Lasciatevi trasportare dalla dolcezza di questo film, dalla tenerezza delle sue donne, piccole donne con piccoli drammi e piccole gioie, romantiche, fredde solo in apparenza in qualche caso, sensibili, pacate nel parlare e nei modi.
Tanti piccoli episodi, tutti con protagoniste superlative (bravissime tutte le attrici e il cast è di prim'ordine) che pian piano si intrecciano anche. Il film è girato bene, la musica compare di tanto in tanto e in modo molto opportuno e delicato, la fotografia è a tinte pastello piacevolissime. C'è un garbo in questo film che non lascia indifferenti.
Il filo rosso che ho letto potrei identificarlo con una sola parola: sensibilità.
Spesso si dice "avere cuore", ma la parola giusta secondo me è quella, che accomuna sicuramente tutte le donne, non solo quelle del film.
Ogni dettaglio, ogni cosa che loro accade assurge a significati molteplici, viene analizzata a fondo... ogni evento è premonizione di altri a venire, ed ecco l'altro filo rosso, più sottile che sottende al primo: le premonizioni. Nulla avviene per caso, ogni cosa, parola, gesto, ha un preciso significato.
E' stata una gran bella visione.
Recensioni di Film, SerieTV e Teatro di ogni genere, epoca e nazione
venerdì 28 aprile 2006
mercoledì 26 aprile 2006
La guerra di Mario
Quanto è bello questo film? Tantissimo!
Registro una bella rinascita del cinema italiano. Ne sono proprio felice e chiudo qui la parentesi "tecnica".
Mario è figlio di Napoli; figlio del quartiere Ponticelli; figlio di una...; figlio della camorra e di un camorrista assassinato.
La madre è viva ma non lo può accudire, allora un'insegnante d'arte, donna amorevole e paziente quanto istruita ed intelligente, lo prende in affido nella speranza di dare a Mario una vita serena dopo l'incubo della sua infanzia (sentirete che storie!) e anche a lei un figlio da amare. Tutta qua la trama.
Ma questa trama è svolta con una regia da neorealisti efficace e semplice. Il bambino che interpreta Mario è straordinario, bravo, anzi bravissimo! I dialoghi, i fatti raccontati, i personaggi, tutto è talmente ben fatto da sembrare vero.
Valeria Golino merita menzione perché:
a) E' d'una bellezza da sturbo, in questo film più che mai. Semplice, con piccole imperfezioni estetiche, emana un calore, una morbidezza e una sensualità uniche.
b) Non recita. Ci crede in questo film, è evidente, e la sua recitazione rispecchia il suo trasporto per questa storia commovente e drammatica.
E' un film molto pesante per i contenuti. Talmente duro nel rappresentare il "caso Mario" che certe volte esaspera, però non è colpa di Mario o del film se le storie come la sua sono così. E anche il finale non è giudicabile come "bello" o "brutto" o "lieto" o "triste": è il finale di quelle storie, di bambini per certi aspetti troppo cresciuti e per altri, forse, non cresceranno più perché la loro prima infanzia è una ferita da cauterizzare.
Troppo difficile recuperare i tanti Mario che ci sono in Italia? Nessuna risposta dal film.
Io una speranza ce l'ho e la voglio avere.
Registro una bella rinascita del cinema italiano. Ne sono proprio felice e chiudo qui la parentesi "tecnica".
Mario è figlio di Napoli; figlio del quartiere Ponticelli; figlio di una...; figlio della camorra e di un camorrista assassinato.
La madre è viva ma non lo può accudire, allora un'insegnante d'arte, donna amorevole e paziente quanto istruita ed intelligente, lo prende in affido nella speranza di dare a Mario una vita serena dopo l'incubo della sua infanzia (sentirete che storie!) e anche a lei un figlio da amare. Tutta qua la trama.
Ma questa trama è svolta con una regia da neorealisti efficace e semplice. Il bambino che interpreta Mario è straordinario, bravo, anzi bravissimo! I dialoghi, i fatti raccontati, i personaggi, tutto è talmente ben fatto da sembrare vero.
Valeria Golino merita menzione perché:
a) E' d'una bellezza da sturbo, in questo film più che mai. Semplice, con piccole imperfezioni estetiche, emana un calore, una morbidezza e una sensualità uniche.
b) Non recita. Ci crede in questo film, è evidente, e la sua recitazione rispecchia il suo trasporto per questa storia commovente e drammatica.
