martedì 30 giugno 2009

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Godetevi tutti i titoli di coda con la splendida "Wild Is the Wind" Cantata da Nina Simone, merita davvero come tutto il film del resto.

Film d'esordio di una regista che promette grandissime cose! Ogni tanto, visto i tanti remake, si pensa che sia davvero difficile trovare storie davvero nuove da raccontare, quindi vedere un'opera così originale, realistica nell'irreale, è incoraggiante.

Una famiglia con tre figli vive in campagna, in modo molto isolato, con una particolarità: il vialetto d'ingresso termina su una autostrada la cui costruzione è abbandonata da 10 anni, il cui asfalto ne è un immenso cortile. Vita originale ma serena, ampi spazi, massima libertà, privacy praticamente assoluta. Poi ad un certo momento ricompaiono i mezzi dell'impresa costruttrice e l'autostrada viene messa in funzione.
Dapprima passano pochi mezzi, si riesce persino ad attraversarla com'è necessario fare per andare al lavoro o a scuola, ma presto arriva il grande traffico, il rumore, persino le macchine in coda per un incidente.
E' la fine di tutto. La famiglia si sgretola. Non riesce ad allontanarsi da quella dimora che trasformerà in un bunker soffocante... fino a un finale "liberatorio" quanto non chiaro.

Quasi un film sul post-atomico, per il quale è sufficiente un'autostrada che praticamente ti entra dentro casa.
Splendide le interpretazioni del sempre bravissimo Olivier Gourmet, padre alla continua ricerca di una soluzione impossibile per rendere felice la famiglia, di Isabelle Huppert, madre acqua-e-sapone prima felice poi nevrotica, distrutta, e di Kacey Mottet Klein, il bambino più piccolo che interpreta scene in modo davvero sorprendente.

domenica 28 giugno 2009

The Hurt Locker

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2008, Kathryn Bigelow

Non è un genere che amo vedere, ma avevo sentito cose interessanti su questo film e... ho stretto i denti. Per niente pentito, ho visto ancora l'hard-rock-cinematografico della Bigelow (Point Break è un cult!), la sua notevole capacità di far accumulare tensione ed adrenalina ad uno spettatore.

Qui s'è lanciata su un argomento difficile: la guerra in Iraq. Lo ha fatto facendoci vivere, con immagini quasi da reporter, l'esperienza di una squadra di artificieri, l'incarico a più alto tasso di mortalità in guerra. A poco meno di 40 giorni dalla rotazione un sergente artificiere muore ed a sostituirlo viene James, che sembra un pazzo e che invece mostra un incredibile coraggio ed anche umanità. Non pensa se la bomba che deve disinnescare è destinata ad americani od iracheni, lui la deve eliminare e basta.

Ogni, singola, missione è un testa o croce con la sopravvivenza. Quando il protagonista si sfoga o cade in gesti liberatori vuoi farlo anche te che assisti.

Perché James? Chi te lo fa fare? Non hai una moglie e un figlio a casa?
Ricomincia dopo la licenza una nuova sessione, 365 giorni alla prossima rotazione, 365 testa o croce, di un uomo solo, con una tuta palliativa, che va incontro all'ordigno, intorno a lui una platea di soldati, civili, bambini che scappano.

lunedì 22 giugno 2009

Il dolce domani

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Nord America, non ho ben capito dove. Montagne, tanta neve d'inverno. Una contea piccola nel numero di persone quanto vasta nel territorio

Siamo appunto in inverno. Dolores, l'autista del school-bus passa per il suo solito giro. Ma questa volta qualcosa che non quadra, su una strada che ha percorso mille volte, con a bordo bambini che adora, fa sbandare l'autobus che sfonda il guardrail precipitando in una scarpata fino a un lago ghiacciato che si spacca e fagocita tutto. Venti bambini morti, Dolores ferita ed un'altra ragazza paraplegica.
Un avvocato con problemi familiari pesanti, particolarmente sensibile all'argomento, si offrirà di condurre indagini che possano portare a un più importante rimborso alle famiglie di quello fornito loro, ma si scontrerà contro una tenacissima rete di relazioni che non vuole causare problemi all'unità coesa della comunità.

E' un film bellissimo, che commuove scavando dentro ogni singolo protagonista della vicenda. Ogni bambino morto era una speranza, uno scopo di vita, il futuro per ognuna delle famiglie. Cose ovvie che il film riesce a proporre con una intensità enorme.
Quante volte sentiamo o leggiamo di tragedie per incidenti, guerre, calamità. Da lontano contiamo il numero dei morti, ma da vicino non si fa contabilità.

