Alla fine degli anni novanta si cominciava già a immaginare una vita raccontata come fosse uno spettacolo televisivo. Per la prima volta il cinema cominciava a criticare il mondo invadente del piccolo schermo, che poi tanto piccolo non è se comincia a trasformarsi in una spia che ci osserva. Ed ecco che Peter Weir, autore di tanti capolavori come L’attimo fuggente e Witness il testimone, prende l’attore comico Jim Carrey e lo ingaggia per il suo primo ruolo drammatico.
Inutile dire che Jim Carrey in questo film è sorprendente; nonostante sia stato fino a quel momento un attore comico straordinario, nel ruolo di Truman Burbank dimostra la sua capacità di immergersi anche in ruoli differenti di come la gente lo conosce. Il risultato è sopra le aspettative, ma andiamo al film.
Il film è incentrato sulla vita di Truman Burbank, una vita perfetta, un lavoro come assicuratore e una bella moglie infermiera. Ma ci sono piccole coincidenze che gli fanno capire che le cose e le persone che lo circondano non sono reali. L’arrivo del padre creduto morto conferma queste paure, come anche i suoi ricordi passati che iniziavano a fargli capire che la sua vita è uno show televisivo.
Truman comincia ad osservare il mondo che lo circonda e ne rimane turbato, perché la sua vita non è vera ma costruita come una soap opera, seguita in tv da molta gente; come uscire fuori da questa situazione? Sarà la forza di volontà di Truman a lottare per portare alla luce la verità, come anche un gruppo di persone che si introduce sul set con cartelli. Quando riuscirà a superare il trauma finalmente capirà che è giunto il momento di lasciare la sua vita fasulla per cominciare una vita vera, ma non sarà facile perché il regista dello show, Christof, farà di tutto per fermarlo, anche scatenargli una tempesta grazie ai computer.
Film che ha anticipato show come il grande fratello, è in realtà una metafora della vita: diretta da un autore in stato di grazia in quello che possiamo considerare uno dei capolavori degli anni novanta.
Il cinema analizza il piccolo mondo della tv in modo lucido e spietato, analizzando una cosa fondamentale che in realtà alcune volte succede anche nella vita reale: molte persone recitano un ruolo; solo che qui nello show sono attori pagati per vivere nello show, nella vita reale invece alcuni portano maschere, il che non è poi così differente, anche se nella realtà chi porta maschere viene prima o poi smascherato, come accade a Truman nella sua soap, il giorno in cui decide di fare irrompere la realtà nella sua vita.
In parole semplici nella soap le maschere le portano tutti, e quando Truman vuole uscire da questa vita fasulla, questo piccolo mondo casca come un castello di sabbia. Infatti il nome del protagonista non è casuale, Truman ovvero True man, uomo vero, forse perché è l’unica persona vera in mezzo a tanti attori pagati per essere la madre, la moglie, il padre etc etc… Il mondo della tv è capace di fare questo ad essere umano?
Ai tempi dell’uscita del film avrei risposto non lo so, ora con tutti gli show che la tv ci propina ogni giorno non mi stupirei affatto che una cosa del genere possa accadere.
Peter Weir si conferma un grande regista, un autore particolare e interessante. Jim Carrey è nel suo ruolo più importante, quello della svolta, tornerò a parlare di lui; gli fanno da spalla Noah Emmerich nel ruolo del suo migliore amico, e Laura Linney nel ruolo della moglie infermiera. E non dimentichiamo di Natasha McElhone nel ruolo della comparsa di cui si innamora Truman.
Splendida la colonna sonora di Phillip Glass, che include anche brani di musica classica e canzoni anni cinquanta.
ArwenLynch