E' un film molto pesante per i contenuti. Talmente duro nel rappresentare il "caso Mario" che certe volte esaspera, però non è colpa di Mario o del film se le storie come la sua sono così. E anche il finale non è giudicabile come "bello" o "brutto" o "lieto" o "triste": è il finale di quelle storie, di bambini per certi aspetti troppo cresciuti e per altri, forse, non cresceranno più perché la loro prima infanzia è una ferita da cauterizzare.
Troppo difficile recuperare i tanti Mario che ci sono in Italia? Nessuna risposta dal film.
Io una speranza ce l'ho e la voglio avere.
lunedì 24 aprile 2006
Good night, and good luck
Buona notte, e buona fortuna...
america, dice ogni volta che saluta il mitico (ormai) giornalista Edward R. Murrow.
http://www.museum.tv/archives/etv/M/htmlM/murrowedwar/murrowedwar.htm
Film realista, in bianco e nero come quegli anni a cavallo tra il 1940 e i '50, narra la vicenda del coraggio e dell'integrità morale del grande giornalista che permise di smascherare i metodi illiberali e anticostituzionali utilizzati dal senatore McCarthy per condurre la sua paranoica battaglia contro il comunismo e, soprattutto, contro i comunisti. Il famoso "maccartismo" è una delle vergogne più vergognose degli usa, e senza Murrow sarebbe durato ancora a lungo.
Bello e molto interessante, consigliatissima la visione.
Clooney si rivela sempre più come un regista e sceneggiatore da tenere in giusta considerazione.
america, dice ogni volta che saluta il mitico (ormai) giornalista Edward R. Murrow.
http://www.museum.tv/archives/etv/M/htmlM/murrowedwar/murrowedwar.htm
Film realista, in bianco e nero come quegli anni a cavallo tra il 1940 e i '50, narra la vicenda del coraggio e dell'integrità morale del grande giornalista che permise di smascherare i metodi illiberali e anticostituzionali utilizzati dal senatore McCarthy per condurre la sua paranoica battaglia contro il comunismo e, soprattutto, contro i comunisti. Il famoso "maccartismo" è una delle vergogne più vergognose degli usa, e senza Murrow sarebbe durato ancora a lungo.
Bello e molto interessante, consigliatissima la visione.
Clooney si rivela sempre più come un regista e sceneggiatore da tenere in giusta considerazione.
giovedì 20 aprile 2006
Mulholland Drive
Scritto e diretto nel 2001 dal più grande regista vivente: David Lynch.
Permettetemi di rivolgermi a lui: "Caro David, non sono degno di partecipare alla visione e di commentare questa tua opera, ma non esprimerti su di me così io sarò salvato dalla pena eterna".
Prendete il vocabolario, cercate gli aggettivi più iperbolici possibile e applicateli ad ogni aspetto della cinematografia... non arriverete a descrivere il valore di quest'opera, della quale, alla 5° visione, voglio imprimermi in mente ogni fotogramma, ogni frase, ogni dettaglio della scenografia.
Protagoniste 2 donne, soprattutto una incredibile Naomi Watts (vera protagonista), ai tempi pressoché sconosciuta, che fornisce una lezione di recitazione da manuale. Impossibile ripetere una simile prestazione.
Regia e montaggio da scuola; musiche perfette di Angelo Badalamenti (altro mito) che fa anche una piccola parte; tutti gli attori sono espressione diretta del regista.
Voto: 10 e Lode e Encomio solenne e Inchino delle massime autorità mondiali del cinema e Osanna dall'alto dei cieli e L'Olimpo intero prono a ringraziare l'autore... impazzisco per questo film.
Ogni, ogni, ogni singola scena rende la visione degna.
Requisiti per la visione:
1- DVD originale perché le scene, i suoni, tutto ciò che coinvolge i sensi è volutamente modificato rispetto al naturale e DEVE essere visto esattamente così. Evitare assolutamente formati compressi, perdete tempo.
2- Vederlo di notte, nel silenzio più totale con l'attenzione totalizzante che un monaco tibetano dedica alla costruzione di un mandala. Nulla deve andare perso, ogni cosa deve essere memorizzata come tale, ben prima di capirne il significato. Il film parla della notte, si svolge di notte, è proprio la notte di un essere umano.
