sabato 30 aprile 2011

In the Valley of Elah - Nella valle di Elah

28

Film a cura della Contemporaneista del blog, l'amica Laura alla quale passo subito la parola.

Tommy Lee Jones (Hank Deerfield), veterano del Vietnam e patriota inzia la ricerca del figlio Mike, tornato a casa da poco (una settimana) dall’Iraq e ora misteriosamente scomparso. Il cadavere del ragazzo viene ritrovato grazie all’aiuto di una poliziotta (Charlize Theron). Le convinzioni di Hank Deerfield si sgretolano lentamente man mano che la vicenda si svolge fino alla soluzione del delitto.

venerdì 29 aprile 2011

L'Esorciccio - The Exorciccio

27

Sto ancora ridendo mentre inizio a scrivere. Ammesso che a qualcuno la cosa possa sfuggire, si tratta di una parodia, a mio parere riuscita, del famosissimo "L'esorcista" di William Friedkin.

"L'Esorciccio", che fu un fiasco ai botteghini a suo tempo, stramerita citazione nel blog ed è tra i miei Trash-Cult personali come per molti. Irride l'originale senza copiarlo in modo pedestre, molte trovate (tutte orientate al comico ovviamente) sono completamente originali e prive di riferimenti diretti.

Qua la possessione demoniaca viene provocata da un amuleto verde: nel momento in cui lo possiedi diventi un posseduto. Il primo a trovarlo e a raccoglierlo è il piccolo Luiginio, figlio di Pasqualino Abate (un istrionico Lino Banfi) che è anche sindaco di un paesino di campagna. Dopo che Luigino ha spulzellato dozzine di fanciulle nei dintorni, mettendo in imbarazzo il padre che è in piena campagna elettorale contro il rivale Turi Randazzo (potete immaginare le rime che ci ha fatto linolo banfolo...), e dopo inutili tentativi da parte di un medico in odore di filonazismo, viene chiamato Esorciccio (ovvio, è Ciccio Ingrassia), guaritore della zona pagato normalmente a capponi e uova, ciarlatano ed esorcista (scusate le tante parentesi ma... esistono guaritori che non siano dei buffoni ciarlatani? non mi risulta). Chiaro che non otterrà nulla il buon Esorciccio con l'assistente, però durante il suo intervento l'amuleto cadrà, il bambino tornerà in sé e quindi tutti a dirgli "bravo bravo!". Quest'amuleto ruoterà, portando i suoi nefasti effetti, alla sorella di Luigino, poi alla madre, e via ecceterando, fino ad un finale pirotecnico degno di John Landis.

Fermo restando i gusti di ognuno io, come ho già detto, ho riso veramente molto! Consigliatissimo.

giovedì 28 aprile 2011

Tropa de Elite - Gli squadroni della morte

24

Raro caso di film che condensa alcune delle migliori caratteristiche del Cinema: realismo; azione spettacolare; tecnica cinematografica; critica e denuncia sociale. Eccezionale! Orso d'Oro a Berlino e per me Olimpo con lode, lo dico subito.
C'è anche molta violenza, inevitabilmente. Qua si parla, e sono storie vere, di truppe speciali di polizia brasiliana che operano nelle favelas di Rio de Janeiro che sono degli inferni in terra, mica di monaci eremiti sul cucuzzolo di una montagna. Astenersi perditempo.

Le "Tropa de Elite" sono note come BOPE: Batalhão de Operações Policiais Especiais, acronimo diventato parola, un gruppo sceltissimo della polizia. Ogni membro al suo interno, scelto tra i pochi elementi "sani" di una polizia ordinaria nella quale la corruzione è regola, deve passare una selezione incredibilmente dura, frutto di addestramento fisico e psicologico come non possiamo neanche lontanamente immaginare noi comuni mortali, oltre che essere irreprensibili dal punto di vista morale e civile. Mediamente solo il 5% dei candidati arriva al termine della scuola.

Scopo primo del BOPE è combattere il traffico di droga. In ogni caso, ogni volta che occorre un intervento in una favela, per qualsiasi ragione, chiamano loro, riconoscibilissimi dalla divisa interamente nera e dal teschio loro simbolo. "Un BOPE entra in una favela per uccidere, non per essere ucciso" dirà il capitano Roberto Nascimento infuriandosi per l'imprudenza di un allievo e sintetizzando un concetto che hanno ben chiaro anche i peggio delinquenti che dominano nelle favela, che per contro sanno che uccidere un BOPE equivale alla propria condanna a morte.

In poco meno di 2 ore di riprese a braccio (quasi tutte), fotografia satura e sgranata con un formidabile e frenetico montaggio (alla fine della visione che consiglio d'un fiato viene la tachicardia, estremamente coinvolgente!) ci sono 2 temi fondamentali.
Uno è il citato capitano Roberto Nascimento (Wagner Moura, bravissimo). Deve individuare chi può succedergli alla guida della sua squadra perché deve dimettersi dall'incarico, per vari motivi. Due saranno le sue speranze tra gli allievi: Neto (Caio Junqueira) e Matias (ottima prova di André Ramiro).
L'altro è la visita a Rio del papa polacco nel 1997, anno d'ambientazione della storia; siccome il noto personaggio deciderà di andare a dormire all'arcivescovado che sorge proprio vicino ad una favela sarà necessario effettuare un po' di "pulizia" (e chissà se qualcuno gli ha mai detto poi al citato polacco quanti morti e feriti ha provocato la sua stupida decisione).

Il primo tema è il più importante. Il secondo è una specie di incombenza che getta ulteriore benzina sul fuoco.
Dopo l'incipit al fulmicotone, in un lungo flashback spesso narrato fuori campo dallo stesso capitano, vivremo l'intera vicenda. Questa modalità avvicina il film al documentario, forma che inizialmente era nelle intenzioni del regista, idea poi rientrata per motivi "tecnici". In ogni caso la sensazione di realismo rimane ed il film abbraccia tutti, nessuno escluso, i vari argomenti che tanto hanno fatto discutere in Brasile dove il film è diventato un caso insieme al libro dal quale è tratto, "Elite da Tropa" scritto da Luiz Eduardo Soares il quale è un antropologo, nota bene!

La vita del capitano è emblematica per come e quanto una professione del genere possa consumare nell'animo un uomo. Vero eroe, cinico e duro nel lavoro, è e rimane un uomo con una moglie ed un figlio in arrivo, una famiglia come qualsiasi altra. Eroe che ti mette in difficoltà quando in favela cattura e tortura chi secondo lui può fornire informazioni decisive.
Interessantissima la vicenda del giovane Matìas, studente laureando oltre che poliziotto. Frequenta i giovani, tra i quali alcuni che portano avanti una ONG all'interno di una favela. Sarà la sua una storia di unione fra 2 mondi che si vedono come nemici, nel senso che il BOPE è temuto dagli spacciatori delle favela ma anche iper-criticato dai giovani, più o meno "pacifisti" e pure, spesso, consumatori della stessa droga che viene spacciata. Che contraddizione! Matìas la farà notare esplicitamente e sarà una cosa su cui non si può non riflettere. Dovrei dilungarmi molto su quest'argomento, sforando anche sui temi del c.d. proibizionismo, ma ho già scritto troppo, magari proseguo su questo fronte in occasione del sequel.

FILM IMPERDIBILE !!!

mercoledì 27 aprile 2011

Da Corleone a Brooklyn

20

Già da wiki emergono almeno 2 motivi che stimolano la visione di questo film, ultimo poliziottesco girato da Lenzi e anche il suo preferito a quanto pare: c'è Mario Merola che non fa la sceneggiata e interpreta con accento napoletano un mafioso palermitano; Maurizio Merli in una scena di pestaggio viene veramente picchiato, cosa che ai suoi detrattori può fare fin piacere e a me che invece sono un ammiratore fa piacere lo stesso, così!, un po' perché sono bastardo dentro e un po' per alimentarne la leggenda.

Fra la Sicilia e gli Stati Uniti, un commissario con le sue indagini finisce sulle tracce del boss Michele Barresi finito a New York in latitanza, e lì arrestato per aver dato false identità. Il solo modo per inchiodarlo sarà partire dall'Italia e presentarsi con un testimone davanti al giudice americano per ottenere l'estradizione. Portare il testimone fin là non sarà certo operazione semplice, osteggiata fino all'ultimo istante... tra i primi film a parlare di pentitismo mafioso, aspetto interessante ma non particolarmente approfondito.

A distanza di anni è un grande classico del genere poliziottesco, visione obbligatoria per amatori/collezionisti da cui non potevo esimermi. Tra quelli che ho visto fino ad ora è però quello che mi ha suscitato minori "urla di piacere", vero anche che mi sono concentrato su film di assoluta e unanimemente (o quasi) riconosciuta grandezza. Massimo rispetto (e ci mancherebbe!) all'illustre parere dello stesso Lenzi, ma a questo preferisco di gran lunga "Milano odia: la polizia non può sparare". Semplici gusti d'un umile consumatore.

Sul fronte Azione notevole l'inseguimento al mercato Vucciria di Palermo. Sul fronte Noir invece, ottimo l'arrivo a Roma a casa della moglie (sono separati) del commissario e quella fase della fuga dai mafiosi che vogliono uccidere il testimone.
Ben calato nella parte Merola, secondo molti una delle sue migliori interpretazioni, io non ho termini di paragone; un po' "bloccato" Merli in un ruolo poco dinamico per lui.

martedì 26 aprile 2011

The Running Man - L'implacabile

14

Arnold Schwarzenegger/Ben Richards: -“Tornerò”.
Richard Dawson/Damon Killian:- [Dopo un attimo di sconcerto e inquietudine, sublimemente restituitoci dalla mimica di Dawson] “Soltanto nelle repliche”.

Damon Killian :-“Questa è la televisione. E’ tutto quel che hanno. Non ha nulla a che fare con le persone, ha a che fare con le valutazioni! Per cinquant’anni, abbiamo detto loro cosa mangiare, cosa bere, cosa indossare…Per l’amor di Dio, Ben, non capisci? Gli americani amano la televisione. Essi crescono i loro figli su di essa. Ascoltami. Amano, i quiz, amano il wrestling, amano lo sport e la violenza. Allora cosa facciamo? Diamo loro quel fottuto cazzo che vogliono! Siamo i numero uno, Ben, che è ciò che conta, credetemi, tutti. Sono stato nel commercio per 30 anni.”
Ben Richards :-“Beh, non posso essere stato nel mondo dello spettacolo per tutto il tempo che ci siete voi. Ma io sono uno che impara velocemente. E proprio adesso, ho intenzione di dare al pubblico ciò che voi fottuti bastardi pensate che voglia.”

[Riferendosi ai loro cadaveri]
Maria Conchita Alonso/Amber: -“Sono stati uccisi, i vincitori della scorsa stagione.”
Jim Brown/Fireball :-“No, i perdenti dell’ultima stagione…”

Ben Richards:- “Io non sono in politica. Sono nella sopravvivenza.”

Amber:- “Ti avverto mi sentirò male. Soffro di mal d’auto, e quindi mi fa male anche l’aereo. E ti vomiterò tutto addosso.”
Ben Richards:- “Andiamo, poco male non lo noterà nessuno su questa camicia.”

[Damon Killian sta parlando con l’operatore al telefono]
Damon Killian :-“Ciao, sono Killian. Dammi il Dipartimento di Giustizia, Divisione Intrattenimento.”

Ben Richards :-“Ora andiamo, ti vesti, e vieni via con me.”
Amber :-“Oh si? Ma perché dovrei?”
Ben Richards :-“Perché io te lo sto chiedendo “per favore…”
[Arnold alza sbullonandola dalla forza dal suo piano di calpestio, la panca per le flessioni sulla quale è stata legata una piangente Amber]
Amber :-“Beh, ma perché non me l’hai detto subito?”

Damon Killian :-“Bastardo! Uccidimi allora!”
Ben Richards :-“Non chiedermi come.”

Ben Richards :-“Killian, ecco il tuo Sottozero, ora è un doppio zero.”

Ben Richards :-“Contatto sotterraneo, il nostro contatto sotterraneo. Se lo dici una volta di più, io contatto ma il vostro culo, e sarai sotto terra come volete voi!”

Ben Richards:- [dopo lo strangolamento di Sottozero/ “Professore Toru Tanaka con il filo spinato] “Penso che gli faccia male il collo.”

Amber :- [dopo che Richards ha tagliato a metà con una motosega Buzzsaw/Gus Retwisch Bernard] “Cosa è successo a Buzzsaw?”
Ben Richards :- “Si è dovuto dividere.”

