Film del progetto "100 Film italiani da salvare".
Piccola nota personale: Ho visto questo film per la prima volta nei tardi anni 90 e, dopo la visione, la prima cosa che feci istintivamente fu quella di comprarmi la riproduzione della meravigliosa Lancia Aurelia Convertibile in scala 1/18 della BBurago,bellissima e ben fatta eppure.... c'era qualcosa che non andava, non era proprio come quella del film! Cosi' animato da forte curiosita' rimetto su il film nella vhs registrata la sera prima ne "I bellissimi di Rete 4" ed ecco spiegato l'arcano! L'Aurelia del film era una GT Convertibile (tra l'altro nel film si fa riferimento ad essa chiamandola "Aurelia Sport") mentre il modello da me acquistato,unico reperibile all'epoca nella scala grande,era una B24 "Spider America" con parabrezza panoramico di tipo avvolgente, pensate alle prime due generazioni di Corvette per farvi un idea, e di conseguenza niente deflettori ai finestrini come su quella del film che adottava un parabrezza di tipo tradizionale.
Chiusa la parentesi personale, passiamo al film, ribattezzato dai francesi "Le Fanfaron" e gia' questo la dice lunga sulla considerazione che hanno per noi i cugini transalpini (come dargli torto?) Qualche nota da wiki sui simbolismi presenti nel film: La Via Aurelia il percorso lungo il quale la vicenda si snoda, l'arteria consolare che esce da Roma e si dirige pigramente verso le riviere di Fregene e dell'alto Lazio, perché è questa la strada che più di altre nel corso degli anni sessanta ha rappresentato un mito collettivo e generazionale: una strada verso la vacanza, l'evasione, il benessere in molteplici rappresentazioni. L'Aurelia ha rappresentato in certo qual modo una sintesi sociale. Il suo percorso, movendo dal centro della città, attraversava dapprima i quartieri borghesi della capitale in crescita, sorti a ridosso del centro storico, quindi sfiorava le borgate popolari ancora fatiscenti, e, correndo velocemente tra le ultime contrade agricole della bonifica laziale, raggiungeva le spiagge popolari della riviera o i piccoli centri delle facoltose Fregene, Santa Marinella, e via via su sino a Capalbio, tra un fiorire di urbanizzazioni selvagge e abusive. La civiltà che i protagonisti incontrano nel loro viaggio è quindi davvero uno spaccato trasversale di quella società romana che collettivamente si metteva in moto ogni domenica per celebrare il rito della festa, tra soste agli autogrill, lunghe code d'automobili e incidenti frontali. E poi la scelta dell'auto: non è una coincidenza l'analogia tra il nome della spider e la via consolare ma riflette un simbolismo radicale. La macchina infatti era uscita dalle officine nel 1956 e rappresentava allora il prototipo di un'idea di eleganza e raffinatezza, ma ben presto si trasformò nell'ideale dell'automobile aggressiva, prepotente, truccata nel motore e negli allestimenti. In alcune scene del film la si scorge infatti in questa sua immagine. La fiancata destra mostra ancora le lavorazioni di un'officina di carrozziere, le riparazioni non ancora riverniciate, le cicatrici che dovevano testimoniare le battaglie sostenute dall'auto e dal suo pilota. Dino Risi sceglie non casualmente una Lancia Aurelia, poiché essa rappresenta proprio la corruzione di un'idea, quella fiducia nel miracolo economico che proprio in quegli anni stava per finire in Italia, lasciando il posto a una società divisa e contraddittoria, nella quale solo i cialtroni opportunisti, come Cortona, e i loro pseudovalori morali diventeranno i soggetti protagonisti di un benessere sociale.
