alla Universal. Salute.

Vengono così scritturati Tim Matheson (Eric "Otter" Stratton), Tom Hulce (Larry "Pinto" Kroger), Stephen Furst (Kent "Sogliola" Dorfman), Peter Riegert (Donald "Boone" Schoenstein), Karen Allen (Katy), James Widdoes (Robert Hoover), Bruce McGill (Daniel Simpson "D"Day) per dare vita alla confraternita dei Delta. Scelta assolutamente azzeccata, come perfetti saranno gli attori utilizzati per gli Omega, Mark Metcalf (Douglas Neidermeyer), James Daughton (Greg Marmalard), Kevin Bacon (diciottenne al suo esordio nel ruolo di Chip Diller), Martha Smith (Babs Jansen), Mary Louise Weller (Mandy Pepperidge).

Si gira nel campus dell'Università di Eugene nell'Oregon, dopo il rifiuto di cinquanta altre università. Belushi è sul set dal lunedì al mercoledì; il giovedì mattino parte in aereo per New York, dove presso il 30 H in Rockfeller Plaza, recita in pianta stabile nel "Saturday Night Live". L'uso di stupefacenti non ha ancora raggiunto livelli tali da inficiare le performance e le decisioni concernenti la carriera. In particolare il rapporto con Landis é forte e il regista dimostra di possedere già quelle caratteristiche che lo porteranno a girare un capolavoro dopo l'altro, almeno fino al 1985, anno di "Tutto in una notte". Geniale fu l'idea di convocare gli attori una settimana prima dell'inizio effettivo delle riprese, decisione che permetterà loro di trasformare la confraternita dei Delta in qualcosa di unico e realmente "palpabile", un gruppo di goliardi chiassosi, ubriachi, cazzari, erotomani la cui carica destabilizzante riesce come per magia ad attraversare lo schermo e a contaminare il pubblico in sala. Non a caso il regista lascia che gli attori guardino direttamente in macchina, in cerca di una complicità totale con l'audience, in massima parte proprio nel caso di Blutarsky, che entra in scena, si esibisce, raccoglie gli applausi e se ne va. Irremovibile fu Landis, infatti, nel mantenere il ruolo di Belushi, pur centrale, "limitato" a specifiche porzioni del metraggio. Emblematica, in questo senso, la scena alla mensa, che Belushi girò in una sola ripresa lasciando basiti colleghi e tecnici, in particolare Tim Matheson.

Con un mix tra "pugno di ferro" e improvvisazione, Landis porta a compimento una pellicola strepitosa, irripetibile, in cui ogni elemento trova ragione d'essere, dalle scene più strettamente legate allo script fino a quelle in cui si catturano le perle improvvisate estemporaneamente dal cast: l'entrata di Pinto e Sogliola nella casa dei Delta, con Belushi che prende al volo una bottiglia di birra volante, la caduta di Bluto sul prato, la chitarra demolita al povero hippy (in realtà Stephen Bishop, autore di alcune canzoni per la colonna sonora) che non si ruppe al primo colpo come previsto dal reparto effetti, tutta quanta la sequenza del toga party, nel cui montaggio rimane solo il momento in cui Blutarsky si rovescia sul petto un barattolo di senape, mentre sul set improvvisò una vera e propria "danza dell'uomo senape" completamente cosparso di salsa. Lo stesso Sean Daniel cominciò a intuire l'altissimo potenziale cinematografico del film quando il pubblico presente alla visione dei giornalieri aumentava vistosamente di giorno in giorno.

Difficile parlare in senso critico di "Animal House" oggi. Film epocale, tanto semplice quanto incredibilmente capace di ribaltare i ritmi e i codici della commedia americana e non solo. Landis, grande cineasta, proveniente da una dura gavetta che non gli risparmiò nemmeno l'esibizione come stunt-man, appassionato cinefilo, centrifuga trent'anni ed oltre di comicità, i Fratelli Marx, Bob Hope, Abbot e Costello, Jerry Lewis e Dean Martin, in un unico prodotto filmico che fungerà da apripista per questo tipo di comicità dissacrante.

Nel cinema di Landis vi è spesso la presenza di un elemento a sè stante, "disturbatore", nel bel mezzo del contesto sociale in cui si opera, vedi la scimmia gigante di "Slok", i due bluesmen in missione per conto di Dio a Chicago, il licantropo americano David Kessler in una Londra plumbea e mortifera, la confraternita dei Delta all'interno delle rigide impostazioni universitarie del Faber College, anarchici, irrispettosi, totalmente al di fuori delle regole imposte dalla società puritana degli Stati Uniti pre-vietnam, slegati dalle convenzioni del campus e, soprattutto non ipocriti nel rapportarsi alla sfera sessuale, necessaria e liberatoria, vedi Bluto che spia le ragazze che si spogliano nella sorority, con espressione soddisfatta e gaudente, rispetto al "morigerato" Marmalard, che si fa tirare le seghe in macchina dalla fidanzata ufficiale, niente rapporti pre-matrimoniali ovviamente, o il Neidermeyer ufficiale militare in odor di omosessualità.

Capolavoro assoluto. Nel caso si dovesse giudicare la pellicola in base alla presenza di scene cult entrate prepotentemente a far parte dell'immaginario collettivo, allora il parto landisiano avrebbe vita financo troppo facile. Il battesimo di Sogliola e Pinto, la morte del cavallo, Bluto che imita il foruncolo, il Food Fight, il Toga Party, Otter che mostra il cetriolo alla moglie di Wormer (Verna Bloom), Pinto alla sua prima scopata con l'angioletto e il diavolo, Otis Day and the Knights che interpretano "Shout" dei Isley Brothers e "Shama Lama Ding Dong", Otter che irretisce la fanciulla alla sorority e conseguente visita al locale "all blacks", impagabile, con i Delta che abbandonano le ragazze al locale, Boone e Katy con il professor Jennings a unire i puntini del triangolo (un ineffabile Donald Sutherland, il quale rifiutò una percentuale sugli incassi per una cifra pari a 25.000 dollari, finendo così per perdere milioni) e il finale dai toni slapstick in cui Landis si diverte a sbeffeggiare la folkloristica parata cittadina, consuetudine molto americana, sganciando dall'alto un pirata un pò beatnick, un pò clochard, un pò cocainomane, come Blutarsky/Belushi.

Immenso il Rettore Wormer di John Vernon, grande attore americano dalla carriera torrenziale, grande presenza scenica, voce calda e cavernosa, presente in una valanga di serie televisive tra le più famose ("Gunmoske", "Kung Fu", "Movin' on"), ma anche in film come "Ispettore Brannigan, la morte segue la tua ombra" ("Brannigan", 1975) di Douglas Hickox con John Wayne e Judy Geeson, poi quasi abbonato, dopo il successo del film di Landis, a ruoli di preside o direttore carcerario (in "Chained Heat" con Sybil Danning e Linda Blair, con quest'ultima pure nel super-cult "Savage Street" di Danny Steinmann). Scomparso il 1 febbraio 2005 a Los Angeles.

