lunedì 11 settembre 2006

Le chiavi di casa

4
Film molto bello. Anche il libro al quale s'è ispirato, "Nati due volte" di Pontiggia, lo è. Lo lessi qualche mese prima dell'uscita del film, che non sapevo nemmeno essere in produzione.

Paolo è un ragazzino affetto dalla nascita da tetraparesi spastica distonica.
Il padre Gianni alla nascita ebbe un rifiuto nei suoi confronti, per poi incontrarlo adolescente, per cause inevitabili, ed accompagnarlo in Germania per visite ed esami. Ci saranno diverse vicende, tra il drammatico e il divertente ma sempre, credetemi, estremamente reali o meglio realistiche. Nessuna concessione alla retorica: è una grande qualità del film.
Gianni scoprirà il figlio, letteralmente. Quella che è la sua vita, la sua lotta quotidiana e anche la sua purezza e gioia di vivere.

Ripeto: è assolutamente da vedere. Una lezione, grazie al bravo regista e al bravissimo scrittore, sul significato e il valore dell'handicap e della diversità. E' molto commovente, perché è la vita di ragazzi straordinari come Paolo ad esserlo.

Sicuramente molto bravo Rossi Stuart, che mi stupì molto a suo tempo.
Straordinario, da 10 & lode, Andrea Rossi che interpreta Paolo, senza fingere più di tanto visto che Andrea ha la stessa patologia nella sua vita reale. Bravissimo!!!!!
Molto merito a Pontiggia e al suo romanzo-documento nel quale ha coraggiosamente raccontato, senza nascondere nemmeno le sue debolezze, la propria esperienza di vita. Il film non racconta la storia di Pontiggia, ha una trama molto diversa, ma ne è molto fedele nella sostanza.

Un film documento particolarmente toccante

domenica 3 settembre 2006

Apri gli occhi

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Io non ho più dubbi sul fatto che Alejandro Amenábar sia uno dei più bravi registi viventi. A parte il fatto di avere un talento assoluto visto che scrive i film, a volte persino le musiche e li dirige, è anche eclettico nei generi.

Il suo primo film è Tesis, un horror. Questa è la sua seconda opera in realtà, anche se la prima ad uscire in Italia.
Che genere è? Non saprei, forse uno psyco-thriller, forse uno psyco-dramma, c'è un po' di fantascienza, ...
Provo a raccontarvi qualcosa però in modo un po' criptico. Il film è un colpo di scena continuo e non vorrei veramente rovinarvi la visione.

Cesar vive a Madrid, è molto giovane, bellissimo e ricco, cambia una donna al giorno, una di queste lo porterà però alla rovina, vendicandosi del fatto che lui l'ha abbandonata... diventa orribile a vedersi, è sfigurato, la sua mente diventa molto instabile, cerca cure per questa vita e persino per una eventuale prossima vita, mette una maschera... si trova in prigione, ha commesso un delitto, non sa perché l'ha fatto... sogna in continuazione...

Il film si svolge tutto su piani paralleli ed indistinguibili. Sono chiare 3 fasi: la vita reale, il sogno e una sorta di vita virtuale, una specie di sogno palpabile. Le 3 fasi non si possono però evincere da alcun espediente, né narrativo né scenico o fotografico, si susseguono e si intersecano, velocemente.
Difficilissimo, anche alla fine, anche col finale bellissimo che pure spiega qualcosa, comprendere una demarcazione netta tra sogno, virtuale e reale.

Strano veramente che questo film non abbia avuto grande eco.
A mio parere è veramente un film strepitoso.

Ottima la prova del protagonista, lo spagnolo Eduardo Noriega e anche quella di una giovanissima e stupenda Penélope Cruz .

Il Ferroviere

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E' un neorealismo un po' particolare quello di Pietro Germi. A quanto ho letto è il film che ama di più, che ha voluto interpretare perché narra della gente in cui lui si riconosce.

Andrea è un macchinista delle ferrovie, col gomito che si alza spesso sui mezzi litri di bianco. 30anni di lavoro, una famiglia faticosamente portata avanti, poi... una disgrazia, e anche un errore, e il suo lavoro viene messo in discussione, si sente solo, nemmeno i sindacalisti provano ad aiutarlo. Farà un certo "gesto" e si inimicherà anche i colleghi coi quali lavorava, condivideva serate all'osteria e per buona parte erano anche vicini di casa.
Nel momento più buio per lui e la sua famiglia, Sandrino, il figlio più piccolo, saprà ridargli coraggio e buon umore e il finale... è da guardare.

C'è un po' di retorica, ma il film è splendido ugualmente e giustamente famoso. Io poi amo queste storie, ben definite, di tipicità, fra le persone comuni. La vita di un ferroviere dei tempi è descritta molto bene.

Tesis

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Film girato nel 1995 ed uscito nel 1996, nel 1997 ha vinto in Spagna 7 Goya. In Italia è uscito solo nel 2001, dopo che il regista s'era già guadagnato estimatori con gli altri film.

Non è un horror, come molti lo catalogano. E' un thriller, il cui argomento è il cinema horror, ma non quello di finzione bensì quello che circola tra maniaci sadici che amano il genere del reale, delle torture ed omicidi ripresi da videocamera, roba vera insomma.
Questo genere, ho imparato, si chiama "snuff film".

