lunedì 21 febbraio 2011

Sorcerer - Il salario della paura

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Potente e violento remake di un famoso film che m'impressionò quando lo vidi molti anni fa: "Le Salaire de la Peur" (1953) di Henri-Georges Clouzot.
Cambia leggermente il pretesto dei 4 protagonisti, altri piccoli dettagli differiscono, ma la sostanza rimane quella: un viaggio assurdo con dei camion squinternati, in una giungla ospitale come un retto diarroico, e un carico che può esplodere per un nonnulla.

Ce n'è da dire su questo costosissimo remake di Friedkin, regista maniacale, ma questo è uno degli Incolti scelti da Wilson, e gli lascio con piacere la parola.

Scanlon [“Juan Dominguez”]/Roy Scheider: “Dov’è che sto andando?”
Vinnie/Randy Jurgensen (l’”amico” di Scanlon che gli trova i soldi per fuggire e il posto in cui andare a nascondersi, Jurgensen è un vero ex-detective dell’N.Y.P.D., già attore che fa sé stesso e consulente tecnico di Friedkin, in “The French Connection”):”tutto quello che ti posso dire è che è buon posto per starsene tranquilli”.
Scanlon: “Perché?”
Vinnie:”E’ il genere di posto che nessuno vorrebbe dover mai andare a cercare.”

Scanlon: “Hai letto di questo posto negli opuscoli di viaggio?”
“Serrano”[Victor Manzon]/Bruno Cremèr:”Ho sentito che aveva un clima sano.”
Scanlon: “Non è quello previsto però?”
“Serrano”:”Era esattamente quello che mi aspettavo.”

Scanlon/Roy Scheider:”Stiamo portando tre casse ciascuno. Una è sufficiente per spegnere l’incendio. Sei farebbero saltare in aria l’intero campo. Questo significa che non credo che tutti i camion ce la faranno. Uno dei camion è di riserva.”

“Serrano”[Victor Manzon]/Bruno Cremèr: “Vogliamo il doppio, e il diritto di soggiorno…O noi non guideremo.”
Corleone [Corlette]/Ramon Bieri: “D’accordo, partirete tra quattro ore.”

Carlo Ricci/Gus Allegretti [Cosmo Allegretti]: “Ha rapinato la mia chiesa, colpito mio fratello. Non mi importa dove si trova e quanto costerà. Voglio il suo culo.”

Corleone [Corlette]/Ramon Bieri: “Sai che c’è un lavoro qui che potrebbe essere una sorta di botta di fortuna per un tipo nella tua situazione. Mai pensato di poter andare a Managua?”
Scanlon/Roy Scheider: “Managua…Merda, non c’è modo che io possa andarmene a Managua.”

[Discutendo dell’elicottero per il trasporto della nitro]
Corleone: “Beh, cosa ne pensi?”
Billy White/Richard Holley:”Beh, il problema principale sono le vibrazioni. Qualsiasi cosa potrai fare, con un elicottero avrai sempre una grave vibrazione laterale.”
Corleone: “Ho pensato che forse si poteva mettere le casse su una piattaforma tenuta all’elicottero da dei cavi d’acciaio.”
Billy White:”Una ventina di metri più in basso certo non ci sarebbe più nessuna vibrazione, ma allora il problema saranno le turbolenze, si potrebbe trasportare per un mezzo miglio in quel modo, ma non per 200, e non hai mai avuto un volo qui intorno senza qualche turbolenza.”
Corleone: “Quindi cosa intendi Billy?”
Billy White:”Non le puoi portare con un elicottero, non c’è modo.“
Corleone:”Ti pago il doppio se riesci a trovare un modo.”
Billy White:”Non è il denaro Mr. Corleone. No, è solo che per entrare intenzionalmente in un elicottero con quella merda, avreste bisogno di un fottuto aspirante suicida.”

[dopo che ha ucciso “Marquez”/Karl John]
Nilo/Francisco Rabal:”Quando c’è da guadagnare dei soldi, io sono bravo come nessuno di voi, qui.”

Padre Ricci:”Ma voi sapete di chi è questa parrocchia?”
Donnelly/Gerard Murphy: “Vai a fare in culo te e il tuo padrone!”

Scanlon: “Vuoi dirmi dove sto andando?”
Vinnie: “Giuro su Dio, non lo so.”

Nilo:”Di dove sei?”
Scanlon:”Ascolta Pancho, ti ho tenuto a stretto controllo ogni secondo che sei stato in questo posto. Se si vuole infilare il naso in questo camion, è meglio esser chiari, altrimenti prendo te e questa nitro e vi butto direttamente in un fosso!”

Scanlon: [Nilo sta morendo]”Ma che stai andando a fare con tutti quei soldi, che quella poi magari c’ha la gobba!Parla con me! Ma che hai intenzione di fare!”
Nilo:”Prendila…è lei. La miglior puttana a Managua.”
Scanlon:”due puttane! Due delle migliori puttane di Managua!”
Nilo:”Lo farai tu. Per me.”