Due parole su Doug Kenney, grande umorista, scrittore, sceneggiatore dal destino non troppo fortunato, tanto da essere accomunato al compagno John Belushi per la prematura scomparsa, probabilmente dovuta a problemi di droga. Amico personale di Chavy Chase, scriverà il capolavoro "Caddyshack" (1980), in Italia "Palla da Golf", ma un mese dopo l'uscita sugli schermi verrà ritrovato cadavere in fondo all'Hanapepe Lookout a Kauai, Hawaii il 27 agosto 1980. Harold Ramis disse amaramente a proposito: "Probabilmente Doug è caduto mentre cercava il posto da cui saltare".

Il film conobbe una trasposizione televisiva nel 1979. Fu chiesto a James Belushi di interpretare il fratello di Bluto nella serie, ma declinò. Ritornarono invece John Vernon, Stephen Furst, Bruce Mcgill e James Widdoes nei rispettivi ruoli. Josh Mostel fu scelto per la parte di Jim "Blotto" Blutarsky. Altri interpreti furono Peter Fox (Otter), Gary Cookson (Neidermayer), Richard Seer (Pinto), Brian Patrick Clarke (Marmalard), Michelle Pfeiffer (The Bombshell, nell'ottavo episodio). Non fu un grande successo, nonostante gli autori rispondessero ai nomi di John Hughes, Michael Tolkin, Stephen Tolkin e Matty Simmons. Fu prodotta una solo serie di tredici episodi, questi i titoli:
-"The Legacy"
-"The Shortest Yard"
-"Parent's Day"
-"The Guns of October"
-"The Lady in Weighting"
-"The Draft"
-"The Deformity"
-"Big Man on Campus"
-"The Fall of Dean Wormer"
-"The Blotto Who Came to Dinner"
-"Campus Fair"
-"Hoover and the Bomb"
-"The Matriculation of Kent Dorfman"

Il cast del film, poco prima dell'inizio delle riprese, fu coinvolto in una rissa da una reale confraternita il "Sygma Alpha Epsylon". Belushi, in trasferta a New York, non vi partecipò. Una volta tornato chiese a gran voce di tornare indietro con gli autisti della produzione per "massacrarli di botte".

Durante il toga party, viene ripresa per un attimo la moglie di Belushi, Judith Jacklin, mentre balla con il marito. I due si sposarono il 31 dicembre 1976 dopo una relazione cominciata al liceo.

La band "Otis Day and The Knights", creata per l'occasione, visto il grande successo imbastì una tourneè vera e propria. Il chitarrista, non accreditato, é Robert Cray, noto bluesman. Otis Day è interpretato dall'attore DeWayne Jessie.

Leggenda vuole che John Belushi abbia effettivamente bevuto la bottiglia con il quinto di Jack Daniel's tutto d'un fiato al primo ciak, come da testimonianza portata da Tim Matheson.

Doug Kenney interpreta Stork nel film, il tizio strano con gli occhiali, che pronuncia solo una battuta: "Well, whut the hail we s'posed to do, yuh mo-ron?. Compare anche Chris Miller nel ruolo di Hardball.

La scena in cui Bluto consola Sogliola spaccandosi diversi oggetti sulla testa fu ripetuta per più di diciotto ciak consecutivi, poichè i due non ce la facevano a trattenere le risate. Fu l'ultima ripresa del film.

Belushi durante le proiezioni del film, correva in mezzo alla platea per poi passare sotto lo schermo e uscire dalla porta di servizio, creando scompiglio nel pubblico.
Il "Food Fight" (la battaglia a colpi di cibo scatenata da Bluto alla mensa) diventò una pratica particolarmente diffusa in quasi tutti i campus, costringendo più volte le autorità a prendere iniziative severe per mettere un freno alla situazione. I Toga Parties assunsero una vita propria. Le iscrizioni ai gruppi studenteschi conobbero un aumento esponenziale dopo il successo del film.

Il 28 luglio 1978 ci fu la prima del film (l'uscita italiana fu fissata per il 26 ottobre 1978). Non tutti sanno che il 9 settembre dello stesso anno esordiranno pure i Blues Brothers presso l'Universal Amphitheater di Los Angeles, come open di Steve Martin per nove serate consecutive. La formazione è quella originale, non quella che si vedrà nel film, con Steve "The Colonel" Cropper, Donald "Duck" Dunn, Matt "Guitar" Murphy, Steve "Getwa" Jordan alla batteria (al posto di Willie Hall), Paul "The Shiv" Shaffer (nel film comparirà Murphy Dunne), Alan "Fabulous" Rubin, Tom "Triple Scale" Scott, Tom "Bones" Malone e Lou "Blue" Marini. Dall'esibizione sarà tratto il live "Briefcase Full of Blues", primo album dei Blue Brothers uscito nel dicembre dello stesso anno, che vendette un milione di copie solo prima delle festività.

Su un budget di circa 2.800.000 dollari, "National Lampoon's Animal House" arrivò ad incassare 141.600.000 dollari. Landis nel contratto opzionò il pagamento con percentuale sugli incassi che gli fruttò retroattivamente una somma di tutto rispetto. John Belushi fu pagato 35.000 dollari.

Nel film "Ai Confini della realtà" ("The Twilight Zone", 1983) nel segmento iniziale di Landis (purtroppo quello durante il quale morirono Vic Morrow e i due bambini vietnamiti) si fa riferimento alla morte di Neidermeyer, "ucciso dai suoi stessi soldati" secondo la beffarda didascalia finale.

Tom Hulce, Pinto nel film, interpreterà Mozart in "Amadeus" (1984) di Milos Forman. Ancora attivo in ambito cinematografico.

Musiche di Elmer Bernstein, montaggio del sodale landisiano George Folsey Jr.e costumi di Deborah Nadoolman, moglie del regista.

In base alle esigenze dei network televisivi "Animal House" fu tagliato o trasmesso con dialoghi alternativi (vedi la morte del cavallo, per il passaggio Tv, venne utilizzata la versione in cui Bluto esclama "I don't believe it" al posto di "Holy Shit"). Altri tagli furono operati specialmente nelle scene in cui i ragazzi fumano erba con il prof. Jennings e nella scena in cui Boone scopre Katy con il professore (il culo nudo di Sutherland è cut). Anche la sequenza con Tom Hulce e Clorette De Pasto, che si addormenta durante i preliminari, risulta tagliata, viene infatti eliminato tutto quanto il minutaggio da quando Pinto leva il reggiseno alla ragazza fino a quando non la si vede nel carrello davanti alla porta di casa. Nella scena nel locale blues, la ragazza che sta con Pinto afferma di stare per laurearsi in "Primitive Cultures" (culture primitive), subito dopo il montaggio stacca sulla performance di Otis Day, il cantante afroamericano. La scena venne tagliata. Quando Bluto spia le ragazze dalla finestra, nella versione televisiva, indossano tutte quante il reggiseno.

