Vincitore di Berlino nel 1971, in giro si trovano recensioni non entusiasmanti, ma a me è piaciuto abbastanza.
Forse sono influenzato dal bellissimo ricordo del romanzo di Giorgio Bassani da cui è tratto, romanzo omonimo del 1962.
Siamo a Ferrara, nel 1938, appena dopo la promulgazione delle leggi razziali, incipit inevitabile alla prossima entrata in guerra dell'Italia fortemente voluta da Mussolini dopo aver visto i successi iniziali dei tedeschi.
I Finzi-Contini sono una ricca famiglia borghese che, dopo aver tenuto per tanti anni chiusa la porta del loro "giardino" (un parco direi), cominciano ad accogliere, su spinta dei loro 2 rampolli (la bellissima e vivace Micòl ed il cagionevole e delicato Alberto), amici dei figli, ebrei e non. Diventa una sorta di ghetto di lusso, dove giocare a tennis, chiaccherare e vivere allegramente, dove s'intrecceranno storie d'amicizia e d'amore.
Fuori la storia prosegue il suo corso politico e razzista, con uno stillicidio di eventi, piccoli e poi sempre più grandi prima di quello "finale", che entrano nella trama costantemente ed inesorabilmente, sempre e rigorosamente fuori dal paradisiaco giardino... tranne un evento ovviamente.
Ottimo film anche per avere, per sommi capi, un'idea di cosa siano state, appunto, le leggi razziali del '38.
Impossibile lo spoiler sul finale, che è scritto nella più vergognosa pagina della storia d'europa. Ma ci sono tanti "piccoli" finali da godere...
Ho apprezzato la sensibilità di De Sica nel riportare nel film (forse fin eccessivamente con una fotografia "pastello", questo sì) la pacatezza, la tranquillità e la solenne eleganza e dignità, sia del romanzo in quanto tale sia dei Finzi-Contini in quanto personaggi simbolo.