Corleone[Corlette]: [Seduto nella cabina del camion sta osservando come Scanlon guidi il camion con grande tecnica] “Eri un’autista?”
Scanlon: “Sì, lavoravo per la Greyhound.”


“Sorcerer” dal titolo in inglese, “Il Salario della paura”(Sorcerer/aka Wages of fear)(Usa’77), dal titolo italiano com’era quello originale di “Vite vendute”, ovvero “Le Salàire de la Pèur”(Francia 1953) di Henri Georges Clouzot,con Yves Montand che già fu un film fantastico ed avvincente, tratto dal romanzo di Georges Arnaud del quale è il remake, anche se più che altro sfrutta le premesse dal romanzo di partenza, non essendo proprio un remake “classico”.
Un remake talmente coraggioso come pochi altri nella storia del cinema –qui non possono non venire in mente “The Thing/La Cosa”(’82)di John Carpenter, e “Scarface”(’83) di Brian De Palma, rispetto agli originali- e che è stato talmente un capolavoro, da riuscire quasi ad offuscare nella memoria il ricordo dell’illustre modello a cui si è rifatto.
All’epoca, il 1977, William Friedkin che aveva pressoché carta bianca da parte di qualsiasi casa di produzione ad Hollywood, ebbe per questa nuova versione de “Il Salario della paura”una visione talmente ampia e grandiosa che dovettero mettercisi in tre, oltre alla Universal e alla 20th Century fox sotto citate, infatti anche la Paramount dovette collaborare per il suo finanziamento, e tutto questo enorme dispiegamento di mezzi finanziari fu stanziato per un film girato in vari paesi ma in gran parte nella giungla, tutto ciò facendo molto anche “Apocalypse Now” e Friedkin come Francis Ford Coppola, di cui difatti “Sorcerer” è un po’ definibile il suo “Apocalypse Now” personale….
Tanto che per produrre “Il Salario della paura” come detto, dato anche l’alto costo (22 milioni di $) ci si misero addirittura in altre due Major: la Universal, che avrebbe poi curato la distribuzione nel continente americano, e la 20th Century Fox per la distribuzione all’estero.
Friedkin poteva ottenere ciò perché veniva dai successi enormi –e non solo per gli anni’70- di “Festa per il compleanno del caro amico Harold”(The Boys in the Band)(’70), “Il Braccio violento della legge”(The French Connection)(’73) ,dagli Oscar per Miglior Film 1971 e Miglior Regista oltre che a Gene Hackman come Miglior Attore Protagonista per il suo celebre Jimmy “Popeye” Doyle, enorme successo in tutti i sensi, per finire infine addirittura con “L’Esorcista”(The Exorcist)(’73) , che è stato e continua ad essere un film epocale sotto tutti gli aspetti oltre che uno dei maggiori incassi di tutti i tempi, il quale ancora oggi fa guadagnare alla Warner Bros milioni e milioni di $ ogni anno solo con i dvd e i BluRay, facile capire quindi i tanti motivi per i quali Friedkin godesse di tale e tanta reputazione d’infallibilità commerciale.
“Il Salario della paura” fu per Friedkin la fine di tutto ciò.
Ma una fine comunque molto gloriosa e coraggiosa.
Nessun altro avrebbe potuto concepire e portare a compimento un’opera del genere, avvincente dall’inizio alla fine, con ottime performance da parte di tutti e grandissimo lavoro della cinepresa. Il “look” generale del film è talmente efficace che non si insinua mai il minimo dubbio che i luoghi siano reali come in effetti sono, forse solo Herzog, l’unico che avrebbe potuto dirigere questo film come venne concepito, per le molte scene in cui alla natura è ovviamente permesso fare di tutto e nelle quali il Dipartimento artistico (diretto dal grande e pluripremiato con l’Oscar, John Box) è diretto con enorme stile e personalità, forse solo Herzog avrebbe appunto potuto dirigere un “ Salario della paura”del genere, oltre Friedkin.