La versione montata per lo screening durava 175 min.

Per quanto concerne la colonna sonora originale, è nota l'esistenza di una versione del film in cui si ascoltano brani di estrazione eighties, specialmente nella scena della mensa in cui sostituiscono "Wonderful World" di Sam Cooke. Il Dvd australiano R4 "The Full Story" contiene la versione con la colonna sonora alternativa. Di seguito i pezzi come indicato dai credits originali.

- "Animal House"
Composed and Performed by Stephen Bishop
Supervised by Kenny Vance
- "Dream Girl"
Composed and Performed by Stephen Bishop
Supervised by Kenny Vance
- "Money"
Performed by John Belushi
Supervised by Kenny Vance
- "Shout"
Performed by Lloyd Williams (uncredited)
Supervised by Mark Davis
- "Shama Lama Ding Dong"
Performed by Lloyd Williams (uncredited)
Supervised by Mark Davis
- "Louie Louie"
Performed by The Kingsmen
Courtesy of Springboard International Records, Inc.
- "Tossin' and Turnin'"
Performed by Bobby Lewis
Courtesy of Springboard International Records, Inc.
- "Wonderful World"
Performed by Sam Cooke
Courtesy of RCA Records
- "Twistin' the Night Away"
Performed by Sam Cooke
Courtesy of RCA Records
- "Let's Dance"
Performed by Chris Montez
Courtesy of ERA Records
- "Who's Sorry Now"
Performed by Connie Francis
Courtesy of MGM Records, Inc.
- "Hey Paula"
Performed by Paula and Paula
Courtesy of Phonogram, Inc.
- "Theme"
(uncredited)
da "Scandalo al Sole (1959)
Written by Max Steiner
Performed by Percy Faith and His Orchestra
- "The Washington Post"
(uncredited)
Music by John Philip Sousa
- "Faber College Theme"
Music by Elmer Bernstein

E' noto che nel Dvd Universal del 2003, la traccia italiana presenta delle scene con un doppiaggio differente, con le voci di Francesco Pannofino (Otter), Edoardo Nevola (Sogliola), Vittorio DeAngelis (Pinto) e Claudio Fattoretto (Bluto). I doppiatori del doppiaggio d'epoca furono.
-Claudio Sorrentino (Otter)
-Luca Del Fabbro (Sogliola)
-Claudio deAngelis (Pinto)
-Gil Baroni (Bluto)

Il successo epocale di "Animal House" spianerà definitivamente la strada a Ivan Reitman, Harold Ramis, Bill Murray, Chavy Chase, Dan Aykroyd, Robin Williams, Steve Martin che negli anni immediatamente successivi contribuiranno con pellicole come "Polpette", "Stripes-Un plotone di Svitati", entrambe con Reitman alla regia e starring Bill Murray, "Caddyshack", "National Lampoon's Vacation" di Ramis con Chavy Chase, "Club Paradise" ed altri ancora, sulla scia di un successo di pubblico che, almeno negli Stati Uniti, garantirà una stagione d'oro ai figli del Saturday Night Live. Ma non solo. Il film di Landis sarà preso a pretesto per imbastire qualunque cosa, da "Zattere, Pupe, Porcelloni e Gommoni", ancora con Tim Matheson, "La Rivincita dei Nerds" di Jeffe Kanew, fino al ciclo "American Pie", e al capolavoro del Frat-pack "Old School" (2003) di Todd Phillips, versione riveduta, corretta e interpretata secondo i canoni della nuova e talentuosa generazione di comici del nuovo millennio, Will Ferrel (l'immenso Frank The Tank, nel film), Vince Vaugh e Andy Dick.

Fu anche il film che segnò la carriera di John Adam Belushi, tra i più grandi talenti comici mai apparsi nell'industria culturale, che da qui in poi comincerà a imboccare il sentiero che lo porterà all'immortalità filmica. Progetti abortiti, abbozzati, improbabili ("Moon over Miami" con Luis Malle e John Guare), autodistruttivi, come il Sweet Deception/Noble Rot, che lo accompagnerà fino al 5 marzo 1982 allo Chateau Marmont in quel di Hollywood con Cathy Smith. E' una storia lunga.

Chiudiamo con una testimonianza diretta di John Landis, rilasciata alla vedova Judith Belushi Pisano e a Tanner Colby in occasione della biografia ufficiale, che vale più di tutti gli sproloqui ascoltati fino ad ora:
"...Bluto è molto dolce, e parecchi dei suoi momenti migliori non appartenevano al copione: quello era John. Possedeva un calore umano straordinario. Per chi non lo conosceva di persona, la scena in cui cerca di consolare Sogliola è quanto di più vicino al vero John si possa vedere."
  • Cosa? È finita? Hai detto finita? Non finisce proprio niente se non l'abbiamo deciso noi. È forse finita quando i tedeschi bombardarono Pearl Harbour? Col cazzo che è finita! E qui non finisce, perché quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. (Bluto)
  • Ehi, che cavolo gli è preso ai Delta che conoscevo? Dov'è il vecchio spirito? Non avete più fegato? Questa potrebbe essere la nostra più grande notte, ma voi lasciate che sia la più stronza. 'Oh abbiamo paura di seguirti, Bluto, non vogliamo metterci nei guai', sapete che vi dico, prendetevela pure nel culo. Io no! Che se la prendano loro!
  • Hanno portato via anche il bar! Ma vi rendete conto?!? Il bar!
John "Bluto" Blutarsky
Belushi

martedì 27 settembre 2011

Troppo forte

36
Mortacci tua robbe', ce frulli li cojoni che vvai 'n moto de qqua, de llà, e nun hai visto ancora 'sto filme de' Verdone??? pieno de pistoni, marmitte, coatti gajardi e pure co' 'na gran fregna fromme iunaited steiz... Te devi vergogna'!! Mo' too racconta Er Gobbo tuo, tu lassa perde, nunn'è robba pe' tte, pensa a farte 'e pippe co' ingmarre bergmanne...

Dicevo... ce sta Verdone che s'antitola Oscar Pettinari, un mago der flipper che nun gioca mica coll'apparecchio, ce scopa proprio, s'ooo 'ngroppaaaa! Eppoi cià ppure er manico coi mezzi a du' rote, monta 'na moto mitica dei tempi, 'na iamacca fezzeta setteccinquanta che ciaveva 5 valvole pe' cilindro e annava come 'na lippa, certe penne monorota che nun poi immagina'!