Da vedere.

domenica 21 giugno 2009

If...

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Film cult, ritrae tutte le caratteristiche dei college inglesi dell'epoca, contemporanea al film. Non manca nulla, ben scandito in 8 capitoli, con alternarsi di colore e b/n: disciplina ferrea, patriottismo, militarismo, studio, omossessualità...

Tre ragazzi si ribellano alla disciplina e soprattutto al dispotismo dei "prefetti", studenti anziani che governano l'ordine. Subiranno una dura punizione, soprattutto il loro leader (Malcom McDowell) dopo la quale comincerà a maturare una feroce vendetta, Capitolo 8: Crusaders.

Fra immagini che compaiono qua e là, desiderio di ribellione, critica alle istituzioni dello studio e del potere si respira decisamente l'aria del 68.

Un Must per un cinefilo.

Following

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Un noir di breve durata, in b/n, di grandissimo effetto. Nolan è un vero mago del flashback, delle storie narrate in modo asincrono e sincopato.
Un giovane senza nome e senza lavoro, ipotetico scrittore, prende a seguire la gente, gente qualsiasi che incontra per strada. Dal mucchio senz'anima ne sceglie uno o una a caso e comincia un pedinamento senza meta.

E' un "gioco" che ha dei rischi, e quando incontra Cobb, che sembra solo essere un ladruncolo d'appartamenti voyeristico come lui cominciano i suoi guai. Da pedinatore diventa pedinato, anzi pedina dell'astuto Cobb...

Poco più di un'ora di intensissima suspance.
Da vedere assolutamente.

giovedì 18 giugno 2009

Changeling

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Una storia vera, che comincia agli inizi del 1928 a Los Angeles.
Walter Collins è un bambino che vive con la sola madre. Mentre lei è al lavoro scompare ed inizia l'infinito calvario della madre alla sua ricerca. La polizia prima la snobba, poi cavalca il caso Fortunatamente un pastore presbiteriano che da tempo denuncia le malefatte della polizia di Los Angeles prenderà a cuore il suo caso...
Proprio mentre è rinchiusa emerge una prima verità da altri fatti di cronaca... terribili. Verrà liberata ma, giustamente non paga, denuncerà tutto: soprusi, inazioni, menzogne.

Christine Collins ha dato con la sua incredibile storia l'occasione a sceneggiatore e regista di denunciare fatti che probabilmente si vogliono dimenticare e che ancor più probabilmente, in svariate modalità, avvengono ancora. Il fatto stesso che l'idioma inglese contempli una parola, changeling appunto, per identificare questi casi di sostituzione di minore la dice lunga e fa pensare.

Al solito una regia impeccabile di Clint Eastwood coadiuvata da una certosina ricostruzione storica operata dallo sceneggiatore J. Michael Straczynski. Il film non trascura nessun dettaglio e, come sempre con Eastwood, lascia allo spettatore il giudizio sugli eventi. Bellissima anche la musica composta dal regista stesso: sorprendente.

Mi spiace davvero concludere con una dura critica ma non posso farne a meno: Angelina Jolie è stata una gran pessima scelta per il ruolo della Collins a mio parere. Pur sorvolando sulle doti di attrice che in questo film davvero non emergono ammesso che ne abbia, il "dramma" è la sua faccia rifatta, soprattutto quei labbroni, che stonano in modo fin vergognoso con l'epoca storica dell'ambientazione! Ci voleva un viso più pulito e discreto, più coerente coi tempi.

A questo punto occorre una immagine della VERA Christine Collins, in suo onore.

martedì 16 giugno 2009

Ventiquattrosette

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Per un inglese bastano quei 2 numeri per indicare qualcosa che non conosce sosta "24 ore su 24 e 7 giorni su 7". Ma noi siamo italiani, a loro basta dire 2 numeri e hai finito.

Nelle "terre di mezzo" inglesi quel 24-7 può essere la spaventosa monotonia che non ti fa distinguere la domenica dal lunedì. Vivi a pochi chilometri dal mare ma non l'hai mai visto. Studi ma non capisci per cosa realizzare. Lavori in fabbrica, in miniera, in un negozio e il massimo divertimento è il pub. Partorisci con dolore per poi devastarti nel corpo e nella mente. Vai in galera con indifferenza poi esci e ricominci a spacciare.

