mercoledì 30 settembre 2009

Zift

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Premiata la regia al Moscow International Film Festival (MIFF), avrei aggiunto 2 encomi ai 2 protagonisti: Zachary Baharov che interpreta il mistico Tarma e la splendida Tanya Ilieva sua amante e Mantide.

Un giorno ed una notte per ripercorrere la vita di Tarma, nel passato e nel presente.
Esce dal carcere dove ha coltivato corpo e spirito dopo una lunga carcerazione ingiusta. E comincia un andirivieni tra flashback e tempo reale. L'amico Occhio in carcere che tanto gli ha insegnato. Lumaca, ex-complice, lo tortura per carpirgli dove ha nascosto la pietra, obiettivo della rapina. Mantide era una giovane fatale, rimasta incinta prima dell'incarcerazione di Tarma. Il figlio Tom mai visto, nato e morto durante la prigionia. Veleno. Morirà? Ingiustizia subita per non aver rivelato la verità. Perché? La femmina della Mantide decapita il maschio durante l'accoppiamento. Amici. Ricordi d'infanzia. Incontri esilaranti ma Tarma non riesce più a ridere, ha uno scopo ed il tempo è poco...
La vita è un nulla, dura quanto dura, non importa, piccola o grande ha una missione, uno scopo.

Un noir fantastico, in elegantissimo bianco e nero che però non lesina moderne tecniche di ripresa, una storia sempre tesa fino all'ultimo istante, ricca anche di momenti divertenti, testi interessantissimi, satira spietata del regime comunista bulgaro intorno agli anni '60.
Incredibile tanta grazia per un opera prima, ma ne vedremo sicuramente ancora delle belle da Gardev, ha talento smisurato, certe meraviglie non si realizzano per caso.

Un Film da non perdere!

martedì 29 settembre 2009

Al di là dei sogni

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Che dire di questo film? Un cult per alcuni, altri gli sbavano letteralmente addosso. Poi, con varie sfumature (ognuno a questo mondo fa storia a sé), si arriva al mio personale gusto e quindi giudizio: film disgustoso come pochi.
Ma andiamo con ordine, parliamo delle cose belle e di quelle meno, nell'ordine.

La trama fantasy si presta a giocare con effetti e amenità varie e in questo, devo dire, Ward e fotografi e staff vari hanno dato una prova superlativa. Non fosse stato per la vomitevole trama, ma per un film per bambini, che so io?, il "giumangi" di turno, sarebbe stato uno spettacolo notevole con annesso divertimento e risate.

E invece? E invece siamo di fronte a un polpettone melenso, mieloso, pieno di luoghi comuni, pieno di stratagemmi strappalacrime, di puttanate da sbarbatelli del muretto lucchettopontemaniaci, per moccia-mocciosi, per casalinghedefilippidipendenti, di filosofia ad-stoltum. Oh intendiamoci, massimo rispetto per le categorie elencate, che però tali rimangono! M'incazzo perché tanto talento fotografico e scenografico è stato letteralmente mandato a puttane! M'incazzo soprattutto perché certi temi andrebbero trattati con competenza e non estrapolando da religioni e filosofie due fesserie in croce! Mi straincazzo perché ... ma basta!, vaffanculo, 'sta schifezza non merita il consumo della tastiera.
E chissà, non lo so e non indagherò certo personalmente, se il libro a cui è ispirato è una stronzata di pari portata. La trama, che mi rifiuto di raccontare, poteva anche essere interessante, bastava sviluppare il tema della felicità e della sofferenza umana con un minimo di "serietà".

Ero già prevenuto quando ho visto chi era l'attore protagonista. Il Robin Williams di Good Morning Vietnam è un ricordo lontano ormai. Per dio!, da quando ha fatto l'Attimo fuggente (ah cazzo! ve lo raccomando anche quello!) ha inanellato una serie di film uno più retorico dell'altro!

Lo so che andrò controcorrente. Non è la prima volta. Mi consolo solo col fatto che, almeno stavolta, anche il Morandini la pensa come me.

Ward, dillo la prossima volta: "è un film per bambini". Io non perdo 2 ore del mio tempo e tu ti risparmi i miei strali.

lunedì 28 settembre 2009

The Lost

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Ogni tanto occorre vedere un film leggero perlomeno nell'esposizione della trama, far riposare il cervello e godersi una storia con semplicità, e invece...

