sabato 28 gennaio 2023

Pastorale Americana

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Caro diario,
talmente bello questo film da rendermi irresistibile scriverne in questo pur defunto blog. Forse può tornare al suo scopo iniziale: essere semplicemente uno schedario di visioni e un motivo per rifletterci sopra, per non disperdere il ricordo di un'esperienza. Un Diario, nient'altro.

Romanzo letto male tanto, troppo tempo fa per poterne discernere e cosa potrei mai dirne? Il film, quanto fedele al capolavoro di Philip Roth non saprei dire, ha una confezione esemplare. Amo i film che mostrano tempi che furono. Mi piacciono i vestiti, le macchine, le dinamiche sociali ed interpersonali, le ricostruzioni di eventi storici... tutto mi ha deliziato in tal senso ma sono tornato per scrivere un diario, non per fare il critico. Sono le emozioni che mi devono rapire di un film, di una storia raccontata, reale o immaginifica che sia.

Tra le tante riflessioni che può provocare il percorrere le vicende della famiglia dello Svedese, uomo dal destino felice nello sbocciare della sua vita quanto infausto nella sua conclusione, quella che più mi ha piegato la schiena e fatto perdere il controllo delle ghiandole lacrimali è l'irrisolto, forse irrisolvibile enigma del rapporto genitori-figli.

Ogni genitore vorrebbe un bugiardino che gli spiegasse come gestire (gestire??? oddio...) i figli. E' stato anch'egli figlio prima, di altri genitori ma in altri tempi, quindi alcun aiuto perviene da passate esperienze. Tra gli antri del Totale Controllo e quello del Totale Lasciar Fare trovansi infinite sfumature, nessuna esatta perché manca il giusto metro: come valuti se hai agito bene o meno? Esiste qualche criterio per misurare la felicità di qualcuno? No ma vorresti poterlo fare, almeno con chi hai generato, cresciuto, avviato ad una vita adulta e consapevole (cresciuto??? avviato??? cristo...).

Nel pur drammatico epilogo, Svedese mi ha suscitato ammirazione, direi persino proprio per quell'epilogo. L'uomo di successo non mi attraeva, in generale non mi attrae nella vita, non mi attrae nemmeno chi si arroga di Guidare altre persone. Ispirato dal titolo, senza con questo voler dare significato improprio ad esso, rispolvero una mia vecchia metafora mai confutata: ammiro il Cane Pastore e quello che fa, più che il Pastore stesso. Il Pastore è una guida, un faro, si mette davanti e tira, chi vuole lo segua. Il Cane si preoccupa di tutti e di ogni singolo, lo cerca se si smarrisce e non tira ma spinge, spinge, sempre almeno da un passo indietro non fa altro che spingere. Quanti Pastori occorrono al mondo? Pochissimi. Un Martin Luther King, un Ghandi, un San Francesco, un Giordano Bruno... tutti gli altri ne possono semplicemente seguire l'esempio, che non significa imitarli, proprio no!
Hai generato un figlio? Ammira il capolavoro della natura, la sua opera d'arte, abbaia quando corre pericoli, esulta delle sue scoperte, non instradarlo, non porgli limiti, non gravarlo di tue aspettative, soprattutto non valutarlo mai per i falsi successi che il mondo propone come tali. Non è tuo ma è Uno ed Unico, appartiene al mondo.

Svedese ai miei occhi ha incarnato la lotta tra i due ruoli, di Cane e di Pastore e sarà Cane, suo malgrado o per scelta. In ogni caso sarà un Successo.

Robydick


8 commenti:

  1. Ehilà quanto tempo, ciao Robertino, quanto mi sei mancato

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  2. Non credevo ai miei occhi quando ho visto questo post... ho fatto bene a non toglierti dalla blogroll! Che piacere, un caro saluto Roby: guarda che noi (cinefili) siamo sempre tutti qui... o quasi ;) un abbraccio grande!

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  3. mi è preso un colpo quando ho visto il tuo commento nel mio blog, credevo fossi il fantasma virtuale di Robydick ahah scherzo, è un piacere rileggerti! Questo film non l'ho ancora visto e se ti ha messo voglia di ritornare qui, me lo vedo proprio subito!

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    1. fantasma virtuale di un personaggio virtuale. bella questa, da ricordare :-)

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  4. Robertino caro... che dire, bentornato! Non sai quanto mi faccia piacere leggerti ancora :)

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    1. ciao Jean, piacere mio di rivederti. con l'occasione riguardo il roll degli "Amici di Sala" che vedi a destra, e ti aggiungo :-)

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  5. Ecco, ho visto prima il film e poi ho letto il libro, che dire; lucciconi a go-go, avendo una figlia immedesimarsi nello Svedese è stato un attimo. Il finale del libro è diverso dal film e dal mio punto di vista ancora più struggente. Il personaggio disegnato da Roth ed interpretato magistralmente da McGregor è quanto di più commovente abbia visto al cinema. Peccato soltanto che non abbia avuto ottime critiche come avrebbe meritato, l’errore secondo me è non scindere il film dal libro, ma qui si vola alto davvero.

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  6. peccato ricordo poco il libro... grazie per il contributo Harmo.

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