Trama: A Roma, la mattina del Ferragosto 1962 la città è deserta. Bruno Cortona, quarantenne vigoroso ma nullafacente e cialtrone, amante della guida sportiva e delle belle donne, vaga alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Lo accoglie in casa lo studente di legge Roberto Mariani, rimasto in città per preparare gli esami. Dopo la telefonata, Cortona chiede a Mariani di fargli compagnia: i due, sulla spinta dell'esuberanza e invadenza di Cortona, intraprendono un viaggio in auto, a velocità sostenuta, che li porterà in direzione della Toscana, a Castiglioncello raggiungendo mete occasionali sempre più distanti. Durante il viaggio verso il nord e verso il mare, arriveranno anche a far visita ad alcuni parenti di Roberto prima e alla figlia ed ex-moglie di Bruno poi. Il giovane Mariani sarà più volte sul punto di abbandonare Cortona, ma sia il caso, sia una certa inconfessabile attrazione, mascherata da una certa arrendevolezza, terrà unita la assortita coppia di amici, che significherà per Roberto anche un percorso di iniziazione alla vita. Egli infatti si allontana dai miti e dai timori adolescenziali e inizia la rilettura delle sue relazioni familiari, dell'amore e dei rapporti sociali, sino alla conclusione tragica che si verifica durante l'ennesimo sorpasso avventato: l'auto si scontrerà con un camion e Mariani stesso perderà la vita Ho cercato di immaginare come potrebbe essere oggi un remake del "Il Sorpasso" e con quali differenze rispetto all'originale cosi'la prima domanda che mi sono posto è stata: Che auto guiderebbe oggi un classico cialtrone-bellimbusto-fancazzista come Bruno Cortona? Nessun dubbio: Un SUV di lusso e sfacciatamente cafone come solo la BMW X6 o la Porsche Cayenne possono essere e, nota bene, l'altrettanto cialtrona ma quasi poetica al confronto, strombazzata multitono del clacson dell'Aurelia, verrebbe ovviamente sostituita da un freddo lampeggio di fari allo xeno che, nel linguaggio stradale degli evasori fiscali di oggi ovvero gli unici in italia a potersi ancora permettere auto simili, significa piu' o meno "levate dai coioni brutto proletario con la tua fetida punto".
Detto cio', io amo il personaggio di Bruno Cortona perche'per quanto cialtrone e spesso urtante coi suoi odiosi modi di fare, rappresenta ancora un ideale di italiano romantico, capace di sognare, di emozionarsi e di sollazzarsi con poco: Un amicizia appena nata, un auto sportiva, un viaggio verso il nulla intrapreso con l'unico scopo di divertirsi. Certo, mi ha fatto abbastanza piacere vedere il Bibi, maturo fidanzato della figlia di Cortona, (una giovanissima Catherine Spaak), munito di Jaguar MK2, sbeffeggiare il padre della compagna dandogli del fancazzista senza mezzi termini e non che lui, il matusa mi fosse simpatico ma arrivato a quel punto del film si inizia a sentire forte la necessita'di qualcuno che con ogni mezzo, faccia abbassare la cresta al Cortona. Il quale riesce ancora a divertire e di gusto quando chiama "villico" l'anziano contadino autostoppista, "guardalo come arranca!", all'inizio dispiace pure, ma quando il villico se ne esce chiedendo (in sezzese?) "ma nun core de piu' sta machina?" quasi torni a parteggiare per Cortona, e che lo faccia cagare sotto il villico...ma come si permette di offendere un auto del genere uno che al massimo guida un apecar? Ancora, gustosissima la visita ai parenti di Roberto, praticamente un trionfo della faccia tosta di Bruno che riesce a mettere del tutto in ombra la presenza di Roberto, porello, sin da piccolo innamorato di una delle zie,la piu'giovane,presente anche in questa occasione, solo poco piu'che quarantenne ma ormai rassegnata alla solitudine (con questa,Bruno si permettera'pure di fare il cascamorto sciogliendole i capelli e invitandola a una condotta di vita molto piu'libertina..). Da quando entra in quella casa, Bruno realizza in pochi minuti cose che lo stesso Roberto non aveva mai neppur lontanamente pensato per anni...come per esempio che suo cugino con la 1500,antipatico,benestante e "arrivato" sia in realta' figlio del fattore ("basta guardarli, so'uguali, pure lo stesso tic nervoso!"),ancora l'incontenibile Bruno si permette il lusso di bloccare il pendolo perche' il suono allo scoccar dell'ora lo infastidisce (pero'al povero Roberto non era mai stato concesso neanche di avvicinarvisi). Piu'prevedibile la visita all'ex moglie e alla figlia, la quale prima si vanta di aver trovato un compagno che "gli fara'fare carriera" ma poi confidera' al padre che non e'affatto innamorata di lui e ci sta solo per convenienza (e ti pareva, argomento sempre di scottante attualita',pensiamo al nano...) Altrettanto godibile il momento della scazzottata scoppiata nel locale coi due tipi della Fiat 600, quasi sbattuta al muro poche ore prima dall'arroganza su quattro ruote di Bruno, ora i due vogliono vendetta "t'ho riconosciuto, sei quello dell'Aurelia Sport!",peccato che il tutto avvenga proprio mentre Bruno stava tentando un approccio con la moglie zoccola del suo cumenda (Luigi Zerbinati).Interessante la reazione di Roberto, pur con tutta la paura del mondo, si buttera'nella mischia per tentare di aiutare Bruno,pur con modesti risultati.