Ray è un ragazzo che s'è perso il cervello non si sa dove. Pronti via, scopre 2 campeggiatrici mentre è in un parco col suo migliore amico e la sua ragazza. E così, per un motivo qualsiasi, decide di ucciderle. E' il solo sospettato della cosa, ma non ci sono prove.

Dopo qualche anno il detective che aveva condotto le indagini, per vari motivi, decide di stargli addosso. Ray è un donnaiolo e spaccia droga, prima o poi dovrà finire nelle sue grinfie in qualche modo. Nel frattempo che indaga Ray continua a fare la sua vita, a mettere lattine negli stivali per sembrare più alto, a truccarsi ed a spacciarsi per uomo interessante sempre e solo allo scopo di conquistare quante più ragazze possibile.

La svolta sarà quando il detective riuscirà, con abilità diplomatica, a mettere contro Ray la sua ragazza e il migliore amico. La violenza omicida di Ray, a questo punto, riemergerà...

Nel più classico dei caleidoscopi della cosiddetta provincia americana si sviluppa una storia in cui il potenziale omicida di Ray tiene in costante apprensione. Molto meno splatter di quanto la locandina può far supporre, è un film girato molto bene, merita una visione.

La teta asustada - Il canto di Paloma

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Orso d'Oro a Berlino, un film quasi minimalista, poetico, drammatico, interamente incentrato sulla vicenda di Fausta, figlia della violenza subita dalla madre a Lima durante gli anni (gli ottanta i più feroci) della guerriglia tra le forze governative e quelle rivoluzionarie (Sendero Luminoso, Tupac Amaru).

In Perù si diffonde la convinzione, con poche basi scientifiche ma certamente molte cliniche, che durante quegli anni molti bambini, direttamente dal latte materno, abbiano assorbito il terrore dalle loro madri. Una malattia psicologica nota come "la teta asustada", letteralmente "il seno spaventato" o, come viene chiamata nel film tradotto, "il latte della paura"...

Fausta è un caso grave di questa malattia. Attua persino un incredibile espediente ideato dalle donne durante la guerriglia per scoraggiare i violentatori: vive con una patata perennemente inserita nella vagina alla quale crescono persino le radici. Pur adulta, è perennemente spaventata, non va da nessuna parte senza che qualcuno la accompagni. Alla morte della madre sarà la sola sopravvissuta della sua famiglia e s'imporrà di seppellirla nel paese natìo ma questo richiede molti soldi, troppi per un abitante delle favelas di Lima. Troverà lavoro come domestica in casa di una compositrice e nonostante questa la gabberà al momento di pagarla troverà la risorse per il suo desiderio.

Intorno a Fausta la vita delle favelas, che circondano l'intera città di Lima con particolare attenzione alla vita delle donne, quelle che più di tutte desiderano pace, matrimoni, serenità.

Volutamente lentissimo, m'è piaciuto molto il ritratto fatto della ragazza, con inquadrature da quadro, fotografia splendida con colori non forzati. Bellissime le canzoni popolari che Fausta canta continuamente ogni volta che la sua emotività lo richiede. Sono canzoni che aiutano la memoria a ricordare, come le diceva la madre.

Non mi ha lasciato indifferente la bellezza indo-ispanica dell'attrice protagonista, Magaly Solier, davvero molto brava.
Da vedere.

domenica 27 settembre 2009

El Topo

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El Topo, cioè La Talpa "... è un animale che scava sottoterra e che quando arriva in superficie e vede il sole, diventa cieco.".

Quasi indefinibile la trama, nel senso che quello a cui si assiste, preso letteralmente, ha ben poco senso.
Vogliamo farla brevissima? Un cowboy nerovestito con al seguito un bambino nudo va a zonzo in un west violentissimo e sessomaniaco. Salva una donna schiavizzata e ne diventa l'esecutore, abbandonando il bambino, della di lei volontà, di 4 esecuzioni dei 4 più grandi pistoleri del west. Pentitosi viene colpito quasi a morte dalla stessa donna, salvato da una comunità di freaks che vive in una grotta isolatissima. Insieme alla nana che lo ha accudito s'impegna a scavare una grotta per liberare i deformi, andando al villaggio, anche questo violentissimo e sessomaniaco, a procurarsi i soldi... tralascio il finale. Su Wiki se volete la trovate dettagliatissima.