Parigi, il banchiere Victor Manzon (Bruno Cremer, grandissimo) deve fuggire per bancarotta fraudolenta, il suo socio in affari addirittura si spara in una Porsche, (straordinaria tutta la parte parigina, allorquando incontriamo Victor al lavoro e nella sua lussuosissima casa. L’ultima drammatica scena in particolare, che si svolge in un elegante ristorante talmente stilé come quasi solo in Francia riescono a raggiungere, ornato da fiori recisi freschi, bicchieri di vino d’ornamenti con preziosi monogrammi, tovaglie di seta bianche e piatti decorati alla perfezione a servire piatti di lumache e arrosti di manzo con aglio, per essere poi rapidamente, incredibilmente, da questa epitome dell’agio e dell’abbondanza, trasportati, o sarebbe meglio dire scaraventati, nel totale squallore e nella miseria infernale di un villaggio nelle viscere del sottosviluppo, della giungla ecuadoregna.).
L’autista di rapine Jackie Scanlon (Roy Scheider, ah che attori tutti), si deve anche lui dare anche lui alla fuga dopo un colpo non per colpa sua conclusosi catastroficamente; Kassem (Amidou) “terrorista“ palestinese, deve fuggire da Gerusalemme dopo un attentato andato male, appena prima di essere raggiunto dalle forze speciali israeliane; il killer professionista Nilo (Francisco Rabal,l’eccellente attore spagnolo) si dilegua subito dopo un suo “lavoro” in Messico.
Victor, Jackie, Kassem e Nilo finiscono “esiliati” , lavorando come braccianti nel piccolo villaggio di “Porvenir”(nome di fantasia), nella giungla amazzonica dell’Ecuador. Quando l’esplosione di un pozzo petrolifero a Poza Rica per via di un attentato della guerriglia rivoluzionaria, provoca un incendio che non può essere spento se non con un’esplosione provocata dalla nitroglicerina che lo soffochi, la compagnia petrolifera –ovviamente americana- rappresentata da Corleone (Ramon Bieri) ha bisogno di trasportare l’esplosivo sufficiente a riprendersi il controllo della situazione.
Ma la nitroglicerina disponibile è vecchia e racchiusa in candelotti così malridotti che ne fuoriesce, talmente volatile che al minimo sobbalzo può far esplodere tutto e quindi non può essere certo trasportata in elicottero, date le vibrazioni. Si decide quindi di reclutare quattro conducenti esperti disposti a rischiare la vita, promettendo 10’000$ per ognuno e la residenza nel paese senza più essere vessati dalla polizia. Sarà ovviamente un viaggio pericolosissimo attraverso 200 chilometri di giungla impenetrabile, ponti di corda fatiscenti sopra fiumi in piena e in mezzo ai tifoni, sentieri di montagna desertici e stretti sullo strapiombo.
“Il Salario della paura” di Friedkin, a differenza dell’originale di Clouzot, come accennato già prima, poté godere per la realizzazione di un budget veramente notevole, girando nei luoghi veri, amazzonici, in cui è ambientato il romanzo, a differenza dell’originale che dovette ricostruire tutto lo scenario naturale sudamericano, minimalisticamente, in Costa Azzurra, e a differenza di Clouzot, Friedkin riesce anche a mostrarci e comprendere la vita dei protagonisti e gli avvenimenti disperati che gli costrinsero alla fuga dai rispettivi paesi, all’inizio del film, con un’abile, grandioso utilizzo dei flashback, modificati nel montaggio dell’edizione nordamericana rispetto a quella europea.
Tutti i personaggi protagonisti, quattro uomini, si ritrovano dai più disparati luoghi del mondo (Parigi, l’elegantissimo ottavo arrondissemènt, dal Medio Oriente di Gerusalemme e dei Territori Palestinesi occupati, da Elizabeth nel New Jersey, dove anche una chiesa è un obiettivo sacrosanto per una rapina) per finire poi tutti confluiti in uno dei classici posti definibili da “buco del culo del mondo”, un posto infernale, squallido e senza speranza, in cui gli oppositori politici vengono ammazzati per strada e i loro cadaveri lasciati lì ad essere divorati dai cani, ricostruito e girato nella Repubblica Dominicana ma che dall’ambientazione (anche se senza nome) parrebbe proprio essere in Ecuador.
Come detto,un’infernale, degradatissimo e fatiscente villaggio nella giungla amazzonica chiamato Alto Gracia, schiacciato come tutto il paese da una dittatura militare che poi assomiglia moltissimo a quella vera del periodo in cui venne girato il film nella Repubblica Dominicana, del figlio di Trujillo.
Gli scenari naturali del film –lontani dalla civiltà più di quanto si possa quasi immaginare- sono però talmente estesi che ben presto la troupe dovette trasferirsi, per l’esplodere di violenti tumulti (ripresi in una sequenza del film) quando Trujillo annullò le elezioni in cui aveva perso con il candidato liberale. La rivolta fu fatta soffocare con la forza da Trujillo anche nei villaggi vicini a quello in cui si girava il film.