A conclusione di una splendida giornata passata al mare sulla barca del Bibi insieme alla figlia e qualche loro amico snob, ecco arrivare l'epilogo, inatteso, non scontato, ma realizzato estremamente di fretta: Bruno e Roberto, nell'ineffabile Aurelia, ingaggiano su una strada panoramica che dovrebbe portarli a Viareggio, un duello con una Fiat 2300 S Coupe', un auto dalle prestazioni superiori a quelle dell'Aurelia di Bruno: 6 cilindri in linea, doppio carburatore, 136 cv la Fiat 2300 S, caratteristiche simili per la Lancia (2400 cc,6 in linea) ma soli 118 cv all'appello (e all'epoca un gap di quasi 20 cv era molto piu'evidente di oggi che coi diesel si è uniformato tutto,magari trovi uno con l'Ibiza TDI da 90 cv che in ripresa si lascia dietro un 2000 benzina aspirato...),certo,se fosse stata la 2300 S a carburatore singolo con soli 105 cv, Bruno ce l'avrebbe fatta ma purtroppo la fiat 2300 S era un osso duro per tutte le rivali dell'epoca e in questo caso resiste con nonchalance agli attacchi kamikaze di Bruno il quale in fase di disperato quanto improbabile sorpasso, per evitare un camion Fiat 682, finisce sotto la scogliera, Bruno si salva, Roberto,rimasto nell'Aurelia, muore. Ora, quello che mi infastidisce e' quello che io considero un clamoroso errore nei tempi: La Stradale che arriva quasi prima che l'incidente si verifichi o almeno nello stesso istante,perche'di fatto,appena l'auto si blocca sugli scogli dopo il rovinoso cappottamento, Bruno ha appena finito di rispondere alla famosa domanda "era un suo parente?" con "se chiamava Roberto,il cognome non lo so, l'ho conosciuto ieri mattina". Inutile negarlo o far finta di nulla perche' e' Risi e non si tocca: La tempistica nel finale e' sbagliata. Ma ancora lo amo e non potrei vivere senza poterne rivedere alcune scene, non necessariamente "on the road", di tanto in tanto.
Chiusa la parentesi personale, passiamo al film, ribattezzato dai francesi "Le Fanfaron" e gia' questo la dice lunga sulla considerazione che hanno per noi i cugini transalpini (come dargli torto?) Qualche nota da wiki sui simbolismi presenti nel film: La Via Aurelia il percorso lungo il quale la vicenda si snoda, l'arteria consolare che esce da Roma e si dirige pigramente verso le riviere di Fregene e dell'alto Lazio, perché è questa la strada che più di altre nel corso degli anni sessanta ha rappresentato un mito collettivo e generazionale: una strada verso la vacanza, l'evasione, il benessere in molteplici rappresentazioni. L'Aurelia ha rappresentato in certo qual modo una sintesi sociale. Il suo percorso, movendo dal centro della città, attraversava dapprima i quartieri borghesi della capitale in crescita, sorti a ridosso del centro storico, quindi sfiorava le borgate popolari ancora fatiscenti, e, correndo velocemente tra le ultime contrade agricole della bonifica laziale, raggiungeva le spiagge popolari della riviera o i piccoli centri delle facoltose Fregene, Santa Marinella, e via via su sino a Capalbio, tra un fiorire di urbanizzazioni selvagge e abusive. La civiltà che i protagonisti incontrano nel loro viaggio è quindi davvero uno spaccato trasversale di quella società romana che collettivamente si metteva in moto ogni domenica per celebrare il rito della festa, tra soste agli autogrill, lunghe code d'automobili e incidenti frontali. E poi la scelta dell'auto: non è una coincidenza l'analogia tra il nome della spider e la via consolare ma riflette un simbolismo radicale. La macchina infatti era uscita dalle officine nel 1956 e rappresentava allora il prototipo di un'idea di eleganza e raffinatezza, ma ben presto si trasformò nell'ideale dell'automobile aggressiva, prepotente, truccata nel motore e negli allestimenti. In alcune scene del film la si scorge infatti in questa sua immagine. La fiancata destra mostra ancora le lavorazioni di un'officina di carrozziere, le riparazioni non ancora riverniciate, le cicatrici che dovevano testimoniare le battaglie sostenute dall'auto e dal suo pilota. Dino Risi sceglie non casualmente una Lancia Aurelia, poiché essa rappresenta proprio la corruzione di un'idea, quella fiducia nel miracolo economico che proprio in quegli anni stava per finire in Italia, lasciando il posto a una società divisa e contraddittoria, nella quale solo i cialtroni opportunisti, come Cortona, e i loro pseudovalori morali diventeranno i soggetti protagonisti di un benessere sociale.