Angela è una studentessa di cinematografia a Madrid e vuole fare una tesi sulla violenza nel cinema e in televisione. Scopre però, per vicende varie, che l'università stessa è un luogo, a causa di certi personaggi, di produzione di snuff.
Col suo amico Chema (complice suo o dei sadici?) condurrà in proprio una indagine, quasi suo malgrado, e fino al termine sarà una costante tensione e cambiamento di finale.

Interessante il messaggio che poi arriva da questo film, nel finale che poi allo spettatore appare grottesco e che altro non è che una rappresentazione della realtà, della morbosità diffusa.
La stessa protagonista... qual'è la curiosità che la spinge a...

Visione consigliatissima.

Sorgo Rosso

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Film d'esordio del grande regista cinese e subito inizia il suo sodalizio con la splendida Gong Li, attrice brava e bellissima.

Ritratto di vita campestre cinese della prima metà del sec. XX. Una ragazza viene mandata in sposa a un ricco mercante di vino, lebbroso, che non comparirà mai nel film e morirà presto. Lei prenderà le redini della produzione e del commercio, dividendo cogli operai i profitti della produzione, una specie di vino rosso ricavato dal sorgo (saggina).
Momenti divertenti e violenti, descrizione di vita rurale e sociale di quelle zone, raggiungerà l'apice della durezza quando, verso la fine della storia, descriverà l'arrivo dei giapponesi nella zona, durante l'invasione. L'io narrante è il figlio del bambino che vedrete nel finale, che spiegherà anche il perché del titolo.

Film molto bello. Fotografia, storia, m'è piaciuto tutto.

sabato 2 settembre 2006

Smoke

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Un film, di parole, dialoghi e sguardi, semplice e, a mio modesto parere, molto bello.

Si svolge a Brooklyn, e tutta la storia e i personaggi ruotano attorno alla tabaccheria di Auggie e alla sua vita, soprattutto Paul, scrittore in crisi di vena dopo una disgrazia familiare.
Non c'è una trama fondamentale. A tappe il film percorre una serie di ritratti di personaggi, i 2 già citati ed altri, ognuno con la sua piccola storia da sviluppare e raccontare. Diventente e commovente, a seconda dei momenti.

Da vedere e da apprezzare la bravura di tutti gli attori. Menzione per William Hurt che interpreta Paul ed è perfetto per quel tipo di ruoli, silenziosi. Tappeti rossi per Harvey Keitel che invece è Auggie, il proprietario della tabaccheria.
Si fuma moltissimo in questo film, ma non c'è fumo passivo da pellicola quindi lo consiglio a tutti senza meno.

Mi raccomando, non fermatelo durante i titoli di coda.
C'è tutta una storia da seguire, molto carina.

Munich

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Il film narra di una delle missioni della Mossad dopo l'uccisione di 11 atleti israeliani, da parte dei terroristi palestinesi durante le olimpiadi di Monaco '72.
Uno degli ufficiali del servizio segreto israeliano viene mandado in Europa con altri 4 agenti per sterminare il commando di Settembre Nero.
Ne viene fuori un film parecchio critico nei riguardi degli israeliani. Spielberg fa fare un esame di coscienza al capo del commando di vendetta.

Bello il raccontare in flashback, da parte del protagonista-agente del mossad, il succedersi degli eventi avvenuti durante le olimpiadi, l'ambientazione in alcuni momenti da spy story vecchio stile (con tanto di imbroglioni, doppiogiochisti, bellone prezzolate, bombe, etc...) e soprattutto la quasi sovrapposizione degli stati d'animo dei protagonisti di settembre nero (autori della strage) e dell'agente mossad in missione di morte; quasi trapela dai loro volti e dalle loro parole la domanda cosmica: ci hanno mandato a fare questo, perchè?
Spielberg si dimostra ancora una volta grandissimo cineasta, soprattutto quando non c'è da far sfoggio di ipertecnologia o di effetti speciali; la sua sensibilità a certe tematiche, nonostante l'essere lui di fatto schierato, lo pone senza dubbio tra i migliori narratori attualmente sulla piazza.

E' uno dei pochi film che fa pensare veramente alle nefandezze compiute sia da una parte che dall'altra durante una guerra che dura da 60 anni, e che oggi torna crudamente di attualità a causa del ritorno al potere dei governi estremisti delle due nazioni-fazioni.

(by paolorossi)

Le avventure acquatiche di Steve Zissou

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Pur essendo dedicato al mitico documentarista del mare Jacques Cousteau, questo film è una satira beffarda del mondo dei documentaristi attuali, al limite tra naturalismo, reality show e pretese artistiche.

Bill Murray è un fenomenale Steve Zissou alla caccia di un fantomatico squalo giaguaro (per tutto il film si vedranno animali marini molto improbabili).
Nella sua avventura sono coinvolti una giornalista incinta, un "forse" figlio, una moglie che sta con lui e un suo rivale "a tappe", studenti in cerca di attestati che lavorano gratis, uno staff dedito a lui...
Succederanno tante cose, avvenimenti di vario genere, ma tutto, comprese le riprese, il sottomarino, gli spaccati della nave, gli animali, sarà una continua parodia.

Film carino e originale.

