domenica 19 settembre 2010

La messa è finita

14
Primo Olimpo per il mio amato Moretti finalmente, questo film m'ha colpito e a quanto ho letto l'ha fatto anche con la giuria di Berlino, Orso d'argento nell'86 e gran premio della giuria.

Basta per un attimo con Apicella, nel suo quinto lungometraggio c'è un prete di una parrocchia di periferia romana, Don Giulio interpretato dallo stesso Moretti in versione sbarbata, faccia pulita, non più giovane ironico e scorbutico.
Al ritorno nella sua Roma Giulio è felice di poter riallacciare vecchi rapporti, poter frequentare la sua famiglia.

I vecchi amici coi quali aveva condiviso passione giovanile per la politica ed il comunismo sono tutti cresciuti ovviamente. Tranne per uno di loro, arrestato con l'accusa di brigatismo, tutti gli altri hanno dimenticato ideali ed ideologie e dovuto procedere ai passi normali di una crescita nel mondo adulto, quindi lavoro, famiglia, separazioni, ecc... . Tutti indistintamente hanno dei problemi.
Dove trova le persone più problematiche poi è proprio in famiglia. La sorella ha una relazione incompiuta, verrà fuori che è pure incinta e che vuole abortire. Il padre prende una scuffia per un'amica della sorella molto più giovane di lui e lascia, in ormai tarda età, la madre che avrà per la cosa una reazione drammatica.

Un prete che al suo ritorno in terra natale cerca le sue radici, di ritrovarsi, si trova invece completamente in balia di situazioni per le quali vorrebbe fare qualcosa, come amico e parente ma anche per il ruolo che ricopre, che invece non ha mai una vera soluzione da proporre, se ne rende conto egli stesso, e lentamente precipita in una crisi totale, personale e di fede.
La fede pare non comparire mai, l'unico con cui ne parla è il prete che lo ha preceduto nella parrocchia. Vive vicino alla chiesa, che ha lasciato insieme alla professione perché si è sposato ed ha anche un bambino, senza per questo abbandonare la fede, tutt'altro. Forse la sola persona felice che incontra anche se gli causa grandissimo imbarazzo, che gli parla d'amore per dio e per la famiglia indistintamente.

Giulio, uomo non-dio ed in quanto tale impotente a risolvere alcunché, non riesce a dare conforto a nessuno. La maggior parte non lo vuole il suo aiuto che pure prova a fornire, altri che glie lo chiedono lo mettono in imbarazzo. Questo è proprio l'aspetto che più mi ha commosso e fatto pensare, la sana umanità di Giulio, depresso e sconfortato come chiunque di fronte a certe situazioni, che non parla per partito preso e che ogni volta che ragiona su quei problemi si ritrova impotente, che poi è la verità di chi non immola il raziocinio a divinità o culti di sorta e che quindi non dispone di soluzioni preconfezionate. Giulio le avrebbe, o avrebbe dovuto averle in quanto prete, ma non è così, la situazione della sua famiglia poi sarà pregnante al punto da renderlo indifferente, quasi apatico, al resto della sua missione, al destino di amici e parrocchiani.

Bellissimo, forse il solo film di Moretti del quale ero completamente all'oscuro mi ha sorpreso. Abbandonata già con "Bianca" la 16mm, le riprese sono di qualità da film importante, curate, come la splendida colonna sonora originale di Nicola Piovani.

Dovrei dirne ancora ma chiudo qui. La recensione è finita.


14 commenti:

  1. l'anacronismo religioide come zavorra intellettiva e morale di un ragazzo di buona volontà, che potrebbe aiutare e confortare tante persone (e magari pure se stesso) se non fosse la cosa grottescamente inutile che è: un prete.

    RispondiElimina
  2. Il miglior Moretti in assoluto, assieme a Caro Diario e Bianca.

    RispondiElimina
  3. "Vi amo, voi tutti che siete in questo bar"...Che l'accostamento non appaia ridicolo, ma questo di Moretti è uno dei film italiani più importanti e meglio realizzati sul disadattamento di un'italiano atipico, un"ultimo esemplare" di una "specie" morale e ideale ormai in estinzione in un contesto sociale e personale ormai agghiacciante. La Roma del "riflusso" politico anni '80. Al pari del capolavoro di Risi "Una Vita difficile", per l'Italia del boom anni'60.
    E' il film in cui le acute annotazioni e i celebri apologhi di Moretti sono più riusciti e incisivi che in qualsiasi altro, che abbia realizzato prima o dopo. Anche gli attori -persino il sodale Salemme- sono tutti credibili e espressivi (fu un punto invece sul quale all'epoca ci fu più di un detrattore, tra i recensori quotidianisti), con citazione d'onore per Dario Cantarelli l'amico libraio gay, ma lui era già bravo e con una bella voce di ottima qualità fin da "Marcia trionfale" ('76) di Bellocchio. Bellissima la scena dell'affogamento nella vasca della fontana da parte di una belluina famiglia di coatti romani vestiti che probabilmente saranno pure invece dei geometri. Paradigmatica di un ormai insito cinismo aggressivo e violento tipico di certa romanità. (e te lo dice qualcuno che per nascita e crescita questa comunque meravigliosa città la conosce altrettanto bene).