Molti non l'hanno capito, molti sì ma non gli è piaciuto.
La prima volta che lo vidi persi la scena che appare appena terminano i titoli di testa: la telecamera entra in un cuscino. Poi me lo hanno spiegato, e sono corso al cinema a rivederlo... avevano ragione i miei amici maestri, dovevo cogliere quella scena, ma non mi dissero altro, solo capire che il film si svolgeva in un cuscino. Poi io aggiunsi: "in una testa appoggiata a un cuscino".
Non vi racconto la trama, solo le riflessioni che ogni volta mi procura, sempre un po' più articolate delle precedenti.
Il film è per buona parte la storia di un incubo, la descrizione su pellicola, rappresentata, di un sogno, di una realtà onirica che è una cosa sola con la realtà vissuta.
SILENCIO! NO HAI BANDA [HOMBRE]!
... recitano in spagnolo attori che sembrano usciti dall'inferno, poco prima che il sogno finisce, in un teatro in cui tutto è possibile. Vuoi sentire una tromba? PAPAAAAA! ecco la tromba. Vuoi sentire un trombone? POPOPOOOO! ecco il trombone.
Devo solo alzare una mano, esprimere un desiderio, e si avvera tutto, perché? Perché il sogno è la realtà che l'inconscio costruisce, da una parte a sua immagine e somiglianza, dall'altra interpretando senza filtri i desideri e le speranze, così come le paure, di una persona.
Il SuperIo nel sonno è sconfitto, non può intervenire, non c'è perché forse, potremmo dire, riposa nei cassetti coi vestiti che indossiamo ogni giorno a seconda della situazione che ci prepariamo ad affrontare; ristagna nel vano dei cosmetici o delle creme o dei dopobarba, profumi, saponi, che dipingono e curano il nostro corpo, la nostra faccia, il nostro aspetto così come vogliamo che esso ci rappresenti nel rapportarci agli altri e al mondo; risiede latente nelle etiche e culture che non ci sono spontanee, naturali, che non abbiamo mai fatto nostre oppure non ci siamo ancora sufficientemente esercitati per renderle tali.
Ma è REALTA' il SuperIo?
L'Io e l'Es gli rispondono nel sonno, portano l'animo animale a una vendetta sul materiale, gli dicono - la realtà può essere questa, dovrebbe essere questa, vorrei sia questa - senza poter vincere però, perché manca la tangibilità.
Che bella parola: tangibilità. L'essenza del materialismo che osanna una materia che altro non è se non quello che viene percepito, in modo sempre unico e distinto, dai distinti sensi di ogni distinguibile essere vivente. L'udito dell'uomo è una cosa comune, ma Io sento col Mio udito. Gli occhi di ogni forma animale servono a vedere, ma Io vedo coi Miei occhi. Entriamo in un "materialismo relativista" quindi, un'evoluzione che sposta la soggettiva non sull'uomo ma sulla sua iterazione con la materia, iterazione che risiede nella percezione personale della realtà in quanto a sua volta non può essere definita oggettivamente.
Sembra un sofisma ma non lo è. La "realtà" risiede nel cervello o, meglio, in tutte le cellule dell'organismo capaci di memoria e di azioni conseguenti alla elaborazione della memoria stessa e non c'è solo il cervello all'uopo, bensì l'intero corpo di un essere vivente.
La "mia" realtà posso decidere quale sia quindi, e il potenziale, la massa di materia su cui posso intervenire con la mia sola Forza Pensante è grande quanto l'intero universo.
Ci sono persone che hanno studiato l'enorme potere che deriva dalla capacità di saper vivere Sogni Coscienti, da svegli, e ci sono riuscite. Sono persone che hanno un potere enorme.
Saper scindere i sogni e la realtà cosciente rimane un punto fondamentale nella vita di una persona, pena una non-sofferenza nella schizofrenia, che non procura dolore fisico ma può devastare alle radici le possibilità di relazione.
La protagonista al suo risveglio percepirà come il sogno le ha illustrato lei chi è veramente. Col sogno comprenderà la sua errata percezione della realtà cosciente che l'ha portata a compiere gesti inauditi e dei quali non può liberarsi.
Il sogno-incubo la perseguiterà quindi anche da sveglia, coi suoi folletti insulsi, i suoi fantasmi, le allucinazioni. Ormai l'incubo s'è trasfuso nel tangibile, nel Suo tangibile che solo lei comprende.