Reservoir Dogs - Le Iene

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Fu amore a prima vista con questo film, anche se lo vidi alla tv e, da quanto ho scoperto di recente, con ben 29min di tagli, mannaggia'a'lloro!
Fu pure vietato ai minori di 18 anni. Fece molto discutere 'sto film, insomma.

Oggi me lo sono rivisto e stragoduto in versione integrale.
Film particolarissimo che tratta il mondo dei gangster per quello che è, violento e sadico, senza alcun manierismo o romanticismo.

Prodotto con pochissimi soldi anche se con grandissimi attori (alcuni già lo erano, altri lo sono diventati allora), come Harvey Keitel, Steve Buscemi, Tim Roth e soprattutto Michael Madsen, attore che mi piace particolarmente e che oramai è una vera icona del cinema di Tarantino, attore anch'egli nel film oltre che regista.

E' la storia di una rapina ad una gioielleria organizzata da tale Joe mettendo insieme diversi personaggi che solo lui conosce mentre tra loro mantengono uno scrupoloso anonimato. La storia essenzialmente si svolge dopo la rapina, che si rivelerà sanguinosissima, all'interno di un capannone dove si erano dati appuntamento dopo il colpo. Morti e feriti tra di loro e soprattutto l'immediato sospetto che uno della banda abbia tradito con una soffiata ai poliziotti creeranno una tensione fortissima.
Diversi flashback riveleranno il modo in cui la rapina è stata organizzata e si è svolta, ma solo degli sprazzi, nulla di esauriente. La rapina rimane un fatto di cronaca, forse come tanti. Quello che conta, il luogo della tensione, è il capannone e i protagonisti.

Ci sono tutti i prodromi di Pulp Fiction in questo film, il capolavoro indiscutibile di Tarantino, ma Le Iene, anche per l'idea, per il modo in cui è girato, rimane per me un cult.

venerdì 1 settembre 2006

I Tenenbaum

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I Tenenbaum sono una famiglia "particolare".
Benestanti, il padre è stato "invitato" dalla madre, donna forte e intelligente, a lasciare la famiglia coi bambini ancora piccoli, 2 maschi e una femmina adottiva.
La madre li ha allevati con grande scrupolo dando tutta sé stessa nel coltivare i talenti, prodigiosi e distinti, dei 3 pargoli. Tutti e 3 avranno successo nella vita, ma... a un certo momento l'essere cresciuti senza il padre si farà sentire, nel loro carattere fragile, nelle loro fobie, ecc...
Si ritroveranno, in un non casuale incontro di famiglia, per iniziativa del padre e si scoperchieranno tante vecchie pentole.

Storia triste? Ma non è vero!
E' un film molto divertente, girato a capitoli, come se si sfogliasse un libro, ed è pieno di personaggi divertenti con battute e situazioni sul filo del grottesco.

Molto carino. Opera prima di Wes Anderson, che l'ha scritto, diretto e prodotto.

Non uno di meno

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Sono ancora commosso ed emozionato dalla bellezza di questo film, della sua affascinante e reale storia.

I personaggi e la trama, nello specifico, sono finzione, ma tutto è puramente basato sulla vera situazione delle scuole in Cina, di quelle delle zone rurali poverissime e sperdute negli spazi sconfinati di questo enorme paese.

Un maestro, per gravi motivi personali, deve lasciare per un mese la scuola dove 28 bambini, tutti assieme in classe, alunni delle varie elementari, seguono le lezioni. La scuola è una stanza fatiscente con un retrobottega che funziona da ufficio e da dormitorio, per l'insegnante e anche qualche allievo.

Il capo del villaggio non trova di meglio come supplente che una ragazzina di 12-13 anni. Nessun maestro accetta quel luogo disperso.
La ragazzina, inizialmente abbastanta scostante e indifferente, interessata solo al piccolo guadagno promesso, a causa in particolare delle vicende legate a un bambino che abbandona la scuola per recarsi in città diventa invece, pian piano, apprensiva ed efficiente, con un crescendo straordinario.... peccato non poter raccontare di più.
Commovente è la determinazione con cui andrà in città a cercare l'allievo perso e i risultati "particolari" che riuscirà ad ottenere.

Sono molto contento che l'italiano Leone d'Oro abbia coronato un film così.

giovedì 31 agosto 2006

La storia di Qiu Ju

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Qiu Ju è una donna che vive in un villaggio contadino, in montagna, nella Cina popolare che più popolare non si può. Il villaggio ha un capo che è anche un funzionario amministrativo.

In una lite tra il capo e il marito di Qui Ju quest'ultimo viene irriguardosamente maltrattato, però non se la sente di mettersi contro il capo stesso. Qui Ju invece è ostinata, decisa, e con calma e senza mai perdersi d'animo comincia una lotta a tutti i gradi di giudizio per ottenere giustizia. Altro non vuole che le scuse del capo, che questi nega fermamente.
Si arriverà a un processo, grazie alla testarda Qui Ju...

E' anche uno splendido spaccato della vita dei cinesi (perlomeno, nel 1992). Le scene sono bellissime e interessanti, sia nei dialoghi, sempre brevi e concisi, che nelle rappresentazioni della vita sociale, nella campagna e in città. Molto utile per comprendere e capire la cultura di questo popolo.