24-7 può anche essere un pensiero costante che in un impeto ribelle allo status, in slancio altruistico, cerca una soluzione aggregante e motivante per i giovani e le loro famiglie, che crea sia una valvola di sfogo alle frustrazioni che esercizio fisico tonificante. La sofferenza diventa sprone, l'apatia diventa empatia.

Darcy sposa la seconda soluzione e capitalizzando la sua esperienza giovanile di boxe, grazie ad uno sponsor, fonda una palestra e una piccola squadra coi giovani che conosce del paese. I soldi dello sponsor sono di dubbia provenienza, ma fa niente. I ragazzi sono indisciplinati, ma non importa. Darcy è felice, convinto, ci crede e... qualcosa otterrà, però davvero non posso rovinarvi il finale.

Un venticinquenne Meadows si presenta a Venezia con questa opera prima e giustamente viene premiato con un premio speciale, perché questo film è una piccola perla, con un Bob Hoskins molto diverso da quello assoldato da Roger Rabbit.
Meadows viene dai documentari e di questi conserva il piacere del realismo, della cronaca a volte impietosa dei fenomeni, ma questo è un Film, Grande Cinema! Poetico, divertente, romantico, drammatico, non manca niente. Con un bianco e nero che a volte ricorda i "cinici" Ciprì e Maresco la semplicissima sceneggiatura diventa un viaggio puro nelle anime dei protagonisti, soprattutto in quella di Darcy.

Quando arriverete a vedere un valzer in una sala disadorna ballato da comunissime persone con una gioia indescrivibile, scusate se vi anticipo solo questa scena, percepirete a metà film la forza immensa che sprigiona la gioia degli uomini puri, semplici. L'ho rivista enne volte, un'emozione da lacrime, una regia immensa!

Ormai sono un ammiratore sfegatato di Meadows. Ho seguito un percorso a ritroso sulle sue opere note, per giungere a questa Perla e ancora continuo a chiedermi: perché Shane ritrae sempre le midlands nei suoi film? Sarebbe bello poterglielo chiedere di persona, probabilmente se mi metto a cercare con google qualcosa trovo, ma preferisco immaginare, sognare, dire anche qualche fesseria come sopra, perché anzitutto è questo che credo Shane voglia provocare nei suoi spettatori: riflettere sul giusto valore delle cose, come oggetti e situazioni, e sul giusto valore delle relazioni umane.

Questo regista è un cric idraulico che si espande lento e silenzioso fra la prima vertebra cervicale e la calotta cranica.

domenica 14 giugno 2009

This is England

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Shaun è un ragazzino figlio di un militare morto nella cosidetta guerra delle Falkland-Malvinas tra Inghilterra e Argentina, una guerra quasi passata in sottordine anche per la breve durata (2 aprile - 14 giugno 1982) ma che fece un numero non banale di morti e feriti. A scuola è deriso, ovunque, tranne che da sua madre, si sente maltrattato. Trova in un gruppo di skinheads i soli amici che lo tengono in considerazione e ci si unisce con gioia, senza alcuna consapevolezza reale, trovando sicurezza e protezione e persino l'amore.
Ma se i primi skin che incontra sono fondamentalmente abbastanza "innocui" (c'è persino un nero nel gruppo) le cose cambiano drasticamente quando torna Combo, appena uscito dal carcere. Questi è decisamente un folle, razzista e violento. Shaun decide di restare con lui mentre quasi tutti gli altri non accettano i piani "politici" estremi ed interventisti di Combo e decidono di allontanarsene. E' quasi ormai la fine della gioiosa appartenenza al gruppo per Shaun, fino al tragico epilogo, e non poteva essere altrimenti.

Tanti gli spunti di riflessione che lascio alla visione. Tutti comunque partono e finiscono nella guerra citata, che pervade costantemente il film. La guerra, la disoccupazione, il "Tatcherismo", il paese è in una fase molto critica per la sua identità post-colonialista. Cos'è l'Inghilterra? Secondo alcuni è un paese che deve respingere la contro-invasione di jamaicani, pakistani, ...
La fase formativa del ragazzo è metafora del paese-bambino in cerca appunto di un'identità, senza padre proprio come la nazione che deve riformare sé stessa senza i capisaldi che sempre l'hanno tenuta in piedi.

Film bellissimo, da vedere.