'na pasta d'omo Oscar, anche se fa' er coatto co' li amici, tutti co' certe moto: guzzi california, kavvasacchi, cioppere, da strada, da enduro, ce' sta' de tutto... vanno assieme a ffa' 'n provino per un filme a Cinecittà, lui Oscar fa come se fosse er managgier de' tutti, poi però se pijano tutti pe' ffa 'sto film demmerda, tranne lui poraccio... E quello s'encazza! regolare... Nun te va' a incontra' 'n'avvocato che sembra rincojonito eppure furbo come 'na faina? Chi, dimmi!, chi poteva fa' 'na parte da stronzo 'nfame come quella se non l'Albertone nostro sempre sia lodato Sordi? 'mmazza che personaggio aho!

'Sto cazzo d'avvocato convince Oscar a simula' 'n'incidente co 'a machina del produttore ammerricano der filme. Niente, quanno uno cià la sfiga... Oscar fa' la sceneggiata, ma a guida' 'a machina nun c'è sta' 'l produttore ma l'attrice Nancy (Stella Hall, un pezzo de fica che nun se po' immaginaaaaa!!! 'na fata oh!). Comm'è comme non è, Oscar ar posto de pija li 5 mijoni che vole de risarcimento se trova pure sur groppone 'sta gnocca, che je costa 'n botto de sordi, piena de lussi e vizzi manco 'a principessa de chembric (vole er salmone e tecchete er salmone, e 'l checciap, 'a mostarda, du cojoni che a voddeka a' da esse russa e quella polacca che vennono qua sotto nun va bbene...) per nun parla' dee telefonate intercontinentali. (Però 'a ragazza oh, 'o dovemo di', damo a Pompeo quer che è de Pompeo: ar mare j'ha fatto 'n servizietto 'n'immersione subbaquea c'ha visto 'r paradiso Oscar...). Ha persino rischiato de fasse sequestra' 'a moto da li strozzini, ma te rendi conto?!?

Incredibbilimente, er produttore torna e pe' evita rogne legali fa' chiama' Oscar e je propone de lavora' come quasi protagonista nel film, pe' 'na pezza de quaranta milioni! Arriva l'avvocato proprio mentre che sta' pe' firma' e quelli je ne propongono ottanta de' milioni, mortacci de mi nonno 'n cariola! Ma l'avvocato, 'nnaggia allui aho, cià na favella... vole a tutti i costi annà in tribbunale, dice che de milioni ce ne vonno ottocento. Peccato che poi davanti ar giudice, mentre che sta' ad arringa' come 'n istrione 'ngrifato, se ricorda che nun è avvocato! Che figura 'e'mmerda oh, processo sartato e Oscar come un cojone... cojonato. l'avvoca' 'ntanto s'era messo a ffa 'r coreografo, 'sto fori de' testa... Pe' recuperà sordi dopo ave' perso gl'ottanta mijoni aveva sfidato a motocrosse quer fijo e nnipote e pronnipote de gran mignotte der Murena, uno tosto oh, e l'ha pure battuto, gajardo Oscar!, ma poi l'hanno menato quej stronzi e se so' ripijati i sordi, co' certa ggente, se sa', nun poi vince mai... ce dovevo da esse io llì, ma nun se po'...

E' 'na commedia robbe', ce sta' da divertisse e 'l finale, nun te preoccupa', nun è mica traggico. Scene de culto, l'apertura co' la flipperata pornerottica, gli esibizzionismi de' Oscar, pure azione co' la mitica sfida de cross tra Oscar e Er Murena, tutt'eddue a cavarca' moto iamacca, una ixxetì e soprattutto Er Murena su' 'na bbestia, la tittì seicento che s'empennava co' tutte 'e marce. tu 'e conosci quelle moto eh! che nun ciò so? ciò sooooo....

Tiè, godite quarche battuta der filme:

'na vicina de casa a Oscar: "ma falla finita che nun c'hai manco na lira pe ffa due!"

'n'amico de Oscar, quanno che mentre che fa' 'r buffone dicendosi acculturato: "base culturale ma dde ché aho? tu l'unica cosa ch'hai letto e 'na schedina e l'hai copiata pure sbajata!"

ar negozio d'alimentari. garzone: "te va bene 'sta vodka? è polacca" - e Oscar: "nun va bbene no, 'a vo' russa!" - e quindi er garzone, lapalissianico... "oh, e vattela a pija a Mosca! noi c'avemo solo questa"

Nancy a un telefono pubblico, quelli ch'aa telecomme mo' sta' a dismette: "l'unico ricordo di Roma saranno questi stupidi telefoni, sempre rotti"
Oscar: "è già tanto che hai trovata 'a cabbina, in genere s'ee portano a casa che ce fanno 'e docce, pensa 'n po'"

al mare, lei tutta bbiotta a fa' 'r bagno (oh, dice che le sembra d'esse a malibbù...), Oscar si tuffa colla mutanda leopardata, ma picchia la testa su 'na bottiglia der fondale... "porcoggiuda porco, altro che Malibu, mannaggia!" - e je risponne n'omo che sta a raschia' a sabbia pe'e' vongole: "ce potevi pure trova' 'na tazza der cesso"

'Namo su, è proprio un film bbello.
Pijalo co' du' pizzeebbirre, e cori a vedello co li amici tua.
Se poi trovi 'na topa bbona pe' compagnia è pure mejo, co' Verdone 'a fai ride e... e nun me fa' ddi' sempre tutto sù... 'A devi portà a Malibbù!!
Er Gobbo

lunedì 26 settembre 2011

The No Mercy Man (aka: Trained To Kill, U.S.A.) - America violenta

21

Mè cojoni, quanto m'è sempre garbata fin da regazzino, l'exploitation dei film di vengeance con protagonisti reduci del Vietnam ... E non è nemmeno un filone che almeno in Italia è stato adeguatamente studiato, a parte i grandi successi della quadrilogia di “Rambo - First Blood” ... 

Ma è anche uno di quei sottogeneri che possono veramente soddisfare il piacere da “guilty pleasure” di ogni vero appassionato che si rispetti. Comunque, mi sono imbattuto in questo film addirittura nel 1984 una mattina che non mi ricordo perchè non ero neanche all'università, sulla gloriosa Tele Tirreno Nord, l'antesignana di Tele Granducato e lo registrai come sempre, pensando cultore come sono sempre stato, già allora di fare proprio un bel colpo. Come infatti fu, visto che il film dopo una sua fugacissima uscita cinematografica nelle sale italiane dell'A.D. 1975, è bello, ma anche rarissimo. Reperibile da poco in DVD R1 sempre in “low edition” da cestoni di Wall -Mart dopo anni di VHS NTSC.
E' uno svelto film di 90 minuti d'”exploitation” sul filone dei reduci del Vietnam che compiono vendetta,e di veloce e catartica azione, che mantiene in ogni elemento e onestamente, ciò che promette.

Steve Sandor (Olie Hand), il grande, ci vorrebbe una sola intera pagina per lui, quella di Wiki (tradotta da me e arricchita):
Steve Sandor (nato il 27 Ottobre 1937 a Pittsburgh, Pennsylvania ) è un attore che ha fatto la sua prima apparizione nella serie televisiva classica di "Star Trek”, interpretando Lars nell'episodio della seconda stagione “La Posta in gioco (episodio TOS)".

