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lunedì 19 dicembre 2011

You Don't Know Jack - Il Dottor Morte

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(Robydick)
Prima di passare la parola al caro amico Nicola Pezzoli aka "Zio Scriba", una breve introduzione.
Questa recensione è dedicata a Piergiorgio Welby. Domani saranno trascorsi 5 anni dalla sua morte, avvenuta dopo una lunga lotta per ottenerla, il 20 dicembre 2006. Ecco perché questa recensione esce oggi.
La dedichiamo anche al dottor Mario Riccio, l'anestesista che ebbe il coraggio prima morale, poi affrontando tutte le inevitabili conseguenze legali del suo gesto, di aiutare Piergiorgio sedandolo, per porre fine alle sue inutili sofferenze staccando il respiratore.
Infine una dedica di cuore - che vuol essere auspicio e speranza - a tutti coloro che sono costretti a soffrire causa la mancanza di una legge che sancisca il diritto all'Eutanasia, alla morte assistita, quando il vivere non è ormai più definibile tale perché fatto, composto, unicamente da dolore.

(Zio Scriba)
Ragazzi, è incredibile. Un Golden Globe e un Emmy Award vinti dall’italoamericano Al Pacino come attore protagonista, eppure questo magnifico film qui da noi è come se non fosse esistito.
Mi apprestavo a fare fuoco e fiamme per la mancata distribuzione nelle sale di un tale capolavoro, e per l’impossibilità di rintracciare su internet uno straccio di trailer in italiano. Poi mi sono accorto che trattasi di film in formato tv, il che mi evita il primo incazzamento ma non del tutto il secondo, visto che i trailers in inglese ci sono comunque, e di questi tempi una mancanza di trailer nella tua lingua dice molto, se non tutto.
Già: nonostante la maestosità del film, e l’importanza vitale dell’argomento, in italiA non se ne è praticamente parlato. Pochissimi passaggi, in punta di piedi e semiclandestini, sulle tv satellitari, a loro volta così poco pubblicizzati che la scorsa primavera me lo sono perso, e l’ho reintercettato per pura botta di culo in autunno. Non ho notizie di apparizioni su tv generaliste, ma non è difficile immaginare che, nel caso, andrebbe in onda alle tre di notte o giù di lì, magari preceduto da un salottino-talk show con un porporato facciadamorto che ne parla male, che tanto a lui l’Eutanasia gliela fanno in segreto quando vuole.

Olimpo assoluto. Film da cinque asterischi, e un immenso Al Pacino al di fuori e al di sopra di ogni possibile valutazione. Dopo averlo visto su Cult, uno dei pochi canali decenti di Cinema, sono corso, ancora in preda all’emozione, all’empatia, alla commozione (e all’indignazione) ad aggiungerlo ai film preferiti sul mio profilo di Blogger. Una di quelle storie che andrebbero proiettate nelle scuole per formare la coscienza dei ragazzi, cosa che ovviamente ci si guarderà bene dal fare, specie qui nell’italietta taleban-vaticana.

È la vera storia di Jack Kevorkian, e il titolo inglese, YOU DON’T KNOW JACK, vuol forse indicare come egli sia ingiustamente poco conosciuto, mentre quello italiano, IL DOTTOR MORTE, rischia di suonare macabro, e se l’intento era ironico e favorevole al personaggio credo sia stupidamente fallito, e abbia finito con l’aderire allo stronzo e lugubre profilo di bieco sterminatore che hanno sempre subdolamente cavalcato i nostri inadeguati media (persino io avevo sempre pensato a costui con disagio e sospetto, per colpa loro!), e che tanto piace ai cattolici più retrogradi e oscurantisti.
Jack, uomo buono e medico vero, senza nessun interesse economico o vantaggio personale, e anzi pagando con persecuzioni e anni di galera, portò avanti la sua battaglia per l’Eutanasia, la Dolce Morte, in realtà somministrandola in prima persona una volta soltanto, e le altre aiutando nel suicidio assistito esseri umani disperati, sofferenti, stremati e dilaniati dalla malattia e dall’insopportabile dolore (con l’onestà, e il senso di rigorosa responsabilità, di dire “No” alla stragrande maggioranza dei richiedenti, se li trovava non terminali, non torturati dal dolore, ma soltanto depressi).
Fu appoggiato da un minuscolo manipolo di coraggiosi (nella finzione del film, spiccano fra essi le prove a loro volta grandiose di John Goodman e Susan Sarandon), e testardamente, caparbiamente combattuto dalla piccineria dei politici, dall’imbecillità fanatica dei religioidi Sgherri del Salvifico Dolore, dall’arretratezza delle leggi e dalla disarmante, rigida ottusità (per non dire gretta malafede) di chi, volendo, avrebbe potuto applicarle un po’ meglio.