    RispondiElimina
  4. Zio, hai scritto una rece in 3 righe! :)

    Harmonica, a me anche Palombella Rossa non è affatto dispiaciuto.

    Wilson, giusto sottolineare la valenza sociale del personaggio, Giulio in fondo è simbolo anche per i civili in disincanto, come detto di religione quasi non ne parla.
    hai citato ben 2 film già in programma ;-)
    dunque sei romano de roma? non ti avevo già sospettato d'essere Moretti? :D
    scherzo... grazie per tutto

    RispondiElimina
  5. avevo un amico nelle medesime difficoltà… gli feci vedere il film, due mesi dopo lo rincontrai… non aveva più la tonaca! :OOOOOO

    RispondiElimina
  6. ahah! ma davvero? c'è già la crisi delle vocazioni, poi con te in giro... :)

    RispondiElimina
  7. Quando i girotondi ancora non confondevano le idee a quello che era uno dei migliori registi europei.

    RispondiElimina
  8. ciao euterpe :)
    d'altronde, la politica è parte integrante del suo essere regista, un suo intervento in qualche modo era inevitabile ed anche la conseguente distrazione professionale.

    RispondiElimina
  9. A me non sembra che il tema della fede sia marginale o addirittura estraneo al film. E' implicitamente presente nella caparbietà con cui don Giulio tenta di ricomporre le vicende umane dei suoi amici esortandoli al non emarginarsi, all'incontro, alla parola. Il fatto che il "suo" gregge sia, nel film, limitato alla cerchia di parenti ed amici è forse, questo si, il limite del suo vestire la tonaca. Dovrei rivederlo più spesso perchè, al contrario dell'amico di Petrolio, questo film agli antipodi del proselitismo mi avvicinò a suo tempo alla religione cattolica.

    RispondiElimina
  10. Non ho scritto che è un tema estraneo, tutt'altro, ho scritto che "...pare non comparire mai". In realtà la fede, persino quella nelle ideologie, è tema centrale, d'altronde il protagonista è proprio un prete. Il fatto poi che un ex-prete, abbandonato il celibato, sia la persona più felice che incontra, ed è persona che crede fortemente in dio, è significativo.

    E' interessante che a te il film ha prodotto l'effetto contrario che all'amico di Petrolio. A maggior ragione quindi penso che si possa dire che Moretti non abbia voluto fare critica dura né verso la religione né verso le ideologie vissute come tali. Lo stesso Giulio non è emblema dei preti, ci mancherebbe, ogni uomo fa storia a sé.

    Il bello di film come questo è che si prestano a diverse interpretazioni. Quello che è indiscutibile, nel film non altrove, è la pressoché totale assenza di risposte ai problemi spiccioli, di normale quotidianità, della fede in senso ampio, ripeto, sia essa religiosa od ideologica.

    Poi le considerazioni sono personali. Io ateo ed agnostico ne vedo certe, tu ti sei avvicinato al cattolicesimo, l'amico di Petrolio ha abbandonato propositi clericali... fantastico no? E' un film che non lascia indifferenti.

    RispondiElimina
  11. Oggi non potevo che commentare la messa è finita. Domenica(messa)...dunque visti tutti i film di Moretti alcuni per forza altri per piacere...questo è uno di quelli postuniversitari...visti per piacere...e devo dire che questo film è di un sottile che fa paura. Don Giulio...che tenta senza mai mollare. Quasi commuovente. (vabbè oggi sono seria non va bene...affatto)

    RispondiElimina
  12. Laura, non rimproverarti. difficile scherzare su questo film, talmente bello e pregno di senso, in particolare per chi è credente ;-)

    RispondiElimina
  13. Che bello vedere un film, e sapere di poterne leggere tra i post del tuo blog, scoprendo degli spunti davvero puntuali e interessanti. Bravo.

    RispondiElimina
  14. ciao Sabine, grazie, mi fa piacere. :)

    RispondiElimina