Prima di diventare un attore, Sandor è cresciuto nel quartiere Greenfield di Pittsburgh. Impiegato come operaio in acciaieria prima che la sua carriera di attore avesse inizio, ha anche lavorato come addestratore di cani da guardia mentre prestava servizio come ufficiale di polizia MP nella US Air Force

E' apparso in televisione in molte famose serie tv come, tra le altre: “Gunsmoke”, “Ironside” , “Le Strade di San Francisco”, "Starsky & Hutch” , "Chips”, "Charlie's Angels” , "Fantasilandia”, “Tre cuori in affitto”, "The A-Team” , "Supercar” , e “Hardcastle and MacCormick”, è forse meglio conosciuto per il suo ruolo come minaccioso, inquietantissimo e sessualmente ambiguo capo gang di biker Stanley nell'assolutamente cultissimo film del 1980 “La Nona configurazione”(The Ninth Configuration)di William Peter Blatty, e come voce dell'eroico Darkwolf nello stupendo film d'animazione fantasy di Ralph Bakshi “Fire and Ice”.

Sandor ha avuto anche ruoli di supporto nel film del 1967 “Rough night in Gericho”, nel classico kolossal d'azione sulla seconda guerra mondiale "Il Ponte di Remagen” (The Bridge on Remagen)(1969) di John Guillermin, la (nostra) pellicola del 1975 (diretta nel 1973, ma venne effettivamente distribuita nei cinema solo due anni dopo) sul tema del Vietnam “The No Mercy Man”, un semi-regolare ruolo di breve durata nella serie TV “The Yellow rose”, e il ruolo di protagonista nel cult dei b-movie di fantascienza post atomica diretti da Corey Yuen, "Stryker” (1983). Sandor è anche parte del cast del vasto poema epico e mini-series TV del 1978, "Centennial”. E 'stato anche lanciato nel film IMAX “The Alamo: il prezzo della libertà” come il leggendario Jim Bowie.


Olie Hand è sulla via del ritorno dal Vietnam, la guerra è praticamente finita, e la sua famiglia non vede l'ora di avere di nuovo a casa loro il ragazzo ... Al vecchio ranch. Olie è un rispettato membro della comunità ... E 'il bravo ragazzo di campagna, adesso anche il soldato più decorato dell'esercito, è quindi un eroe della città, ecc...

Mentre Olie è impegnato nel viaggio del ritorno a casa, due carneadi teppisti che stanno fuggendo dalla legge arrivano al ranch e chiedono al padre di Olie (Richard X. Slattery) per avere dell'acqua ... Ma d'altronde noi spettatori siamo già stati istruiti entro i primi minuti del film come essi siano un paio di gran bastardi, quindi sappiamo che l'acqua non è tutto quello che stanno cercando ... E il vecchio Pà sembra come noi sapere anche questo e furbescamente va, ma per cercare la sua pistola. Ma il “Profeta” dei carneadi (Rockne Tarkington) e un suo piccolo, fastidioso amico, parlottando fra loro che non sono stupidi, capiscono le intenzioni di Pà e finiscono per sopraffarlo, facendo poi le loro attenzioni sempre più esigenti verso la sorella di Olie... Avranno proprio a sgrassargli a turno tutte le tubature, alla sorella di Olie, prima che ella pugnali uno di loro nel braccio, riuscendo a fuggire.

Scappa proprio mentre Olie e sua madre che lo è andato a prendere alla stazione arrivano di nuovo a casa, sconvolta come l'inferno, Pà Hand afferra il fucile e dice a Olie che stanno andando dietro a loro ... Olie si rifiuta, schierandosi con la madre, dicendo che si dovrebbe soltanto telefonare allo sceriffo. Pà Olie investe allora suo figlio dicendogli che non è più l'uomo era solito essere prima della partenza per il 'Nam, che sembra più distante e meno disposto a lottare per sé e a combattere per le proprie cose e i propri cari.

Un paio di vecchi amici dell'esercito di Olie vengono per una visita, durante la quale questi suoi ex compagni parlano e raccontano di lui e di come era soprannominato e conosciuto come “The No Mercy Man” nelle giungle Vietnamite, il che porta addirittura ad un demenziale e beota sorriso sul viso del padre, dicendo a suo figlio che dovrebbe essere orgoglioso di ciò. Questa invece è proprio l'ultima cosa che un mentalmente sfregiato veterano del 'Nam vorrebbe sentirsi dire e Olie quindi si precipita fuori di casa. Dopo un po' di presa per il culo del suo amico dell'esercito, Olie viene portato a fare una sessione "pratica" di addestramento, dopo di che fattogli però da Olie presente che il loro tempo è arrivato, lo stesso Olie li accompagna fuori città.

Ma le difficoltà e i casini non si fanno attendere troppo lontano e quando si fermano per il rifornimento di gas, un gruppo di carneadi dà mostra di sé nel causare problemi ... Osano chiamare Olie una "merda di gallina" quando si tira indietro e rimane a guardare il proprietario della stazione di servizio mentre è preso a pugni ... Alla fine però Olie finalmente reagisce e capiamo perchè non lo ha fatto prima. Praticamente fa piazza pulita di tutti quelli che gli capitano a tiro con la furia e allo stesso tempo la precisione di una macchina addestrata per uccidere, e da qui il titolo per la versione video degli anni '80, “Trained to Kill, U.S.A.”, seppur con il braccio trafitto dai vetri, in una scena di inusitata, catartica violenza.

Abbastanza presto, Profeta e il resto dei Carneadi hanno un conto in sospeso con Olie e la sua famiglia, e una rapina in una grande banca sarà l'occasione per costringerlo ad affrontare lo scontro (con l'aiuto di alcuni fucili rubati proprio dalla casa di Olie) ... Ma sarà in grado Olie di scontrarsi con la banda del Profeta e dei suoi teppisti, visto che sta passando troppo tempo con le bottiglie di alcolici e a osservare angosciato l'orologio...

Ci sono un sacco di cose che mi hanno sempre colpito e segnato nel ricordo, di “The No Mercy Man aka Trained to Kill, U.S.A.”... La prima cosa che mi ha colpito è la sua eccellente canzone e theme del film, che si intitola “No Man Mercy”, è uno stupendo piacere di funky anni '70, ma che ve lo dico a fare andrebbe solo ascoltata.

La maggior parte degli interpreti del film sono solidi e convincenti. Steve Sandor è particolarmente perfetto nel suo ruolo ... Ha l'aspetto di un soldato da manifesti d'arruolamento dell'esercito, ma con il suo particolarissimo volto tra l'innocenza bambinesca e qualcosa di perverso e minaccioso; muscoloso, alto, viso contrastante..., ed è un meraviglioso pezzo d'ironia che questo ragazzo soldato da poster sia ossessionato dalla guerra e dalle proprie a dir poco discutibili, azioni durante quella guerra.