Ben Richards :- “Io vivrò per vederti mangiare questo contratto, ma spero che ti lasci anche abbastanza spazio per il mio pugno, perché ho intenzione di spaccarti lo stomaco e romperti la spina dorsale maledetto!”

Damon Killian :-“Fa tutto parte di un ricco modello di vita, Brenda, ed è meglio cazzo abituarsi ad esso.”

Ben Richards :-“Se non sei pronto ad agire, dammi una pausa e stai zitto!”

Damon Killian :-“Sì, so che uno degli stalker [“cacciatori” nell’edizione italiana] è morto! Doveva succedere prima o poi!”
[Pausa]
Damon Killian :-“Beh, è uno sport di contatto, okay? Volete ascolti. Si vuole che la gente resti davanti alla televisione invece che ai picchetti nelle strade. Beh, non riuscirete a ottenere ciò con le repliche di Gilligang’s Island.”
[Pausa]
Damon Killian :- “Gilligan’s Island.”
[Ne canticchia il tema musicale.]
Damon Killian :-“Sì, quello con la barca.”

Damon Killian :- [Rivolto al pubblico dello show negli studi, osannante e adorante] “Chi vi ama e che cosa amate voi?”

Amy/ Dey Young :- [Rivolta ad Amber]”Sei fortunata che non ti ha ucciso. Oppure violentata, per poi ucciderti. Oppure ti uccidono, e poi ti stuprano.”

Damon Killian :- [Rivolto ad un’anziana, estatica spettatrice dello show] “Voglio un bacio, ora, un grosso bacio, ma ricordati… senza lingua.”

Stevie/ Dweezil Zappa :- “Non toccare il quadrante!”

Ben Richards :- [a Killian] “Uno di noi è in grossi guai.”
[Sven/ Thorsen Sven, il grossissimo bodyguard in divisa di Killian entra]
Damon Killian :-[ride] “Sven, vuoi parlare con il signor Richards?”
Damon Killian :-“Beh?”
Sven :-“Vado a comprare gli steroidi.”
[Sven saluta con rispetto e complicità Richards, si gira e se ne và]

Mic/Mick Fleetwood :-“Signor Spock, abbiamo la connessione.”
Tecnico dei sotterranei/John Cutler :”Chi è il signor Spock?”

Ben Richards :-“Ho detto a Killian che sarei tornato. Non vorrei passare per bugiardo.”

Damon Killian :- “Ciao, sai, uno di noi è in grossi guai. Tu sai chi sono io?”
Ben Richards :-“Ti ho visto prima. Sei lo stronzo della TV.”
Damon Killian :-“Che strano. Stavo per dire la stessa cosa su di te.”

Ben Richards :-[ad un intrappolato Dynamo/Eric Van Lindth] “Noi. Non ucciderò mai un essere umano indifeso. Nemmeno se è una feccia sadica, come te.”

Tony/Kurt Fuller :-“Il Dipartimento di Giustizia sta chiamando ogni dieci minuti.”
Damon Killian :-“Basta dare loro una risposta evasiva. Dite loro di andare a farsi fottere.”

Dynamo :- “Che c’è, pensavi fosse abbastanza divertente là fuori nella zona? Che succede ora cagna, perché non ridi?”
Amber :-“Perché non c’è nulla di divertente in un deficiente castrato con una batteria su per il culo.”

Ben Richards :-[Cercando di ottenere l’attenzione di Dynamo] “Hey, Testa luminosa! Ehi, Albero di Natale!”

Amber :-[vedendo Fireball entrare nel gioco] “Gesù Cristo!”
Ben Richards :- [scarica Fireball mentre resta a guardarlo esplodere insieme al suo lanciafiamme] “Indovinate di nuovo!”

Damon Killian :- [Rivolto a Sven, la sua guardia del corpo] “Qual’è il problema? Gli steroidi t’hanno reso sordo?”

[Ben Richards trova Laughlin mortalmente ferito]
William Laughlin/Yaphet Kotto (uno dei più grandi attori di colore del cinema americano) :-“Sto andando da qualche parte, ma non con te. Buzzsaw si è preso cura dei miei documenti di viaggio.”

Damon Killian :- “Ci sono ancora due stalker là fuori. Dynamo e Fireball. Chi pensi che sarà a uccidere il prossimo?”
Anziana signora, Agnes McArdle/Donna Hardy :-“Oh Dio mio. Questa è dura.”
Damon Killian :- “Andiamo,Agnes. Si può fare. Chi pensi?”
Anziana signora :- “Bene. Io penso che la prossima uccisione sarà fatta da …Ben Richards.”
Damon Killian :- “No, no. Agnes, Richards è un corridore. Devi scegliere uno stalker.”
Anziana signora :- “Posso prendere qualcuno a scelta. E ho scelto …Ben Richards. Quel ragazzo è un fottuto duro figlio di puttana.”

Amber :-“Loro sono convinti che io sia la tua ragazza.”
Ben Richards :-“Sono in grado di convincerli che non è così. Vedi quella telecamera lassù? Ti strangolerò davanti a tutto il pubblico.”

Amber :- “Io e la mia bocca che parla troppo. Abbiamo dovuto prendere il viaggio alle Hawaii.
Ben Richards :-“Ho preso la camicia per questo. Ma che si fottano.”

Ben Richards :-“Le donne. Non si può vivere con loro. Non si può vivere senza.”

Damon Killian :- [dopo che il falso filmato incriminante di Ben Richards è mostrato sugli schermi dello studio] “…Se per favore ritorni tra il pubblico Agnes, stiamo incontrando problemi tecnici…”
Anziana spettatrice :-“Stronzate, sono solo stronzate.”

Annunciatore aeroporto :-“I Voli da Tutuville e Mandelaburg sono arrivati in tempo…”

[Ultime battute sui titoli di coda]
La voce di Phil Hiton/Rodger [Roger] Bumpass :-“The Running Man è stato presentato da: Breakaway paramilitare Divise, Ortopure pillole per la procreazione, e Cadre Cola, che ti colpisce in quel posto! Consigli promozionali pagati da: Kelton Flame lanciafiamme, Lance elettriche Wainwright, e Hammond & Gage motoseghe. Abiti di Damon Killian di Chez Antoinne: stile del 19° Secolo per l’uomo del 21°secolo. Pistole dei Soldati e protezioni laterali delle guardie dello studio fornite da Colchester: la pistola dei patrioti. Ricordate: i biglietti per il tour negli studi ICS sono sempre disponibili per i cittadini in regola della Classe A. Se volete essere un concorrente di The Running Man, inviate una busta timbrata indirizzata a :ICS Talent Hunt, a cura della tua filiale locale, e poi esci e fai qualcosa di veramente spregevole! Sono Phil Hilton! Buona notte, e prendetevi cura di voi!”

Buzzsaw :-“Io amo quello che sto vedendo! E’una parte di me… ora io lo farò parte di voi fottuti!”

[Dopo aver ucciso Damon Killian]
Ben Richards :-“Ora avrà avuto davvero il massimo dell’audience.”

Agente/Ken[Kenneth] Lerner :-“Mr. Richards, io sono il tuo agente teatrale nominato dal giudice.”

William Laughlin :-[sue ultime parole] “Non fateci morire invano. Io non voglio essere l’unico stronzo in cielo, Ben.”

[Ben ha appena ucciso Sottozero]
Ben Richards :-[a Damon] “Hey, KillianI Ecco Sottozero! Ora…è solo un doppio zero!”
Damon Killian :-[Rivolto ai telespettatori] “Purtroppo, Signore e Signori, questo è…semplicemente orribile. Le parole non possono esprimere quello che sentiamo tutti, i nostri sentimenti in questo momento. Un grande campione è caduto. Torneremo subito dopo questi importanti messaggi commerciali.”

Damon Killian :-[dopo l’introduzione ai telespettatori di Dynamo] “Oh, grazie. Che bella che sei. Beh, finora è stato uno spettacolo emozionante, giusto? Abbiamo avuto uno shock. Abbiamo avuto sorprese. E abbiamo pensato, perché non più di una sorpresa? Vi prego di aiutarmi, diamo tutti un caloroso benvenuto alla nostra concorrente misteriosa: Miss Amber Mendez!”
[Amber viene trascinata sul palco da Sven e da altre due guardie, il pubblico applaude]
Amber :-“Lasciatemi andare!”
Damon Killian :-“Amber! Ora capisco perché sei single, Amber, e perchè vivi nel West Side. E non a caso, tutti ti credono una ragazza tradizionale da una vita.”
Amber :-“Dai, vai avanti,inventati qualche menzogna su di me adesso.”
Damon Killian :- “Noi non mentiamo. Phil, ci dirà tutto su di lei.”

Damon Killian :-“Abbiamo uno spettacolo infernale per voi stasera. Phil, per favore, se si vuole introdurre l’ospite runner di stasera---“
Damon Killian :-[alla signora del pubblico Agnes McArdle e agli spettatori] “…e guardate quello schermo.”
[Un filmato manipolato in CGI da una versione ovviamente falsificata dei fatti reali riguardanti il massacro di Bakersfield così come è indicata; elicotteri della polizia stanno sorvolando la città]
Phil Hiton :-“Il nostro corridore Guest Star non ha bisogno di presentazioni questa sera. Lui è Ben Richards, l’assassino brutale di 60 uomini, donne e bambini nel massacro di Bakersfield.”
Ben Richards nel filmato :-“Disordini per il cibo in corso. Circa 1'500 civili. Trasferirsi in…”
Voce alla radio dell’elicottero :-[a Richards] “Yankee-nove-Nove, la folla è disarmata. Ripeto, disarmata, abortire l’attacco. Rispondete,Yankee-Nove-Nove.”
Ben Richards :-[di risposta] “Andate al diavolo.”
Radio dell’elicottero :- “Tenente Sanders, prendete il comando. Detenere Richards e tornare alla base.”
[Ben attacca Sanders e l’equipaggio; Migliaia di residenti nelle baraccopoli, il pubblico, e gli ospiti negli spogliatoi, tra cui Capitan Freedom, stanno a guardare gli sconvolgenti eventi trasmessi.]
Radio: “Riconoscimento! Yankee-Nove-Nove! Fatevi riconoscere! Ritornate alla base! Quelle laggiù sono persone inermi e innocenti! Cessate il fuoco! Cessate il fuoco!”
[Ben inizia a sparare sulla folla con la mitragliatrice automatica dell’elicottero, e per l’intera città con il lanciarazzi, il pubblico e la popolazione stanno a guardare le immagini con orrore puro]
Damon Killian :-“Beh, sappiamo tutti le conseguenze: genitori in lutto, i bambini orfani, e una nazione sconvolta nel suo cuore. Eccolo, pronto a pagare il prezzo per il nostro pubblico a casa. Di persona, il macellaio di Bakersfield!”



Ambientato in un tetro futuro nel quale il potere esercita la massima e arbitraria violenza e ha il controllo totale dei mezzi di comunicazione di massa, attraverso soprattutto l’ovvio medium televisivo,con il quale intrattiene e mantiene l’enorme massa di poveri felice e docilmente anestetizzata, grazie a dei seguitissimi (e sui quali si regge un’enorme sistema di scommesse e di danaro) giochi violenti (cosa cambia rispetto a ciò che è già qui, e adesso). Lo show televisivo in questione, del libro di Richard Bachman (l’aliàs che utilizzava Stephen King quando ancora non era famoso, per racconti di genere diverso dal thriller/horror o dal fantastico) e poi del film diretto da Paul Michael Glaser (attore famoso negli anni’70, è lui il mitico Agente Dave Starsky della grandissima serie tv “Starsky & Hutch”[’75-’79]), è un incrocio -si potrebbe ridurre- tra Wrestle Mania e la Battaglia dei Gladiatori.

