Visualizzazione post con etichetta Nicholas Meyer. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nicholas Meyer. Mostra tutti i post

mercoledì 5 dicembre 2012

Star Trek II: The Wrath of Kahn - L'Ira di Kahn

8


Le origini di Kahn
In questo secondo film viene definitivamente coronato come il più grande cattivo di Star Trek il personaggio di Khan Noonien Singh (Ricardo Montalbàn). Durante la serie classica, nell'episodio “Spazio profondo” l'allora Capitano James T. Kirk (William Shatner) con l'equipaggio dell'Enterprise incontra il Botany Bay, che si rivela essere una nave stellare risalente al 1996 – secondo l'universo narrativo della saga – quando una genia di uomini e donne geneticamente modificati vennero ibernati e spediti nello spazio. Il motivo di questo esilio sta nella loro estrema pericolosità, questa razza umana aveva infatti preso il potere sulla Terra, guidati da Khan, che impersona in sé le capacità strategiche e politiche dei grandi condottieri della storia, come Napoleone o Cesare. Alla fine dopo un tentativo di prendere il controllo dell'Enterprise per tornare a dominare il mondo, Kahn verrà esiliato su un pianeta di tipo M (in grado di ospitare la vita) denominato Ceti Alpha 5, lì verrà dimenticato, dagli stessi autori, per tutto il resto della serie. Un'occasione perduta alla quale il regista Nicholas Meyer cerca di porre rimedio. Kahn è un cattivo perfetto: non è solo forte e spregiudicato, ma anche colto e dotato di fascino, gli stessi Kirk e Leonard McCoy (DeForest Kelley) amico e primo ufficiale medico di Kirk ne restarono affascinati.

Il film
Sono passati ormai quindici anni e l'Ammiraglio Kirk comincia a sentirsi vecchio. Spock (Leonard Nimoy) amico ed ex primo ufficiale di Kirk è ora Capitano dell'Enterprise. Lo storico equipaggio si ritrova per un viaggio di formazione per gli allievi dell'Accademia. Assime a loro il Comandante Montgomery Scott (James Doohan) ed i Tenente Comandanti Nyota Uhura (Nichelle Nichols) e Hikaru Sulu (George Takei). Oltre a questi c'è anche il Tenente Saavik (Kristie Alley) vulcaniana come Spock – razza aliena che aberra le emozioni in virtù della pura logica – reduce dal test della Kobayashi Maru (una simulazione virtuale dove l'allievo ufficiale non ha possibilità di vittoria, serve infatti ad imparare a guardare in faccia la morte) e nonostante la sua natura ne rimane scossa. Fino ad allora solo Kirk era riuscito a superare quel test, imbrogliando, come spiegherà lui stesso nel film mentre mangia una mela; gesto importante, infatti nell'ultimo film, Star Trek XI il giovane Kirk viene immortalato mentre supera il test, mangiandone una, con disinvolta baldanza.
Ovviamente questo viaggio di studi si trasformerà in una nuova grande avventura. Sulla nave stellare Reliant il Tenente Comandante Pavel Chekov (Walter Koenig) accompagna il suo Capitano Clark Terrell (Paul Winfield) su un pianeta all'apparenza abbandonato e deserto, che si rivelerà essere Ceti Alpha 5. Qui Kahn li fa prigionieri inserendo nelle loro orecchie dei parassiti che si infilano nel sistema nervoso rendendo malleabili le menti degli ospiti. Una versione modificata e senziente verrà utilizzata anche in un episodio della serie ST The Next Generation, qui i parassiti prenderanno il controllo delle menti degli Ammiragli della Flotta Stellare. Per chi avesse paura che un giorno i viaggi spaziali ci portino ad incontrare parassiti del genere suggeriamo la lettura di “Segni di Vita. La Biologia di Star Trek”, dei coniugi Jenkins. A quanto pare un parassita di questo genere sarebbe del tutto improbabile, al massimo potrebbe spappolarvi il cervello, ma niente di più, la complessità del sistema nervoso centrale è tale da rendere estremamente implausibile che possano esistere parassiti di questo tipo.
Nel rifugio di Kahn si notano alcuni libri, come “Il Paradiso Perduto” di Milton e “Moby Dick” di Melville. Un piccolo dettaglio che ci presenta già lo sviluppo della storia. Khan è stato abbandonato da Kirk su un pianeta pieno di vita, ma a seguito dell'esplosione di Ceti Alpha 6 la sua orbita viene deviata sconvolgendone il clima, costringendo l'ex tiranno terrestre ed i suoi uomini a lottare per sopravvivere. Non si darà pace finché la sua balena bianca, Kirk, non pagherà per le sue sofferenze. Il suo scopo non è tanto ucciderlo, quanto ferirlo nell'animo. In realtà Khan ha anche un altro proposito: utilizzare una nuova tecnologia per ridare vita al suo pianeta. Si chiama Genesis ed è un progetto in studio su una base orbitale scientifica diretta da una vecchia fiamma di Kirk, la Dottoressa Carol Marcus (Bibi Besh) assieme al figlio David Marcus (Merritt Butrick) di cui Kirk scoprirà essere il padre. Il Genesis sarebbe una tecnologia di Terra-formazione. Un concetto noto agli scienziati, per esempio per la colonizzazione futura di Marte. Nella realtà richiederebbe almeno mille anni per poter raggiungere dei risultati: ossigeno nell'atmosfera, fiumi e oceani, terra fertile, eccetera. Non ci dilungheremo sulle tecniche in studio; è interessante piuttosto il funzionamento del Genesis, che sarebbe in grado di modificare la materia al fine di produrre sostanze organiche ed infine ogni forma di vita. Questo principio è lo stesso che verrà utilizzato nella serie TNG per fare da base al Ponte ologrammi e si ispira già alla tecnologia della serie classica, coi suoi Replicatori di cibo e non ultimi i Buffer del teletrasporto. Rimandiamo alla lettura della recensione di Star Trek The Motion Pictures ed al saggio “La Fisica di Star Trek” di Krauss, per saperne di più. Il Dottor McCoy è molto turbato dalle implicazioni etiche del progetto Genesis. Infatti potrebbe essere utilizzata anche come arma che cancella le forme di vita esistenti per distruggerle e ricreare nuova vita da zero.
Alla fine quel che entusiasma di questo film sono le battaglie navali tra l'Enterprise e la Reliant, caduta nelle mani di Kahn. La cura data alle tattiche di combattimento ricordano quelle dei film e dei racconti marinareschi. Uno spettacolo avvincente.