Trama: A Roma, la mattina del Ferragosto 1962 la città è deserta. Bruno Cortona, quarantenne vigoroso ma nullafacente e cialtrone, amante della guida sportiva e delle belle donne, vaga alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Lo accoglie in casa lo studente di legge Roberto Mariani, rimasto in città per preparare gli esami. Dopo la telefonata, Cortona chiede a Mariani di fargli compagnia: i due, sulla spinta dell'esuberanza e invadenza di Cortona, intraprendono un viaggio in auto, a velocità sostenuta, che li porterà in direzione della Toscana, a Castiglioncello raggiungendo mete occasionali sempre più distanti. Durante il viaggio verso il nord e verso il mare, arriveranno anche a far visita ad alcuni parenti di Roberto prima e alla figlia ed ex-moglie di Bruno poi. Il giovane Mariani sarà più volte sul punto di abbandonare Cortona, ma sia il caso, sia una certa inconfessabile attrazione, mascherata da una certa arrendevolezza, terrà unita la assortita coppia di amici, che significherà per Roberto anche un percorso di iniziazione alla vita. Egli infatti si allontana dai miti e dai timori adolescenziali e inizia la rilettura delle sue relazioni familiari, dell'amore e dei rapporti sociali, sino alla conclusione tragica che si verifica durante l'ennesimo sorpasso avventato: l'auto si scontrerà con un camion e Mariani stesso perderà la vita Ho cercato di immaginare come potrebbe essere oggi un remake del "Il Sorpasso" e con quali differenze rispetto all'originale cosi'la prima domanda che mi sono posto è stata: Che auto guiderebbe oggi un classico cialtrone-bellimbusto-fancazzista come Bruno Cortona? Nessun dubbio: Un SUV di lusso e sfacciatamente cafone come solo la BMW X6 o la Porsche Cayenne possono essere e, nota bene, l'altrettanto cialtrona ma quasi poetica al confronto, strombazzata multitono del clacson dell'Aurelia, verrebbe ovviamente sostituita da un freddo lampeggio di fari allo xeno che, nel linguaggio stradale degli evasori fiscali di oggi ovvero gli unici in italia a potersi ancora permettere auto simili, significa piu' o meno "levate dai coioni brutto proletario con la tua fetida punto".