Schwarzenegger interpreta il protagonista Ben Richards, un’ex elicotterista della polizia caduto in disgrazia dopo aver resistito e cercato di impedire ad altri suoi colleghi, di ubbidire all’ordine di sparare su dei manifestanti disarmati che protestavano insieme a donne e bambini per la mancanza di cibo, nella bellissima sequenza – per stile e dinamismo, in un elicottero- di presentazione del famoso Richards. Il quale viene per questo incarcerato, accusato di false accuse cioè di aver lui perpetrato l’orrendo massacro, e poi assegnato ad una colonia penale di lavori forzati in una fonderia. Riuscito con alcuni compagni ad evadere (bellissima per ritmo, dinamismo, plasticità nello stile e, off-course, lo stupendo tema della o.s.t. di Harold Faltermeyer, la sequenza sui titoli di testa della loro incredibile fuga-evasione, con i collari radiocomandati che se esci dal perimetro ti fanno esplodere le testa), tradito e ricatturato, l’immancabile ripresa TV della sua fuga catturerà l’occhio di Dawson/Killian (-“Sensational” la sua definizione delle immagini di Schwarzenegger in possente e plastica corsa sopra di un terreno accidentato), a corto di super concorrenti “preda” per il suo show, per cui Richards sarà prima ricattato e dovrà poi gettarsi in questa perversa e disumana arena televisiva, per poter sopravvivere.
Lo show ha un’audience altissima (è mostrato ovunque su schermi dalle dimensioni di cartelloni pubblicitari grandi come palazzi, a là “Blade Runner”, ai milioni di disperati troppo poveri per vivere nelle case, e quindi a migliaia e migliaia nelle strade). E come Dawson vede Ben Richards, ambizioso e spietato com’è, vedendolo come si sbarazza nello scontro corpo a corpo di alcune guardie, non può altrimenti che decidere che non può essere che lui la ”Guest Star” ideale per il programma, consistente di “criminali”(per il sistema autoritario e oppressivo che comanda) a cui viene data una possibilità di libertà se possono sconfiggere i “cacciatori”/”Stalker”, ovvero killer pesantemente armati, che sono le altre “Guest Star” dello show.
In una rilettura de “La Pericolosa Partita del Conte Zaroff” in versione futuristico-distopica.
Questa è la premessa su cui è imperniata l’ultima ora del film.

All’apparenza solo satirico e caciarone, “The Running Man” è anche un film molto intelligente , capace invece di scavare e rimanere nella memoria dello spettatore, profondamente. In definitiva non offre niente di nuovo che molti altri film e fumetti sull’argomento, come ad esempio “Rollerball”(’75) di Norman Jewison, ma è come profeticamente e potentemente sviluppa lo spunto formidabile per il 1987 di una dittatura in perenne diretta TV che ne fa un’opera veramente notevole e di tensione.
La novella di Richard Bachman è per eccellenza uno di quegli esempi di fantascienza distopica ambientati in un futuro cupo e sadico, completamente sponsorizzato e coinvolto dai suoi giochi televisivi mostruosi, controllati da uno stato totalitario e orwelliano. Il libro di Bachman/King verteva sulla figura di Ben Richards, uomo coraggioso che deve correre costantemente per salvare la sua vita, mentre nel libro doveva raccogliere i soldi necessari a salvare la sua bambina morente (e si concludeva profeticamente con un incidente aereo in un grattacielo tipo 11 settembre); il film è a appannaggio totale di un carismatico Arnold Schwarzenegger, ma si avvale anche di una splendida partecipazione di Richard Dawson nei panni del Presentatore del Programma TV, Damon Killian. Tanto più godibile se si è a conoscenza del fatto che Dawson fu uno dei Re degli show televisivi per famiglie, nella televisione americana degli anni ’70. Fantastica interpretazione di Dawson comunque, dalla grande energia anche se sembra essere sempre un poco ebbro almeno per tre quarti, Dawson è sempre a fumare sigarette come ad una catena di montaggio tabagista, e si spiana in continuazione la strada attraverso il fumo delle sue sigarette per il film, tra backstage della trasmissione e pianificazioni di assurdità crudeli e senza scrupoli, a beneficio di un pubblico esaltato,che ha direttamente oltrepassato l’egoismo tipico dei piccoli borghesi ed è divenuto cinico e oramai completamente plagiato da un calderone di falsa allegria quale è lui Dawson/Killian e i suoi programmi, come appena si apre davanti alle telecamere. “Lavorarsi” il pubblico e le “opinioni” delle masse, mungere le risate e le lacrime, Killian non è in realtà molto diverso da tanti veri e purtroppo “reali” personaggi “star” di una televisione che ormai non è uno scherzo ambientato nel futuro o comunque estraneo e lontano da noi, ma qualcosa di fin troppo attuale e a noi vicino.
Piacevole anche come l’evidente fattura dell’intero film sia stata realizzata negli anni’80, e il futuro immaginato così stilisticamente tipico dei film di quella decade. Ben simboleggiato dalle illuminazioni al neon colorate, tutto ciò urla certamente molto la sua “datazione” , ma è ben tipicizzato nell’ambientazione in un futuro tormentato dalla mancanza di carburante, cibo, energia elettrica e di tutto il resto, il tutto ripeto ben calato in una realtà che invece per una minoranza di persone continua a essere felice e colorata come la maggior parte delle persone non hanno mai visto né avranno modo di vedere, in vita loro. In effetti, se non fosse per il testo scorrevole che ci informa all’inizio immancabilmente, di questo futuro terribile com’è prassi nei film d’ambientazione futuristica, “The Running Man” sarebbe potuto anche essere ambientato nella Los Angeles dei terribili fine’80 della “Reaganomics”; Il futuro immaginato nel libro di King e nel film infatti, non è poi tanto lontano dalla realtà di quegli anni in cui i giochi televisivi erano già di per sé molto somiglianti al “Running Man Show Television”. Un gioco in cui vieni mandato al massacro contro avversari superiori e con armi superiori,e ai quali nessun concorrente è mai riuscito a prevalere a lungo. Arnold Schwarzenegger/ Ben Richards viene incastrato per un orrendo massacro mai commesso come suddetto, ma che anzi aveva cercato di impedire, e costretto a partecipare come concorrente al “gioco”.
Combattendo attraverso una labirintica varietà di nemici coloratissimi come un uomo di energia elettrica, all’occorrenza anche baritono (Dynamo, interpretato dal colossale Erland Van Lidth) e –un uomo fatto di gelo (Subzero, “Sottozero” nella traduzione italiana interpretato dal famoso “Professore” Toru Tanaka), praticante tra l’altro una forma micidiale di skate. Gli altri lottatori e avversari che Richards dovrà affrontare per salvare la sua vita saranno Jim Brown (che interpreta Fireball,armato del suo micidiale lanciafiamme, è stato oltre che un grande atleta dell’NFL, anche uno degli attori neri più rappresentativi e attivi della blaxploitation ma anche del cinema americano in generale), fino al più imbattuto e migliore di tutti, ovvero Capitan Freedom ritiratosi ma che verrà richiamato alla fine del film, e senza dire di più per non fare importanti spoiler, interpretato dal famoso, impagabile wrestler Jesse Ventura, già presente in “Predator” dello stesso anno, di John McTiernan. e interpretato sempre da Schwarzenegger, Ventura comunque di lì a poco sarebbe divenuto un celebre Governatore dello Stato del Minnesota per diversi anni, eletto come indipendente di sinistra.
Non credo comunque di compiere troppo importante spoiler disvelando che uno dopo l’altro verranno distrutti da Richards. Ma detto così lo sviluppo del film sarebbe rapidamente invecchiato se non fosse per una sorta di espediente atto a tenerlo insieme, e cioè lo show televisivo mortale e futuristico, denominato appunto “The Running Man”, presentato come detto dal veterano degli show tv Richard Dawson, che riproduce fedelmente sé stesso ma non solo, coniando splendidamente la perfetta replica dell’uomo di televisione senza più alcun principio etico né morale.

Damon Killian è interpretato da Richard Dawson, a lungo tempo “Guest Star” del game show americano “Family Feud”.

Prima di assumere Paul Michael Glaser come regista, il produttore esecutivo Rob Cohen (poi regista famoso e di successo egli stesso) aveva assunto altri quattro registi nei suoi tentativi di realizzare il film. Il primo fu George Pan Cosmatos, che aveva impressionato Cohen con il suo lavoro su “Rambo 2: La Vendetta”(Rambo: First Blood Part II) (Usa’85), film dall’enorme successo commerciale.
Tuttavia, quando Cosmatos annunciò di voler trasferire l’intero film in un centro commerciale, Cohen lo sollevò dall’incarico, avendo la sensazione che Cosmatos stesse portando lo script in una direzione per lui inaccettabile. Cohen offrì allora il progetto al regista tedesco Carl Schenkel, che colpì tutti in quel periodo con il bel thriller claustrofobico “Out of Order –Fuori servizio” (Abwarts) (Germania Ovest’84), ma Schenkel rifiutò perché non riusciva a essere tranquillo nello svolgere questo grande progetto. Successivamente, Cohen ingaggiò Ferdinand Fairfax, sulla base della sua opera “Nate & Hayes” (Usa’83), film di pirati dal grande successo di pubblico con Tommy Lee Jones, praticamente alla base della saga di pernicioso enorme successo de “I Pirati dei Caraibi”, ma anche film inedito e praticamente sconosciuto, solo in Italia. Come Cosmatos tuttavia, Fairfax iniziò a portare la sceneggiatura in una direzione che a Cohen non piaceva, così ancora una volta, sollevò anch’egli dall’incarico. Cohen si rivolse poi a Andrew Davis, dopo averne apprezzato come noi il suo “Codice del silenzio”(Code of Silence)(Usa’85) con Chuck Norris. Davis ha ripreso il progetto da zero e lo ha portato in produzione, ma dopo solo otto giorni di riprese, era già 8 milioni di dollari (!) oltre il budget e quattro giorni in ritardo. Con un simile quasi -record Cohen sollevò dall’incarico pure Davis, e affidò la lavorazione definitivamente a Glaser, con il quale aveva già lavorato nella prima, splendida, stagione di “Miami Vice”(1984).

Questo film è liberamente tratto da un romanzo scritto da Stephen King, firmato sotto lo pseudonimo di Richard Bachman. Lo scrisse in 72 ore.

“The Running Man” ha nel proprio cast ben due attori che sono poi divenuti continuativamente governatori di alcuni stati degli Usa. Nel novembre 1998 Jesse Ventura è stato eletto governatore del Minnesota, nel mese di ottobre 2003, Arnold Schwarzenegger è stato eletto Governatore della California.

Il film era stato inizialmente considerato per Dolph Lundgren o Christopher Reeve protagonisti, ma non è mai cominciato. Anche Patrick Swayze venne considerato.

Il codice per disattivare i Termic Sonic (i collari esplosivi) è “653-9X”.

Quando Killian sta inviando Fireball in gioco, dice, “Eccolo là, il leader rusher”. Fireball è stato interpretato da Jim Brown, un tempo leader NFL .

La sede della rete televisiva ICS è in realtà il Filmland Corporate Center, che fu la sede della Metro-Goldwyn-Mayer, al momento della realizzazione del film, il 1987. Una pittura opaca è stata usata su di un fondale dipinto, per rappresentare la torre. La Sony acquistò i molto vecchi studios della MGM nel 1992, e si trasferì nell’edificio Filmland quello stesso anno. Ironia della sorte, hanno anche acquistato la Tri-Star Pictures, che fu il distributore di “The Running Man” nel 1987. L’edificio è stato rinominato Sony Pictures Plaza.

Nell’ufficio di Killian vi è un poster per uno show televisivo ovviamente falso chiamato “Hate boat”. Nella vita reale, Richard Dawson ha avuto un ruolo nella serie televisiva “Love Boat” (1977) (serie TV).

Le guardie di sicurezza armata della ICS indossano tutte un casco da battitore di baseball.

Il codice di connessione del satellite è 18-24-61-B 17-17-4.

Il grande numero di ballo all’inizio dello show “Running Man” è stato coreografato da Paula Abdul.

Quando Rob Cohen acquistò i diritti per il romanzo di Richard Bachman “The Running Man”, non aveva idea che Bachman era in realtà uno pseudonimo di Stephen King.

Il Gameshow “The Running Man” visto nel film era basato su un Gameshow ovviamente giapponese, paese specializzato in simili dementi amenità, dei primi anni ’80 chiamato “Trans American Ultra Quiz”, in cui i concorrenti erano torturati in vari modi. Il premio era andato a qualsiasi concorrente fosse in grado di sopportare il dolore/l’umiliazione per più tempo.

Le immagini degli elicotteri in attacco furono tratte da “King Kong”(1976) di John Guillermin.

Maria Conchita Alonso e Arnold Schwarzenegger hanno sia recitato che sopravvissuto come personaggi, nei film di “Predator”. Jesse Ventura fu tra i protagonisti del primo film di “Predator”, ma il suo personaggio non sopravvisse.

Il grande Alex Cox ha dichiarato in alcune interviste con The AV Club che si è molto rammaricato di non aver potuto dirigere questo film da quanto gli era piaciuta la storia, ma che era impegnato a dirigere (il bellissimo) “Walker”(1987), in quel momento.

Dweezil Zappa, figlio del leggendario compositore americano Frank Zappa, ha solo due battute nel film:- “Non toccare il quadrante!”, che è una citazione da uno dei più famosi testi del padre, ovvero dalla canzone “I’m the Slime” (Dall’album “Over –Nite Sensation”, 1973), e “Psst…voi volete comprare uno stereo che scotta un po’? …Laughlin, sono felice che voi ragazzi ce l’abbiate fatta.”, durante l’inizio del film.