A me è piaciuto veramente tanto. Ha vinto il Leone d'oro.

martedì 29 agosto 2006

Il Gioco di Ripley

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Grande thriller della Cavani, con un Malkovich in formissima che interpreta Ripley, un killer cinico e spietato con grande vena per l'arte.

Ambientato tra la provincia di Vicenza (anche in una villa di rara bellezza) e Berlino, è una storia di omicidi e violenze nella quale Ripley, per gioco appunto, coinvolge un onesto artigiano, malato terminale, colpevole di averlo offeso verbalmente.

Oltre alla tensione è curiosa la storia, tratta dal romanzo "L'amico americano" di Patricia Highsmith, perché mostra anche come possa essere semplice coinvolgere una persona comunissima nel commettere delitti efferati.
Il finale è... quel che è.

Bellissima sia la fotografia che le musiche di Morricone.

lunedì 28 agosto 2006

La leggenda del santo bevitore

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Non è, come potrebbe far credere il titolo, un film particolarmente divertente, affatto. E' un film lentissimo, drammatico, la storia di un clochard di Parigi, tratto da omonimo racconto di Joseph Roth, grandissimo scrittore.

Interpretato da un bravissimo Rutger Hauer, è la storia di un uomo che vive del suo passato sempre presente e di un presente sempre incerto e onirico, visionario, nel quale ogni piccola situazione si tramuta in avventura. Avrà un debito da onorare, un piccolo impegno che lo terrà in apprensione fino al suo ultimo gesto.
Splendide le musiche di Stravinskij.

Sconsigliatissimo a chi ama l'adrenalina. Molto buono per chi ama i film poco parlati ed espressivi.
Ha vinto il Leone d'Oro... ci sarà un perché.

Clerks

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Me lo sono rivisto e rigustato con grande piacere.
Oramai un film culto, divertente come pochi, sembra girato con una vecchia 8 mm in bianco e nero.

E' la storia di 2 commessi, Dante e Randall, in un negozio che vende di tutto, dagli alimentari alle sigarette, giornali e riviste, con annessa videoteca.

Dante in particolare è sempre al centro delle vicende. Nell'arco di una giornata scoprirà che la sua attuale fidanzata non ha scopato con molti altri, però... mentre la fidanzata precedente invece sta per... ma poi lo va trovare e gli succede un'esperienza... insomma, al limite sempre tra il realistico e il grottesco.
Tra gli amici e i clienti parrebbe non esserci uno sano che sia uno. Dante è l'unico che pensa di "essere sano", si ritiene tale, ma alla fine Randall gli farà notare una verità sacrosanta.

domenica 27 agosto 2006

Coffee and Cigarettes

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Jarmusch non è al suo primo film ad episodi. Il bianco e nero toglie il tempo alle storie, ma alcuni episodi non mi "tornavano", nel senso che l'anno del film e l'età degli attori non "quagliavano" e allora ho fatto una piccola indagine. Infatti quello con Roberto Benigni (scritto e intepretato dallo stesso) è del 1986, quello con Steve Buscemi del 1989 e anche quello con Iggy Pop e Tom Waits è del 1993.

E così vi ho anche elencato un po' di cast di questo film, che ho trovato mediamente carino con qualche episodio particolarmente divertente e geniale.
Non c'è trama, solo un filo rosso che lega tutti gli episodi, in un modo o nell'altro, e cioè il bere caffé e fumare sigarette. Non c'è altro, se non una serie di personaggi che ruotano intorno a tavoli di bar a bere e fumare, in incontri a volte improbabili e a volte evitabili.

Molto bello l'ultimo episodio, poetico e drammatico.

Riff Raff

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Il titolo è una locuzione gergale inglese che significa "gente da evitare", "gentaglia". Ma chi sono? Gli operai del cantiere in inghilterra, sottopagati e sfruttati, aiutati dalla deregulation della Thatcher (il film si svolge nel 1990), che lavorano in condizioni di semi-schiavitù senza contributi e assistenza, oppure i loro datori di lavoro, o peggio ancora i politici che permisero ciò?

Il film, nel più pieno "stile Loach" è crudo, senza fronzoli, di denuncia tacita quanto esplicita fatta raccontando storie vere e quotidiane.

Molto bello, per chi, come me, apprezza questo genere di film e questo regista.

mercoledì 23 agosto 2006

Bread and roses

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E' uno dei film più "militanti" del bravissimo regista inglese Ken Loach, che ha una grande qualità, già da me apprezzata in altri film che presto dovrò rivedere, come ho fatto con questo: la totale assenza di retorica. Altri registi dichiaratamente di sinistra (e non faccio nomi, per ora) come lui scadono nella demagogia, nella critica banale ed ovvia, cosa che m'infastidisce in modo urticante!

Loach invece si limita a raccontare, senza edulcorare od inacidire alcunché, realtà che anzitutto s'è ben studiato, in prima persona. Viene dal giornalismo, quello serio, e questo come altri film è frutto di fatti conosciuti bene.
Non enfatizza nulla, espone, dove vi sono, le ragioni dell'uno e della controparte, ritrae le situazioni come un cronista e la regia e il montaggio sono privi di fronzoli, la fotografia è essenziale coi colori identici a quelli di tutti i giorni.

