giovedì 5 gennaio 2012

The Chekist (aka: Tchekist)

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Necessaria una breve introduzione storica. Questo film parla di ciò che fu e fece la Cheka, la polizia segreta fondata da Lenin immediatamente dopo la Rivoluzione Bolscevica con compiti ideologici antirivoluzionari, che diventarono di epurare intellettuali, aristocratici, ebrei, chiunque potesse fomentare controrivoluzioni a qualsiasi titolo. La Cheka si occupava anche di sedare ribellioni di operai, dei Gulag, di forzare i piani alimentari... era il braccio esecutivo, armato e spietato della rivoluzione. Temutissima ovviamente. I suoi membri venivano chiamati Chekist. Il KGB è la sua ultima "versione" e la paga ai dipendenti venne mantenuta il 20 del mese, proprio come per i chekist dei quali si onorano di essere eredi. vladimiR putiN, che maschera la sua dittatura con una finta democrazia, viene chiamato dai suoi oppositori "Chekista", a dimostrazione di quanto ancora in Russia il ricordo di quella polizia segreta, forse la più sanguinaria mai vista, sia vivo e figurativo.
Questo dovrebbe bastare a rendere "The Chekist" una visione obbligatoria per quanto molto dura. Film di genere storico che ho dovuto archiviare anche come horror.

Siamo nel 1918 circa, in Russia.
Un'allucinante "catena di montaggio" per esecuzioni. Se non fosse per quel che avviene persino grottesca. Dai rastrellamenti le persone vengono raccolte nelle celle sotterranee di un vecchio edificio piene di topi. Dopo dei processi farsa nei quali la sentenza è quasi sempre la morte, vengo chiamati a gruppi di 5, fatti spogliare completamente nudi, faccia al muro davanti ad altrettante porte di legno, e freddati a pistola da 5 chekist. I corpi caricati su un carrello vengono issati con corde all'esterno dove un camion li attende per caricarli e portarli, si presume, in qualche fossa comune. Fine del lavoro. In un'ora e mezza di questi cicli se ne vedranno da perdere il conto e la cosa forzerà ancora più lo spettatore ad immergersi in quell'opera disumana. A sparare e a fare ogni altro singolo compito sono sempre gli stessi...

A vigilare sull'andamento dei lavori è Il Chekist, capo della divisione, Srubov, un filosofo a suo dire. Trova modo per giustificare moralmente la barbarie di cui è capo supremo, nella quale finiscono vittime persone che ben conosce, persino suoi cari o dovrebbero essere tali. Tutto quanto avviene all'esterno del lager è irreale, nessuno o quasi, al pari di Srubov, riesce a parlare senza intonare slogan o frasi di regime, anche perché chi non ci riesce diventa immediatamente sospetto e poi si sa come va a finire.

Dopo un po' il film ti soffoca, figuriamoci chi ha vissuto veramente quei momenti! Quella fabbrica della morte dove tutti agiscono come se fabbricassero pane ti scuote. Fabbrica ed esterni, fabbrica ed esterni, è un continuo. La ripetizione meccanica delle atrocità viene resa tremendamente, le scene sono tutte identiche nella sostanza e diverse nelle vittime, ed è impossibile abituarcisi. Possibile che nessuno s'incrinerà? Che a nessuno venga un moto di umana compassione? Qualcosa succederà, non vi rovino però il finale, significativo anche se ritengo essere la sola cosa di fantasia del film.

Nessuno può essere più malvagio di chi si crede nel giusto.
L'ho sempre pensato e qua trova una conferma storica ed anche artistica, mi si permetta il termine (il film ha una cura notevole che si apprezza in particolare nel montaggio delle scene alla fabbrica). Anche nei film i nazisti e i fascisti, soprattutto i secondi, raramente mi sono apparsi particolarmente convinti e motivati, l'idea di base che hanno e avevano è debole, non si regge se non sulla perpetuazione della violenza e dell'odio verso qualcuno, come un corpo su una gamba sola. Questi esecutori invece non avevano bisogno di bere come le SS nei lager per fare quel che facevano, stavano portando avanti un compito ingrato ma necessario a loro modo di vedere e l'ideologia comunista, di gran lunga più ricca e popolare di quella nazista, si regge da sé.

La ripetizione meccanica stigmatizza ogni gesto, svuotandolo.
Fondamentale era mantenere il ritmo, non perdersi in inutili discorsi, non permettere ai condannati di esprimersi in alcun modo. Emblematico un momento in cui è lo stesso Srubov a sparare a una donna che nuda di fronte al plotone, con dolcezza e senza odio, proclama la sua voglia di vivere. Straziante. Il plotone esita, non il loro capo che la uccide senza perdere tempo. Il significato supera l'esecuzione in sé, la donna stava insinuando il dubbio e stava facendo perdere il ritmo. Un rischio. Anche gli interrogatori, brevi, dei rastrellati erano scanditi da una clessidra. Guai se durava più di una sabbia. Al termine del tempo l'interrogatorio era finito in ogni caso.
La ripetizione continua è un rischio che si corre anche nella vita di ogni giorno, può capitare che risvegliarsi dal torpore che crea sia traumatico, capita persino che ti accorgi di essere "poco umano" in qualcosa ma non te ne rendevi conto. In questo caso era estremamente funzionale e voluta.