Quando si tratta dei momenti del film in cui ci devono essere scene di scontro e lotta fisica, come di calci in culo, a volte si è ottenuto un effetto un poco appunto artificioso e gigionesco (ad esempio il ringhio belluino e animale di Olie quando la sua natura di killer prende di nuovo il sopravvento, sarà forse anche un po' freddo e prevedibile ... però nel film ottiene un'effetto molto spaventoso, e alla fine come voleva, liberatorio). Ma tutte le altre volte Sandor appare molto forte e duro come l'acciaio (il suo corto, tagliente grido indiano di battaglia è una gran cosa ... Hyi ... Hoi!) ... Forse deriva anche leggermente dal fatto che Sandor si chiama Olie Hand (e si pronuncia oh-Lee) ... Uno dei nomi più bizzarri che abbia mai sentito per l'eroe di un film di brutale vendetta. Sandor deve aver solo pensato "Cazzo, se il nome è Olie ragazzi ... allora posso farla franca ringhiando, non è esattamente più stupido degli altri modi"

E con il suo capello cotonato anni '60 e un po' a banana stile Rockabilly sembra anche una versione infernale di Elvis ...

Rockne Tarkington (che era a quanto pare la scelta originale per il ruolo di Williams interpretato da Jim Kelly nel capolavoro “Enter the Dragon” [I Tre dell'operazione Drago]['73]) è molto inquietante e incisivo nel suo ruolo de “il Profeta”, l'apparente capo dei carneadi e che li condurrà alla fine alla rovina; la sua voce profonda, la sua presenza come detta intimidatoria e una sua meravigliosa prima apparizione. .. al grido di "bianco!" a uno spaventato commesso di un negozio di merda. Il grande Sid Haig appare per l'atto finale del film come un vecchio amico motociclista del Profeta, dal nome Stash, un personaggio di seguace del culto fava delle bande di bikers ... lui è ancora fresco per la lotta, e cattivo come non mai, più degli altri. Il buon vecchio Sid[ney] ... Ad essere onesti mi sarebbe piaciuto di vederlo fare la sua apparizione nel film un po' prima, ma il suo personaggio era veramente necessario solo alla fine, per dare il via all'esplosivo atto di violenza finale.

Considerando il periodo nel quale questo film venne realizzato e il tono generale deprimente della storia, era lecito aspettarsi senza dubbio un bel pieno di cattiveria ... Ma mentre il film ha le sue giuste quote di morte e distruzione, il livello di durezza è abbastanza basso rispetto ad altre pellicole del tempo (anche se ho notato rivedendolo di recente in un DVD evidentemente sempre “cut”, una scena di morte verso la fine del film che sembrava severamente censurata ...

A volte le cose tendono a rallentare un poco il ritmo, ad esempio c'è un sub-plot in cui il piano dei carneadi per rubare una casa del tipo di quelle mobili ma di lusso, tipicamente americane ... E' solo che questa scena è sembrata un po' per dimostrare ancora di più e voler essere un ricordo inutile di quanto malvagi e bastardi fossero questa banda di teppisti, ed è come se fosse un po' la sottolineatura del regista o dello sceneggiatore, con la voce di uno dei carneadi che ci dice: "Ora solo in caso ti sia dimenticato, ecco bastardo noi saremo là a spezzarti la schiena, questa volta definitivamente.. ci vedrai fra 10 minuti ..."

Non è che certamente sia una parte terribile del film, solamente un po 'inutile ... Anche se il proprietario della casa mobile è molto amabile, un personaggio in fondo bonariamente divertente e che “alleggerisce” la trama del film, un tipico e ingenuo ragazzo da vecchio paese di campagna... la preda perfetta per questi degenerati criminali.

Il film è noto per essere la prima prova da direttore della fotografia di Dean Cundey, il quale avrebbe appunto avuto come direttore della fotografia una luminosa carriera... E naturalmente negli anni a venire sarebbe diventato il DP prescelto di registi come John Carpenter (che con Cundey ha stretto proprio un binomio di lavoro quasi indissolubile e protrattosi per quasi tutta la sua filmografia, tanto da coniare una riconoscibilità precisa dello stile visivo e cinematografico della coppia Carpenter-Cundey), Steven Spielberg e Robert Zemeckis, tra gli altri. E a proposito di registi ... il regista di questo film, Daniel Vance ... Beh, questo è l'unico film che abbia mai fatto.

In definitiva, “The No Mercy Man aka pure No Man Mercy” è un film avvolte un po' confuso e anche con un po' di gigionesco (ma, e non occorre ribadirlo, lo sono anche un sacco di altri film d'explotation), ma è molto interessante e molto ben realizzato, con un grande finale esplosivo e drammatico. Vale eccome la pena di conoscerlo e di essere riscoperto doverosamente, almeno per ogni vero appassionato di generi, sottogeneri, e filoni dell'exploitation.
Napoleone Wilson

domenica 25 settembre 2011

vun, du, tri e quater: sem in quater randàs!

19
(trad. del titolo del post per i terùn: "uno, due, tre e quattro: siamo in quattro randagi!")

Il film "I quattro dell'Ave Maria" lo conoscete tutti di fama. Ancora manca qua, ma arriverà. Gli attori pure sono notissimi. Vediamo come noi quattro potremmo sostituirci a loro:
  • Il nero Brock Peters sono io, Robydick, per sembianze facciali, perché nel web sono anche noto come il Negromante e quindi per assonanza, e per altro non descrivibile in questa sede ma desumibile dal nickname.
  • Terence Hill è Napoleone, misterioso e imprevedibile. E infatti di più non so dire di lui.
  • Bud Spencer decisamente è Belushi, anche qua le sembianze fisiche sono importanti anche se come carattere siamo agli antipodi, ma fa niente, quando si recita ci si adegua al personaggio.
  • Keoma è la grande new entry, e il personaggio brillante e loquace di Eli Wallach gli calza come un guanto al tarantolato Andrea Lanza, così si chiama all'anagrafe. Amico del Belushi, da poco anche mio e ci vedremo a breve in belushilandia per pantagruelico ed etilico consesso.

"Troll 2" il film, e "Best worst movie" il documentario

9

Robydick: attenzione, questa è una rece-dittico. Dopo quella di Keoma sul film, c'è la rece di Belushi sul documentario. Allacciate le cinture, c'è da ridere a squarciabudella, aggettivo per restare in tema.
Keoma è socio di fresco conio di questo blog, come avrete notato dal titolo del blog stesso che continua ad allungarsi... stasera ve lo presento per bene, ma se avete fretta è già presente in Redazione.

Esiste una linea sottile molte volte tra sublime e infimo, quella dimensione da Ai confini della realtà che relega le perle più preziose del nostro Bis, i cannibalici di Lenzi, i war movie di Margheriti, il colpo del drago de Il ragazzo dal kimono d'oro, e poi topi assassini, anticristi mischiati con Carrie, zombi dalle stesse musiche del capolavoro di Romero.