"Vogliamo pane e rose" è lo slogan dei lavoratori dell'impresa di pulizie di un lussuoso palazzo uffici negli usa. Non basta avere 5$ ora per lavorare, servono anche trattamenti umani degni della "più grande democrazia del mondo" (non esprimo pareri...), servono assistenza sociale, pause pranzo... serve vivere civilmente e senza ricatti costanti.
Tutti immigrati, molti clandestini e ancora senza permesso di soggiorno, sono letteralmente ridotti in schiavitù. Tanti aspetti della loro lotta e delle risposte che ricevono dai proprietari dello stabile sono interessanti da discutere, ma ne parliamo magari in post successivi... dovrei raccontarvi troppi fatti.

Sola concessione al Cinema "artistico" è la scena iniziale, che ritrae la protagonista Maya e i suoi compagni di sventura mentre emigrano dal Messico e con l'aiuto di certi f.d.p. (in inglese s.o.b.) si introducono clandestinamente in california. E' girata stupendamente e rende molto l'idea dello stato d'animo delle persone.

martedì 22 agosto 2006

Essere e Avere

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Nella provincia di Saint-Etienne, regione dell'Auvergne, al centro della francia, tra colline meravigliose, in una zona rurale, contadine, c'è una scuoletta, come la chiama il maestro che la gestisce in toto, che serve a tutti i bambini della zona, come scuola materna ed elementare.

E' una scuola piccolissima, senza altri addetti che il maestro. Sotto la classe, sopra, al primo piano di questo piccolo casolare, la sua abitazione. Non ha famiglia e la sua vita da 35 anni è dedicata all'insegnamento. Da oltre vent'anni insegna alla scuoletta.

I bambini, dalla materna alla quinta elementare sono pochissimi e sono tutti nella stessa aula. Il maestro si divide tra loro con abilità e calma, ha autorità e cuore, non trascura nessuno e nessuna situazione o gesto. Una persona splendida e meravigliosa, alla quale i bambini vogliono bene e danno grande rispetto.
Si vive con lui un intero ciclo scolastico. Tutte le stagioni, i momenti di apprendimento, le piccole gioie e sofferenze dei bambini, le loro situazioni familiari particolari, della vita di campagna, i colloqui coi genitori, la gita, il bambino monello, quello litigioso, quello che ha delle difficoltà... e tutto avviene con una serenità, una tranquillità e costante profondità di pensiero, di dedizione, che fanno veramente grande onore alla persona e alla istituzione che rappresenta.
Non ho titoli per parlare del film dal punto di vista educativo, dei dibattiti che ha suscitato fra chi si occupa di educazione a tutti i livelli (non mi stupisce la cosa). Il titolo è chiaramente una variazione della famosa opera letteraria di Erich Fromm, "Avere o Essere", che lessi tanto tempo fa, e anche in questo caso non ho titoli per parlarne.

Parlando però di Cinema, con la C maiuscola voluta, cosa rende meraviglioso questo film, invotabile? Che è tutto vero ciò che si vede!
Non è una riproduzione di fatti accaduti, attenzione. E' girato in presa diretta nella scuola, nelle campagne e nelle case dei bambini. Tutto il paese è attore del film.
Solo in un momento il maestro si rivolge alla telecamera e rilascia una specie d'intervista al regista, in cui parla della sua vita e di come gli è nata la passione per l'insegnamento. In altri rari momenti i bambini, i più piccoli soprattutto (tra i quali emergono la bimba Jessie per una bellezza esagerata e Jojo che è di una simpatia contagiosa) guardano la cinepresa, ma sono veramente pochi. Per il resto la telecamera sembra assente, merito certamente della disponibilità del maestro, dei bambini e delle loro famiglie, e sicuramente anche della bravura del regista e degli operatori, che sono stati invasivi al minimo, tanto che le luci sono sempre quelle naturali, palesemente, e solo la loro bravura non ha reso il film una ripresa da videocamera amatoriale.

Easy Rider

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Peter Fonda e Dennis Hopper l'hanno proprio voluto questo film, lo hanno ideato, scritto, interpretato da protagonisti. Fonda l'ha prodotto e Hopper l'ha diretto. Era proprio il loro film.

E' un cult-movie, lo conoscono (di fama) tutti, è il film che ha imposto il mito dei chopper americani su base Harley, è pieno di "personaggi" in giro che li scimmiottano... ma il film non parla di moto.
All'inizio stavo per sbatterlo nel cestino. Guardo per mezzora 'sti 2 sconvolti smerciare in droga per far soldi, poi mi faccio 2 balle a guardarli viaggiare nei deserti e nelle pianure sconfinate, incontrare comunità di sconvoltoni peggio di loro e non ho dubbi: è la solita rottura di cojones con l'on the road (genere che mi fa cagare) americano, i miti della frontiera, ecc..., misto lesso di carne trita e ritrita, panorami, albe e tramonti, primi piani e mortaccioni love&peace che non dicono nulla, ché nulla hanno da dire.