Se, a differenza di me, siete esperti di religioni (soprattutto cristiana ma non solo), esperti di western, esperti di eventi d'attualità del 1970, e magari anche eccellenti conoscitori delle originalissime teorie sulla Psicomagia di Jodorowsky, allora ogni singola scena di questo film vi farà urlare al Capolavoro di allegorie, metafore, simbolismi.
Io purtroppo conosco solo di tutto un po' ma ho letto tempo fa un affascinante libro-intervista di Jodorowsky e delle sue teorie (e performance teatrali, e non solo teatrali). Questo mi ha aiutato parecchio e quindi urlo al Capolavoro lo stesso. Solo che non me la sento davvero di descrivere i significati delle scene e della loro non-casuale sequenza, esco troppo dalla mia modesta sfera di competenze. Magari in futuro, parlandone con qualcuno, oserò andare oltre.

Un Cult da vedere molte volte.

sabato 26 settembre 2009

Una donna di Tokyo

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L'ancora giovane Ozu già mostra le sue caratteristiche peculiari. Fermi immagine simbolici, quasi delle sequenze fotografiche. Storia forte e drammatica eppure illustrata con grande pacatezza e un rispetto enorme per i semplici personaggi della cosiddetta gente comune.

La vicenda della piccola donna disposta a tutto per aiutare il fratello a studiare scorre come una situazione normale, senza picchi d'emotività vissuti, vien da dire, all'orientale.

Davvero una piccola perla, muta, ma le immagini valgono molto di più delle poche parole che pur si leggono ogni tanto.

venerdì 25 settembre 2009

The Reader

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Germania Ovest, 1958. Michael ancora adolescente s'innamora di Anna (perno della trama, straordinaria Kate Winslet), donna già adulta che vive sola. Questa ricambia ma esige che Michael, prima di fare l'amore, le legga brani di libri e Michael sceglie sempre grandi classici, libri famosi, anche impegnativi, che Anna ascolta con avidità. Un episodio allontanerà Anna da Michael, che non riuscirà mai a dimenticarla. 
La rincontrerà nel 1966, 8 anni più tardi, in un contesto sconvolgente. Lui è studente di giurisprudenza e un seminario al quale è iscritto lo porta ad assistere ad un processo importante, imputate 6 donne appartenute alle SS col ruolo di sorveglianti ad Auschwitz. Causa e testimonianza scatenante del processo un libro scritto da una sopravvissuta del lager. Una delle 6 donne è proprio Anna e sarà anche quella che subirà la condanna più grave: ergastolo.
Anna in prigione, Michael avvocato professionista. Dopo iniziano un particolare scambio epistolare... e qui mi fermo. Ho detto già troppo di una trama che è la vera forza pregnante di questo bellissimo film.

Raramente mi è capitato di vedere concentrati, in una sola opera, tanti temi importanti in una perfetta miscellanea. Onore quindi non solo al regista ma anche allo sceneggiatore David Hare.
Vediamoli in ordine d'apparizione, come s'usa dire per gl'interpreti, e ovviamente non scevri dalla trama ma contestualizzati.
(a questo punto del discorso qualche spoiler è inevitabile, me ne scuso)

Lo studiatissimo caso del rapporto adolescente-uomo con adulta-donna, a mio parere una sorta di relazione edipica non incestuosa.
Indipendentemente dall'amore sincero, Anna esercita un potere assoluto sul Ragazzo, come lei lo chiama. Un potere che abbraccia tutta la vita di Michael, presente e futura ad una relazione che durerà una sola estate. Anna appare a volte appassionata altre cinica, feroce. In entrambe le situazioni indifesa, con l'aggressività tipica di chi è un debole o si sente un debole, debolezza che contrasta con una forte predilezione per l'ordine e la disciplina uniti ad un decisionismo spiccato privo di ripensamenti.

La triste condizione a cui può portare l'analfabetismo, interessante ancora oggi dove al sostantivo s'aggiunge sovente una qualifica: a.tecnologico, a.informatico, a.scientifico, per fare qualche esempio.
Anna è analfabeta e ne prova una vergogna incontrollabile. Rinuncia a tutto, è disposta anche a subire ingiustizie, pur di non fare emergere pubblicamente il suo status. Su questo aspetto, sulla sua trasposizione cinematografica, credo che la Winslet abbia costruito un'interpretazione di riferimento assoluto. L'analfabeta Anna appare all'inizio come una cieca e, non conoscendo la trama, per molto ne sono rimasto convinto. Gli occhi spesso sbarrati su obiettivi astratti, l'enfasi data al suo Percepire la presenza vicina di Michael più che al suo Vedere, il tattilo percorrere delle sue mani sugli oggetti e sul corpo dell'amante, sono geniali e focalizzano lo sguardo di uno spettatore attento al dettaglio.
Si comprenderà soprattutto durante il processo il significato di quello sguardo e di quei comportamenti.

