martedì 23 ottobre 2012

Cat Run

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La giovane e procace Catilina, escort ispanica conosciuta “nell'ambiente” col nome di Cat, finisce insieme ad altre belle ragazze nel mezzo di un burrascoso festino orgiastico, organizzato da membri del governo. Qui ci scappa subito il morto, anzi, i morti, perché per nascondere un omicidio, il folle e sessuomane segretario della difesa, padrone di casa, fa assassinare tutte le discinte presenti. Ma Cat è troppo in gamba per farsi fregare, così fugge con le prove del misfatto.

Cat Run è una di quelle pellicole strane, a loro modo indefinibili, che pur avendo tante potenzialità,  ne sfruttano soltanto una minima parte o, tentando di far quadrare il cerchio delle loro premesse, risultano non dico indigeste ma di sicuro assurdamente fuori posto. Qui c'era tutto ciò che serviva per realizzare un frullato a base di demenzialità, sparatorie e belle figliole: due investigatori improvvisati (Alphonso McAuley e Scott Mechlowicz), aiutati da un negro senza gambe e con un braccio solo, una spietata assassina londinese conciata come Mary Poppins (Janet McTeer), intrighi governativi e infine, ultimo ma non meno importante, la debordante sensualità di Paz Vega, quella di Lucia y el sexo (2001): la stupenda Cat del titolo, che corre per mezza Europa, lasciandosi dietro una scia di morti e violenze inaudite.

Messa così, sembra la trama di un film di Tarantino, il problema è che di Tarantino non c'è traccia, e quindi il risultato, come spesso accade in questi adulterati tentativi di emulazione, rientra piuttosto nel più puro e autoreferenziale manierismo. È come se il film si dividesse in due ipotetici registri: da una parte una confezione formalmente ineccepibile, più da mestierante televisivo che da regista, e dall'altra una congerie di suggestioni fumettistiche che purtroppo, a dispetto dei tentativi di sincrasi, scorrono su due binari paralleli. Senza mai intersecarsi, se non in alcuni poetici momenti. 

Non soltanto John Stockwell non si chiama Quentin, né ne è parente, amico o cugino, ma non è neanche tanto bravo dietro la macchina da presa, quanto davanti: di sicuro aver recitato in Christine la macchina infernale (1983) e in Top Gun (1987) ha contribuito ad accrescerne le quotazioni, ma il suo cursus honorum registico lascia purtroppo alquanto interdetti. L'unica sua pellicola che si ricordi è forse quella tanto discutibile Turistas (2006), ma per il resto siamo nella mediocrità. Ora, prendere un mediocre (in senso buono) e pretendere che diriga un film tarantiniano, è un'operazione persa in partenza, ma se Cat Run lo si guarda con la disattenzione di chi si aspetta di tutto senza cercare niente in particolare, allora è un altro paio di maniche. In questo caso, la sua fatica diventa un gustoso divertissement da serata di pioggia, con le sue battutacce volgari, le situazioni grottesche e i personaggi troppo incredibili (più da sit-com che da comic book) per non lasciarsene ammaliare.

In Cat Run c'è però una scena che da sola vale tutto il film: il duello tra la bieca Helen, aka Mary Poppins sotto mentite spoglie, e l'aiutante monco dei due improvvisati detective. Gli sfidanti se le danno di santa ragione, lui usando l'unico braccio come una clava, lei facendo volare l'imbelle freak  quasi fosse una palla da bowling contro mobili e pareti. Alla fine la spietata signora avrà la meglio, tagliandogli l'arto superstite con una sciabolata, ma cadendo subito dopo, pur uscendone illesa, dal pavimento marcio di un cinema porno. In sottofondo l'Ave Maria di Schubert.
Marco Marchetti


9 commenti:

  1. "con la disattenzione di chi si aspetta di tutto senza cercare niente in particolare..." ecco, è proprio come a me interessa allora. il divertimento è un bene primario :)
    sono decisamente interessato alla visione. poi quella scena con Mary Poppins...

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  2. L'ho visto, non mi ha entusiasmato. Stockwell è un pò stranamente sotto l'ala produttiva di Michael Mann, da "The Kingdom" in poi. Gli ha pure prodotto quella insulsa e bolsa cretinaggine con Will Smith supereroe alcolista e pieno di problemi personali, di grande successo ma di iniziale e impensabile screditamento per il nome di Mann che vi appare.

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  3. Eh eh, la scena con la Poppins in sé è un gioiellino, ma il resto ti entra in un occhio e ti esce dall'altro... è proprio un film che ti spari quando sei in stato semi-febbricitante tendente al melanconico-depresso e non vuoi né impegnarti troppo né divertirti abbastanza, una giusta via di mezzo diciamo...

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  4. be', hanno un loro "perché" anche questi film no? :)

    bravo Marco, saluto con piacere il tuo primo commento con un account google, fine quindi d questo tormentone, ahah!
    e benvenuto tra i nostri Articolisti, ne sono molto felice.

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  5. off topic: maaa noto un deciso cambiamento della redazione??

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  6. cerca MalastranaVHS con google. troverai dove sono quelli che non sono più qua ;)

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  7. be' dai, con disattenzione appunto, alla fine te lo guardi :)

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