venerdì 22 giugno 2012

The Village

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Un villaggio e la sua comunità, negli Stati Uniti, che vive in una campagna, completamente isolato dal resto della civiltà. Attorno ad esso un bosco popolato da misteriose "creature innominabili" attirate da qualsiasi cosa abbia il colore rosso, colore che quindi è bandito. Governato da un consiglio di anziani, esiste da molto tempo ma qualcosa comincia ad incrinarsi...

Nel rifiuto di ogni modernità o tecnologia, quello che più mette in crisi la volontà dogmaticamente autarchica della comunità è il bisogno episodico quanto drammatico di medicine. Gli anziani non faticano a rinunciarvi, ma i giovani invece vorrebbero recarsi in città per prenderle, sfidando le creature del bosco. Non solo, ma avvengono altri "fatti" che possono sembrare banali e invece non lo sono, come il rifiuto di un matrimonio sostanzialmente combinato. Contestualmente nel villaggio le creature, che ogni tanto lo invadono, compiono strane azioni: uccidono alcuni animali e li lasciano in vista e scuoiati. In un luogo dove si vuole regni l'ordine nasce il disordine. Il promesso sposo paleserà il suo amore per la sorella cieca della promessa e per questo verrà accoltellato e reso in fin di vita dal "pazzo del paese" per gelosia. A questo punto la cieca, proprio lei che nessuno più potrà fermare, in cerca di medicinali per l'amato finalmente si addentrerà nel bosco per raggiungere la città compiendo una grande impresa e scoprendo le verità che sottendono a quel isolamento, che lascio scoprire.

Il girato, la fotografia che nei colori pastello tenui propone chiaroscuri a forte contrasto, soprattutto la vicenda nelle sue parti iniziali con quelle creature misteriose che aleggiano invisibili in ogni fotogramma, fanno pensare ad un horror. Anche il viaggio verso l'ignoto della ragazza cieca ha questi connotati. In realtà siamo di fronte ad un film pesantemente politico, intendendo il termine come una descrizione dell'esercizio del potere che la stessa compie usando la Paura come mezzo primo per attuarlo, mezzo volto ad equilibrare fonti di Disordine e spesso a trasformare queste fonti in ulteriori cause di Paura anche se in questo film forse il termine più esatto è Terrore.

Immediatamente dopo la visione il pensiero mi è andato a un film emblematico in tal senso, "Kynodontas (aka Dogtooth)" (2009, Yorgos Lanthimos), a riguardo del quale scrissi "...il totalitarismo dei regimi dittatoriali è facile da vedere, quello delle democrazie meno, è più subdolo... non c'è filo spinato, non c'è minaccia armata... una sola fonte è ammissibile e detiene la verità, le altre devono essere messe a tacere e dissentire non è solo sconsigliato, ma rappresenta una forma di peccato". Nella comunità è assente la violenza anche come forma deterrente per il crimine, e gli atti criminali nemmeno sono previsti, eppure qualcosa che tenga a bada eventuali "ammutinamenti" occorre ed ecco che le creature misteriose svolgono questa funzione. L'uso politico della Paura non è oggi argomento sconvolgente, ma nel 2004 quando uscì "The Village", a soli 3 anni dagli attentati dell'11 settembre 2001, era meno riconosciuto. Un altro film che ne parla esplicitamente è il famosissimo "V for Vendetta" (2005, James McTeigue), di un anno successivo ma l'omonimo fumetto di Alan Moore e David Lloyd da cui è tratto è del 1988.

"Kynodontas" in una famiglia è una metafora in piccolo, "V for Vendetta" in un'intera società s'incentra sulla rivoluzione di un singolo, "The Village" in una comunità permette in uno spettro di media ampiezza alcune considerazioni sia generali che individuali. E' su queste seconde che mi ha particolarmente attirato. Se da una parte i motivi per cui i potenti vogliono sottomettere le masse sono, forse superficialmente, da ricondurre alla loro avidità, è meno ovvio capire perché è così facile appunto il sottomettere, su quali caratteristiche comuni degli individui questi espedienti fanno leva. Non è materia su cui possa mettermi a dissertare, mi limito a segnalare l'argomento come motivo di visione del film e a invitare a porre attenzione al fatto che non è un caso, a mio parere, che sia proprio la ragazza cieca a mostrare grande intraprendenza (anche se sentimentalmente motivata). Espediente non solo semplicemente narrativo. Pur evitando i luoghi comuni che vogliono i ciechi particolarmente sensibili a "segnali" che i vedenti spesso trascurano, il fatto stesso di non vedere la pone al riparo dai messaggi visivi, molto utilizzati per terrorizzare, con simbologie di vario genere. Per lei ovviamente, per fare un banale esempio, il tabù del colore rosso non ha senso e ne percepisce la presenza dal terrore che incute negli altri. Alla fine risulterà la meno "cieca" nella sostanza di tutti, e il finale sarà... incompiuto. Io chiudo qua citando José Saramago che nell'incipit del suo capolavoro "Cecità" (c'è anche un ottimo film ad esso ispirato) dice: "Non penso che siamo diventati ciechi. Lo siamo sempre stati. Ciechi che vedono. Persone che possono vedere ma non vedono".

Notevole cast. Al solito bravissimo William Hurt in un'ambigua parte a lui congeniale, mentre la grande Sigourney Weaver si vede e si apprezza per troppo poco tempo dato il ruolo. Joaquin Phoenix lo stimo dal Commodo de "Il gladiatore", dà sempre una forte caratterizzazione ai suoi personaggi. Chi ha però le parti più forti, e le svolgono egregiamente, sono Adrien Brody nei panni del pazzo e soprattutto Bryce Dallas Howard in quelli della ragazza cieca.
Bello, consigliato e meritevole del Partenone.
Robydick


5 commenti:

  1. Approcciandolo erroneamente come un film horror (ma qualche responsabilità dovrebbero prendersela pure i trailer assolutamente fuorvianti in questo senso) inizialmente non lo avevo apprezzato. Ha però un grandissimo finale che lascia aperti degli spazi di pensiero notevoli.

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  2. sì, il tipo di aspettative generate dai trailer a suo tempo fu errato.

    @gus: cattivone! :)

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  3. probabilmente il primo vero film post 11 settembre.
    strepitoso, incompreso e sottovalutatissimo.
    bella rece!

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  4. Condivido il cannibale, è un film incompreso e sottovalutato, che ha una linea profonda di demarcazione, perchè bisogna vivere in uno spazio ristretto lontano dal resto della comunità? Perchè alienarsi dal resto del mondo creando un altro mondo? E ci sarebbe da parlare parecchio, le creature del bosco - che non dico nulla per non rivelare e fare spoiler - sono create apposta per creare una crescente tensione sia negli abitanti che nello spettatore, è un film grandioso che merita di essere rivalutato :)

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