domenica 25 ottobre 2009

One Hour Photo

2

2002,  Mark Romanek.

Avevo un gran bisogno di riconciliarmi con Robin Williams il quale, da L'Attimo Fuggente in poi, non mi aveva fatto vedere altro che robe insopportabilmente unte di retorica.

Seymour è un uomo mite, è evidente, eppure lo troviamo subito arrestato e sotto interrogatorio. Cosa avrà mai fatto?
Lavora in un centro commerciale, al servizio di sviluppo foto rapido, da tantissimi anni. E' un uomo profondamente solo, ama le foto per contenuti ed anche per qualità. Non si limita a svilupparle ma le studia, ne intuisce le vite dei protagonisti, ne sviluppa per sé copie con le quali tappezza una parete enorme della sua casa, in particolare di una famiglia che ha visto crescere, che sente come sua e le cui vicende lo coinvolgeranno al punto da fargli completamente perdere la testa.

Bel ritratto di un mestiere, e di un particolare uomo che lo pratica con passione, che quasi ormai è scomparso. Chi sviluppa ancora le foto in era digitale? Decisamente pochi.
Chissà quanti di noi, compreso chi scrive, avevano nel fotografo abituale un amico nascosto.
Molto interessanti anche le piccole considerazioni che Seymour regala sul significato delle fotografie, almeno per me che non me ne intendo.

Bella la regia di Romanek che è anche sceneggiatore. Il film trasporta con un crescendo non rossiniano ma incessante nell'animo di Sey, con giusto dosaggio di scene girate nel reale e nella mente del protagonista.

Insomma, m'è piaciuto molto. Da vedere.
Ringrazio Tritacarne per l'ottimo consiglio.

2 commenti:

  1. anche io quando vedo le foto degli altri cerco sempre di immaginarmi la loro quotidianità...un pò come lo specchio: quando ci siamo specchiati e poi ci allontaniamo dal riflesso ,siamo sicuri che dall'altra parte la nostra img nn viva una vita alternativa? le foto sn la stessa cosa, rapportata però anche agli altri...

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  2. dici che dietro ogni specchio vive un mondo parallelo? potrebbe essere un'idea per un soggetto cinematografico ;-)
    sai? preferisco ancora le foto ai filmini, come ricordi familiari, perché le puoi studiare, ci puoi fantasticare su, soprattutto sui ritratti.

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