Non ci sarà scampo.
ONORE E GLORIA A DAVID LYNCH!
Permettetemi di rivolgermi a lui: "Caro David, non sono degno di partecipare alla visione e di commentare questa tua opera, ma non esprimerti su di me così io sarò salvato dalla pena eterna".
Prendete il vocabolario, cercate gli aggettivi più iperbolici possibile e applicateli ad ogni aspetto della cinematografia... non arriverete a descrivere il valore di quest'opera, della quale, alla 5° visione, voglio imprimermi in mente ogni fotogramma, ogni frase, ogni dettaglio della scenografia.
Protagoniste 2 donne, soprattutto una incredibile Naomi Watts (vera protagonista), ai tempi pressoché sconosciuta, che fornisce una lezione di recitazione da manuale. Impossibile ripetere una simile prestazione.
Regia e montaggio da scuola; musiche perfette di Angelo Badalamenti (altro mito) che fa anche una piccola parte; tutti gli attori sono espressione diretta del regista.
Voto: 10 e Lode e Encomio solenne e Inchino delle massime autorità mondiali del cinema e Osanna dall'alto dei cieli e L'Olimpo intero prono a ringraziare l'autore... impazzisco per questo film.
Ogni, ogni, ogni singola scena rende la visione degna.
Requisiti per la visione:
1- DVD originale perché le scene, i suoni, tutto ciò che coinvolge i sensi è volutamente modificato rispetto al naturale e DEVE essere visto esattamente così. Evitare assolutamente formati compressi, perdete tempo.
2- Vederlo di notte, nel silenzio più totale con l'attenzione totalizzante che un monaco tibetano dedica alla costruzione di un mandala. Nulla deve andare perso, ogni cosa deve essere memorizzata come tale, ben prima di capirne il significato. Il film parla della notte, si svolge di notte, è proprio la notte di un essere umano.
Molti non l'hanno capito, molti sì ma non gli è piaciuto.
La prima volta che lo vidi persi la scena che appare appena terminano i titoli di testa: la telecamera entra in un cuscino. Poi me lo hanno spiegato, e sono corso al cinema a rivederlo... avevano ragione i miei amici maestri, dovevo cogliere quella scena, ma non mi dissero altro, solo capire che il film si svolgeva in un cuscino. Poi io aggiunsi: "in una testa appoggiata a un cuscino".
Non vi racconto la trama, solo le riflessioni che ogni volta mi procura, sempre un po' più articolate delle precedenti.
Il film è per buona parte la storia di un incubo, la descrizione su pellicola, rappresentata, di un sogno, di una realtà onirica che è una cosa sola con la realtà vissuta.
SILENCIO! NO HAI BANDA [HOMBRE]!
... recitano in spagnolo attori che sembrano usciti dall'inferno, poco prima che il sogno finisce, in un teatro in cui tutto è possibile. Vuoi sentire una tromba? PAPAAAAA! ecco la tromba. Vuoi sentire un trombone? POPOPOOOO! ecco il trombone.
Devo solo alzare una mano, esprimere un desiderio, e si avvera tutto, perché? Perché il sogno è la realtà che l'inconscio costruisce, da una parte a sua immagine e somiglianza, dall'altra interpretando senza filtri i desideri e le speranze, così come le paure, di una persona.
Il SuperIo nel sonno è sconfitto, non può intervenire, non c'è perché forse, potremmo dire, riposa nei cassetti coi vestiti che indossiamo ogni giorno a seconda della situazione che ci prepariamo ad affrontare; ristagna nel vano dei cosmetici o delle creme o dei dopobarba, profumi, saponi, che dipingono e curano il nostro corpo, la nostra faccia, il nostro aspetto così come vogliamo che esso ci rappresenti nel rapportarci agli altri e al mondo; risiede latente nelle etiche e culture che non ci sono spontanee, naturali, che non abbiamo mai fatto nostre oppure non ci siamo ancora sufficientemente esercitati per renderle tali.
Ma è REALTA' il SuperIo?
L'Io e l'Es gli rispondono nel sonno, portano l'animo animale a una vendetta sul materiale, gli dicono - la realtà può essere questa, dovrebbe essere questa, vorrei sia questa - senza poter vincere però, perché manca la tangibilità.