Spoiler
Degna di nota la scelta di mostrare un certo interesse per la tragica sorte dei tristemente noti "pigiamini rossi". Si tratta degli uomini della sezione di sicurezza, dalla caratteristica divisa rossa. Solitamente nella serie classica erano quelli che morivano più di frequente nelle missioni, eppure nessuno dei protagonisti se ne mostra minimamente addolorato, anzi, spesso non disdegnano di chiudere le puntate con fragorose risate. Così stavolta si vede Scott portare in braccio uno di loro, ferito a morte sulla plancia - non è chiaro cosa c'entrasse portare un cadavere dalla sala macchine fino al ponte di comando, ma tant'è - inoltre Kirk va in infermeria ad incoraggiare un giovane pigiamino rosso ferto gravemente. Stavolta sono tutti commossi e addolorati per il loro sacrificio.
La parte migliore di questa pellicola è il finale. Dove Spock tiene fede fino all'ultimo alla filosofia vulcaniana: «Il bene di molti è più importante del bene di pochi, o di uno»; sacrificherà la sua vita per salvare l'Enterprise dalla distruzione.



La scena dell'ultimo commiato, con Spock che poggia la mano – col saluto vulcaniano – sul vetro di protezione del nocciolo del motore a curvatura è molto toccante, Kirk lo ricambia dall'altra parte facendo altrettanto. Ed eccoci ai funerali. Scott intona la marcia funebre “Amazing Grace” con la sua cornamusa; le note della melodia accompagnano la bara di Spock fino al pianeta Genesis, creatosi a seguito della distruzione della Reliant, dove Kahn era riuscito a teletrasportare il macchinario del progetto di Terra-formazione.
Diversi indizi ci fanno pensare che non siano ancora finite le avventure del nostro vulcaniano preferito. A parte l'ultima scena in cui si vede la bara adagiata tra le foreste di Genesis, c'è un altro particolare avvenuto prima che Spock entrasse nel nocciolo per ripararlo con le sue mani: appoggia i polpastrelli delle dita sullo zigomo di McCoy, che giace svenuto dopo un vano tentativo di fermarlo. Una tecnica vulcaniana che i fan conoscono, serve a mettere in contatto due menti. E forse anche a qualcos'altro.
L'appuntamento è alla prossima recensione trekista.
Lunga vita e prosperità.

Giovanni Pili