Eccoli i nostri figli degeneri, quelli che in un mondo di perfetto di gusto cinematografico sofisticato, un po' come le tette nei film di Bellocchio e Antonioni, noi relegheremmo nell'oblio vomitando bile verde, Oddio che schifo, Oddio che vergogna, e invece rimpiangiamo come anime perse in gironi di torture inenarrabili. Troll 2 fa parte di questi piaceri dimenticati, è la carbonara che sogni mentre chef maitre Burgoison ti serve la tartarre “Mais oui c'est très bonne”, è Tomas Milian che urla “Te devi da levà” mentre una fiction con la partecipazione straordinaria (e sticazzi dove li mettiamo?) di Gabriel Garko ti viene imposta dalla tua signora in odore di padrona, è l'urlo di Franco Nero in Vamos a matar companeros alla faccia di un governo ladro che piove e fa arrivare i treni in ritardo. Troll 2 è la prova più scellerata in campo registico di Claudio Fragasso (ma Pierino stecchino è nascosto ai nostri occhi), un autore che non ho paura, preparate pure gli ortaggi, a definire il migliore a livello visivo in circolazione. No perchè Fragasso ha fatto la storia del nostro cinema popolare, prima con gli horror in coppia con Mattei, poi con le sue opere in solitario, il Monster dog che mischia licantropi ed Alice Cooper, l'After death che sublima l'idea di Zombie 3 in un'orgia di colori da tavolozze pittoriche surrealiste, il thriller sofisticato dietro il titolo cafone di Non aprite quella porta 3 con tanto di simil Freddy Krueger imposto dalla produzione, e poi la svolta neo neo realista con Gimbo e le teste rasate al ritmo di tecno dance di Cammariere, il poliziottesco rivisitato di Palermo Milano e Coppia “Sei belissima” omicida, cose non proprio di secondo piano in un panorama morente come quello dei generi italici pre e post Dellamorte Dellamore.

Fragasso, sia dato atto, ha girato anche due tra le più belle fiction italiane degli ultimi vent'anni, qualcosa che gli autori de La squadra dovrebbero studiarsi, il pasoliniano La banda e il testosteronico Operazione Odissea, vero cinema filtrato in tv. E poi gira pure questo Troll 2, indecente dal punto di visto registico, diretto distrattamente, con lo pseudonimo di Drake Floyd al posto dell'inflazionato Clyde Anderson. Leggenda vuole che scelse questo nome per sviare una feroce diatriba, nata sul set di Monster Dog, con il produttore Edward Sarlui, coivolto pure in questo Troll 2. Sembra infatti che Sarlui non avrebbe fatto mai più girare nulla a Fragasso, ma, genio dei geni, tolta la riconoscibilità dello pseudonimo, Drako Floyd avrebbe potuto essere chiunque. La produzione di Massaccesi, la storica Filmirage, è arrivata agli sgoccioli, non abbiamo più il senso di ricca povertà che filtrava con Le case apocrife manzottiane, ma solo di squallore da B-movie d'imitazione, la stessa terribile sensazione provata davanti ad un The Crawler di Fabrizio Laurenti o un Interzone di Deran Sarafin. I troll sono nanerottoli vestiti di juta, truccati alla bene e meglio, con gli scarti depredati dai capannoni italiani della defunta Empire di Charles Band.

Il film, girato come Goblin, non ha quasi nessuna parentela con l'omonima favola dell'effettista Buechler a parte l'idea di una natura che corrompe la carne sostituendosi con essa, così da avere clorofilla al posto di sangue, in un'idea quasi cronenberghiana di metamorfosi della materia. Sembra che l'idea di questi folletti che per mangiare gli uomini li tramutano in piante, la parte più originale ed interessante della storia, sia nata alla sceneggiatrice Rossella Drudi cone risposta alle diete vegane tanto di moda all'epoca. Come dire “Mà basta la verdura mi magno la carne tiè”. La recitazione è scadente, gli attori non hanno una grande gamma di espressività, a parte una sorprendente Deborah Reed nei panni di una strega che anticipa, anche a livello recitativo, molte donne del cinema burtoniano. La regia alterna momenti di distrattezza incredibile per un autore così attento al particolare spettacolare (l'attacco dei folletti al ragazzo con gli occhiali è incredibilmente mal montata e mal concepita) ad altri di puro delirio visivo (l'amplesso con i pop corn, ma anche gli inserti videoclippari di allenamento della sorella di Joshua). La sceneggiatura invece risulta, volente o meno, un'ironico hellzapopping horror di demenza sublime dove le regole delle favole si mischiano con risultati devastanti a quelle del reale. Restano nella leggenda del sublime inenarrabile il piccolo Joshua che orina sul cibo, i dialoghi del nonno Seth, il “Oh my gooooood!!!” con mosca sul viso, il panino Bologna addentato al grido “Pensa al colesterolo” dei folletti, e il finale alla Invaders from the mars di Tobe Hooper.

Il film, sanguinoso senza sangue (grazie all'uso della clorofilla verde), fu un terribile flop che distrusse le velleità artistiche di gloria del giovane Michael Stephenson, già protagonista per Fragasso di La casa 5. Ma siamo in America, terra di sogni impossibili: nel giro degli ultimi dieci anni Troll 2 è diventato un fenomeno di culto al pari di The rocky horror pitcures show, con proiezioni di mezzanotte e raduni di fan. Ecco allora che il cresciuto Michael Stephenson ha girato su questo un delizioso documentario, The worst best movie. Ma credetemi di film peggiori ne esistono: questo al massimo per i temi, la regia, le scene a tratte scollegate, da' assuefazione del brutto, una vera e propria droga che una volta che l'assaggi è difficile farne a meno. E rimpiangiamo anche questo del nostro Bis defunto.
Keoma

Robydick:
Ad accompagnare questo "trionfo" di film un bel pezzo di genere Death-Trash Metal. Sono i "The Very End" con "Ball And Chain". Occhio al volume del pc...


Se avete visto "Troll 2" sapete già dove si andrà a parare. Se non l'avete visto, qualche spiegazione é d'obbligo.

Film di Claudio Fragasso che nel corso degli anni ha acquisito la fama imperitura di cult in (quasi) tutto il mondo. Il giovane Michael Paul Stephenson, ai tempi protagonista bambino del film, rimane folgorato (in negativo) dalla visione dell'opera che, a suo dire, gli rovinerà la carriera. Ciò non gli impedirà di imbracciare la telecamera per immortalare la parabola ascendente che il film di Fragasso vivrà negli States, dove una folla di fans entusiasti ha eletto "Troll 2" con la poco gratificante qualifica di "peggior film mai girato".