Quattro attori dei film di “Predator” appaiono in questo film. Arnold Schwarzenegger Jesse Ventura e Sven –Ole Thorsen appaiono tutti in “Predator”(1987) di John McTiernan, mentre Maria Conchita Alonso appare in “Predator 2”(1990) di Stephen Hopkins.

Il personaggio di Mic, il leader della metropolitana, è interpretato dal batterista Mick Fleetwood del super gruppo Fleetwood Mac. Il suo connazionale nel film, un personaggio chiamato “Stevie” è interpretato da Dweezil Zappa, ed è un omaggio evidente a Stevie Nicks dei Flletwood Mac.

E’ stato l’ultimo film interpretato da Erland van Lidth( Dynamo) prima della sua prematura morte

Come la maggior parte degli altri lettori, al momento, i realizzatori non avevano idea che Richard Bachman, lo scrittore sul cui romanzo il film è stato liberamente tratto, altri non era che Stephen King.
Il regista George P. Cosmatos voleva trasferire lo svolgimento dell’intero film in un centro commerciale. Questo può essere alla base dell’influenza su di un videogioco come “Manhunt”(2003), basato appunto su di una premessa simile, nel quale un ex detenuto nel braccio della morte deve lottare per la propria vita contro diverse bande di strada, in un complesso film snuff nel quale è stato forzatamente arruolato. Uno di questi livelli del gioco, chiamato “View of Innocence”, si svolge in un centro commerciale abbandonato.

Don Johnson fu in trattative per recitare come Ben Richards, ma preferì poi rimanere come protagonista di “Miami Vice”.

Le tute dei “Running Man”, così come gli stupendi scarponcini furono create dall’Adidas, di cui si vede infatti bene il logo a livello dell’anca.

I TRIVIA DI SEGUITO POSSONO CONTENERE IMPORTANTI SPOILER.

Il film si basa molto liberamente sul romanzo omonimo. Differenze specifiche includono: Il romanzo si svolge nel 2025. Questo film si svolge nel 2019, secondo la copertina del DVD, due anni dopo il crollo dell’economia mondiale, nel 2017, secondo la sequenza dei titoli del film. Anche se il film si svolge in California, il romanzo si svolgeva sulla costa nord-orientale degli Stati Uniti, seguendo Richards da Co-Op City, da New York a Boston, Massachusetts, da Boston a Manchester, New Hampshire, e da Manchester a Portland e Derry, nel Maine (la prima è la città natale di Stephen King, mentre la seconda è l’ambientazione fittizia dei romanzi di King “It” e “L’Acchiappasogni”, “Insomnia”, e “Bag of Bones”), poi da Derry di nuovo a New York. Richards entra volentieri nel gioco invece di essere costretto come è nel film, al fine di acquisire denaro per la sua figlioletta malata. Egli è considerato un nemico dello stato e riceve un centinaio di dollari per ogni ora cui lui riesca a restare in vita,e per un periodo massimo di trenta giorni. Un altro centinaio è aggiunto per ogni agente delle forze dell’ordine o di “Hunter” (non “Stalker” come nel film) che riesca a uccidere, e un miliardo di “New Dollars” (che valgono molto di più degli originali dollari americani) alla vittoria finale. Invece di essere confinati al sito di un terremoto avvenuto in California come nel film, Richards nel libro può viaggiare in qualsiasi parte del mondo per eludere i cacciatori, ma deve inviare due messaggi in videotape al giorno tramite corriere al Network Games o perde i suoi soldi.
Richards, un maschio caucasico, mostra segni di razzismo nelle prime fasi del romanzo, ma viene preso dagli Throckmortons, una famiglia afro-americana di Boston, e dopo che gli viene detto della situazione in cui il governo gli costringe a vivere, decide di aiutargli.
Laughlin è anch’egli un caucasico, ed entra nel torneo volentieri come fa Richards. Laughlin incontra “finalmente” la sua fine a Topeka, Kansas, dove la polizia lo fa bruciare per stanarlo dal suo nascondiglio.
Dan Killian (detto Damon Killian nel film) è un afroamericano. Killian è anche il produttore di “The Running Man”, non solo il presentatore. A differenza che nel film, il solo “Hunter” menzionato per nome nel romanzo è Evan McCone, il capo “Hunter”, che alla fine viene ucciso da Richards. Mentre a Boston, Richards sfugge ai suoi inseguitori dando fuoco a un YMCA, e si nasconde da un accerchiamento, fuggendo attraverso un tubo fognario. L’incendio causato uccide cinque poliziotti. Il finale è molto più terribile nel romanzo che nel film. A Derry, Maine, Richards sequestra un’auto con dentro una donna di nome Amelia Williams, e con lei come ostaggio si fa strada per l’aeroporto di Derry, dove poi riesce a dirottare un aereo, nel quale tiene in ostaggio anche Mccone. Come nel film, ad un certo punto è data a Richards la possibilità di diventare leader degli “Hunter” (con grande disppunto di McCone) da parte di Killian, anche se a differenza del film, lui nel libro accetta. Gli viene poi data la terribile notizia che gli era stato nascosto il fatto che la moglie e la figlia erano già state uccise prima ancora che lui facesse la sua prima apparizione in “The Running Man”, per dargli più tempo di ponderare l’offerta. Schiantato dalla notizia, ben conscio di non poter più avere nulla da perdere, Richards sopraffà l’equipaggio dell’aereo e uccide McCone, ma è ferito a morte nello scontro. Facendo prima lanciare Amelia con un paracadute, Richards si suicida con l’enorme aereo sul grattacielo del Building Games di New York, il palazzo sede del gioco, uccidendo Killian e tutti quelli che vi si trovano dentro.
Fantastico, fenomenale, profetico King.

Napoleone Wilson

lunedì 25 aprile 2011

Il delitto Matteotti

18

Per un giorno come il 25 Aprile ci voleva un film attinente. Qua si parla, e lo si fa più che bene, di un fatto storico importantissimo, che costituì motivo per la definitiva svolta autoritaria e dittatoriale del regime fascista il quale, è bene dirlo perché a qualcuno il "dettaglio" sfugge, fu il primo responsabile dell'ecatombe italiana nella seconda guerra mondiale.

Il film ha una trama storicamente ricca e rigorosa, consiglio di leggere a riguardo l'ottima pagina wiki, non mi metto a riscrivere tutto. In breve la storia si svolge tutta nel 1924, dal 30 Maggio, giorno di uno storico discorso di Giacomo Matteotti alla Camera subito dopo le elezioni in cui denunciava i brogli e le violenze con le quali mussolini ed accoliti avevano preso il potere, fino alla fine dell'anno stesso, quando il bravo magistrato Mauro Del Giudice venne esautorato dal procedere nell'istruttoria sull'omicidio di Matteotti e contemporaneamente venne soppressa la libertà di stampa; era l'inizio definitivo delle violenze del partito fascista, che giocava ormai a carte scoperte e con il beneplacito di vaticano e mondo imprenditoriale.
Sono abbastanza convinto, anche se non ci sono accrediti dichiarati, che il libro "Cronistoria del processo Matteotti" del citato Mario Del Giudice sia stato fonte ispiratoria e documentale importante. Lettura che ho fatto tanti anni fa e che consiglio di cuore.

La 2 date importanti del 1924, non le sole ma quelle che riguardano Matteotti, sono il 10 Giugno, quando venne rapito dalla banda organizzata da Amerigo Dumini (quasi sicuramente venne ucciso contestualmente al rapimento nella violenta colluttazione), e il 16 Agosto, giorno del ritrovamento (dal retrogusto particolarmente artefatto) del corpo in condizioni tali da rendere inefficace l'autopsia. Poche persone, ma di lunga ed efficace memoria, celebrano queste date nei luoghi dei tristi avvenimenti.

Una cosa che non dice il film è frutto d'indagini relativamente recenti, pubblicate nel libro "Il delitto Matteotti" dallo stesso storico che le ha condotte, Mauro Canali, libro uscito nel 1997 ed. "Il Mulino" (fonte). Giacomo Matteotti quel giorno, il 10 Giugno 1924, si stava recando alla Camera con una borsa piena di documenti che provavano, come potete leggere dal link, la "pastetta" in corso tra mussolini in persona e l'americana Standard Oil per il controllo totale del mercato degli idrocarburi in italia. Pare non fosse il solo scandalo che il coraggioso politico voleva scoperchiare. Il "caso" volle che quella borsa scomparve ma fortunatamente oggi quella verità è emersa. E' importante, e forse la vera ragione che portò mussolini a decretare l'ordine di ucciderlo, pur sapendo a quali problemi la cosa lo avrebbe portato. Prima o poi ci sarebbe stata la svolta in dittatura, ma era ancora presto e fu politicamente una forzatura che a stento riuscì a controllare e che gli costò la necessità di creare numerosi capri espiatori.

Il film, posto nell'Olimpo in ottima compagnia, l'ho trovato magnifico per i miei gusti. Con pochi e rari momenti d'ampio respiro nelle riprese, usa la macchina il più del tempo ravvicinata ed ansimante sui protagonisti, causando la sensazione palpabile di presenza emotiva dello spettatore sul set, anzi nei tempi e luoghi degli eventi. Su di me questo effetto-volontà del regista di trasportarmi nella vicenda si è realizzato alla perfezione, tanto che al termine della visione, pur avendo visto fatti che mi erano noti fin nei dettagli, ero davvero scosso.

Cast d'attori, quasi tutti italiani, di prima grandezza, sui quali spicca un quasi irriconoscibile (fisicamente) ed eccezionale (artisticamete) Mario Adorf nei panni di mussolini. Di quanto m'è capitato di vedere sino ad oggi, è la più vera e credibile interpretazione dell'infame personaggio di sempre a mio parere, senza eccessi né caricature, frutto di un attento studio di alcune note gestualità.

domenica 24 aprile 2011

Bara No Soretsu - Funeral Parade of Roses

2

La trama, percorsa a colpi sapienti di flashback e flashforward fino al finale, non è altro che una trasposizione, nella moderna Tokyo dei tempi, della tragedia "Edipo Re" di Sofocle. Con una particolarità: questo "edipo" è transessuale.

A parte il particolare citato, che causerà inversione ai sessi dei protagonisti principali dell'opera originale pur mantenendone inalterata la sostanza, questo film che passa anche tra cinema, meta-cinema e documentario è veramente, come dicono in molti e sottoscrivo, un'Esperienza di Visione ancora oggi d'incredibile originalità.

Film Pop, Psichedelico, Ipnotico, Underground... qua c'è di che sbizzarrirsi coi tentativi d'etichettarlo ma è dura, e poi usare questa terminologia non è proprio nelle mie corde. Ho messo in calce tanti frame, perché mi piace poter ricordare numerosi aspetti del film e poi perché qua parliamo di un Capostipite di un uso della camera e del montaggio, e anche delle musiche, che ha fatto scuola. Pare che Stanley Kubrick ci si sia ispirato molto per alcune idee di "Arancia Meccanica", lo avrebbe persino dichiarato. C'è persino gente che parla di plagio! A me pare eccessivo dire ciò, certo che il copia-modifica-incolla non è chiaramente una prerogativa tarantiniana e dopo aver visto "Funeral Parade of Roses" possiamo dire che è stata anche kubrikiana (molto meno eh! mooolto meno).

Con la trama me la sono cavata grazie a Sofocle. Non è abbastanza, ma voglio cavarmela con poco.
Aggiungo solo, sempre commentando pareri letti in giro, che sono d'accordo sul fatto che, per quanto il film sia ambientato negli "ambienti" dei trans e dei gay, è sbagliato definirlo un film loro dedicato. Proprio come il dramma greco, è un'analisi della natura umana combattuta tra destino e autodeterminazione, "casualità" che non possiamo prevedere e realtà che si desidera comprendere anche se ciò può essere fatale. "Edipo Re" di Sofocle è un'opera che va ben oltre il semplice dramma di un'incesto, tra i libri obbligatori nella vita di una persona. Matsumoto con grande genio di mostra questo dramma in un'ambientazione ai confini del "moralmente lecito" secondo il comune senso del pudore (di allora, per non parlare di oggi...), quindi in un contesto dove chi decide di vivere si mostra e si apre molto più che altrove. Non a caso a un certo punto le didascalie che ogni tanto compaiono parlano di "maschere", del fatto che gli uomini coprono se stessi con immagini che ritengono adatte alle situazioni. Ci sono, secondo il narratore, persino maschere che coprono maschere, in una serie infinita d'inganni. Trans, Drag-queen, gay, ritratti sia come attori che lavorano nel film sia come personaggi interpretati, sono cristallini, scoperti, anche in qualche modo fatalisti, comunque puri e "smascherati" e quindi meravigliosamente adeguati a rappresentare la vicenda di Edipo.