Che bella parola: tangibilità. L'essenza del materialismo che osanna una materia che altro non è se non quello che viene percepito, in modo sempre unico e distinto, dai distinti sensi di ogni distinguibile essere vivente. L'udito dell'uomo è una cosa comune, ma Io sento col Mio udito. Gli occhi di ogni forma animale servono a vedere, ma Io vedo coi Miei occhi. Entriamo in un "materialismo relativista" quindi, un'evoluzione che sposta la soggettiva non sull'uomo ma sulla sua iterazione con la materia, iterazione che risiede nella percezione personale della realtà in quanto a sua volta non può essere definita oggettivamente.
Sembra un sofisma ma non lo è. La "realtà" risiede nel cervello o, meglio, in tutte le cellule dell'organismo capaci di memoria e di azioni conseguenti alla elaborazione della memoria stessa e non c'è solo il cervello all'uopo, bensì l'intero corpo di un essere vivente.
La "mia" realtà posso decidere quale sia quindi, e il potenziale, la massa di materia su cui posso intervenire con la mia sola Forza Pensante è grande quanto l'intero universo.
Ci sono persone che hanno studiato l'enorme potere che deriva dalla capacità di saper vivere Sogni Coscienti, da svegli, e ci sono riuscite. Sono persone che hanno un potere enorme.
Saper scindere i sogni e la realtà cosciente rimane un punto fondamentale nella vita di una persona, pena una non-sofferenza nella schizofrenia, che non procura dolore fisico ma può devastare alle radici le possibilità di relazione.
La protagonista al suo risveglio percepirà come il sogno le ha illustrato lei chi è veramente. Col sogno comprenderà la sua errata percezione della realtà cosciente che l'ha portata a compiere gesti inauditi e dei quali non può liberarsi.
Il sogno-incubo la perseguiterà quindi anche da sveglia, coi suoi folletti insulsi, i suoi fantasmi, le allucinazioni. Ormai l'incubo s'è trasfuso nel tangibile, nel Suo tangibile che solo lei comprende.
Non ci sarà scampo.
ONORE E GLORIA A DAVID LYNCH!
Viva Zapatero
Un grazie sentitissimo a Sabina Guzzanti.
La mia vicinanza verso di lei è totale.
Ricordate il caso Raiot? Chiuso dopo una puntata...
Guardatelo se avete un minimo di tempo.
La mia vicinanza verso di lei è totale.
Ricordate il caso Raiot? Chiuso dopo una puntata...
Guardatelo se avete un minimo di tempo.
lunedì 17 aprile 2006
Ray
Jamie Foxx si dimostra grande caratterista. Merito la sua fisionomia e sicuramente un gran trucco, la sua somiglianza con vate del soul-blues è stupefacente.
La sceneggiatura ha richiesto solo sforzo di sintesi. La vita di Ray Charles bastava a fare anche uno sceneggiato, volendo, come tutte quelle, forse, degli afroamericani che in qualche modo sono riusciti ad emergere in quel paese negli anni in cui la segregazione era ancora una realtà.
Un grande amore che sboccia e Ray tira fuori, dopo tanto aver suonato altri grandi autori in giro per gli USA, 'I got a woman, grandissima intuizione che mischia gospel e blues in modo, a detta di alcuni, persino blasfemo. E' invece un tripudio e da lì in avanti quest'uomo che mette il soul e il blues anche nella musica classica, conosce un crescendo di successo irrefrenabile.
Droga, vita peregrina, una famiglia difficile da gestire che solo una moglie devotissima permette di non disfare. Il finale, con la sua meritata fama mondiale, lo conoscete tutti.
Io non sapevo nulla della sua infanzia, dei suoi traumi e il film illustra bene che parte hanno avuto nella sua personalità.
Per saperne di più sul grande musicista, morto nel 2004:
http://www.raycharles.com/
La sceneggiatura ha richiesto solo sforzo di sintesi. La vita di Ray Charles bastava a fare anche uno sceneggiato, volendo, come tutte quelle, forse, degli afroamericani che in qualche modo sono riusciti ad emergere in quel paese negli anni in cui la segregazione era ancora una realtà.
Un grande amore che sboccia e Ray tira fuori, dopo tanto aver suonato altri grandi autori in giro per gli USA, 'I got a woman, grandissima intuizione che mischia gospel e blues in modo, a detta di alcuni, persino blasfemo. E' invece un tripudio e da lì in avanti quest'uomo che mette il soul e il blues anche nella musica classica, conosce un crescendo di successo irrefrenabile.
