martedì 25 ottobre 2005

Freaks

4

Arrivo tardi, ma non troppo, a conoscenza di un film sicuramente capolavoro. Tod Browning ha messo insieme un serraglio di deformi e non-normali di ogni genere e categoria per produrre una storia, tratta dal libro di Clarence Aaron 'Tod' Robbins, di intensità drammatica notevole.

Ho più volte affrontato il tema della non-normalità nel mio sito personale, ma le esperienze che mi riguardano distano anni luce da quelle delle persone che si incontrano in Freaks. Focomelici, uomini scheletro, gemelle siamesi, nani, gobbi, uomini verme, esseri metà uomo e metà donna longitudinalmente, altri che non saprei come definire e già mi arrampico sui vetri. Ricordo descrizioni simili quando da bambino qualcuno mi parlò del Cottolengo di Torino, che raccoglieva questo tipo di persone. Ebbi non pochi incubi ai tempi, per un certo periodo e purtroppo quella iniezione di insana cultura riguardo ai disabili mi ha influenzato a lungo.

Occorre una solida esperienza umana per non inorridire e spaventarsi durante la visione, o meglio immagino che sia così perché a me non è successo. Ho provato da subito ammirazione per tutte quelle espressioni della vita umana così particolari. Non solo per le mie esperienze recenti, ma soprattutto per gli anni giovanili passati, anche, a far volontariato coi disabili mentali, ho poi costruito con l'azione concreta e con la vicinanza a quelle persone splendide una cultura assolutamente opposta. Non ho fatto chissà quali cose, solo dedicato loro parte del tanto tempo libero di cui disponevo. Veramente poco, eppure è bastato a instillare nel mio testone il principio guida della Pari Dignità di Ogni Singola Forma Di Vita Umana. Poi, come accade a tutti, uno è convinto di sapere tutto di una cosa, vedendola fuori di sé, e quando la deve vivere sulla propria pelle ha la sensazione di ricominciare da capo, anche se non è così. Sto divagando però, scusatemi, sono persino ancora un po' commosso dalla visione appena terminata.

La storia è giustamente ambientata in un circo e forse non poteva essere altrimenti. Ai tempi spesso la destinazione dei deformi era quella: fenomeni da baraccone. Nella storia, pensate, sono persino esistite persone che deformavano di proposito corpi e visi dei bambini per destinarli a quest'uso. Se volete documentarvi cercate chi erano i Comprachicos, veri artigiani del genere con tanto di scuole e manuali a seconda dell'effetto che si voleva ottenere. Io ne ho letto in un meraviglioso romanzo di Victor Hugo, "L'uomo che ride", che anch'esso ruota intorno a un carrozzone di "diversi" anche se il contesto è molto diverso da quello del film.

Il perno su cui ruota la trama è sempre la barriera sostanzialmente invalicabile tra NormaloMorfi e DiversoMorfi, condensata dall'amore falsamente corrisposto da una diva del circo e un dolcissimo e innamorato nano. Nano che stupido però, proprio fino in fondo, non lo è affatto, e che può contare su tanti e solidali amici, non solo tra i deformi. Il finale è assolutamente degno.

E' un film al quale non si può assegnare un voto. DEVE essere visto.

venerdì 14 ottobre 2005

La mala educación

3

2004, Pedro Almodóvar.

Un film per qualche aspetto un po' atipico nella produzione del grande regista spagnolo. I personaggi, per quanto "particolari" in quanto transessuali, preti omo-pedofili, ecc..., appaiono in una veste assai più realista dei ritratti umani ai quali Almodovar ci ha abituati.

Il film è appunto molto realista, e solo di rado il grandangolo enfatizza i visi degli attori, come sempre scelti con cura.

La storia, un film girato dentro un film, racconta la vita di 2 ragazzi conosciutisi in un collegio gestito da un prete che "ama" molto i bambini e se ne innamora di uno dei 2 in modo folle. Se il destinatario delle attenzioni diventa da grande un travestito tossicodipendente, l'altro diventa noto come regista d'avanguardia. Le loro vite si reincontreranno, anche se da tramite agisce il fratello minore del primo, vero burattinaio di tutta la vicenda. Diversi i colpi di scena in una storia tinta di "giallo" in qualche parte, cosa che la rende intigrante sino alla fine.