Uno di quei film che spostano in avanti il termine Genio applicato al Cinema. Capolavoro da Olimpo degli Olimpi. Visione imperativa categorica, oltretutto gradevolissima anche da un punto di vista puramente ludico visto che non sono pochi i momenti davvero esilaranti. Insomma, non esiste scusa possibile per non vederlo, e rivederlo, e rivederlo...

sabato 23 aprile 2011

Flavia, la monaca musulmana - Flavia, the heretic

17

Film ispirato alla violentissima "Battaglia di Otranto" (fine sec XV) che portò alla beatificazione di 800 martiri cristiani. La protagonista Flavia Gaetani, che non sono riuscito a capire se è personaggio realmente vissuto o di fantasia, è monaca per imposizione del ricco padre, e vede nell'invasione dei Saraceni una grande opportunità di Vendetta e Giustizia, che porterà a compimento.

Tutta la prima parte del film è un accumulo di odio, un po' come se la vita di Flavia (Florinda Bolkan) e di ciò che la circondava fosse un concentrato di quelle che ai tempi erano le "possibili vite" per le donne, ben sintetizzate da una donna che era riferimento per l'irrequieta Flavia, sorella Agata (Maria Casares): "... o diventiamo suore, o mogli, o puttane". Agata fu una vera rivoluzionaria, pensò persino di diventare papa, e fatalmente folgorò Flavia, che non poteva tollerare il potere totale ed assoluto degli uomini, nemmeno il fatto che la divinità stessa fosse maschile.

Lo sfogo sarà terribile e non conoscerà pietà, né porrà alcun limite alle modalità d'attuazione. Che sia questo di monito anche per chi non regge certe scene.
Se già nella prima parte assistiamo ad alcune scene di violenza (in particolare una "meravigliosa" tortura a morte, ovviamente nei confronti di una donna, e pure una castrazione di un cavallo che m'ha dato dei brividi...) dopo l'invasione se ne vedranno veramente delle belle! Stupri, sodomizzazioni, crocifissioni, squartamenti; violenze veramente di tutti i generi compresi impalamenti. Tutto è girato con un realismo sconcertante ed attuato dai protagonisti come ineluttabile. Era la violenza dei tempi, bisogna farsene una ragione e il film non fa altro che mostrarla, in modo scioccante. Altra cosa che mostra, sempre dopo la conquista dei musulmani che ha il sapore di una liberazione dai cristiani, sono scene di spinto erotismo. E' come se fossero lo sfogo di impulsi a lungo repressi. Anche qua scene che non sono "per tutti".

C'è un curioso "andamento" in questo film. Sembra diviso in "atti", un po' come avviene a teatro. Pur in questa discontinuità, apprensione ed orrore non calano mai, fino alla fine, quando com'è inevitabile i cristiani torneranno a dominare e la povera Flavia dovrà farci i conti, dal momento che ha rifiutato di sposare il capo dei saraceni.

Opera che in giro ha suscitato, e suscita, sentimenti e giudizi assortiti. C'è persino chi lo considera quasi un b-movie.
Per me è un Cult imperdibile!
Il "documentarista" Gianfranco Mingozzi ha tirato fuori dal cilindro, forse nemmeno volendolo ma questo non posso saperlo, uno dei film più ferocemente antireligiosi che abbia visto sinora. E' vero che si rimane particolarmente concentrati sull'imperante maschilismo, che però è esecutore di una violenza diffusa per la quale l'avallo, quando non il mandante, dell'autorità religiosa è determinante. Ci sono speranze per liberarsi da quel giogo? L'illusione saracena si spegnerà presto, e qua c'è la seconda e definitiva stoccata: l'invasore non è meno maschilista e crudele dell'invaso, ha le stesse idee per gestire il potere, usa la religione solo con questo fine.

A Otranto, nel 1480, una mente illuminata, in grado di ragionare con lucidità sul significato di quegli avvenimenti, si sarebbe chiesto: ma fra la religione cristiana e quella islamica, nella sostanza della quotidianità, che differenza c'è?

venerdì 22 aprile 2011

Religulous - Religiolus, Vedere per credere

29

Anzitutto Buona Pasqua e Pasquetta a tutti! Prevedendo che molti di voi partiranno a breve per fare le feste "con chi vuoi" ho pensato di anticipare ad oggi questa rece augurale. In questi giorni di ritiro spirituale mi auguro possa far riflettere ognuno sulla vera natura di queste ricorrenze.

M'è parso opportuno chiedere all'amico carissimo Zio Scriba (aka Nicola Pezzoli per i vicini di casa) un pezzo per questa celebrazione. All'unisono abbiamo pensato a questo film (e libro) ed è venuto fuori che aveva già scritto un pezzo a riguardo. Lo riportiamo quindi qua. Io, in aggiunta, ho chiesto a "Donna Concetta" (che ringrazio per essere riuscita a parlare in italiano), pia e partenope frequentatrice dell'oratorio a me locale, un contributo ad introduzione del testo di Nicola, nel pieno rispetto della "par condicio". Ecco cosa ne è venuto fuori:

Donna Concetta:
Ammé 'stu Nicola me pare nu poch' strunz, e l'aggia dicere co' tutta la crianza cristiana possibbili. Comme dice o prevete nuostro, noi itagliani nascimmo cristiani, nunn'è che lo diventammo poi pe' scielta. Ca' ce sta' o Papa, o vulimmo capì? C'avimma fa' na raggione di chisto fatto. Questu filme nun se doveva manco fare, figurammoce parlarne e me stupisce che si sia pirmisso de fallo usciri puri nel nostro santu paese dove vive lu santo padre benedetto.
Chello che ha scritto 'stu scribacchino è, crianzamente parlando, indecuroso pe' non dire bestemmioso. Scunziglio la lettura che potrebbe tubbare animi devoti e spero, mi augguro, auscpico che priestamente si brovveda a scomugnicarlo comm' apostato e, sotto sott, probbabbili che è pure sodomita.

Zio Scriba:
Un meraviglioso, inquietante film-inchiesta che si snoda all’insegna del garbo e dell’ironia, ma che non ha paura di trarre l’estrema, tremenda conclusione: il Dubbio, unico atteggiamento umano intelligente, decente, onesto e dignitoso, oltre a migliorarci la vita potrebbe pure salvarcela. La religio è invece la più pericolosa forma di malattia mentale che abbia mai minacciato l’uomo, e a chi ancora non l’avesse capito potrebbero spiegarlo molto bene le Guerre Sante Nucleari che forse sono già qui, proprio dietro l’angolo.

Coglioni che si credono prescelti e miracolati perché una volta cominciò a piovere appena loro misero una mano fuori dalla finestra. Truffatori che spremono milioni da pollastri analfabeti. Omofobi col cervello in allocazione anale che scrivono slogan del tipo “Grazie Dio per il dono dell’aids”, oppure “Un gay muore, Dio ride”. Una giovane scrofa dalla facciaccia severa che dice “Io non odio i gay, un immondo essere immaginario li odia!” (Naturalmente lei questo sterminatore nazista castigamatti che s’è inventata per giustificare le sue turbe psichiche non lo chiama “immondo essere immaginario”, lo chiama “Dio”). Islamici che fingono subdolamente di negare l’istigazione alla violenza e alla sopraffazione dei “Cani infedeli” di cui è infarcito il loro testo sacro. Ebrei che ritengono geniale progettare telefoni che compongono numeri da soli, o ascensori funzionanti senza bottone, in modo da poter fare al sabato cose teoricamente proibite dal loro Dio capriccioso, permaloso e stronzetto (tutte qualità, guarda caso, sospettosamente umane…), prendendo bellamente per il culo sia Lui che sé stessi. Un musulmano che si vanta della sua incredibile tolleranza per aver permesso a un miscredente di fargli due domandine all’interno di una moschea senza sgozzarlo, proprio nel momento in cui altri loschi figuri si avvicinano minacciosi sibilando “Non devi parlare con quello lì, noi sappiamo chi è, i suoi programmi fanno schifo”. Sbirri religioidi che mostrano i muscolacci e sbattono fuori la troupe, nella Salt Lake City dei cialtroni mormoni come nel miliardario Vatikano sponsorizzato IOR. Curiose rivelazioni sugli italioti superstizioidi e politeisti mascherati: un esilarante sondaggio fatto per sapere CHI pregano questi supercristiani coi crocifissi nelle scuole e nelle banche e il segnodellacroce prima di battere un rigore ha visto il signor Gesù Cristo piazzarsi… al sesto posto! Disgraziati ignoranti che troncano la discussione o diventano violenti per il solo fatto di “mettere in Dubbio” il loro Dio, cioè la proiezione onnipotente di loro stessi deputata a renderli immortali ed eternamente felici dopo questa vita di merda (e questi poveracci senza null’altro a cui aggrapparsi vanno capiti, anche se il loro cervello fa pena, e infatti l’autore li tratta con sublime pietas). L’autogol di un politico americano religioide: con pacioso candore si vanta del fatto che “Non occorre superare test d’intelligenza per candidarsi ed essere eletti” (parole Sante…). Una disneyland cristianotta in cui ogni giorno invece delle imprese di Topolino si mette in scena con crudo realismo la crocifissione, per un pubblico di vecchi sbavanti e di beghine sfatte che osservano in estasi mistica e affranta col fazzoletto in mano. Un rabbino mentalmente deviato e disturbatello che va a rendere omaggio al regime fascista iraniano e ad appoggiarne la risoluzione a cancellare Israele, essendo religiosamente convinto che gli Ebrei, inadempienti al contratto stipulato con Mister Dio Padrino Onnipotente Baciamo Le Mani, “non abbiano ancora sofferto abbastanza”. Un passo biblico in cui l’unico Giusto di Gomorra difende gli Angeli suoi ospiti dagli abitanti cattivoni della città che se li vorrebbero fare (ma se sono Angeli, non possono difendersi da soli? Magari ci stavano…); e allora il Giusto dice: “Questi Angeli sono ospiti miei, e l’ospitalità è sacra, quindi se per voi è lo stesso e non vi dispiace troppo… vi do da stuprare le mie figlie”! (E io che credevo mostruosa la versione di Zio Scriba, che dice: “Questi Angeli sono ospiti miei e l’ospitalità è Sacra, per cui se permettete me li inculo io”! – non è mille volte peggio l’originale, col Giusto Biblico che subaffitta in stupro le sue bambine?) Ciarlatani truffatori spillano quattrini ad altri ingenui visitatori con un museo del creazionismo il cui pezzo forte è costituito dal falso scientifico di una ricostruzione di cuccioli umani che giocano con cuccioli, contemporanei, di dinosauro (come se io sostenessi di prendere il tè con Omero, ma questi qui invece di finire in manicomio diventano miliardari. Il punto, ancora una volta, sta tutto nel numero: convinci qualche milionata di fessi che le tue balle sono fondate e sensate, e nessuna autorità ti potrà toccare. L’abuso della credulità popolare è, per ovvi motivi, inapplicabile ai ciarlatani religiosi: perché pincopallino deve finire in galera per la sua settucola spremisoldi, se la Settona vatikana ha addirittura Ambasciate e Ambasciatori in tutto il mondo?) Le perfette fotocopie del Figlio-Di-Dio-Nato-Da-Vergine-Risorto-Dopo-Tre-Giorni in varie mitologie più antiche di quella cristiana. Rivelazioni sull’insospettabile spirito antireligioso che animava i Grandi Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, dei veri Giganti che uno scemotto bigotto come Bush l’avrebbero preso a calci in culo da mattina a sera. (E poi dicono che l’umanità progredisce…) Tutto questo ed altro ancora in uno dei più divertenti, coraggiosi, rivoluzionari, toccanti, scomodi documentari che l’uomo abbia mai osato realizzare.