Le impossibili e amplissime location del film furono ciò che costò di più (moltissimo) alla Universal che si dovette partnerariare a quel punto con la Paramount per far fronte alle spese del film.
Comunque, l’ambientazione e quel che riesce a ricavarne dallo scenario naturale in termini quasi fantastici e metafisici , l’estro visivo di Friedkin, è avvincente, assecondato superbamente dalla fotografia di Dick Bush e John M. Stephens che cattura così bene l’atmosfera umida dell’ambientazione, lo stress e lo spessore stesso della storia, facendone dal punto di vista visivo uno dei film più belli che io abbia mai visto, meraviglioso è tutto il lungo ed articolato inizio del viaggio, con la preparazione elaborata dei camion, le selezioni alla guida dei pretendenti alla disperata missione mercenaria, mentre la portentosa colonna sonora dei Tangerine Dream porta a compimento un risultato stilistico inarrivabile, e i quattro uomini usciti dalle “selezioni” per l’incarico di trasportare il pericolosissimo carico iniziano appunto, il loro viaggio con due camion che paiono quasi usciti da una trasposizione nel fantastico, attraverso la devastante “impenetrabilità” della giungla strade che definire “di fortuna” è dire poco.
Perennemente attraverso la pioggia e il fango, nel profondo delle mangrovie, la tensione raggiunge il culmine e il punto di rottura mentre da spettatori guardiamo le enormi ruote dei camion sfilare fuori controllo, i mastodontici corpi meccanici dei camion scorrere involontariamente lungo strade divenute torrenti in piena. I precipizi come detto sempre più stretti, e la già citata, famosa sequenza di quando il camion si fa strada con la massima tensione e temerarietà, lentissimamente, su un ponte decrepito di legno e liane, precarissimamente appollaiato sopra di un tumultuoso torrente, e la musica dei Tangerine, a compiere una sequenza che rimane indelebilmente stampata nella memoria. E nella quale i camion diventano quasi anch’essi dei personaggi. E superato anche quest’ostacolo, un altro ancora arriva inevitabilmente, quasi con aria di sfida.
Stupendo come già detto tutto il cast, soprattutto Scheider e Cremer, ma anche il famoso attore maghrebino -francese Amidou, e il Nilo di Francisco Rabal, che nella suddetta sequenza del ponticciolo sul fiume in piena, seduto a gambe penzolanti tra le assi macilente del ponte, sotto un torrenziale diluvio e un vento da tifone, guida il lento incedere del camion nell’estrema manovra di attraversamento del ponte. Il tutto come detto, mentre la colonna sonora forse più emozionante e potente che i Tangerine Dream abbiano mai composto, ci catapulta in una frenetica ed esplosiva bellezza.
Sequenza iconica del film che è anche sulla copertina della colonna sonora e sulle locandine della prima uscita.
Roy Scheider nel ruolo di Scanlon ci trasmette il calvario del personaggio con un’interpretazione magistrale, e alla fine assomiglia al fantasma in piedi di sè stesso. Naturalmente, non voglio rovinare a nessuno che non l’abbia ancora visto, il finale del film. Che ha un senso maggiore solo se lo vediamo nella versione con il prologo intatto, dei flashback sulla vita precedente dei protagonisti. Versione che è quella europea che conosciamo noi, più lunga di mezz’ora rispetto a quella americana.
Di certo ripeto, non voglio descrivervi il bellissimo finale che è quasi un vero risveglio in un incubo, e nel quale vengono riportate in flashback scene presenti nel prologo scorciato e rimontato della versione americana.
Così come è stato lasciato nella versione europea, il finale è dunque molto più impressionante e come esperienza, indelebile.

“Il Salario della paura” di William Friedkin ci restituisce dunque grandezza cinematografica in ogni momento, in un continuo accumulo di tensione che tiene costantemente e con magistrale padronanza in pugno lo spettatore, come un recensore dell’epoca ben sintetizzò.
Bellissimo anche l’utilizzo di rapidissimi flash-forward che anticipano il destino dei personaggi nel loro pericoloso viaggio, in cui la posta in gioco è ben più alta di quello che alla fine potrebbero ottenere. Anche la combinazione delle varie personalità ed estrazioni sociali e culturali di questi personaggi in fuga è ottima, e non si può non simpatizzare per loro, data anche la merda in cui si ritrovano, e l’infernale trappola che gli ha portati in un’avventura dai rischi mortali ad ogni minuto.
Il film è semplicemente superbo, grazie anche all’entusiasmante musica dei Tangerine Dream, anche in questa scelta per la colonna sonora si dimostrò una volta di più, perché William Friedkin sia sempre stato il regista venerato che è.
Anche come narratore, Friedkin riesce a mantenere costantemente la nostra attenzione sulla trama del film e il suo svolgersi, come sui personaggi, dirige l’azione con senso infallibile per ciò che riguarda l’unità e i tempi di esecuzione di essa oltre che per il ritmo, sa sempre come accrescere la tensione attraverso di essa, riesce ad essere sempre imprevedibile e sorprendente, mostrando una padronanza totale di ogni strumento e tecnica cinematografica.
Basti ricordare la sequenza della gigantesca esplosione che incendia l’impianto di perforazione petrolifera. Tutta realizzata senza l’uso di effetti di miniatura, sembra assolutamente reale, perché lo è.
Così come sono veri gli enormi camion, anche quando li si vedono attraversare ponti mezzi crollati, canyon rocciosi, e giganteschi alberi che gli bloccano in mezzo alla giungla.
Certo, il ponte mezzo crollato non era veramente di legno e corda come appare nel film, ma accuratamente costruito con cavi d’acciaio. Questo non impedì alla produzione di perdere vari camion nel fiume, che era vero.
“Sorcerer” è in definitiva, certamenteuno dei film più entusiasmanti e affascinanti film degli anni’70.
Il cui titolo, che volutamente era fuorviante, lasciando pensare a qualcosa di mistico o comunque ad una storia di magia o di stregoneria, è invece quello di un’avvincente dramma, molto potente, nel quale le risonanze si fanno sentire molto tempo dopo che i titoli di coda siano terminati.