Detto cio', io amo il personaggio di Bruno Cortona perche'per quanto cialtrone e spesso urtante coi suoi odiosi modi di fare, rappresenta ancora un ideale di italiano romantico, capace di sognare, di emozionarsi e di sollazzarsi con poco: Un amicizia appena nata, un auto sportiva, un viaggio verso il nulla intrapreso con l'unico scopo di divertirsi. Certo, mi ha fatto abbastanza piacere vedere il Bibi, maturo fidanzato della figlia di Cortona, (una giovanissima Catherine Spaak), munito di Jaguar MK2, sbeffeggiare il padre della compagna dandogli del fancazzista senza mezzi termini e non che lui, il matusa mi fosse simpatico ma arrivato a quel punto del film si inizia a sentire forte la necessita'di qualcuno che con ogni mezzo, faccia abbassare la cresta al Cortona. Il quale riesce ancora a divertire e di gusto quando chiama "villico" l'anziano contadino autostoppista, "guardalo come arranca!", all'inizio dispiace pure, ma quando il villico se ne esce chiedendo (in sezzese?) "ma nun core de piu' sta machina?" quasi torni a parteggiare per Cortona, e che lo faccia cagare sotto il villico...ma come si permette di offendere un auto del genere uno che al massimo guida un apecar? Ancora, gustosissima la visita ai parenti di Roberto, praticamente un trionfo della faccia tosta di Bruno che riesce a mettere del tutto in ombra la presenza di Roberto, porello, sin da piccolo innamorato di una delle zie,la piu'giovane,presente anche in questa occasione, solo poco piu'che quarantenne ma ormai rassegnata alla solitudine (con questa,Bruno si permettera'pure di fare il cascamorto sciogliendole i capelli e invitandola a una condotta di vita molto piu'libertina..). Da quando entra in quella casa, Bruno realizza in pochi minuti cose che lo stesso Roberto non aveva mai neppur lontanamente pensato per anni...come per esempio che suo cugino con la 1500,antipatico,benestante e "arrivato" sia in realta' figlio del fattore ("basta guardarli, so'uguali, pure lo stesso tic nervoso!"),ancora l'incontenibile Bruno si permette il lusso di bloccare il pendolo perche' il suono allo scoccar dell'ora lo infastidisce (pero'al povero Roberto non era mai stato concesso neanche di avvicinarvisi). Piu'prevedibile la visita all'ex moglie e alla figlia, la quale prima si vanta di aver trovato un compagno che "gli fara'fare carriera" ma poi confidera' al padre che non e'affatto innamorata di lui e ci sta solo per convenienza (e ti pareva, argomento sempre di scottante attualita',pensiamo al nano...) Altrettanto godibile il momento della scazzottata scoppiata nel locale coi due tipi della Fiat 600, quasi sbattuta al muro poche ore prima dall'arroganza su quattro ruote di Bruno, ora i due vogliono vendetta "t'ho riconosciuto, sei quello dell'Aurelia Sport!",peccato che il tutto avvenga proprio mentre Bruno stava tentando un approccio con la moglie zoccola del suo cumenda (Luigi Zerbinati).Interessante la reazione di Roberto, pur con tutta la paura del mondo, si buttera'nella mischia per tentare di aiutare Bruno,pur con modesti risultati.
A conclusione di una splendida giornata passata al mare sulla barca del Bibi insieme alla figlia e qualche loro amico snob, ecco arrivare l'epilogo, inatteso, non scontato, ma realizzato estremamente di fretta: Bruno e Roberto, nell'ineffabile Aurelia, ingaggiano su una strada panoramica che dovrebbe portarli a Viareggio, un duello con una Fiat 2300 S Coupe', un auto dalle prestazioni superiori a quelle dell'Aurelia di Bruno: 6 cilindri in linea, doppio carburatore, 136 cv la Fiat 2300 S, caratteristiche simili per la Lancia (2400 cc,6 in linea) ma soli 118 cv all'appello (e all'epoca un gap di quasi 20 cv era molto piu'evidente di oggi che coi diesel si è uniformato tutto,magari trovi uno con l'Ibiza TDI da 90 cv che in ripresa si lascia dietro un 2000 benzina aspirato...),certo,se fosse stata la 2300 S a carburatore singolo con soli 105 cv, Bruno ce l'avrebbe fatta ma purtroppo la fiat 2300 S era un osso duro per tutte le rivali dell'epoca e in questo caso resiste con nonchalance agli attacchi kamikaze di Bruno il quale in fase di disperato quanto improbabile sorpasso, per evitare un camion Fiat 682, finisce sotto la scogliera, Bruno si salva, Roberto,rimasto nell'Aurelia, muore. Ora, quello che mi infastidisce e' quello che io considero un clamoroso errore nei tempi: La Stradale che arriva quasi prima che l'incidente si verifichi o almeno nello stesso istante,perche'di fatto,appena l'auto si blocca sugli scogli dopo il rovinoso cappottamento, Bruno ha appena finito di rispondere alla famosa domanda "era un suo parente?" con "se chiamava Roberto,il cognome non lo so, l'ho conosciuto ieri mattina". Inutile negarlo o far finta di nulla perche' e' Risi e non si tocca: La tempistica nel finale e' sbagliata. Ma ancora lo amo e non potrei vivere senza poterne rivedere alcune scene, non necessariamente "on the road", di tanto in tanto.