Merita una visione, da consigliarsi in modo distaccato se si è intrisi di pregiudizi verso gli omosessuali.

giovedì 13 ottobre 2005

Le conseguenze dell'amore

6

Nel mediamente triste panorama del cinema italiano attuale ci tengo a segnalare un Vero Grande Film, finalmente, per la regia di Paolo Sorrentino

Il protagonista, interpretato da un perfetto Toni Servillo (bravissimo!), è uno strano uomo d'affari, che vive segregato in un albergo della svizzera e svolge pochi ma delicatissimi compiti per una "misteriosa" azienda. Non vuole, o non può, allacciare rapporti con nessuno, è burbero e scontroso con freddezza spaventosa, poi, pian piano tutta la verità emerge e viene a galla una realtà inquietante e affatto impossibile, a causa di ... .
Guardare, veramente molto bello.

Una maggior durata, giustificata dall'approfondimento di qualche vicenda che lo meritava certamente, avrebbe dato il massimo voto con lode.

Fight Club

10

Difficile dare un significato compiuto alla vita di tutti i giorni, soprattutto se vissuta con monotonia, indolenza e insofferenza. La mancanza di una "missione" da compiere può generare rassegnazione, ma può anche comportare reazioni fisiche e psicologiche incontrollabili. A volte però è sufficiente un'occasione, colta quasi istintivamente, per uscire dall'empasse.

Il nostro protagonista, impiegato come tanti in un'azienda come tante, ridotto oramai all'apatia e al nichilismo totali, incontra uno "strano" personaggio su un aereo durante un viaggio di lavoro mentre torna a casa, il quale personaggio pare condensare tutte le qualità che lui vorrebbe avere. All'arrivo a casa uno scoppio la distrugge completamente, lasciandolo coi soli vestiti che indossa. Contatta allora il personaggio e comincia a condividere con lui uno "strano" alloggio e, pian piano, uno "strano" approccio alla vita.

All'uscita da un locale, con solo ed unico scopo ludico, decidono di picchiarsi e di farlo anche con ferocia. Trovano entrambi che è un esercizio spirituale oltre che fisico, e prendono a farlo spesso, in mezzo alla strada, contagiando presto molte persone che stanno loro intorno le quali capiscono che non stanno litigando, ma è come se stessero forgiando le loro personalità con l'impegno fisico e la sopportazione stoica del dolore. In breve tempo nascono numerosi in tutta la nazione questi "Circoli di Combattimento" e il nostro ex-impiegato e il suo "strano" amico diventano delle celebrità. L'atteggiamento di fatto fideistico nei loro confronti porta poi alla nascita di una specie di "esercito" tra gli adepti dei club. Il resto... è da vedere.

Bellissimo film in ogni suo aspetto, per il genere al quale appartiene. Ma quale genere?
Per l'uso cinico della violenza gratuita si è portati subito a pensare ad "Arancia Meccanica", ma il contesto, i pretesti alla violenza, il messaggio sono completamente diversi. In questo film si sente una forte critica ai modelli del mondo moderno, alle sue decadenze, alla diffusissima incapacità di reagire a tutto ciò. C'è un desiderio di incidere pesantemente sulla società, partendo da se stessi, dal rafforzamento cruento del proprio io, con l'unica soluzione possibile in alternativa al pacifismo e alla disobbedienza, o più in generale alle reazioni "passive". Estremizzando quello che spesso le persone frustate "pensano senza essere in grado di fare", questo film ti mostra cosa accadrebbe, cosa c'è "in potere" di qualsiasi persona di compiere, se solo le sorprendenti forze di cui ogni uomo dispone si liberassero di schianto e senza governo, senza alcuna remora o morale, proprio come l'energia contenuta in pochi atomi di materia può produrre un'esplosione atomica.

Io catalogo questo film tra quelli di "denuncia sociale", denuncia operata mettendo a nudo la cattiveria repressa presente e diffusa in tantissime persone assolutamente insoddisfatte della vita che conducono.
Sono forte in questa mia opinione per il finale del film che da solo merita la visione, nel quale tutta la trama, prima osservata con stupore abbacinato per il sangue, le botte, la cattiveria degni del miglior pulp, assume un connotato psicologico forte. Un colpo geniale; arte pura; raffinata regia e sceneggiatura. Lo "strano" personaggio farà riflettere parecchio.

Un film da culto, a mio modesto parere, che merita di essere Studiato più che Visto.

martedì 11 ottobre 2005

Good bye Lenin

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Dal 1978 al 1990, un periodo storico che vede nel Novembre del 1989 la caduta del muro di Berlino. Proprio a Berlino Est è ambientato il film e lì vive la famiglia protagonista.