Venne presentato a Cannes nel 1992 nella sezione "Un Certain Regard", senza alcun riconoscimento. Ad oggi non ha ancora una distribuzione ufficiale. Fin troppo facile capirne le ragioni.
Per me, per quanto veramente lo sconsiglio ad animi suscettibili, è un film da Olimpo.
Robydick

credits: ringrazio Domenico Marchettini per questa rara segnalazione. è un amico molto esperto e appassionato di Cinema che ogni tanto passa a trovarmi nonostante io abbia trattato male opere che lui ama molto. abbiamo proficui disaccordi, diciamo così, anche scherzandoci... tranne sicuramente su questo film.


13 commenti:

  1. ce l'ho nel cassetto, mi confermi che vale:)

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  2. ciao Ismaele! sì, guardalo, è un grandissimo film

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  3. Prima o poi dovrò farmi coraggio e vederlo...
    Certo che di ideologie belle e brutte ce ne sono tante, ma poi assolutismi e totalitarismi della scimmia bastarda poco sapiens hanno sempre avuto una cosa in comune: eliminare la mala pianta degli Intelligenti, anche solo potenziali...

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  4. molto interessante, lo cercherò, cmq ritengo che qualsiasi tirannia che abbia commesso crimini contro l'umanità, che sia comunista, fascista o nazista, sia colpevole in egual maniera, come citi giustamente tu nessuno può essere più malvagio di chi si crede nel giusto, e lo credo anche io, condivido in pieno questa cosa, mi fanno ridere quelli che se ora critichi un certo ex premier ti prendono per comunista senza capire il vero significato...

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  5. è davvero un piacere certi giorni venire a fare la visita quotidiana al blog e scoprire certe perle recensite con tanta dedizione, esperienza e coraggio. con certe pellicole che proponete portate all'attenzione temi scomodi e magari anche dimenticati -non mi riferisco solo a questo episodio.
    tanta stima a tutti e quattro.

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  6. messo in lista proprio di recente, la tua rece mi conferma che ho fatto la scelta giusta: mi sa che lo metto "in priorità"!
    ottima segnalazione, come sempre :)

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  7. guardalo Zio, non te ne pentirai... d'accordo su tutto quel che dici.

    arwen, vedi... i regimi nazisti e fascisti han fatto quello che l'ideologia prevedeva. quelli comunisti sono invece degenerati dimenticando il punto di partenza. io non mi sento di accomunarli anche se, come ho detto, penso che in quelli - tra virgolette - "comunisti" si sian fatte le cose peggiori. penso che con le dovute moderazioni e modernizzazioni il comunismo rimanga ancora un'ideologia di sani principi, si tratta ovviamente di attuarla bene. ma è un discorso troppo lungo...

    grazie Dr.nick, uno dei più bei complimenti ricevuti, proprio nulla da aggiungere :)

    @tutti: se lo volete in tempi brevi, basta mandarmi una mail ;-)
    sottotitoli in inglese, ma davvero facili.

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  8. Programmato e riprogrammato da Raitre in Fuori Orario fin dal 1994. Visto allora, io sono da sempre -mi posso proprio definire così- un marxista -leninista della "vecchia scuola", del PCI prima nel PDCI adesso perchè non c'è alternativa. Sottoscrivo pienamente la tua chiusa finale, Robydick. Il film è terrificante, forse in fondo in fondo un poco sensazionalistico, eravamo comunque nei primissimi anni eltsiniani e nei primi due di enorme caos dopo la dissoluzione pilotata dell'URSS,allorquando in Russia rendeva molto in termini mediatici e dei circoli dell'intellighentsjia culturale, raffigurare il periodo della presa del potere dei Soviet nei termini più viscerali e ferocemente ripugnanti. Però è un film che si ricorda, rimane certamente nella memoria.

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  9. grazie Napoleone, giustamente hai sottolineato l'anno di produzione e a quale momento storico della Russia corrispondeva. effettivamente quel "filo" di sensazionalismo che dici è presente, in particolare secondo me in quel che avveniva fuori dal luogo delle esecuzioni, un po' eccessivo forse, comunque funzionale a rendere l'idea.

    ecco una cosa che ci accomuna caro amico, siamo politicamente troppo perdenti visti i tempi, ahah! ma non è detta ancora l'ultima parola :DD

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  10. Non ho mai avuto problemi a guardare film duri, soprattutto se documentaristici. Ultimamente, però, non ce la faccio più. È come se avessi capito quanto male possa l'uomo farsi e non mi servano altre prove. Dovrò farmi forza, per vedere questo che sembra veramente meritevole.

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  11. ciao El_Gae, capisco cosa intendi, lo spieghi bene. anch'io li alterno un po' con altre visioni, altrimenti il cinema renderebbe la vita troppo pesante :)

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  12. Ero certo che questa perla non ti avrebbe lasciato indifferente, e vederla nell'Olimpo è una soddisfazione! ;)
    Il tuo ringraziamento mi ha enormemente lusingato. Soprattutto perchè "molto esperto" proprio non lo sono.
    Appassionato sì, però.
    Come te ed il resto dei redattori di quest'ottimo blog, che visito sempre con piacere.
    La mia segnalazione voleva essere solo un modo per ricambiare i tanti favori che voi fate a me ed a chissà quanti altri con il vostro lavoro.
    Felice di esserci riuscito.
    A risentirci presto!

    Domenico Marchettini

    p.s.
    Quasi mi scordavo, la recensione è splendida!

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  13. grazie Domenico, anche per il commento che so non essere gratuito per quel poco che ti conosco. permettimi di sentirmi appagato dalla cosa. le critiche stimolano, e la stima incoraggia a lavorare, c'è tanto lavoro qua dentro da parte di tutti.
    grazie ancora

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