Droga, vita peregrina, una famiglia difficile da gestire che solo una moglie devotissima permette di non disfare. Il finale, con la sua meritata fama mondiale, lo conoscete tutti.
Io non sapevo nulla della sua infanzia, dei suoi traumi e il film illustra bene che parte hanno avuto nella sua personalità.
Per saperne di più sul grande musicista, morto nel 2004:
http://www.raycharles.com/
Evilenko
La realtà, la più terribile, supera sempre l'immaginazione. Questo film tratta di una storia realmente accaduta e in tempi recenti.
Conoscete questo personaggio?
Tra il 1984 e il 1990, prima d'essere arrestato, nella ex unione sovietica ha violentato, ucciso e divorato 55 tra adolescenti e bambini, di ambo i sessi. C'è anche un adulto morto, ma in circostanze, dal suo punto di vista, fortuite.
Processato in Ucraina a Kiev, nel 1992 fu poi giustiziato. Un mostro spaventoso.
E' tratto dal romanzo "Il comunista che mangiava i bambini", di David Grieco.
Quello che il film, produzione italiana del 2005, mette in risalto soprattutto è la personalità schizofrenica di Evilenko e lo fa bene. Le scene di sangue (meno male! robe da non credere!) sono ridotte al minimo essenziale, a volte solo accennate o lasciate all'immaginazione dello spettatore, che mai però può avvicinare la mente malata di quell'uomo.
Malcom McDowell è attore fenomenale (ma va'? e chi l'avrebbe detto! ma non fece anche da giovane un filmettino con kubrick?).
La mimica facciale e il modo di camminare, di tenere le braccia, che tanto ricordano un parkinsoniano, Malcom li ha studiati e riprodotti benissimo. Una faccia inquietante con la quale quel pazzo riusciva ormai letteralmente a ipnotizzare le sue vittime. Le prime le adescava, poi pian piano iniziò a sviluppare questa capacità magnetica, per cui addirittura lo seguivano.
Non a caso, mentre a Kiev lo giustiziavano, università e centri studi tedeschi e americani cercarono, anche pagando!, di salvarlo pur di potersene occupare e studiarlo (non faccio commenti).
Oltre a Malcom, anche Marton Csokas che svolge la parte del magistrato investigativo offre un'ottima prestazione.
Grandi e suggestive le musiche di Angelo Badalamenti, autore apprezzatissimo, non a caso, da un mio mito: David Lynch.
Conoscete questo personaggio?
Tra il 1984 e il 1990, prima d'essere arrestato, nella ex unione sovietica ha violentato, ucciso e divorato 55 tra adolescenti e bambini, di ambo i sessi. C'è anche un adulto morto, ma in circostanze, dal suo punto di vista, fortuite.
Processato in Ucraina a Kiev, nel 1992 fu poi giustiziato. Un mostro spaventoso.
E' tratto dal romanzo "Il comunista che mangiava i bambini", di David Grieco.
Quello che il film, produzione italiana del 2005, mette in risalto soprattutto è la personalità schizofrenica di Evilenko e lo fa bene. Le scene di sangue (meno male! robe da non credere!) sono ridotte al minimo essenziale, a volte solo accennate o lasciate all'immaginazione dello spettatore, che mai però può avvicinare la mente malata di quell'uomo.
Malcom McDowell è attore fenomenale (ma va'? e chi l'avrebbe detto! ma non fece anche da giovane un filmettino con kubrick?).
La mimica facciale e il modo di camminare, di tenere le braccia, che tanto ricordano un parkinsoniano, Malcom li ha studiati e riprodotti benissimo. Una faccia inquietante con la quale quel pazzo riusciva ormai letteralmente a ipnotizzare le sue vittime. Le prime le adescava, poi pian piano iniziò a sviluppare questa capacità magnetica, per cui addirittura lo seguivano.
Non a caso, mentre a Kiev lo giustiziavano, università e centri studi tedeschi e americani cercarono, anche pagando!, di salvarlo pur di potersene occupare e studiarlo (non faccio commenti).
Oltre a Malcom, anche Marton Csokas che svolge la parte del magistrato investigativo offre un'ottima prestazione.
Grandi e suggestive le musiche di Angelo Badalamenti, autore apprezzatissimo, non a caso, da un mio mito: David Lynch.
sabato 15 aprile 2006
Melissa P.