Max Bramante
Bellissimo film, l'ho recensito anche da me :)
RispondiEliminaStanding Ovation !!!!
RispondiEliminaMi faccio un po' di pubblicità: questa compilation l'ho creata proprio pensando al film: http://www.mixcloud.com/DoctorWu/the-sorpasso-affair/
RispondiEliminaIl Bruno Cortona di oggi:
RispondiElimina1) SUV di lusso, i piu' gettonati BMW X6, Porsche Cayenne, Mercedes ML (ma un po'meno)
2) Look: Sempre vestito a puntino, firmato dalla testa ai piedi (pantalone attillatissimo anche se in sovrappeso e scarpa Prada o D&G.
3) Accessori: Ultimi Iphone e Tablet. Prima di tornare a Roma inchioda nel bel mezzo del lungomare di Sabaudia lasciando l'ingombrante SUV a occupare mezza sede stradale incurante degli altri automobilisti: Deve fotografare il tramonto e metterlo come sfondo al prezioso tablet.
4) Calcio: "NI"
5) Amici: Finti Tanti, Veri Nessuno
6) In cabina elettorale: Disincantato dalla politica ma se proprio deve votare che sia PDL
7) Casa: Appartamento di proprieta' a Roma,quartiere piccolo borghese,arredamento finto lusso ma appropriato.
8) Musica: Ramazzotti/Ligabue/Pausini/Ferro
9) Cinema: Che cos'è?
10) Sessualmente: Etero ma tollera l'esistenza degli omosessuali perche' "Ho un sacco di amici gay".
Hai descritto l'italiano medio XD
EliminaTerribile ritratto dei giorni nostri. Penso che neppure il Bruno Cortona originale potrebbe approvare una sua simile degenerazione.
RispondiEliminaMa infatti! Perche' l'originale era intriso di una forte vena di romanticismo e genuinita' andata completamente persa nel corso degli anni: Il Cortona di oggi e' come dire,una versione da un lato,proprio quello piu'innocuo, "liofilizzata" e per altri, orribilmente imputridita,lurida, quindi edulcorata solo in apparenza, come dicevo sopra, l'odierno direbbe che ha tanti amici gay e ipocritamente "li tollera" mentre l'originale del 62 canzona,in modo molto ingenuo,il domestico "Occhiofino-Finocchio", la qual cosa oggi potrebbe apparire fin toppo politically UNcorrect ma in realta' la scena e'molto meno ipocrita di quante se ne vedono nella, penosa, produzione cinematografica italiana odierna. Il primo disfacimento,credo sia avvenuto nel decennio 80 che peraltro amo, non fosse altro che ad esso sono legati i miei ricordi d'infanzia piu'belli, saranno state le tv del nano,Dallas, Deejay Television, Cecchetto e Sandy Marton fatto sta che la (peraltro eccellente) caratterizzazione del personaggio oggi appare incredibilmente datata, di fatto non ha visto l'alba del giorno dopo che gia' nei 70 i Cortona erano diventati tutti "un po' piu' Bibi e un po' meno Cortona" . Condivido totalmente la tua affermazione, il Cortona del 62 era un prodotto del dopoguerra e del miracolo economico, mentre quello di oggi lo e' della DC anni 80 e del berlusconismo dei 90.
EliminaL'incidente accadde sul Romito di Calafuria, appena fuori da Antignano, Livorno, sulla bellissima costa labronica, rocciosa a strapiombo sul mare. Da queste parti è di una tale celebrità, sia il luogo, che il film stesso....Mi è piaciuta molto la tua recensione, l'adesione seppur mediata e critica al personaggio di Bruno Cortona.La sopraffina definizione del cafone-certamente evasore nostrano e l'analisi d'ambiente e comportamenti, con la sua tipologia incorporata di SUV. Ne conosco tanti così tali e quali a coloro da te descritti. Anche nei suoi vizi miserie, e corruttelle morali e materiali, l'Italia del 1962 non era nè poteva essere ancora in sopravvenuta putrefazione come quella di cinquant'anni dopo.Cortona potrebbe anche essere un personaggio divenuto nei decenni seguenti addirittura Presidente del Consiglio,con al seguito un bastimento di troie.