Il difficile assorbimento per i tedeschi, il durissimo processo intellettuale e morale, individuale e collettivo, della "grande colpa" dell'Olocausto.
Dachau, il primo lager cronologicamente tra quelli importanti, vicino a Monaco di baviera, mini-auschwitz dove si mise a punto tutta la tecnica di sterminio, che ho avuto la fortuna di visitare, è ancora oggi un Monumento alla Memoria insieme ad un lampante esempio dell'atteggiamento medio dei tedeschi nei confronti dell'Olocausto. L'Area del Memoriale è stata ristrutturata magnificamente ed è curatissima, al suo interno si vedono continuamente film e documentari, c'è un museo che non trascura nulla, una baracca è stata ricostruita alla perfezione (furono tutte distrutte prima dell'arrivo degli americani, autori quest'ultimi, tra l'altro, della tristemente nota "Strage di Dachau", altra vicenda che è bene non dimenticare).
Tanto impegno, tanta profusione di risorse contrasta col fatto che, in Germania, se chiedi agli indigeni di indicarti dove poter visitare lager, musei o memoriali sull'Olocausto spesso nessuno ti sa rispondere o cambia argomento? No. Ho un rispetto enorme per i Tedeschi per questo, non mi si fraintenda, e in parte comprendo la loro difficoltà, il loro imbarazzo. In fondo anch'io, come italiano e per lo stesso periodo storico, ho ben poco di cui vantarmi.
Il processo, per quanto denunciasse con forza politica i gravissimi comportamenti delle 6 sorveglianti, aveva preso la prevista piega giuridica: denuncia e scuse per quanto avvenuto, sostanziale assoluzione per le imputate per i soliti motivi legati allo zelo nell'applicare ordini ricevuti. Anna però spiazza tutti, co-imputate e giuria, con la sua deposizione sincera, verrebbe da dire innocentemente sincera, ancora convinta di aver agito semplicemente con correttezza professionale.

L'atteggiamento delle vittime dell'Olocausto nei confronti dei loro carnefici, in tempo di pace.
Michael per espressa volontà di Anna, alla morte di questa, andrà New York a trovare l'autrice del libro che portò ad indire il processo descritto. Le consegnerà una scatola di the con dentro una importante quantità di denaro. Questa rifiuterà il denaro ma, alla fine del colloquio conserverà simbolicamente la scatoletta.
Come diceva Simon Wiesenthal, uomo determinatissimo, ci sono "... certi crimini che non vanno mai in prescrizione". Sono d'accordissimo. Traspolando si può arrivare a dire che ci sono certi crimini che non prevedono perdono. La donna è ricchissima e non rifiuta il denaro per la quantità per lei irrisoria, ma per la sua provenienza. L'aver scontato una pena detentiva e l'essere morta in carcere non cambia nulla.
Interessantissimo in questo senso questo incontro pregnante più nei silenzi che nei dialoghi. Entrambi sono vittime di Anna, la donna lo capisce immediatamente ed esige da Michael sincerità, al punto che per la prima volta nella sua vita egli confesserà a qualcuno di aver amato Anna e di esserne quindi stato soggiogato con effetti determinanti la sua vita privata. Sono vittime diverse: una ha subìto la situazione con inaudita violenza e ferocia, l'altra l'ha scelta e la donna, con ferma lucidità, non manca di farglielo notare.

Sicuramente uno dei più bei film di sempre tra quelli che trattano il tema dello sterminio nazista degli ebrei.
Da vedere più volte.

mercoledì 23 settembre 2009

Cashback

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2006, Sean Ellis.

Un giovane studente inglese dell'accademia dell'arte, talentuoso ritrattista, perde il suo amore, non se ne dà pace e inizia a non dormire più. 8 ore si aggiungono alla sua vita e mentre fa la spesa scopre che nello stesso supermarket potrebbe lavorare di notte, cosa che inizia a fare.

sabato 12 settembre 2009

Scala al Paradiso

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1946, Emeric Pressburger, Michael Powell.

Un minimalista bianco-nero Paradiso, nella sezione che alla fine del '45 accoglie a frotte i militari vittime della guerra, attende senza esito il pilota di bombardieri inglese Peter Carter. Egli si è lanciato senza paracadute dall'aereo in fiamme, ultimo sopravvissuto dell'equipaggio,