Quando il film uscì originariamente in Australia, fu stranamente tagliato arbritariamente di quasi mezz’ora, per bizzarre esigenze delle sale in cui veniva proiettato rispetto agli orari dei loro spettacoli.

Tutti gli attori che finirono per interpretare i quattro ruoli dei protagonisti erano anche persino quarte o quinte scelte, in quanto tutte le prime e le seguenti, per un motivo o l’altro avevano rifiutato i ruoli o erano decaduti dalla selezione. Lo stesso Roy Scheider/Scanlon venne dopo Steve McQueen e Paul Newman, il primo aveva accettato il ruolo ma a una sola condizione, che la sua moglie di quel periodo, Ali McGraw, avesse avuto un ruolo da co-protagonista che non esisteva nel film. Friedkin ovviamente non accettò questa condizione, e McQueen si chiamò fuori dal film, rifacendosi vivo poco prima dell’inizio della lavorazione del film, ma Friedkin continuò a rigettare le sue condizioni.
Friedkin tentò anche di avere Clint Eastwood o Jack Nicholson, ma entrambi non vollero volare così lontano, almeno a quel tempo. Friedkin stesso ha sostenuto che la scelta di casting di avere Roy Scheider come protagonista sia stata la decisione più sbagliata che abbia mai preso.
Questo perché indubbiamente Scheider è stato un eccellente attore che ha offerto una grande interpretazione, che però –“rende più interessante un film se è il secondo, o il terzo attore, non il protagonista, perché non è mai stato una vera star.”-(opinione di Friedkin, ma molto opinabile).

L’attore francese di origini maghrebine Amidou, che interpretò il palestinese Kassem/alias “Martinez”, fu l’unica vera prima scelta, mentre tutti gli altri tre attori accordatisi con Friedkin come detto, furono –“La quarta, quinta e anche sesta scelta.”

In una scena poi tagliata si vede Nilo (Francisco Rabal) guidare quando il camion incomincia a percorrere una strada veramente sconnessa e piena di dossi giù per una larga collina, allora Scanlon (Roy Scheider) salta velocemente dalla parte in cui siede Nilo per aiutarlo a tenere la guida del camion che sta discendendo troppo velocemente la strada e sbandando violentemente. Questa scena venne tagliata dal film ma una piccola clip di essa rimane come immagine ferma verso la fine della sequenza in cui Scanlon ha un suo momento di crollo emotivo guidando attraverso una landa desolata e lunare, di notte, dove incomincia ad essere aggredito dai ricordi.

Nel libro “William Friedkin: Films of Aberration, Obsession and Reality” di Thomas D. Clagett, Friedkin svela che il titolo “Sorcerer” (che poi è il “nome” di uno dei camion nel film) è “il favorito fra tutti i titoli che i miei film abbiano avuto. Ed è uno dei miei soli film che io possa vedere, grazie al fatto che è venuto fuori quasi esattamente come lo intendevo.”

Il film venne originariamente titolato “The Wages of Fear” dall’originale francese del film e del romanzo. Friedkin optò almeno per il mercato nordamericano per lo strano titolo di “Sorcerer”, che si può riferire ai malefici influssi del fato.

Friedkin originariamente voleva solo un prologo per il personaggio principale di Jackie Scanlon/”Dominguez” di Scheider. Quando lui e lo sceneggiatore Walon Green si misero assieme per il lavoro, quello che decisero di voler fare fu di rimanere lontani da ciò che poteva apparire troppo ovvio e che chi può alla fine sopravvivere, sempre al termine del film debba avere a scelta dei “prologhi” con la sua storia. Originariamente Friedkin e Green supposero di poter mostrare i flashback in questa forma, ma l’idea venne stracciata in favore dei quattro prologhi consecutivi durante l’apertura del film.

La rapina nella chiesa ad Elizabeth, N.J. del prologo, è basata su una vera rapina in chiesa che ebbe luogo a tre isolati da dove la rapina del film venne filmata. L’autore del vero colpo fu Gerard Murphy, un vero ex-condannato in seguito divenuto un attore. Friedkin dette a lui la parte del capo dei rapinatori, Donnelly.