RispondiEliminaCurioso pero' notare come Bruno 62 amasse la sua longilineita',la sua magrezza, evitando anche la bici perche' "fa venire le gambe grosse" ma accettando di buon grado l'invecchiamento mentre il Bruno 2013 si sfonda volentieri di palestra,non disdegna il fatto di gonfiarsi artificialmente, andare dall'estetista a depilarsi e usare creme antieta'. Ecco allora tornare la liofilizzazione di cui parlavo e di cui il nano si e'fatto promotore: lifting a volonta', trapianto capelli e tinta, fondotinta, tacchi per apparire piu'alto, viagra.
EliminaAlcuni commenti interessanti,scovati su un blog di auto, a poposito del possibile remake di questo film:
RispondiElimina"Rifare “Il sorpasso”??
No, oggi sarebbe politicamente scorretto già dal titolo: credo che Asaps e compagnia insorgerebbero e lo farebbero subito modificare che so in “La frenata” o meglio ancora “Il rallentamento” o forse in un ancor piu tranquillo “Il posteggio”.
E poi Bruno Cortona non potrebbe fumare perchè, si sa, il fumo uccide, crea dipendenza e rovina pure la pelle.
E che dire ancora dei fiaschi di vino che fanno bella mostra sui tavoli dei chioschi: ci vorrebbe una scritta scorrevole che avvisa della pericolosità dell’alcool alla guida e magari anche a casa propria.
E viaggiare cosi per il piacere di viaggiare, senza fare neppure un pochino di adorabile car-sharing o car-pooling, di certo è antiecologico!
In sintesi ogni epoca ha i suoi film: gli anni ‘60 erano anni “eroici”, di boom, di progresso, di voglia di vivere e di progredire, di fare, di costruire, di migliorare la propria posizione, di correre verso il successo ed “Il sorpasso” li incarna piu che bene.
Oggi, invece, in epoca di squallidi moralismi e moralisti ancor piu squallidi, teniamoci i polpettoni italiani e le soap-opera….."
"Il Bruno Cortona del capolavoro di Dino Risi non è solo uno spaccone arrogante, bensì l’interprete di un malinteso (nel suo personale modo di viverlo) senso di intraprendenza e voglia di libertà che il nostro Paese viveva in quegli anni...". (E quoto).
"Perfetta la Cayenne vecchio modello per il remake de Il sorpasso, ma lo stesso si potrebbe dire per una M3 vecchio modello o per una Alfa GTV. Infatti, non dobbiamo idealizzare l’immagine della B24 nel 1962: vero che oggi è un’icona del made in Italy, ricercatissima dai collezionisti, però nel 1962 era uscita di produzione già da quattro anni e da due era stata sostituita dalla Flaminia convertibile. Era quindi rapidamente diventato un modello da vitellone, alias tamarro dell’epoca, proprio come stanno diventando le Cayenne vecchio modello oggi. Ricordiamoci, però, questo è il destino di quasi tutti i modelli di prestigio immediatamente dopo l’uscita di produzione. Negli anni 70 le Ferrari e le Lamborghini degli anni 60, oggi ricercatissime, erano diventate macchine da tamarri..."
E' la tua l'auto...?
Eliminaaccidenti, che rece e che competenze, dubito ve ne siano in giro di così dettagliate anche motoristicamente. la prontezza d'intervento sul luogo dell'incidente mi pare un peccato veniale no? e poi guarda, nel 2006 ho provato in moto a fare l'Aurelia, da Roma fino ad arrivare in Liguria. dovetti demordere prima di La Spezia, non finiva mai ed avevo un appuntamento a Genova (pur partendo la mattina presto fu impossibile), e ti dico che trovai più pattuglie che turisti. se era così anche nel 62...
RispondiEliminaGrazie a Roby, Napoleone e Giovanni per i complimenti, fanno molto piacere :-)
Elimina« L'hai visto "L'eclisse"? ... Io c'ho dormito, 'na bella pennichella, bel regista Antonioni! »
RispondiElimina(Bruno Cortona)
Soltanto un plauso ancora alla rece e per ricordare i grandi Claudio Gora/Bibi, il fidanzato di Lilly, e a Paolo Ferrari che doppia al come sempre molto bene Jean-Louis Trintignant/Roberto Mariani. Splendido utilizzo al solito di Risi delle canzoni dell'epoca, in un continuo e quasi ininterrotto tappeto sonoro ad ogni sequenza, dieci anni prima di "American Graffiti".