Piuttosto paraculo, il buon Stephenson, non vi è alcun dubbio. Tuttavia, simpatie o antipatie bandite, non si può non riconoscergli il fatto di aver girato un documentario assai godibile. Quasi tutto dal punto di vista degli attori che parteciparono al film prodotto dalla Filmirage di Aristide Massaccesi e Donatella Donati. In particolare, il vero protagonista è indiscutibilmente George Hardy, dentista piacione, che viene poco a poco risucchiato dall'entusiasmo derivante dallo statuto cultuale appioppato ad una pellicola che si guardava con vergogna, se non con disprezzo. Proprio questo risulta il punto focale del film. Impossibile resistere alle luci della ribalta. Anche solo uno spiraglio di luce che illumini un poco l'esistenza.

Il fenomeno, prima ristretto, assume proporzioni impensabili grazie al passaparola e al lavoro di alcuni appassionati che organizzano visioni private e piccoli ritrovi, i quali, a poco a poco, interesseranno tutta la nazione, trasformandosi in proiezioni di mezzanotte affollatissime e acclamate. Hardy vi partecipa timidamente, ripreso dal collega Stephenson. Questione di pochi spettacoli. Il dentista, uomo piacente e gradevole, fisico da giocatore di football, si lascia trasportare dagli eventi tanto da diventare irriducibile testimonial di tutta quanta l'operazione. Ride, scherza, intrattiene i fans, improvvisa fino alla nausea battute dal film ("you can't piss on hospitality... I WON'T ALLOW IT" è ripetuta a sfinimento dello stesso). Il calore, la partecipazione e l'entusiasmo di coloro che accorrono è qualcosa che va oltre il mero sfottò nei confronti di una pellicola non propriamente fortunata, é un fenomeno che vive di vita propria, testimonia un affetto ed un apprezzamento reale per un oggetto strambo, delirante, che non si può non amare. Non a caso, gli attori che parteciparono al film sembrano vivere questa esperienza come in una bolla, in un universo parallelo dove il "brutto" diventa qualità estetica imprescindibile. A monte di tutto, le sequenze più riuscite e spassose sono proprio quelle in cui gli attori si confrontano con Claudio Fragasso e la moglie Rossella Drudi, richiamati negli States per assistere a cotanta celebrazione. Impagabile, Fragasso, che si incazza, rosica, s'incazza ancora di più quando sente parlare male, o peggio, con sufficienza della sua opera. "Siete dei cani", "Non vi ricordate", "Non é andata così", eccolo il Fragasso nazionale che in inglese claudicante appella coloro che non rispettano la sua professionalità. La contrapposizione tra la produzione cinematografara romana e l'america degli attori di cosiddetta seconda categoria è ingrediente che dona alla pietanza di Stephenson quel sapore in più che la contraddistingue tra portate spesso tutte uguali.

In più, seppur involontariamente, getta uno sguardo non proprio dolcissimo su tutti quegli attori protagonisti di cinema di genere che partecipano alle conventions con constanza quasi professionale, seduti agli stand in attesa degli appassionati, legati irrimediabilmente a film il cui culto è ancora vivo e pulsante nel cuore, e nel portafoglio, visto che i gadget non sono assolutamente gratuiti, degli ammiratori (si intravede persino Erica Anderson di "Nightmare 5" che fu pure "Zandalee" nel film di Sam Pillsbury con Nicolas Cage). Dopo una presentazione disastrosa in Inghilterra, pure i nostri eroi, faranno fagotto e ritorneranno in patria abbacchiati ma non scoraggiati di fronte alla dipartita. Risaltano nel metraggio, rispetto agli interpreti più giovani, le figure dei personaggi più anziani, straordinarie nella loro "normalità" come Don Packard, che ai tempi delle riprese soffriva di disturbi comportamentali, Robert Orsmby, il delirante Nonno Seth, e, soprattutto Margo Prey, che fu la madre di Stephenson nel film, donna con evidenti problemi personali, che testimonia l'altra faccia della medaglia, in cui solitudine, paranoia e malinconia costituiscono la regola e non l'eccezione.

Sia dato a Stephenson quel che è di Stephenson. Come già accennato il film è valido e una visione è assolutamente consigliata. Onore al giovane filmaker pure per aver inserito l'intervista al montatore Vanio Amici, che parla in inglese (sottotitolato) e la colonna sonora del grande Maestro Carlo Maria Cordio, autore di una valanga di partiture per Massaccesi, che improvvisa qualche pezzo del film. Rimane un gran paraculo, questo è certo, anche se è diritto dell'attore ritenere il film a cui ha partecipato una cloaca massima. Basta che Fragasso non s'incazzi. Connie Young (accreditata in "Troll 2" come Connie MacFarland, vista pure in "Ice Spiders" di Tibor "The Gate" Tacaks) rimane ancora una gran f..igliola. Ci sono tutti, ma proprio tutti gli interpreti originali del film, Jason Steadman, Jason Wright e pure il Darren Ewing dell'ormai mitico "Oh My Gooooood...". Non ci si è fatto mancare niente.

Chiusura con un estratto della pagina Wiki che descrive senza giri di parole la portata dell'evento:
Nel 2006 in America è esploso via internet il fenomeno "Troll 2". Dal 2007 si organizzano continuamente proiezioni notturne del film in tutta l'America, poi il fenomeno ha contagiato anche il Canada, parte dell'Europa, il Sud Africa, la Nuova Zelanda, e l'Australia. I fan partecipano in massa alle proiezioni vestiti come i protagonisti del film oppure da goblin. Dopo tutto questo l'ex bambino attore, ha chiamato più volte il regista per invitarlo in America a vedere il fenomeno. Il regista Claudio Fragasso e la sceneggiatrice e ideatrice del soggetto del film, Rossella Drudi sono stati invitati a Los Angeles e nello Utah per due anni consecutivi, il 2007 e il 2008.
Dopo un anno si è svolto il festival dedicato al film, chiamato "Nilbog Invasion" dove la coppia italiana viene invitata come ospite per presenziarlo. Il festival dura una settimana e accorrono fans da ogni parte del globo per parteciparvi. I fan gareggiano nei giochi dove si ricostruiscono alcune scene del film e nell'ultima sera all'aperto, nello stesso luogo dove è stato girato il film, si proiettano tutti i filmati d'imitazione di "Troll 2" realizzati dai fan, per poi proiettare l'originale.


Ah, pare che sia imminente "Troll 2: Part 2" della coppia Fragasso-Drudi. Buona visione.
Belushi

Robydick:
Questa recensione di "Best Worst Movie" sarà pubblicata (forse) anche dagli amici di Hideout con cui collaboriamo. Film ancora non disponibile da noi in italia, un grande ringraziamento va al gruppo Italian Subs Addicted che ne ha prodotto eccellenti sottotitoli in italiano. Non necessari a Belushi, ma a me sì. Poi darò il link.

Scelta quasi obbligata per la rimusicazione in questo frameshow...