Vengono i brividi d’indignazione quando, all’inizio, come contraltare alla bigottaggine puritana degli Stati Uniti, Kevorkian-Pacino evoca la “superiore civiltà Europea”, naturalmente, macché ve lo dico affà, riferendosi alla vera Europa Civile (lui cita l’Olanda) e non a certe lande troglodite ancor più bacchettone (e di gran lunga meno liberali) degli States.

Finché si “limita” al suicidio assistito, Jack riesce a sgusciare dalle zampe punitive dei cani da guardia del sistema oppressivo. Ma quando, per vedere riconosciute le ragioni della sua battaglia civile, arriverà a filmare l’unico caso di vera Eutanasia (richiesta e voluta dal malato e dai parenti, la cui testimonianza verrà respinta per puro cavillo di procedura, per colpa del fatto che Jack, sentitosi tradito dal brillante avvocato che inizialmente lo seguiva, ha scelto di farsi difendere da un pirla) e a consegnare la cassetta a una televisione affinché la divulghi, per portare direttamente e apertamente la sua sfida allo Stato (del Michigan), il prezzo da pagare saranno anni, molti anni, di prigione. Inflitti, e fatti scontare, a un uomo anziano. Inflitti, e fatti scontare, a un uomo buono.

E tutto questo senza averci mai guadagnato un centesimo, anzi pagando di persona solo per poterci regalare la speranza che forse, un giorno, se non vorremo soffrire inutilmente come cani, potremo decidere, in piena libertà, di non soffrire inutilmente come cani.


Bellissime, condivisibili, profonde (oltre che sofferte, mai dettate dalla sicumera del fanatismo) le parole di Jack disseminate nel film, in favore del diritto dei singoli individui all’autodeterminazione, e al rifiuto di quelle inutili e atroci sofferenze che spesso si trasformano in pura e semplice tortura. Non a caso l’aggeggio da lui inventato per una fine più dolce possibile si chiama “Mercy Tron”, più o meno “Macchina della Pietà”.

In un dialogo con un giornalista, nella parte iniziale, Kevorkian arriva a paragonare ai crimini nazisti quella compromissoria “via di mezzo” consistente nell’interrompere l’alimentazione artificiale lasciando lentamente morire di fame e disidratazione il malato terminale, quando gli si potrebbe invece somministrare un’iniezione rapida e INDOLORE. (E pensare che già questo – l’interrompere l’alimentazione o lo staccare la spina – dalle nostre parti è in grado di provocare furibonde polemiche, e non certo nel senso che intendeva Jack!)
Che modo brutale di andarsene… Far morire la gente di fame… È disumano… Non lasci un paziente in agonia, lo trovo inconcepibile, mostruoso, terribile.
E quando il giornalista gli domanda: “E quanto chiederebbe per la prestazione?”, lui allibito risponde: “Non ci si può far pagare una cosa del genere. Che domande sono”.
Praticamente un Angelo. Ma siamo ancora un mondo in cui gli Angeli finiscono in galera.

