venerdì 17 agosto 2012

Cellat - Il Giustiziere

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Uscito in Italia in pochissime sale di terza visione e veri e propri “pidocchietti” o già “semi” a luci-rosse, deserte nella piena estate del 1975, e intitolato semplicemente “Il Giustiziere”, (come un coevo e ben diverso bel film ma sempre di vendetta, girato da Edward Dmytyk in Italia nel 1974, con George Kennedy, ovvero “Il Giustiziere”[The Human Factor]), “Cellat” nel titolo originale, è ovvero la versione turca de “Il Giustiziere della notte” (Death Wish) ('74) di Michael Winner, film che proprio in quel biennio '74-'75 stava ottenendo un'enorme successo internazionale.

Narra di Orhan (Serdar Gokham), un architetto come il Paul Kersey/Charles Bronson dell'illustre modello, il quale torna a casa dalle vacanze con la moglie Filiz, la sorella Sevgi, e il fratellastro Jahit. Pare che nel tempo in cui sono stati lontani, Istanbul sia caduta sotto la dominazione di una violenta ondata di crimine. Mentre Orhan è al lavoro, tre fumatori hippy con il popper (si capisce da subito che faranno qualcosa che non va bene perché hanno tutti quella risata malvagia che sfoggia ogni bad guy in ogni film di turkishploitation) seguono a casa Filiz e Sevgi e le violentano. Filiz muore sul tavolo operatorio mentre Sevgi è precipitata in uno stato catatonico. Con la polizia non in grado di aiutare, Orhan scambia po' di soldi in cambio di un mazzo di monete, li mette in un calzino sempre coma faceva Bronson nel famoso film, e scarica fuori di sé tutta la propria frustrazione su di un pappone.


Al ritorno al proprio lavoro, Orhan viene inviato in campagna a rilevare un terreno di proprietà del ricco Dogan, il quale ha intenzione di costruirci un albergo. Dogan accompagna Orhan per un po' al tiro al bersaglio. Orhan odia le armi (in tutto e per tutto copia carbone del “Death Wish” originario, ma stupefa Dogan per la sua innata perizia con la pistola, colpendo un essere umano a forma di bersaglio, nel cuore e in altri punti vitali ad ogni tiro, in modo che anche lui come Bronson si ritrova alla partenza infilata nella sua valigetta una cassettina rivestita di velluto e infiocchettata, contenente guarda caso una pistola e una fornitura di proiettili . Una volta che Orhan è tornato a casa scopre che Jahit ha messo Sevgi in un ospedale perchè non si è mai più ripresa dallo shock emotivo, mentre Orhan deciderà di passare quindi ad una terapia d'urto contro i criminali che infestano la città, sparando nottetempo ad un assassino e a un vizioso stupratore. Sulla tomba di sua moglie, confessa il suo piano per ripulire la città di parassiti e delinquenti fino a quando non sentirà di averla vendicata.


Egli continua proprio a compiere queste azioni , anche quando inconsapevolmente incrocerà gli assassini di sua moglie in un night chiamato "Love Story Club" (eh sì, si fa riferimento persino a "quel" libro / film). Nel frattempo, i poliziotti si sono resi conto che i proiettili usati per abbattere vari malviventi di Istanbul sono della stessa pistola. Quando uno degli assassini dà una collana di Filiz ad una prostituta, si può allora essere sicuri che Orhan lo scoprirà e che lui e gli assassini si incontreranno di nuovo.


“Cellat” - che si traduce come "Il Boia" - è ovviamente stato ispirato fino essere un vero e proprio tentativo di fotocopia, da “Il Giustiziere della notte” - tant'è che il titolo alternativo per il mercato anglofono internazionale è per l'appunto“Turkish Death Wish”- ma ha anche molto in comune con alcuni tra i thriller criminali italiani del tempo (tra cui alcuni dei più appropriati brani musicali, qui riarrangiati). E' abbastanza ben fatto e lo si può notare rispetto ad alcune belle inquadrature e movimenti di macchina, espressioni di una cinematografia per lo più ordinaria, ma competente. La sequenza dei titoli è un montaggio di testo stampato su coloratissimi frammenti di carta da disegno tecnico per le costruzioni (che non è sempre incollato al fondale senza problemi) come quella che utilizzano gli architetti, professione del protagonista del film, e ricorda quello che molti film italiani avrebbero fatto con i titoli ottici cinematografici, solamente da un paio di anni prima. I combattimenti sarebbero potuti essere un po' più convincenti se non fosse per gli ultra-enfatici effetti sonori, ma c'è uno scontro avvincente tra Orhan e alcuni teppisti su di un treno. L'azione spazia dal decisamente sopra le righe (tra cui ovviamente le risate malvagie) per condurre a sua volta alla figura opportunamente stoica e riflessiva del poliziotto Gorkhan (o del fratellastro di Orhan, Jahit). Se il poliziotto sembra una figura familiare in un film come questo, è ovviamente possibile riconoscerlo – un po' meno per la sua voce stridula - come il custode di questa raccapricciante storia, al pari di Vincent Gardenia nel film americano, il quale preferirebbe non dover parlare di questi avvenimenti né catturare Orhan, che saprà ben presto essere il colpevole.