Un film da proiettare nelle scuole, per insegnare ai ragazzini a Pensare Con La Propria Testa (e con la propria testa si può anche arrivare a un’ipotesi, o a una speranza, di Dio, perché no?, mica è obbligatorio essere dei gretti ottusi fanatici che idolatrano la materia o, che ne so, le aride formule matematiche…un Dio che se esiste ha ben poco in comune con le umanissime ritrite balle che mandano in sollucchero i creduloni fedenti…) e soprattutto a ridere in faccia ai disonesti che si ritengono depositari di tutte le Verità, liberandosi una volta per tutte dalla pericolosa zavorra delle fanfaluche mitologico-superstiziose. Ovviamente non succederà mai… In Vatikalia inculcare tali fanfaluche nelle tenere menti costituisce il Piano Educativo Numero Uno (mamma mia!) In Vatikalia è stato già un miracolo se il film è apparso in qualche sala. Ma ci stava così poco che l’unico modo per riuscire ad acchiapparlo era passare di lì nel momento in cui cominciava la prima e unica proiezione più o meno clandestina…


robydick:
Ringrazio Donna Concetta e soprattutto Zio Scriba per il suo testo moderato e accorto!
Sola nota: il titolo italiano s'è inventato un latinismo ad minkiam de canem, e va be'! Il titolo originale è l'unione delle parole "religion" (religione) e "ridiculous" (ridicolo).
Film decisamente nei miei Cult.

giovedì 21 aprile 2011

La orca (aka: The snatch)

22

Certamente tutti conoscono la Sindrome di Stoccolma, ci han fatto fior di film a riguardo. Con questo gioiellino di Eriprando Visconti (nipote d'arcinoto e illustrissimo zio) si potrebbe coniare la Sindrome dell'Orca, speculare alla prima.

Pavia, il Po e le campagne intorno sono lo sfondo del rapimento di Alice, giovane studentessa, da parte di una banda molto mal assortita. A parte "la mente" del progetto, il rapimento è attuato e portato avanti, con la prigionia, da tre delinquenti improvvisati, perlomeno per un reato di quella portata. In particolare il solo meridionale della banda, Michele, piombato lì direttamente strappato dai pescherecci calabresi, che piantonerà giorno e notte la prigioniera.

Ci sono tutte le premesse perché il rapimento fallisca, per intanto però c'è e viene portato avanti. I giorni passano e Alice ovviamente, sempre legata mani e piedi, deve pur mangiare, andare in bagno, lavarsi. Diverse situazioni particolarmente umilianti le dovrà subire, poi saprà farsene una ragione, individuerà in Michele non solo il principale carceriere ma anche l'anello più debole e lo farà suo amico ed amante, fino ad un finale che è il vero punto chiave e maggiormente valorizzante del film. Non lo rivelo, certo, ma se il film si intitola così e non "Lo orco" ci sarà un perché no?

Film con connotati da b-movie i quali, in verità, accentuano la crudezza delle situazioni illustrate, ne parlo anche nei frame. La storia, un po' come nei poliziotteschi, avviene in un paese cattivo ed incattivito, pieno di sperequazioni, imbruttito e nel quale la violenza può esplodere in ogni momento. Con quel finale poi capisci che non si salva davvero nessuno e la bontà è chimera solo per Walt Disney.

Tra i miei Cult, ma non è roba per tutti.

mercoledì 20 aprile 2011

Rollerball

25

Avevo sbiaditi ricordi di questo film visto in età adolescenziale. Ricordavo le scene spettacolari, la violenza del gioco, l'eroico James Caan nella parte del protagonista Jonathan e già questo bastava a tenerlo tra i miei Cult. Ora, dopo accurata e goduta visione casalinga con numerosi rewind a ripetere alcune scene, ho apprezzato anche altro e il film risiede a pieno diritto nell'Olimpo, altra prova d'eccellenza di Norman Jewison.

E' un mondo totalmente privo di geo-politica quello del 2018, anno dell'ambientazione. Si potrebbe dire che ha una sorta di geo-economia: non ci sono stati o regni, ma solo poche Corporazioni (così vengono chiamate) che governano tutto il mondo. A capo di queste, i massimi dirigenti decidono le sorti del pianeta, sia a livello macro che micro, tanto che la vita di ogni singolo individuo è monitorata e programmata. Materialmente tutto funziona alla perfezione, c'è un diffuso benessere, la povertà è sconosciuta. Non esistono guerre né violenze di sorta, tranne una, mascherata da sport: il Rollerball. Dentro un anello tipo velodromo 2 squadre su pattini appoggiate da motociclette si affrontano per infilare una palla di acciaio in un buco, una via di mezzo tra ciclismo su pista ed hockey estremamente violento, anzi violentissimo tanto che è normale ci siano morti o feriti gravi.

Jonathan è il capitano della squadra di Houston, campioni mondiali in carica. Freschi vincitori contro il Madrid ai quarti si preparano ad affrontare i terribili giapponesi di Tokyo in una sfida che ha una novità importante: sarà senza penalità, il che significa: senza esclusione di colpi. Senza dubbio il più grande giocatore di sempre, da oltre 8 anni in carriera in uno sport dove i giocatori durano al massimo 2 o 3, Jonathan viene convocato da quello che è il dirigente di Energy, la corporazione a cui lui fa capo, il quale gli comunica che deve smettere di giocare. Non è la sola "imposizione sgradita" che subisce, solo che adesso non è più disponibile ad accettarla e continuerà a giocare Jonathan, sfidando regole nelle partite sempre più assurde e orientate al massacro e contemporaneamente sfidando un Sistema che nessuno osa contraddire. Tutto questo fino ad un finale di grande epica e significato, che ho trovato incoraggiante dopo quasi 2 ore di terrore di orwelliana memoria.

Confermo la spettacolarità e la violenza del Rollerball in quanto sport. Fortunatamente non esiste, anche se ho visto partite di Hockey su ghiaccio che non si discostavano di molto. Però dopo la prima partita col Madrid, che introduce di fatto la storia, già dall'incontro a Tokyo ogni sequenza della partita assume doppi e tripli significati. Dietro c'è l'ostinazione di Jonathan nel voler capire perché le Corporazioni lo vogliono escludere.

Il film ha un ritmo perfettamente bilanciato: europeo, quasi francese nei momenti di vita quotidiana (mi ha ricordato molto i tempi di "Fahrenheit 451"); americano alla grandissima nel giallo e nell'azione.

Tutto verrà risolto alla fine. Nessun dubbio verrà lasciato né a Jonathan né allo spettatore sulle ragioni delle Corporazioni. Ne arriveranno invece tanti di dubbi, a me perlomeno sono giunti, su quanto in realtà alcuni poteri economici siano in grado già oggi di condizionare in modo determinante la politica, funzione quest'ultima che non di rado mi pare vestire un ruolo di fantoccio asservito. Film che vede lungo, come vide lungo Orwell e che bisognerebbe capire, una volta per tutte, che non si parlava di un solo modello politico e sociale in quei libri.

Imperdibile e godibile anche in più visioni.

martedì 19 aprile 2011

Vivere in pace

12

Questo film, che merita di essere ricordato con tutti gli onori, venne proiettato per la prima volta nel Marzo del 1947. Ancora non era in vigore il Piano Marshall, non eravamo nelle Nazioni Unite, la Costituzione sarebbe arrivata a fine anno, nonostante Jalta molti hanno il terrore che possa imporsi il PCI. Il Primo Maggio di quell'anno ci sarà anche la strage di Portella della Ginestra.

Agli inizi di quell'anno, dicevo, esce un film che se visto col "giusto occhio" ha contenuti storici veramente sbalorditivi. Una storia dichiarata come vera, ad ogni modo assolutamente plausibile anche se non lo fosse.
Il grande Aldo Fabrizi (sempre più un mio mito) è Zio Tigna, lo chiamano tutti così. Fattore con un piccolo podere nelle montagne laziali. Vivono con lui oltre alla moglie Corinna (Ave Ninchi, spesso a fianco di Fabrizi) 2 nipoti, 1 giovane disertore, l'anziano padre. Siamo in periodo di guerra, gli americani sono già sbarcati ma lì devono ancora arrivare e dominano ancora un funzionario di partito ed un tedesco lì di stanza.
Proprio appena dopo che viene promulgato un comunicato che minaccia rappresaglie verso chiunque aiuti nemici di fascisti e tedeschi, i 2 nipoti di Tigna trovano 2 americani, un bianco e un nero, nascosti nel bosco, con uno di loro seriamente ferito. Li aiuteranno e in qualche modo costringeranno persino lo stesso Zio, uomo grezzo e rude solo in apparenza ma di gran cuore, ad aiutarli, anche se così facendo fa rischiare la vita a sé e a tutta la famiglia... e il resto ve lo lascio scoprire, farò solo qualche altro accenno nei frame.

Commedia e Dramma, c'è tutto in questo film, e non solo. C'è la grande sensibilità di affrontare alcuni delicati argomenti del dopoguerra, tutt'oggi irrisolti, come la convivenza tra chi lottò contro il regime fascista e chi invece lo appoggiò. La nota Amnistia Togliatti fu soluzione solo giuridica, non sostanziale.

Film assolutamente da godersi e mettere in carnet.

lunedì 18 aprile 2011

The French Connection - Il braccio violento della legge

19

Da Marsiglia a Brooklyn per un carico di eroina da consegnare alla mafia americana. Questi francesi sono spietati, non esitano ad uccidere un uomo anche solo perché li pedina. A New York però troveranno poliziotti che non saranno meno determinati.

La coppia terribile della squadra narcotici americana è formata da Buddy Russo (Roy Scheider) e soprattutto da Jimmy Doyle (immenso Gene Hackman) detto Popeye (malamente tradotto in Papà nell'edizione italiana). La loro precedente indagine fu un fiasco e ci fu anche un morto tra i poliziotti, però hanno fiutato il bersaglio grosso e ottengono gli strumenti per indagare a fondo.

Buddy è spalla fedele ed affidabile, depositario di un po' di buon senso per la coppia. Doyle invece è un personaggio che, fosse dipeso da Friedkin, sarebbe stato ancora più perverso di come apparirà. Ha strane manie, come quella di non controllarsi verso una donna se porta gli stivali alti al ginocchio, ed è decisamente violento senza alcuna remora, talmente duro che provi compassione per i delinquenti che finiscono sotto le sue mani, francesi compresi. Il titolo italiano, infedele, è in questo senso molto efficace.

Dalla partenza dell'indagine sarà una costante tensione, sia negli eccezionali momenti d'azione che nei pedinamenti, appostamenti, litigi coi colleghi. A farsi rapire dalla visione è un film che risulta sfibrante, e privo di scampo morale. Russo ci prova a restare sui binari ma Doyle è un'iradiddio che non sente ragione e quando i francesi proveranno ad ucciderlo scateneranno la sua determinazione animale più profonda. Capisci subito che da quel momento nulla e nessuno potrà frapporsi tra lui e la cattura dei francesi e di tutti gli altri coinvolti in quel traffico. Doyle non è un giustiziere, è proprio uno fatto a modo suo, quasi un gangster ma al servizio della polizia, un uomo che non potrebbe fare altro mestiere e in nessun altro modo.

Tratto da una storia vera, ero impreparato alla cosa e quando ho visto nei titoli di coda le classiche didascalie con i destini a posteriori dei protagonisti non potevo crederci. Qualità di riprese, fotografia ed ogni tecnica cinematografica possibile, non so, penso siano a livelli eccelsi, perché tutto è talmente realistico che non gli ho prestato nemmeno attenzione.

Olimpo senza indugi, poliziesco di riferimento per tutti.

domenica 17 aprile 2011

Cose da pazzi

16

A parte questi pacchettini postali, ognuno dei quali pieni di 50mila euro, l'inizio di questo film ritrae molto macchiettisticamente la famiglia di Giuseppe Cocuzza, sposato, con una figlia adolescente, pure una sorella vicina di casa molto ficcanaso la quale ha un figlio che nutre ad aglio e cipolla. I pacchettini sono una turbativa importante: chi li manda? a che titolo? L'impiegato statale Cocuzza per prudenza quei soldi non li spende.

Quest'andazzo da commedia napoletana prosegue ancora più marcatamente con l'irruzione dello stesso Salemme (caricaturizzando personaggi in travestimenti vari) nella vita dei Cocuzza i quali a causa dei pacchetti sono sempre più in fibrillazione. Al nono pacchetto si paleserà il mittente alla famiglia e finalmente, dopo 50 e passa minuti ad encefalogramma piatto, scatta qualche sinapsi! Si tratta di tale Felice C. che conobbe il Cocuzza 13 anni prima, in occasione di una sua bizzarra richiesta di pensione d'invalidità. Felice C. era fisicamente sano come un pesce ma lamentava "invalidità morale" a causa della caduta mondiale del comunismo, chiedendone conto quindi all'INPS nella persona del suo rappresentante, Cocuzza appunto, il quale però rifiutò ovviamente di concedere alcunché. Felice informa quindi che, in tutti questi anni dopo "il rifiuto", per motivi che lascio scoprire si è dedicato ad ogni sorta di attività delinquenziale, robe veramente brutte, che però gli han fatto guadagnare tantissimi soldi i quali in qualche modo sono il simbolo di questa vita immorale, colpa che vuole condividere con Cocuzza e per questo gira a lui parte dei proventi.