Non ho idea del libro né mai ne avrò. Ho letto che la "scrittrice" non ha apprezzato molto la libera interpretazione che gli sceneggiatori hanno applicato al suo testo.
Il film, anch'esso non proprio osannato, a me invece non è dispiaciuto del tutto. Se non ci si fa fregare dalla trappola del sesso e si cerca di guardare un po' tra le righe, si scopre una bella trama fatta di difficoltà adolescenziali nelle amicizie, nel rapporto con genitori e familiari, con la scuola, in un periodo della vita nel quale la fioritura del sesso aggiunge, quando non costituisce, problemi allo sviluppo di un individuo.
L'innocente Melissa (o ninfomane?) si presta a giochi particolari, sfruttata da ragazzi più grandi e più cinici di lei. Alla fine saprà controllare e dominare certe proposte e maturerà prima di altre. Forse proprio questo finale tutto sommato positivo è quello che meno rispecchia il libro.
Ripeto, pensavo peggio invece dico: non male.
Il film, anch'esso non proprio osannato, a me invece non è dispiaciuto del tutto. Se non ci si fa fregare dalla trappola del sesso e si cerca di guardare un po' tra le righe, si scopre una bella trama fatta di difficoltà adolescenziali nelle amicizie, nel rapporto con genitori e familiari, con la scuola, in un periodo della vita nel quale la fioritura del sesso aggiunge, quando non costituisce, problemi allo sviluppo di un individuo.
L'innocente Melissa (o ninfomane?) si presta a giochi particolari, sfruttata da ragazzi più grandi e più cinici di lei. Alla fine saprà controllare e dominare certe proposte e maturerà prima di altre. Forse proprio questo finale tutto sommato positivo è quello che meno rispecchia il libro.
Ripeto, pensavo peggio invece dico: non male.
L'odio
Ambientato nelle periferie più popolari di Parigi, visto oggi pare frutto di una visione di quanto avvenuto nelle proteste violente di quest'anno (11 anni dopo).
Girato in un sostanziale bianco e nero (a me piace moltissimo), con la chiara volontà di non dare colore alle condizioni di vita dei ragazzi e dei giovani di quelle aree che si fatica a credere circondino la più bella capitale europea (dopo Roma, s'intenda).
Non ne sono certo ma sicuramente si ispira a fatti accaduti. La sceneggiatura copre un intervallo di 24h, successive a uno scontro tra ps e ragazzi molto duro, cadenzato dagli orari dei vari avvenimenti intorno ai quali, come comparse o protagonisti, ruotano 3 ragazzi: un arabo, un francese e un nero.
Crudo, violento, terribile a volte, ritrae perfettamente il difficilissimo rapporto tra le periferie e le forze dell'ordine. Droga, rap, vita di strada, non manca nessun ingrediente per fare un film basandosi su una realtà che forse pensiamo lontana, nei quartieri poveri di Los Angeles o New York. E' molto vicina invece, occorre farsene una ragione.
C'è un pizzico di TrainSpotting in questo film.
Girato in un sostanziale bianco e nero (a me piace moltissimo), con la chiara volontà di non dare colore alle condizioni di vita dei ragazzi e dei giovani di quelle aree che si fatica a credere circondino la più bella capitale europea (dopo Roma, s'intenda).
Non ne sono certo ma sicuramente si ispira a fatti accaduti. La sceneggiatura copre un intervallo di 24h, successive a uno scontro tra ps e ragazzi molto duro, cadenzato dagli orari dei vari avvenimenti intorno ai quali, come comparse o protagonisti, ruotano 3 ragazzi: un arabo, un francese e un nero.
Crudo, violento, terribile a volte, ritrae perfettamente il difficilissimo rapporto tra le periferie e le forze dell'ordine. Droga, rap, vita di strada, non manca nessun ingrediente per fare un film basandosi su una realtà che forse pensiamo lontana, nei quartieri poveri di Los Angeles o New York. E' molto vicina invece, occorre farsene una ragione.
C'è un pizzico di TrainSpotting in questo film.
domenica 2 aprile 2006
Syriana
Forse, dopo Farenheit 9/11, il film che più di ogni altro denuncia la cinica politica, sia economica che militare e di intelligence, praticata dagli usa per detenere un controllo pressoché totale del petrolio arabo.
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