Mentre il ritmo è abbastanza svelto e divertente (e, naturalmente, in gran parte involontariamente) in quasi tutto, il film nonostante la sua morale estremamente polarizzata non riesce emotivamente a centrare sempre l'appropriato registro. L'abbrutimento dell'aggressione e dello stupro di Filiz e Sevgi non è di certo in grado di ricreare mai minimamente quello shock veramente laido, disturbante e malato, della corrispondente sequenza con Jeff Goldblum e comapri, nell'illustre modello. Mentre è spesso interrotta dal montaggio con momenti di Orhan sul proprio lavoro. I tre fumatori col popper e teppisti sono ritratti come invidiosi - piuttosto che risentiti e pieni di odio- della ricchezza, ma invadono la casa Filiz in cerca di denaro (la distruzione della proprietà e lo stupro è il risultato seguente alla scoperta che Filiz e Sevgi non hanno abbastanza soldi). "Orhan l'architetto" - come egli si presenta a un certo punto - è ritratto come un uomo doveroso e rispettoso (egli è ritratto nella prima scena mentre stecca e stringe con la sciarpa della moglie la gamba rotta di un cane lupo zoppicante). Mentre la violenza contro le donne è sentita visceralmente, i momenti in cui Orhan è inquadrato sono piuttosto senza vita dal momento che è solo a fissare i fogli su una scrivania, un taglio di montaggio ci da infatti Orhan intento a tracciare una linea con penna e righello, mentre nello stesso istante Filiz è gettata dall'altra parte della stanza. Coinvolgendo in realtà involontariamente il nostro " architetto " in una luce sinistra.


Orhan ci viene inizialmente presentato come una persona pacifista (sarebbe stata allora una vita difficile la sua, nella Turchia degli anni '70) che si ritrova a diventare un vigilante ma nonostante alcune reazioni che sono il segno del suo senso di colpa, non è mai veramente permesso di confondere la linea del film dal momento che i cattivi sono sempre impenitentemente malvagi, senza senso di rimorso alcuno (e dei quali anzi si sentirà risuonare la cattiva risata turca più e più e più volte) vili, anche se, per questo, sappiamo che in questo film i cattivi saranno chiamati a pagare davvero. Il film si conclude su una nota brusca che non invita certo a riflettere.


“Cellat” che ho potuto rivedere dopo oltre tre decenni grazie all'amico Belushi, è stato recentemente pubblicato in un'edizione in digitale dalla benemerita etichetta turca Onar.. Trasferito da una copia ristampata recentemente, seppur con l'immagine a schermo intero, è generalmente in ottime condizioni. I colori sono molto buoni e stabili , mentre alcuni graffi e spuntinature, oltre a qualche fotogramma mancante, compaiono molto di rado. L'immagine brusca e il montaggio del suono è indicativo dei limiti tecnici della produzione, non degli elementi del trasferimento. Vi è inoltre ad un trailer molto enfatico che ripete il titolo principale del film ("Cellat ... Cellat CELLAT ...!") - Molto utile se non si sa come pronunciare correttamente il titolo - il disco comprende anche i teaser per l'interessante horror “Kadin Dusmani”e di una spy thriller diretta da Altin Çocuk che al momento non erano ancora release attuali della Onar. C'è anche un documentario di 25 minuti chiamato “Turkish Vengeance” con alcune deliziose clip dei film turchi di vendetta, filone di successo dell'exploitation anni '70 ancora non disponibili e una filmografia selezionata sempre di vengeance movie, una galleria fotografica e alcune biografie e filmografie. Questa produzione di collane di dvd sulla loro fiorente produzione di genere in filoni d'imitazione dei film di successo americani e italiani, si presenta con il trattamento riservato solitamente da una Anchor Bay o una Blue Underground verso ad esempio i film thriller italiani, o dalla Mondo Macabro per le pellicole più weirde e bizzarre (e questa essendo ovviamente l'unica edizione esistente del film, seppur non in inglese, è la migliore che si può ottenere per un titolo come questo). Prodotta in un edizione limitata di 500 copie, era fino a non molto tempo fa ancora disponibile direttamente dal sito web della Onar Films.

Napoleone Wilson


8 commenti:

  1. I cult dei disgraziati ahahahhahahhah

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  2. questa è una delle rassegne che rende Unico questo blog/rivista! grande Napoleone, al solito...
    ho letto in giro che Serdar Gokham è stato paragonato al nostro mito Merli, miglior complimento non potevano fargli

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  3. Dobbiamo ringraziare l'amico Belushi, che dopo tanti anni mi ha reso possibile di rivederlo.

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  4. La "Ugur Film" che l'ha prodotto, avrebbe proprio dovuto fare delle co-produzioni con una italica mitica casa di cinema dde ggenere degli anni '70. La "Stefano Film". "Una co-produzione italo-turca Ugur-Stefano Film"...Come sarebbe suonata gagliardamente.

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  5. meno male che han fatto quell'edizione speciale, altrimenti trovare una locandina di questo film era impossibile

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  6. Quello che temo, è che a ragazzetti giovani, imberbi, e se mi dite dall'aspetto caruccio come il Martelli, possano essere traviati anche de facto, con la dilaniazione dell'ano, perchè poi i già menzionati si accreditano continuamente come profferitori e apprezzatori continui della Her Majesty's the TOPA, ma solamente in fumosa adorazione terminologica, perchè a conoscerli o anche sol a sentirli,di fam(V)A paiono davvero dei soliti scardinatori indefessi di culi. Gradirei la Vs. impressione eventuale, a tal proposito.

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  7. mmm... mi sa che questo commento ha sbagliato mira sai? però è molto divertente, ahah!
    p.s.: Martelli cmq preferisce la sua maestà che citi

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