Il pezzo forte, ed interessante in termini assoluti, è il flashback a casa di Felice. Passati i primi convenevoli ed esposta la richiesta, Felice (cioé Vincenzo Salemme) si esibirà in un lungo monologo in cui spiegherà, con pochi e corretti punti, come gli ideali del comunismo per i quali lui ha vissuto siano crollati nei fatti pur lasciando lui convinto di non poter vivere altrimenti e quindi rendendolo una sorta di disadattato. Pur nella sua teatralità il discorso non fa una grinza e devo dire che dà di che pensare, a comunisti e non sia ben chiaro, anzi forse ai secondi anche di più!, a quelli che almeno non hanno rinunciato a pensare perché se per il perdente è inevitabile riflettere le ragioni della sconfitta il "vincente" difficilmente fa altrettanto e facilmente si cerebroatrofizza.

Altro punto di forza il finale, meno ovvio e scontato di quanto si possa credere. Accetterà la famiglia Cocuzza quei soldi, provenienti da roba come il traffico di ragazzine per la prostituzione, tanto per citarne uno dei reati millantati da Felice? E qua mi fermo, lascio scoprire, ma intanto ognuno può porsi la domanda. Attenzione alla riflessione "...tanto ormai quei soldi sono lì, che li prendiamo noi o qualcun'altro che cambia? quel che è fatto è fatto...", è dietro l'angolo della coscienza che ci spia, e ci insidia.

Carino e con contenuti che non ti aspetti.
Una visione la merita tutta, e il monologo del comunista disadattato anche più di una.

sabato 16 aprile 2011

Buddy Buddy

17

La ineguagliabile ed incommensurabile coppia Jack Lemmon - Walter Matthau, nell'ultimo film diretto da un altro personaggio parimenti ineguagliabile ed incommensurabile, Re della Commedia e non solo di quel genere, Billy Wilder. Insomma, un film a visione obbligatoria.

Matthau è un killer al servizio della mafia. Pignolo, glaciale, abitudinario, sta uccidendo tutti i testimoni chiave per un processo, ne è rimasto uno solo e per farlo fuori ha preso una camera nell'albergo di fronte al tribunale dove dovrà comparire.
Lemmon lavora per un canale televisivo, si occupa di censura. Si troverà nello stesso albergo, stanza affianco. E' disperato perché la moglie lo ha lasciato per una specie di guru del sesso (Klaus Kinski) e tenterà di suicidarsi più volte. Coinvolgerà Matthau in una serie di casini, equivoci, rogne che renderanno quest'ultimo "lavoro" un inferno da portare a termine.

La Triade di cui sopra è garanzia di altissimi coefficienti di ritmo, battute intelligenti, satira sociale e zero volgarità, qualunque sia l'argomento trattato. Lezione di Bel Cinema, non ho molto altro da dire.

venerdì 15 aprile 2011

L'ultimo treno della notte (aka: Night Train Murders)

23
Si legge bene quel "Violenza!" in locandina? Mi pare di sì, e questo film l'esclamativo se lo merita tutto, quindi se qualcuno ha remore quando si tratta quest'argomento è meglio che si fermi qua.

Due ragazze giovanissime partono in treno da Monaco direzione Verona, proprio la vigilia di Natale, per recarsi dalla famiglia di una delle 2 che è italiana, a trascorrere le vacanze. Purtroppo per loro sul treno saliranno anche 2 balordi in fuga da un poliziotto, che non mancheranno di molestarle. Per un caso fortuito ad un certo punto dovranno cambiare treno e si ritroveranno malauguratamente sole dentro un vagone, sempre coi 2 balordi ai quali si è unita casualmente una donna estremamente cinica. A Verona le ragazze non arriveranno mai, in compenso i genitori della ragazza si ritroveranno paradossalmente ad ospitare i 3 responsabili della loro sparizione... della sinossi ho già detto tanto e poco, mi fermo qua e faccio un po' di foto-racconto.

Da subito il film si manifesta come uno Spettacolo di Contrasti. I 2 balordi in pieno giorno derubano delle monete un babbo natale in mezzo alla folla che fa shopping, con tanto di musica dolce e natalizia in sottofondo.

Enrico Maria Salerno interpreta un chirurgo, padre della ragazza italiana in viaggio. Perlomeno, è una persona di gran cuore verso il prossimo, sempre disponibile nella sua professione, convinto filantropo, fin tanto che non accadrà quel che accadrà...

I 2  balordi, da sx: Flavio Bucci e Gianfranco De Grassi. Sono schizzati, le loro "gesta" nascono senza premeditazione e per i motivi più diversi. Sono pericolosamente imprevedibili.

Macha Meril interpreta la "cinica" che dicevo. Personaggio ed interpretazione, a mio parere, eccezionale.

Le 2 ragazze che, birbaccione, si fumano una sigaretta. Da sx sono l'esordiente Irene Miracle, americana che debutta nel cinema proprio con un film italiano, e Laura D'Angelo.

Momento esilarante che non potevo non immortalare. Bucci apre uno scompartimento di tedeschi nostalgici e fa immediatamente il saluto nazista al quale tutti rispondono prontamente, solo che poi lui trasforma il gesto in un altro come si vede.

Tu, che sei un truzzo e lo si capisce da lontano, segui una donna elegante e affascinante lungo il corridoio, e sempre con fare da truzzo quando lei entra nel bagno ti imbuchi e chiudi la porta. Cosa fa la gentil donna? Ma si concede, ovvio, e con una voglia che sembra in arretrato da anni!! E pensare che la "signora" parlava di politica, morale e religione fino a pochi minuti prima nel suo scompartimento...

Ma che sorpresa! Da sole, nel solo scompartimento occupato del vagone, normale tenersi compagnia con quei 2 simpaticoni. Ma guarda, c'è anche quella che ha scopato con quello nel bagno, pensa!

Ci sono già state una serie di "carinerie" verso le ragazze... C'è un personaggio esterno ai 5 (Franco Fabrizi), molto curioso. Vaga nel corridoio fino a quando arriva allo scompartimento, e guarda. Poi, invitato all'interno, non si limiterà a guardare.

Mentre nello scompartimento la festa impazza nella luce blu nottura, a casa del chirurgo in provincia di Verona si festeggia il Natale, si parla di come la violenza sia una conseguenza delle disuguaglianze sociali, di come attività edificanti come lo sport la possano ridurre o evitare. Alti concetti insomma, e poi dei gran giri di danza, sempre terribilmente alternati allo stupro in corso, un montaggio quasi alla pari nella tempistica. E' un natale bifronte, e sotto qualche altro frame a riguardo.
Sfumato dal parabrezza dell'auto, tra indizi vari e le notizie ascoltate alla radio il chirurgo non ha più dubbi: ha ospitato in casa gli assassini della figlia. E adesso, con tutte le belle teorie di cui parlava, come la mettiamo? Finale da incorniciare e censori da rottamare: vietarono il film ai minori, ma non è forse il caso di scandalizzarsi più di tanto.

Un grande Cult per la mia collezione, film assolutamente imperdibile! Tra i più cattivi che ho visto.

giovedì 14 aprile 2011

Remo Williams: The Adventure Begins - Il mio nome è Remo Williams

14

Grande film d'azione con il protagonista interpretato da un Fred Ward in splendida forma. Divertente e avvincente, pure un po' "sborone" come si conviene ad un regista di 007, a pieno merito tra i miei Cult.
Passo subito la parola a Napoleone, questo è uno dei suoi Incolti.


Conn MacCleary/J.A. Preston-:“Tutto ciò che posso prometterti è terrore per colazione, tensione per pranzo, esasperazione anziché sonno, le tue ferie dureranno 2 minuti se non ti uccideranno prima e se vivrai tanto da avere una pensione sarà un miracolo.”
Remo Williams/Fred Ward:- “Ci sono svantaggi?”
Conn MacCleary:- “Diavolo, io ho la fortuna di essere durato così a lungo.”

Chiùn/Joel Grey: -“Le donne dovrebbero stare a casa a fare bambini. Preferibilmente, piccoli uomini.”
Maggiore Rayner Fleming/Kate Mulgrew:-[a Remo] “Vedo che siete andati alla stessa scuola di pensiero”.

[Remo attaccato ad una cabina della Wonder Wheel, la grande ruota panoramica del famoso Luna Park sul boardwalk di Queens, N.Y.]
Remo Williams:-“Gesù!”
Chiùn:-“Concentrato! Questo non è tempo per la preghiera!”

Conn MacClary/J.A. Preston:- [a Remo] “Si sta avviando ad essere l’undicesimo comandamento.,’Tu non devi farla franca.”

Chiùn:- “Ti muovi come un bue tibetano incinto. Siedi.”

Chiùn:- “Sarebbe meglio per te questo, quello che è in essa può mangiare quello che è dentro di te. Perché in questo paese devono rivestire tutto con monositi-… monosoti …
Remo Williams:- “glutammato monosodico. Non riesci neanche a dirlo.”
Chiùn:- “Posso dire “escrementi di topo”. Questo non significa che voglio mangiarli.”

Chiùn:- “Espirare… lentamente… Non un sorso. Se non respirare correttamente, non si muovono correttamente. Commovente. Riesco a vedere l’hamburger mortale che sta facendo il suo cattivo lavoro.”

Remo Williams:- “Sai, Chiùn, ci sono dei momenti in cui mi piaci veramente.”
Chiùn:- “Certamente. Io sono Chiùn.”
Remo Williams:- “E ci sono momenti in cui potrei davvero ucciderti.”
Chiùn:-“Buono. Noi proveremo a che tu mi uccida, dopo cena.”

Remo Williams:- “Ti sei fatto male?”
Chiùn:- “No. Quando ci si avvicina alla mezza età, c’è una tendenza verso lividi, figlio mio.”
Remo Williams:- “Cosa? Come mi hai chiamato?”
Chiùn:- “Ho chiamato te goffo disadattato. E guidi come una scimmia in calore.”

Chiùn:- “La mente addestrata non ha bisogno di un orologio. Gli orologi sono una truffa inventata dalla Svizzera.”

Chiùn:- “Potrai diventare un assassino professionista. E’ la più alta forma di servizio pubblico.”

Remo Williams:-“Sai, Chiùn, sei una vera e propria fitta nel culo.
Chiùn:- “Questo è perché è il modo più veloce per arrivare al vostro cervello.”

Il “Dottore” della soap opera:- “Jim, non abbiamo trovato il modo di poterti salvare la gamba.”
[Impazza il suono di corde dell’organo nella colonna sonora]
“Jim” nella soap opera:- “No! No! Stavo per diventare un ragazzo tutto americano!”
“Dottore” in soap opera:- “Bene, ora è possibile –si può essere un ragazzo tutto americano anche per il proprio coraggio!”

Remo Williams:- “Chiùn, sei incredibile!”
Chiùn:- “No, io sono molto meglio.”

Chiùn:- “La paura è solo una sensazione. Te senti il caldo. Ti senti arrabbiato. Te senti la paura. La paura non ti può uccidere.”

Remo Williams:- “Voi parlate sempre come un biscotto della fortuna cinese?”
Chiùn:- [indignato, fa una presa a Remo, che cade a terra nel dolore] “cinese! ** Coreana è la creatura più perfetta che mai abbia avuto a santificare la terra con l’impronta del suo piede.”

Chiùn:- [parlando con Remo]”Metti le mani dietro la testa.”
[Remo si mette conformemente all’indicazione, e si piega in due da un colpo di Chiùn, troppo veloce per essere visto.]
Chiùn:- “Non ho detto di tenerli lì. I tuoi riflessi sono pietosi! Le stagioni si muovono più velocemente.”

Remo Williams:- [Remo sente Chiùn cantare una canzone in coreano] “E’ doloroso?”
Chiùn:- “Stavo cantando una vecchia canzone coreana d’amore.”
Remo Williams:- “E’ meraviglioso che questo genere si sia estinto.”

[Chiùn preme il grilletto su un revolver, click, click, click]
Remo Williams:- “Tu hai usato gli altri quattro ieri.”
Chiùn:- [Chiùn spara un tiro quasi colpendo Remo in testa] “ho ricaricato.”

Chiùn:- “Karate, Kung Fu, Ninjitsu, non sono che ombre. Sinanju è il sole.”

Harols Smith/Wilford Brimley:- “guarda, proteggi e ama la tua terra, perché non c’è vita dopo la morte di un luogo che era iniziato come nel cielo.”
Charles M. Russell, Montana, 1926.

Remo Williams:- “Ho un lavoro da fare.”
Chiùn:- “Remo!”
[Sussurra all’orecchio di Remo]
Chiùn:- “Non essere in imbarazzo.”
Remo Williams:- “Io non… Piccolo Padre.”

Chiùn:- “Si chiama fast food perché accelleratamente ti porta fino alla tomba.”