Friedkin volle che l’incidente automobilistico nel prologo a Elizabeth, N.J. sembrasse il più reale possibile. Dodici auto vennero praticamente distrutte prima che gli stunt fossero soddisfatti del risultato.

Le location del film vennero stimate dalla Universal studios come troppo costose, e seppur in partnernariato con la Paramount pictures, sempre troppo dispendiose. Friedkin e il produttore David Salven (che già furono produttori associati per “L’Esorcista” nel ’73) ebbero frequentemente scontri riguardanti le varie estese location delle riprese. Friedkin eventualmente avrebbe rilevato Salven e accorpato a sé il suo ruolo di produttore.

Il film fu originalmente supposto di girarlo in Ecuador per le scene nella giungla ma questo venne valutato troppo dispendioso e allora ci si mosse verso la Repubblica Dominicana, in quel periodo una dittatura militare ben poco “virtuale”. Il villaggio del film è Alto Gracia.

L’incendio della stazione petrolifera venne creato pompando oltre duemila galloni di carburante diesel da due diverse pompe, e un brutale gas propano nell’aria impregnata. Una volta che l’incendio venne fatto divampare diventò così rovente che nessuno poteva avvicinarsi a meno di 25 metri da esso.

Conservando bene il suo look, il ponte di corde fu creato al momento della lavorazione, con calma elaborazione e costruito contenendo numerose misure di sicurezza come un ascensore idraulico in utilizzo ai tecnici degli effetti speciali per poter mettere mano su di esso durante il movimento. Il tutto per essere costruito costò un milione di dollari. Dopo che venne completato, il fiume originale nella scena (in Repubblica Dominicana) venne quasi completamente prosciugato per la prima volta nella sua storia per mezzo di una piccola deviazione. Il ponte dovette poi essere trasferito a Tuxpetec in Messico, dove aveva luogo una nuova location e lì fu perduto. Si dovette quindi procedere alla costruzione di un nuovo ponte al costo di un altro milione di dollari. Ogni volta che ci fu la necessità ancora di una nuova location, il fiume veniva rilasciato dal suo prosciugamento nella sua profondità naturale. La crew del film pose una guardia intorno al ponte 24 ore su 24 a causa delle superstizioni dei locali, i quali tentarono di abbattere il ponte a causa della credenza che lui e i suoi “intrusi” avrebbero creato un prosciugamento perenne del fiume. Ma al tempo delle riprese l’acqua era profonda solo 180 cm. e assolutamente non dall’aspetto minaccioso. La crew del film non aveva però più soldi per cercare ancora un’altra location e quindi Friedkin decise di utilizzare in aggiunta una corrente artificiale e una tempesta di pioggia (usando elicotteri e macchine per il vento su delle torri con tubi giganteschi.) Il ponte d’altro canto si dimostrò troppo instabile per poter ospitare tutte i dispositivi precauzionali per la sicurezza del camion (oltretutto con gli attori al suo interno), che s’inclinava su di un lato, e per ben cinque volte durante le manovre e le riprese finì nell’acqua. L’intera sequenza prese tre mesi per essere girata. Friedkin ha constatato che essa è stata la più lungamente difficoltosa sequenza che abbia mai girato nella sua carriera.

Friedkin era sicuro di avere il final cut per l’uscita “domestica” del film, ma che questo non era specificatamente richiesto per la distribuzione all’estero. Conseguenza di ciò, il prologo d’apertura venne interamente tagliato, grandemente scorciato o incorporato nel corpo film attraverso dei flashback, per l’uscita nei paesi esteri.

Il film ebbe molta sfortuna alla sua apertura in America, il 24 giugno, del 1977. La prima settimana, la coda intorno al Mann’s Chinese Theater era tutt’intorno all’isolato. Ma durante quel periodo, un film chiamato “Star Wars” (il quale inizialmente era stato distribuito solo in pochi cinema sparsi nella nazione) iniziò ad avere una più larga distribuzione e il fenomenale successo di questo film iniziò a prendersi tutto. Alla seconda settimana dalla sua uscita, “Sorcerer” vide le code di fronte al Mann’s Chinese Theater divenire completamente dissipate o quasi nulle. Un sala cinematografica di San Francisco battè ogni record cittadino al box-office quando incominciò a proiettare “Star Wars”, da quel momento prese talmente piede il successo del film che “Sorcerer” non potè fare più nulla e quasi ovunque venne rimpiazzato proprio da “Star Wars”, in una sola settimana. Alla fine, “Sorcerer” recuperò solo 9 milioni di dollari dei suoi originari 21 milioni di budget, finendo per diventare finanziariamente un disastro.