Ti voglio bene, Jack Kevorkian, meraviglioso uomo amante della musica e della pittura, ma che invece di startene tranquillo a dipingere e suonare hai deciso di sfidare l’imbecillità nel nome del bene comune: se i posteri saranno migliori di noi, non potranno evitare di darti il Nobel alla Memoria. Intanto, per quel poco che vale, il mio Pensiero Buono di Natale è tutto per Te.
Zio Scriba


(Robydick)
Non ho voluto allungare ulteriormente l'introduzione, soprattutto non ho voluto rovinarla con la presenza del nome di questo "illustre" personaggio: cardinale camillO ruinI. All'epoca era vicario per la diocesi di Roma. Negò il funerale in chiesa a Piergiorgio. In ogni caso "Il funerale laico di Piergiorgio Welby è stato celebrato il 24 dicembre 2006, in piazza Don Bosco nel quartiere Tuscolano a Roma, di fronte alla chiesa che i familiari avevano scelto per la cerimonia religiosa". Fantastico epilogo, proprio quel giorno e proprio in quel luogo. Le inqualificabili parole dell'inquietante cardinale, a disumana giustificazione della decisione che è priva di carità quanto intrisa di dottrina cinicamente intesa, furono: "sofferta decisione [...] nella consapevolezza, di arrecare purtroppo dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti, mosse da sentimenti di umana pietà e solidarietà verso chi soffre, sebbene forse meno consapevoli del valore di ogni vita umana, di cui nemmeno la persona del malato può disporre". Mi risparmio ulteriori commenti...


Avevo detto a Nicola che alla fine avrei messo qualche commento da cinefilo, ma proprio non me ne vengono. Questi sono film-documento di valore altissimo nei contenuti, che superano di gran lunga ogni tecnica considerazione. Solo da dire c'è che le interpretazioni di Al Pacino, di John Goodman e di Susan Sarandon, come di tutti gli altri, sono partecipazioni al film estremamente sentite, tanto che anche dopo hanno continuato in questa causa, ci hanno creduto e credono in quello che Jack Kevorkian ha fatto e con quali intenzioni. Insomma: non è un film di semplice finzione, non si poteva recitare in quel modo, in una vicenda del genere, con fare solo professionale.

Pensare che è un film prodotto per i canali televisivi...
Olimpo senza indugi e chiudiamo con l'elenco di premi e nomination ricevuti con grande piacere.

Golden Globe
  • Nomination Miglior miniserie o film TV
  • Miglior attore protagonista in una miniserie o film TV Al Pacino

Emmy Award
  • Nomination Miglior film TV
  • Miglior attore protagonista in una miniserie o film TV Al Pacino
  • Miglior sceneggiatura per una miniserie o Film TV Adam Mazer
  • Nomination Miglior attore non protagonista in una miniserie o film TV John Goodman
  • Nomination Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film TV Brenda Vaccaro
  • Nomination Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film TV - Susan Sarandon
  • Nomination Miglior regia per una miniserie o Film TV Barry Levinson
  • Nomination Miglior fotografia per una miniserie o film per la tv Eigil Bryld
  • Nomination Miglior scenografia per una miniserie o film per la tv - Mark Ricker
  • Nomination Migliori costumi per una miniserie o film per la tv - Rita Ryack
  • Nomination Miglior montaggio single-camera per una miniserie o film per la tv - Aaron Yanes
  • Nomination Miglior trucco tradizionale per una miniserie o film per la tv
  • Nomination Migliori musiche per una miniserie, film per la tv o special - Marcelo Zarvos
  • Nomination Miglior casting per una miniserie o film per la TV
  • Nomination Migliori acconciature per una miniserie o film per la tv

Screen Actors Guild Awards
  • Migliore attore protagonista – Film tv o miniserie Al Pacino
  • Nomination Migliore attore protagonista – Film tv o miniserie John Goodman
  • Nomination Migliore attrice protagonista – Film tv o miniserie Susan Sarandon

Satellite Awards
  • Nomination Miglior film per la televisione
  • Miglior attore protagonista in una miniserie o film TV Al Pacino
  • Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film per la televisione Brenda Vaccaro

Robydick