Chiùn:- “Ti muovi come un babbuino…bastonato sui due piedi!”

Chiùn:- “Il successo è un viaggio, non una destinazione.”

Conn MacCleary:- “Non te l’ho detto? Non usiamo roba che fa ‘Bang Bang’. La tua mente e il tuo corpo diventano la nostra arma. Questo è ciò che il tuo nuovo amico Chiùn sta per insegnarti.”

Chiùn:- [Avendo appena volato su tutta la superficie di un lago] “E’necessario eseguire il tutto *molto* veloce.”

L’auto in cui è a consumare un frugale pasto durante il suo turno notturno l’agente di polizia Ed Makin (Fred Ward), è attaccata da alcuni teppisti dei quali riesce ad avere la meglio dopo una durissima, cruenta lotta, per essere però poi spinto da un camion dell’immondizia fuori da un molo nell’acqua gelida e nera del porto di New York.
Egli per tutti è morto affogato e viene svolto anche il suo funerale con tutti gli onori dalla polizia.
Ma dopo poco si scopre che è stato rimosso dall’auto sommersa, allo scopo di donargli una nuova identità e delle sembianze completamente cambiate grazie alla chirurgia plastica, ora egli “è” Remo Williams. Al risveglio gli viene detto che adesso è un agente de “La Cura”, un’agenzia governativa super-ultra-segreta che opera al di fuori della legge e responsabile delle sue azioni solamente di fronte all’autorità del Presidente. Nessuno degli appartenenti –compreso Remo sono solo in tre-, come gli spiega il Capo Harold Smith interpretato dal bravo caratterista Wilford Brimley, dinnanzi al secondo di loro, -l’impagabile nero J.A. Preston come Conn MacCleary- a “La Cura” risulta con la sua identità su nessun registro ufficiale, in modo che possano muoversi con la massima libertà atta prevenire la corruzione del governo ad ogni livello, fosse anche il più alto. Remo viene posto sotto la tutela e l’insegnamento della’anziano Maestro coreano Chiùn (Joel Grey), un maestro di Sinanju (“antica arte marziale coreana”che non è mai esistita) che è anche un incrocio tra il signor Myiagi interpretato da Noriyuki “Pat” Morita nella serie dei “Karate Kid”, parte Yoda, e anche un poco di casalinga di mezza età. Comunque, il Sinanju sarebbe l’originale forma di arti marziali –almeno secondo Chiùn-, da cui poi sono state ottenute e diramate tutte le altre scuole e insegnamenti d’arti marziali orientali. Con uno sforzo che definire arduo è poco, Remo apprende infine le vie –infinite- dello Sinanju, compresa la capacità di afferrare le pallottole con le sue mani, e di correre sollevato da terra. Gli viene quindi assegnata la sua prima missione, raccogliere le prove contro un fabbricante di armi in combutta con altissimi gradi militari del complesso militar-industriale statubutense nel programma delle “Star Wars-Guerre Spaziali”, lanciato proprio in quegli anni da Reagan, tal George S. Grove (l’eccellente caratterista dei ’70-’80 Charles Cioffi),il quale sta fraudolentemente pure nascondendo la pericolosità di un’arma difettosa di sua fabbricazione per la quale sono già morti alcuni soldati, in delle esercitazioni.

“Il Mio nome è Remo Williams” ovvero in originale “Remo Williams:The Adventure Begins” (1985) di Guy Hamilton, è basato sulla popolare serie di romanzi dal titolo “Destroyer”, scritti da Richard Sapir e Warren Murphy. I libri della serie “Destroyer” furono pubblicati a partire dal 1971, e sono incentrati si di un agente segreto grandissimo esperto di arti marziali. La serie è arrivata circa al 120° libro e continua ad essere scritta da altri autori dopo la morte di Richard Shapir nel 1987, e dopo che successivamente anche Warren Murphy si è ritirato dalla serie.
I produttori del film tra cui Dick Clark pensarono bene di poter trarre un film di successo così come lo stesso Albert R.Broccoli, che come tale veniva dall’enorme successo della serie dei film di James Bond. Ma il tentativo di creare un'altra serie “tipo” quella leggendaria dei film di 007, che era chiaramente in cima ai loro intenti non andò a buon fine, anche se portò all’ingaggio di un regista eccellente come Guy Hamilton autore di titoli bondiani (ben quattro) eccezionali come “Goldfinger”(1964), che hanno definito sostanzialmente lo stile e la formula dell’Agente 007, l’ultimo spettacolare ed effettistico del grande ritorno di Sean Connery “Agente 007: Una Cascata di diamanti” (James Bond 007: Diamonds Are Forever) (’71), oltre che aver diretto il primo e migliore James Bond con Roger Moore “Agente 007: Vivi e lascia morire” (James Bond 007: Live and Let Die) (’73), il quasi ugualmente bello e originalmente fantasioso “Agente 007: L’Uomo dalla pistola d’oro”(James Bond 007: The Man With the Golden Gun) (’74), uno dei più mitici di tutti, ma aver anche diretto “Funerale a Berlino” (Funeral in Berlin) (G.B.’66), secondo bel giallo esistenziale e spionistico dopo lo splendido “Ipcress”(G.B. ’65)di Sidney J. Furie, con protagonista il celebre agente segreto dell’MI6 perfetto contraltare di James Bond in praticamente tutto, ovvero l’altrettanto famoso Harry Palmer, interpretato da Michael Caine.
Nonostante che “Il Mio nome è Remo Williams” si sia rivelato un flop, così come l’ulteriore tentativo di spin off televisivo dal titolo “The Destroyer” che un paio d’anni più tardi non avrebbe sortito diverso esito, il film -all’epoca veramente sottovalutato- di Hamilton ha meritatamente goduto via via negli anni di un sempre maggiore alone di culto. Che l’ha ripagato ancora maggiormente che se fosse stato un grande successo di una sola stagione, come capita sempre più di sovente con i blockbuster di oggi .
Guy Hamilton, in questo che è stato il suo splendido commiato da regista dirige alcune sequenze d’azione che si sono stampate nella memoria per l’action e non solo quello degli anni’80, come la lunga, famosa, fuga con combattimenti sulla parete esterna della Statua della Libertà; allora chiusa e imprigionata dalle impalcature in occasione dei lavori di restauro per il centenario della sua costruzione.
Oppure quella sequenza d’inseguimento impareggiabile con alcuni dobermann killer molto più intelligenti di tanti umani.
Regia quella di Hamilton che riesce a realizzare un film volutamente ad un grado molto elevato di fantasiosa messa in scena esagerata ed eccessiva come da fumetto, ma dall’altrettanto grande ritmo e senso del realismo, il che fa apparire e rende molto più radicabile nell’immaginario il suo definitivo gusto per l’iperbole fumettara dell’intera operazione (Remo che riesce ad arrivare a correre senza toccare piedi per terra, a catturare i proiettili con i denti e roba simile), decisamente dalla filosofia citazionista del grande cinema d’azione orientale e in particolare di Hong Kong, troppo in anticipo sui tempi e che fa il paio con il gusto e il tipo di realizzazione di un altro grande film coevo sottovalutato e d’insuccesso alla sua uscita, “Grosso guaio a Chinatown”(Big Trouble in Little China)(’86)di John Carpenter.
Molto del divertimento e della grande piacevolezza del film sta oltre che alle grandiose scene d’azione, e alla sensazionale, bellissima colonna sonora di Craig Safan (non è una novità), è dovuto alle interpretazioni perfette di Fred Ward come Remo e di Joel Grey come Maestro Chiùn, truccato da anziano sifu orientale con un make up estremamente convincente creato da Craig Reardon, Grey era anche un grandioso ballerino e coreografo che aveva vinto un Oscar come Miglior Attore non Protagonista per “Cabaret” (’72) di Bob Fosse, e al meraviglioso rapporto maestro-allievo che riescono a connotare i due protagonisti ma sarebbe più corretto definirlo almeno inizialmente da sparring –partner, tra la pazienza di Remo e la sostenutissima superiorità acida del Maestro Chiùn il quale riesce a muoversi, schivare e saltare come un uccello, e che ci offre delle performance attoriali di un piacere totale. E Fred Ward è molto bravo di fronte a Grey, contrapponendogli un’impersonificazione di Joe/Remo almeno inizialmente come uomo ordinario, pienamente maldestro e goffo, massimamente sgraziato. In questo film fa anche una delle sue prime interpretazioni la bella Kate Mulgrew, il Cpt. Kathryn Janeway di “Star Trek:Voyager”(1995-2001).

Nonostante il titolo originale (“…The Adventure begins”) che sembrava una promessa data la sicurezza iniziale che il film diventasse un successo, ovviamente non è poi stato mai realizzato nessun sequel del film. Ci fu però il pilota di una serie tv che ho citato sopra, dal titolo “Remo Williams –The Destroyer” andato in onda nel 1987 negli Stati Uniti, in cui Remo era interpretato da Jeffrey Meek e Chiùn dal grande Roddy McDowall. Anche questo non è stato un successo e fece sì che non si passasse mai a realizzare una serie completa. Craig Safan con la sua meravigliosa o.s.t. composta per il film, e l’inconfondibile tema di Remo, rimase come compositore anche per questo pilota.

Anche se quando venne realizzato il film la Statua della Libertà era in fase di ristrutturazione e in corso di preparazione come suddetto per le celebrazioni del suo centenario, i realizzatori di “Remo Williams” hanno girato su e intorno alla statua reale utilizzando le vere impalcature, nonché su di una replica a grandezza naturale (da poco sotto al libro della Libertà, fino in cima alla torcia, che era stata costruita a Città del Messico. A causa del tempo climatico e dei tempi della lavorazione del film, la sequenza richiese delle riprese supplementari durante l’estate successiva alle girate riprese originali di metà dicembre (a New York) e del tardo febbraio (in Messico).
Due sedi diverse per le riprese e nel corso di tre distinti periodi di tempo illustrano il valore degli storyboard e dell’accurata pre-visualizzazione.

Alcuni degli attori che presero parte ai provini per la parte di Remo Williams, affermarono di essere abili nell’arte marziale del Sinanju, non sapendo neanche che non è mai esistita, essendo un’invenzione tratta dai romanzi “Destroyer” sui quali si basava il film.

Basato appunto sui personaggi di una lunga serie di romanzi spy/fantasy intitolata “The Destroyer”.

A Joel Grey venne offerto il ruolo di Chiùn più volte prima che egli accettasse, ma se si teneva basso non fu per avere più soldi, ma in quanto non pensava assolutamente di essere il tipo giusto di attore per la parte. Inoltre, Grey pur essendo un grande e riconosciuto ballerino di eccelsa fama a Broadway, già premio Oscar come Miglior Attore non Protagonista per “Cabaret”(Usa’72)di Bob Fosse, non aveva alcuna esperienza di arti marziali (e non ricevette tale formazione per il film nemmeno una volta che venne lanciato per la parte). Quel che fece cambiare idea nella mente di Grey fu un incontro con Carl Fullerton, il make-up artist del film. Grey ha detto che se come gli dimostrò Fullerton poteva essere trasformato con successo in un coreano di settant’anni, egli avrebbe preso parte al film. Fullerton per convincerlo fece uno dei suoi lavori migliori durante il provino privato svoltosi tra lui e Grey. Con Chiùn ora nel cast, Fullerton continuò il suo eccellente lavoro, ricevendo una nomination agli Oscar proprio per questo film.

Una quantità enorme di piante adulte di marijuana sono chiaramente visibili quando Remo e il Magg. Rayner Fleming (Kate Mulgrew) si fanno strada attraverso la base militare. Esse lasciano a chiedersi molte domande su quali test e a che cosa facesse veramente l’esercito nella base a Mount Promise.

Le organizzazioni caritatevoli alle quali George S.Grove (Charles Cioffi, grande caratterista del cinema americano anni’70-’80, come qui quasi sempre nei ruoli del cattivo o del corrotto) ha donato, secondo la sua dichiarazione dei redditi, nel film: ai Boy Scout of America, la Missione di MaryKnoll, ai Vigili del fuoco, alle ragazze del Policeman Benevolent Found, e al Mormon Tabernacle Choir.

La reazione lieta di Remo a Chiùn che lo chiama per la prima volta “figlio mio”, e rispondendogli come seguendo natura “piccolo padre”, si basa in parte su una scena precedente che era stata tagliata dal film in cui Remo chiama Chiùn “piccolo padre” per la prima volta provocando una forte reazione negativa da parte di Chiùn. A quel punto, Remo era a ancora ignaro del fatto che Chiùn era “contrattualmente” obbligato ad ucciderlo se i tre membri de “La Cura” fossero mai stati a causa sua in pericolo di essere esposti.

Napoleone Wilson