Anne Bancroft e Patty Duke sono le due felicissime protagoniste di questo meraviglioso film. Entrambre premiate con l'Oscar, la prima è Annie nel film, una educatrice di fenomenale tenacia, la seconda Helen, una bambina di difficilissima indole causa un handicap gravissimo che la colpisce poco dopo la nascita a seguito di una banale congestione.
Il film, successivo a diverse rappresentazioni in teatro, è fedelmente tratto da "The story of my life" scritto dalla stessa Helen Keller.
Helen è cieca, sorda e muta, vive un mondo tutto suo e la sua famiglia, per quanto benestante, non ha mai saputo come affrontare la sua situazione se non assecondandone ogni comportamento cercando di semplificarle le cose. Dopo molti anni, quando Helen ha circa 12 anni, discutono seriamente come affrontare la sua psicologia, la sua educazione, avendo rinunciato definitivamente ad ogni speranza di guarigione. L'ostinato rifiuto della madre di rinchiuderla in un istituto che l'avrebbe affiancata a malati mentali d'ogni genere (ai tempi non c'erano associazioni come La Lega del Filo d'Oro) porta ad assumere una educatrice personale, Annie appunto, la quale proviene da un istituto per ciechi oltre che da una difficile infanzia da orfana.
Annie è quasi completamente guarita dalla cecità, ha studiato molto ed ha un carattere fortissimo. Appena arriverà a casa di Helen le basterà pochissimo per comprendere la situazione e soprattutto cosa fare per affrontarla. Riuscirà nella grande impresa d'insegnare ad Helen a Comunicare, a dare un nome a ciò e a chi la circonda, a tenere comportamenti che normalmente definiamo Umani.
Come ci riuscirà? Per scoprire questo invito tutti a vedere il film.
Una storia del genere, cinematograficamente parlando, estraniandosi per un attimo dal vero dramma umano vissuto da Helen, può persino essere banale. Trame di questo tipo tendono ad essere retoriche spesso, sfiorano il patetico, puntano alla commozione inutile. Il vero dramma sarebbe stato ridurre la vita di Helen ad una fiction per idioti, ma Penn, meritevole anch'egli d'encomio come gli attori protagonisti, dimostra bravura non comune e di aver compreso sia la vita di Helen che quello che il Vero, Grande Cinema, è!
Battaglia senza amorevole ed inutile pietà, lotta anche fisica e cruenta oltre che interiore, sia di Annie che di Helen, questa era la storia da raccontare e questo Penn ha fatto magistralmente. I "miracoli" non esistono se non nella perseveranza tenace, priva d'inutili speranze infondate, della fantastica Annie che mai accetterebbe di essere beatificata.
Davvero un film imperdibile, un "must" per ogni cinefilo.
Innumerevoli le riflessioni che ispira.
Quando Annie arriva a casa Keller e vede Helen per la prima volta, e per farle notare la sua presenza sbatte violentemente la valigia sul pavimento. Un gesto apparentemente duro, grezzo. Ma che rende subito l'idea dell'empatia che viene a crearsi immediatamente tra le due. E quegli occhi pieni di passione e di amore quando le insegna a dare un nome alle cose che la circondano. Il grande cinema si distingue proprio come si distinguono le grandi persone: dai piccoli dettagli.
RispondiEliminap.s. Sono davvero contenta che ci sia il tuo blog, è un piccolo appuntamento quotidiano diventato ormai irrinunciabile!
RispondiEliminagrazie manu, i tuoi commenti poi, come quello che hai scritto su questo meraviglioso film che sottoscrivo in toto, arricchiscono ulteriormente il blog, che ormai è anche un po' tuo ;-)
RispondiEliminaciao