... Tengo duro.
Mi dico: c'è un sacco di gente, più vecchia di me, che stimo, che ne parla alla grande. Ne ho sempre visto qualche scena ma mai tutto. E proseguo, speranzoso e incazzato (non sarebbe il primo pacco da film noto che mi becco).
... Invece ...
Il film comincia a farsi interessante. Entra Jack Nicholson, favoloso, non è più interessante per quello, però il suo personaggio comincia a parlare, a emettere frasi e concetti che hanno senso (in un film quasi muto sino ad ora), a fare amicizia coi 2 riders, a viaggiare con loro. E' un alcoolista lui, comincia a farsi qualche joint e, a un certo punto, proprio la notte prima di... svela tutto il senso del film, il senso della vita dei riders, che nemmeno loro sapevano.

E' un film che parla della Libertà, del suo significato più puro e delle reazioni che un uomo veramente libero può provocare nella gente, in quella libera e soprattutto in quella che non si sente tale.
Una piccola lezione sulla cultura americana, su un aspetto di essa, certo, che secondo me è ancora in auge.
Un messaggio chiaro, semplicissimo e diretto.

Arriveranno a New Orleans, partiti dal Messico, in tempo per il carnevale, e qui ci saranno delle scene stupende, qui ci sarà il "cinema", poi si ripartirà in sella alle moto e ci sarà la fine, inevitabile e imprevedibile.

lunedì 21 agosto 2006

Hiroshima mon amour

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Ho già avuto modo di vedere un film, anche se molto più recente, tratto da un romanzo di Marguerite Duras, L'Amante (1992), anch'esso molto bello.

In questo caso non ho letto il romanzo e non sono in grado di valutare la fedeltà del film, ma una cosa è certa: è un film, e una storia, meraviglioso.
Altra cosa certa è la bravura di Resnais. E' il secondo film che vedo, fatto da lui - l'altro è Parole, parole, parole... (1997) - ed è la seconda volta che ne sono incantato.

Sullo sfondo di 2 storie drammatiche, quella di Hiroshima e della sua catastrofe e quella della protagonista e delle sue vicende a Parigi durante la guerra, proprio al termine della stessa nel 1945, si svolge una struggente storia d'amore, fra la francese che si trova appunto ad Hiroshima per lavoro e un giapponese. Entrambi sposati ma temporaneamente distanti dalle loro famiglie, creano un legame irresistibile basato sull'amore che contrasta le sofferenze.

La prima parte del film racconta il dramma dell'atomica (con anche filmati di repertorio agghiaccianti), di come lei sia attratta da ciò, dal desiderio di capire. Lui la aiuterà, e poi la aiuterà a far emergere le paure lasciate in Francia, nel piccolo paese natio che dovette abbandonare per approdare a Parigi, del perché lo fece...

Ci si chiede: ma la Duras, con quelle 2 storie accomunate, quella di Hiroshima e quella della francese, che cosa ha voluto trasmetterci? Il primo acchito è difficile. La storia affascina ma lascia un po' sgomenti ed è utile interrompere la visione ogni tanto, per fare qualche riflessione, proprio come si fa quando si legge un libro. Alla fine però i 2 amani vengono incontro al lettore/spettatore, si chiameranno per nome, ma non coi nomi di nascita, e in quei 2 soprannomi si avrà la chiave di lettura.

Settima arte fusa con la quarta. Capolavoro.

domenica 20 agosto 2006

Ballando ballando

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Il film sceglie 5 anni in particolare: 1936, 1940, 1945, 1956 e 1968, partendo e finendo con il 1983.
Racconta la storia di quegli anni con un espediente particolare, solo ed unicamente dal punto di vista di una balera in Francia (Parigi probabilmente), e lo fa con il ballo, la danza e la musica, senza proferire una parola!

FANTASTICO! GENIALE! ... e bellissimo.
Era da un pezzo che volevo vederlo 'sto film pluripremiato in europa.

E' la riuscitissima trasposizione cinematografica dell'opera teatrale Le Bal (1980) del Théatre du Campagnol. Gli attori sono quasi tutti ballerini, molto bravi, ma diretti da Scola, con la sola mimica gestuale, diventano anche bravi attori e ci narrano piccole storie che dalla vita civile si trasfondono nella balera, dove il ballo, con la musica, stempera e stigmatizza, ma non dimentica, gioie e dolori piccoli e grandi che ognuno porta con sé.

Devo dire, a corollario, che trasmette anche una gran voglia di ballare e una gioiosa visione della vita.
Veramente un film meraviglioso.

Hollywood Party

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Peter Sellers è un indiano sbarcato ad Hollywood per fare l'attore, ma si rivelerà un tantinello... maldestro.
Persa la parte nel film viene erroneamente invitato ad un party di un produttore cinematografico, dove, complice anche un cameriere alcoolista, ne combinerà "di ogni"!

All'inizio della festa saranno piccoli casini, silenziosi, tenuti nascosti, ma a un certo punto, lui astemio, verrà costretto a bere, e a quel punto si scatenerà la forza di Cathrina, di uno tsunami e di un terremoto messi assieme... la baraonda sarà di proporzioni bibliche.

Un superclassico che si può vedere nmila volte e ridere sempre a 4 ganasce.

Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del Mucchio

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Vidi questo film tanti anni fa, opera prima di Almodóvar, assolutamente anticonformista e spegiudicata. In Italia uscì v.m.18. Riguardo al sesso succede di tutto effettivamente (anche se non si vede nulla), ma il grande significato che io ci lessi, e ancora ci ho letto, era ed è: LA SPAGNA SI E' DEFINITIVAMENTE LIBERATA DELL'OPPRESSIONE FRANCHISTA! (e anche di un cattolicesimo retrogrado che rompeva i cojones peggio che da noi; ora le cose, da loro, vanno che meglio non potrebbe). Erano passati solo 5 anni da che s'era instaurata la democrazia...

Pepi è una ragazza piena di vita spregiudicatissima e apertissima. Luci è la moglie del poliziotto ultraconservatore che violenta Pepi sverginandola, poi Pepi conosce Luci con intento di vendicarsi ma scopre che questa è una masochista estrema che non desidera altro che botte e umiliazioni. Bom invece è una perversa, sadica, cantante di un gruppo rock...

Film divertentissimo e sconvolgente, non solo per i tempi.

Death of a salesman - Morte di un commesso viaggiatore

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Ancora una volta Schlöndorff, come già in precedenza per Il Tamburo Di Latta (1979), è bravissimo interprete di un importante romanzo, questa volta di Arthur Miller, scritto nel 1949. Questa edizione per la TV (ci fu un precedente, ottimo anche quello, del 1951 per il cinema) è stata prodotta dallo stesso Miller e da Dustin Hoffman, grandioso protagonista che insieme a John Malkovich, co-protagonista, vinse diversi premi.

Il testo era per il teatro e anche il film appare proprio come una commedia.
Straordinaria l'intensità drammatica della storia.

Willy Loman è un piazzista, un commesso viaggiatore che ha trascorso una vita in auto, in alberghi, in giro per il New England ed oltre a vendere. Ora è al termine, non riesce più a guidare, la ditta per la quale ha lavorato per 35 anni lo sta scaricando... cosa resta?
I 2 figli, lo scopo della sua vita e della sua speranza, cosa sono diventati?
Willy li saluterà con un grande gesto d'amore...

Lungo tutta la trama si ripercorrono i miti americani, i sogni di ricchezza, la dedizione al lavoro, la ricerca del successo, ma anche tutto ciò che esso comporta, i sogni illusori, il non guardare in faccia la realtà se non arrivati alle estreme conseguenze.
Willy ormai ha sclerato completamente, parla da solo, rivive ad occhi aperti e parlando nel vuoto le situazioni significative della sua vita e in tutti questi flashback la sua follia viene illustrata e ricostruita.

Una storia molto drammatica e molto bella.

sabato 19 agosto 2006

Escape from New York - 1997 Fuga da New York

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E' un classico dei film d'azione dell'epoca, di quelli della serie "fino all'ultimo secondo...".
Carpenter fa tutto per questo film: regia, scrittura e pure musica.

Nel 1988 l'intera isola di Manhattan diventa un enorme carcere a cielo aperto dove gettare i criminali. Nel 1997 l'aereo del presidente usa vi precipita dentro. Snake Plissken (un bravo Kurt Russel), che doveva andarci a scontare una condanna (è il solito eroe militare caduto in disgrazia) viene invece convinto, con metodi non proprio gentili, a salvare il presidente ed ha solo 24h per farlo.

Certo, ora si producono film del genere enormemente più veloci, spettacolari e ricchi di effetti, ma all'epoca questo film fece effetto, anche per l'idea del carcere. Alcune scene poi, della "fauna" che popolava e dell'ambiente che s'era venuto a creare dentro l'isola, sono veramente ben fatte.

Per chi ama questo genere di film è un vintage obbligatorio.

Il commissario Pepe

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Tratto da omonimo romanzo e ambientato nella provincia veneta, presumibilmente nei dintorni di Vicenza direi.

E' un paese di gente rispettabile, padroni e lavoratori, perbene e molto cattolici.
Non succede mai nulla, il paese è di una tranquillità impressionante, ma al commissario Pepe (un grandioso Ugo Tognazzi) viene richiesta un'indagine di buon costume. E' il paese del "io so che tu sai che io so", però un'indagine... è cosa diversa, e fra le abitudini dei cari e rispettabilissimi nonché cattolicissimi veneti paesani se ne scoprono delle belle, ma se ne denunceranno... quasi tutti sono coinvolti nella cosa, direttamente o indirettamente, quindi...

C'è tutto il miglior repertorio di Scola. Ironie, visioni surreali dei protagonisti, umorismo, malinconia, satira sul costume italiano e sul malcostume dell'ipocrisia. Anche un espediente molto carino di movimento macchina, quando appunto qualcuno intende "far vedere le cose da altra prospettiva", con la cinepresa che eloquentemente si gira da inquadratura orizzontale a verticale e viceversa.

Film bellissimo.

Cristiana F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino

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Il film uscì 2 o 3 anni dopo il famosissimo (ai tempi) romanzo-documento.
E' la vera storia di Cristiana, tossicodipendente dall'età di 13 anni, e di tutto l'ambiente che la riguardava a cominciare dal suo ragazzo Detlef e dai suoi amici più importanti, tutti morti nel 1977 di overdose o eroina tagliata male (Axel, Babette, ...).