Dato le parti con i sottotitoli all’inizio del film molti esercenti delle sale presero un’iniziativa, credendo questa utile per chi non essendone a conoscenza, non aveva pagato il biglietto per vedere un film straniero. Insomma, per alleviare l’impatto dell’inizio del film parlato solo in lingue straniere, poster speciali vennero velocemente stampati e posizionati nelle Sale in cui seguivano le proiezioni di “Sorcerer”. “LA VOSTRA ATTENZIONE GRAZIE. Per drammatizzare le diverse origini dei personaggi principali di “Sorcerer”, due delle sequenze d’apertura sono filmate nelle appropriate lingue straniere- sottotitolate in inglese. Oltre queste scene d’apertura, tutte le altre del film “Sorcerer” sono in lingua inglese.

Friedkin parlò sia con Gene Hackman che con Kris Kristofferson per cercare di averli come attori nel film. Hackman declinò l’interesse dicendo che lo script del film era troppo violento. Kristofferson anche declinò, perché non era molto convinto di essere l’attore giusto per caricarsi interamente su di sé un film di questa portata e di questo budget.
L’anno dopo (1978) Kristofferson fu il protagonista di “Convoy-Trincea d’asfalto” di Sam Peckinpah, in cui apparentemente dimostrò di saperlo fare benissimo, ma era una scelta dettata dall’essere sicuramente un film di minor costo e ambizioni.

Nick Nolte, relativamente sconosciuto all’epoca se non per il famoso sceneggiato tv “Il Ricco e il Povero”(1976), tentò di ottenere il ruolo di protagonista quale andò poi a Scheider. Successivamente, avrebbe fatto il protagonista di “Basta vincere”(Blue Chips)(1994) di William Friedkin.

Paul Newman rifiutò il ruolo da protagonista.

A causa del temperamento esplosivo di Friedkin e delle scene in cui venne usato un elicottero per creare la tempesta durante la sequenza del ponte di corde, fece sì che durante la lavorazione del film egli si fosse guadagnato il soprannome di “Hurricane Billy”.

Oltre a Steve McQueen come protagonista nel progetto originario erano intesi anche Marcello Mastroianni e Lino Ventura che avrebbero dovuto interpretare i due ruoli di supporto poi interpretati da Bruno Cremer e Francisco Rabal. Oltretutto,dopo che McQueen si chiamò fuori dal film, Mastroianni e Ventura praticamente si tirarono fuori anche loro da fare il film con qualunque attore fosse la seconda scelta rispetto a McQueen.

Il display dell’orologio sul quale guarda l’uomo della squadra demolizioni lo stato di pericolosità e di tempo rimanente della dinamite, è un Bulova Accuquartz “Big Block”, orologio a LED. Molto in anticipo sui contemporanei segnatempo digitali, i numeri erano visualizzati sul display nel tipico rosso luminescente. Come nel mitico timer di Jena Plissken in “1997:Fuga da New York”.

Gli incidenti vari che capitarono durante le riprese nella giungla (incluso un uragano il quale praticamente spazzò via un set), fecero sì che l’originale costo del film di 15 milioni di $ lievitasse fino a 21 milioni.

L’ingegnere del suono della produzione mixò in sopratono il ruggito di una tigre per il suono del camion “Sorcerer”, e il barrito di un coguaro per quello dell’altro camion “Lazaro”. Una viola e un violone sono stati utilizzati per alcuni dei suoni dei gemiti del ponte di corde. La nomination all’Oscar per il Miglior Suono (Robert Knudson, Robert Glass, Richard Tyler, Jean-Louis Ducarme) fu l’unica del film.


Napoleone Wilson


20 commenti:

  1. pur amando il cinema di Friedkin, mi sono sempre rifiutato di vedere questo film, avendo negli anni alzato un altare al film originale di Clouzot. primo per l'uso del b/n, magari all'epoca obbligatorio per via dei costi, poi per la presenza di Ivo Livi, per finire con una messa in scena essenziale e che ti inchioda alla sedia. Insomma un film che non abbisognava di remake.
    A proposito di francesi, hai visto "Il buco" di Jacques Becker" ? E' il mio film di culto ipermegacalifragilistichespiralitoso. E non parla di orifizi.

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  2. caro harmo, questo infatti è proprio tra i film Incolti, ed una delle ragioni è quella che descrivi: essere il remake di un film riuscitissimo. sono film parecchio diversi però, per diversi aspetti che Napoleone spiega alla grandissima.
    "Il buco" me lo cerco... ;-)

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  3. certo che a leggere la rece di Napoleone ti fa venir voglia di vederlo, quindi ci proverò, non farò le corse per cercarlo, ma se mi capita...

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  4. freidkin non ti fa perdere tempo. viene subito al punto e ti racconta la sua storia senza alcuna autoriverenza. non è un remake il suo. è un altra storia.

    love, mod

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  5. questo freidkin mi manca! e mi manca pure l'originale di clouzot! oh, perbacco!
    cerco subitissimo... mi avete fatto venire voglia di vederli ORA!
    grazie roby e napoleone.