Infatti, da Wiki:
"La colonna sonora è curata da Riz Ortolani; ma le scene più importanti del film vivono invece su alcuni motivi musicali tra i più in voga in quel periodo: Saint Tropez Twist di Peppino di Capri, Guarda come dondolo e Pinne fucile ed occhiali di Edoardo Vianello, Vecchio frac di Domenico Modugno e Don't play that song (you lied) di Ben E. King, nella versione cover cantata da Peppino di Capri. La trovata può sembrare oggi banale ai più, ma a quel tempo era molto originale, e fu usata come ulteriore caratterizzazione del personaggio e determinazione del contesto. La scena iniziale invece, quella nella quale Vittorio Gassman vaga con la sua spider in cerca di un tabaccaio aperto e di un telefono nella Roma deserta, è giustamente sottolineata da un commento musicale più nervoso, che, se da un lato accentua il surrealismo, dall'altro suona come un cupo presagio di quello che sarà lo sbocco finale della vicenda. Nel film appare inoltre il gruppo Dino e i 4 assi. In questa occasione, Dino Risi è il primo regista a usare in un film come colonna sonora i successi musicali del momento."
A riguardo del finale; "Mario Cecchi Gori, produttore del film, aveva pensato a un finale differente rispetto a quello deciso da Dino Risi per concludere il viaggio a bordo dell'Aurelia, cioè quello di inquadrare i due protagonisti mentre sfrecciavano verso l'avventura. Questo finale per fortuna non venne adottato poiché i due avevano scommesso che se il giorno seguente all'ultima ripresa ci fosse stato bel tempo avrebbero girato il finale voluto da Dino Risi in caso contrario avrebbero chiuso il set e adottatto il lieto finale di Mario Cecchi Gori. Ma il sole di quel giorno fu bellissimo e splendente a detta di Dino Risi per questo girarono il finale voluto da lui."
E questa, interssantissima:
"Uscì negli Stati Uniti con il titolo "The Easy Life" e in Francia col titolo "Le Fanfaron". Dennis Hopper, il regista del cult movie "Easy Rider" si è ispirato a Il sorpasso per scrivere il suo soggetto considerato il capolavoro (nonché il capostipite) dei road movie.
Sapevo che aveva ispirato Hopper in quanto riportato anche nelle note di wiki ma ero del tutto all'oscuro sulla scommessa fatta tra Risi e Cecchi Gori:Non riesco a immaginare il film con un lieto fine pero' capisco che probabilmente non sarebbe diventato leggendario con quest'ultima. In ogni caso non ci vorrebbe molto oggi col moviemaker a montare un "alternative ending", basterebbe tagliare qualche secondo prima della Fiat 2300S adattando poi una scena precedente che sia adatta a "chiudere" (e' una pratica molto in voga su YT).
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaComplimentoni per questa rece meravigliosa. Tra l'altro ho una sorta di venerazione per il mitico Vittorio Gassman, attore tra i più grandi al mondo, uno dei tanti che il Cinema yankee si sogna.
RispondiEliminaUn ringraziamento particolare anche per l'adesione (non so se casuale o consapevole) al progetto dei 100 Film da Salvare.
Consapevolissima (fin troppo), da quando era uscito il post sui 100 Film da Salvare,che peraltro avevo visto in ritardo in quanto sono stato un mese senza adsl, mi era venuta voglia di farla pero' ero titubante a causa dei motivi sopracitati :-)
EliminaBenvenuto nel club! ;)
EliminaGrandissimo classico e...mi sono innamorata del tuo blog!:)
RispondiEliminaOvviamente, la foto non e' lontanamente la tua, giusto?
EliminaQuella della foto sono assolutamente io...deluso? :P
EliminaNo. Peccato non sei a figura intera. Casomai innamorato.
EliminaAhahah! Addirittura? XD
EliminaBèh visto che la foto è la tua penso che ci sarai molto banalmente abituata...Avrai dunque certamente un fortunato mortale al fianco, se più o meno consapevole di esserlo.
Eliminaciao Valentina, grazie, ci fa solo piacere :)
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