Victor nasce nel 1970, in una Madrid agli sgoccioli del franchismo, silente e deserta come non sarebbe oggi minimamente riconoscibile e come già non lo era nel 1981 quando la visitai, piena di gente e di vita ad ogni ora. Nasce su un pulmann di linea, figlio d'una giovanissima donna dell'antico mestiere praticante.
Il "caso" ha segnato la sua originale nascita ed il caso contrassegnerà l'episodio che lo porterà in carcere e poi ad essere amico/nemico/ossessione di coloro che, a vario titolo, in carcere ce lo hanno condotto. La donna che voleva possedere, il poliziotto che salvandola..., il compagno di squadra del poliziotto e la di lui moglie, tutti questi personaggi intrecceranno le loro vicende in un costante e palpitante (trémula) evolversi della vicenda, senza alcun crescendo o calando.
Il film, bellissimo, è volutamente girato in cinemascope. I colori sono sempre caldi, come le situazioni, focose nella gioia e nei tormenti, nel sesso, nella gelosia, nell'intrigo. Almodóvar riesce nel difficile compito di dare ad ogni episodio e ad ogni protagonista il giusto spazio e risalto, compito davvero non facile perché il film, di durata breve (solo 100'), racconta lunghi periodi di tempo.
Bravissimi tutti gli attori. Splendide soprattutto le 2 attrici protagoniste: Angela Molina da encomio, con tempi da teatro che le donano; Francesca Neri, bellissima ed incantevole come più non s'è vista, dopo la sua felice permanenza nel cinema spagnolo d'autore.