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  6. meritano entrambi frank! ovvio, non li guarderei a distanza ravvicinata, ma la mod dice benissimo: quello di friedkin è un remake solo formalmente.

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  7. mi manca l'originale..subito a cercare..grazie robi e grazie napoleone...

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  8. ma questo è un grandissimo recupero!
    grazie per la dritta (e complimentoni per la rece), corro a vederli, sia il primo del grande Clouzot che quello di Friedkin :)

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  9. grazie ragazzi! a nome di Napoleone
    non so cosa potrà aggiungere ancora come spesso fa nei commenti, ha scritto una wiki incredibile O_o

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  10. ...Soltanto una scontata ode per i grandiosi personaggi di questo film,e soprattutto nell'inevitabile sconfitta,i quali pur non avendo più la possibilità di avere un'avvenire sereno, non si sono comunque mai suicidati,e in quanto probabilmente molti di noi non lo potrebbero nemmeno mai capire, ma perchè sono uomini liberi.
    Liberi. Viva i personaggi così. Irrimediabilmente tristi.

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  11. sono anche personaggi che attivano una sorta di forza primigenia, se posso dire così. una volta attivata una decisione, forte, questa diventa sola ed irrefrenabile ragione di vita. non c'è "solo" il raggiungimento della libertà ma proprio il desiderio incrollabile di compiere un'impresa.

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  12. proprio stanotte ho visto French Connection, e ho trovato questo punto comune

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  13. Bravo Roby. Bravo. Puntuale e acutissima, attenta osservazione.
    Jimmy "Popeye" Doyle, è proprio il personaggio di Friedkin simbolo, di questo. La scena irresistibile di tutto ciò che hai scritto sagacemente sopra è quando si scatena il celeberrimo feroce inseguimento al killer Marcel Bozzuffi che fugge in un vagone della metropolitana, e Doyle sotto la sopraelevata, non lo perde e lo raggiunge, con l'auto!
    Chiunque si sarebbe arreso ma non lui, non "Popeye" Doyle, animato, mosso da un'incrollabile, irrefrenabile "forza primigenia" come giustamente dici tu, tenacia a compiere ciò che sembra l'unica e ultima ragion d'essere. Anche rischiando di provocare altre vittime, investite.
    E'noto il finale di "The French Connection", ma anche lì c'è un'altro splendido momento che mostra tutto ciò, al limite dell'ossessione maniacale.
    Se vedrai il magnifico sequel "The French Connection part II"('76) di John Frankenheimer, proprio nell'indimenticabile finale, avrai lo scioglimento inevitabile della forza delle decisioni prese da Jimmy "Popeye" Doyle...
    Forza che è in egual misura certo, nei personaggi come Scanlon e Serrano, ma anche gli altri, di "Sorcerer"...

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  14. L'originale è un film unico. Impossibile da ripetere. sopratutto 25 anni dopo, e non in Francia, non in Europa. Quindi un plauso a Friedkin che ne fa un Film tutto suo, tanto che in certi momenti suona proprio strano parlare di remake. Il risultato è decisamente buono, anche se penso che Nolte nella parte sarebbe stato davvero grande. (a proposito, visto che viene citato, qualcuno ha per caso lo spledido "Povero Ricco" , trasmesso a suo tempo dalla Rai)
    In definitiva un Film che mi è piaciuto, anche se, dovendo sciegliere opterei sicuramente per l'originale....

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  15. eh wilson, conserva le "cartucce"... di french connection ne parliamo nel blog a brevissimo :)

    ciao magar! ogni opinione di gusto è corretta per definizione ovviamente, ma insomma, perché dover scegliere? meglio vederseli entrambi, ahah!

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  16. In tema di remake Friedkin ha rifatto anche il mauiscolo "La parola ai giurati" di Lumet, credo per la televisione, tirandone fuori a mio avviso un buon film (ma si sa, con Jack Lemmon diventa tutto più semplice...). Questo invece non l'ho visto, colgo il suggerimento e poi mi leggo la polposa rece!

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  17. roby, tu ne sai e parecchio di cinema, doveroso poi per la tua professione ;-)
    ciao

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  18. ..Bellissimo infatti anche il "remake" da parte di Friedkin per la tv via cavo nel '97, di "La Parola ai giurati", grande anche George C,Scott ma non è una sorpresa, oltre a Lemmon.
    "Il Ricco e il povero" ce l'ho io, registrato all'epoca persino in Betamax, ce l'ho ovviamente, anche perchè c'è William Smith, uno dei miei caratteristi "has-been " preferiti, quando c'è la sua faccia, mi basta perchè lo veda comunque, film o telefilm/sceneggiato che sia.

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  19. La lavorazione del film é stata, allora, un'altra strepitosa avventura!

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