Il libro è frutto di una intervista fatta a Cristiana. Voleva produrre solo un articolo di giornale per denunciare la situazione, ma poi diventò un best-seller, al punto che della mia generazione sono pochissimi a non averlo letto.
Il film è molto fedele al libro. Si concede poco di cinematografico e con spietato realismo lo illustra sin nei dettagli.

Non lo voto perché il mio sarebbe un giudizio decisamente nostalgico.
Dico solo che è un film decisamente da vedere (e un libro decisamente da leggere).
Ribadisco: va guardato come un documento realista sulla situazione dei tossici berlinesi.

Una piccola nota sulla musica:
L'androgino David Bowie imperversa con i suoi brani dei tempi migliori, Heroes in particolare. Cristiana era una sua grande ammiratrice, aveva LP solo suoi, praticamente. Si vedrà anche un brano di concerto per il quale Bowie s'è prestato personalmente... molto bello.

Altra nota sulle ambientazioni:
la Berlino che si vede, di quegli anni, è veramente molto particolare e certamente diversissima dall'attuale. Aspetto bellissimo questo, del film, così come la incredibile quantità di "comparse", sia al concerto sia in altri contesti, di personaggi "tipici" del giro dei tossici.

martedì 8 agosto 2006

The Warriors - I Guerrieri della notte

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Cyrus, il capo della gang più importante di New York, invita 9 elementi per ogni gang ad un grande raduno nel Bronx con l'intento di aggregarle tutte in un'unica grande banda organizzata. Tutto bene, nessuno viene armato, ma a un certo punto parte un colpo e Cyrus viene ucciso. Nella baraonda che ne consegue lo stesso assassino accusa i Guerrieri di averlo fatto e ne convince la massa. Inizia una caccia vera e propria, con i Guerrieri che faranno di tutto per raggiungere il loro quartiere-territorio, Coney Island, e tutte le bande a braccarli. Il loro capo viene ucciso subito al raduno allora Swan prenderà il comando, e ...

Violenza, tensione, botte da orbi, erano le gang giovanili che, distinguibili tutte da divise, look particolari o armamenti, terrorizzavano allora i quartieri.
Quando uscì, questo film, non c'era in giro un solo ragazzo/a che non l'avesse visto, salvo chi seguiva pedestramente consigli "dall'alto". Il film fu molto condannato da perbenisti e rompicoglioni di turno, cosa che ora potrebbe far sorridere, ma avvenne ciò.

Velocità, personaggi da fumetto, inseguimenti... non teme lo scorrere del tempo questo film, che è un cult per la mia generazione.

Salvatore Giuliano

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

Trama1: la vicenda di Salvatore Giuliano tra il 1943 e il 1950, anno della sua morte.

Trama2: la storia della Sicilia, dallo sbarco degli americani alla fine del fenomeno chiamato "banditismo", nel quale era completamente degenerato l'EVIS, l'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia, dopo che nel '46 la Sicilia ottenne lo statuto autonomo.

Trama3: i rapporti tra mafia e movimenti autonomisti e di estrema destra prima e poi, dopo il '46, con il bandito Giuliano, indomabile e sanguinario.

Trama4: rapporti tra mafia, banditismo e politica, soprattutto dopo che nel '47 vinse le elezioni regionali il Fronte del Popolo, partito comunista siciliano.

Trama5: ...

Film superlativo di realismo persino maniacale. Tutte le scene, compreso il ritrovamento del corpo di Giuliano, sono state girate nei luoghi stessi dove sono accadute, paese di Montelepre su tutti. Fu girato subito dopo il termine del processo per la strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947) e sarebbe stato più rivelatore solo se si fosse reso disponibile il famoso memoriale scomparso di Giuliano dove, a detta di Gaspare Pisciotta, erano elencati, uno ad uno, esecutori e soprattutto mandanti della ignobile strage (11 morti, due bambini e nove adulti, 27 feriti, tutta povera gente contadina). Gaspare Pisciotta fu poi ucciso in carcere da uno dei famosi "caffé" delle carceri italiane e questo purtroppo fa regnare ancora nel mistero quella che secondo alcuni (e anche secondo me) è forse la prima "strage di stato" del nostro paese e poco importa che riguardasse solo la politica siciliana.

Cinematograficamente parlando, è indispensabile vederlo in ottima qualità, cioè la versione restaurata del film nel 1999. Il bianco e nero è particolare ed utilizzato in diverse sfumature e grane a seconda del periodo illustrato. Il film percorre gli anni in sequenza atemporale, passando dagli avvenimenti col chiaro intento di riporre sequenzialità di causa tra loro. Eccezionali poi tutti gli attori, molti non professionisti.

Dove si tocca veramente l'apogeo artistico è proprio nella riproduzione della scena di Portella della Ginestra. Me la sono riguardata più volte per godermela, coi particolari dell'uomo con in braccio il bambino morto, la donna piegata e distesa piangente... 2 minuti durò la strage e 2 minuti dura questa scena che è storica.

Senso

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

Luchino Visconti è il mio regista preferito da quando ho visto, anni fa, "La Terra Trema" e "Morte a Venezia". Se avessi visto prima questo il mio giudizio su di lui non sarebbe certo stato diverso: film fenomenale sotto ogni aspetto.

Trama semplicissima. Siamo a Venezia nel 1866, in piena guerra di liberazione dell'Italia dagli austriaci che ancora occupano il Veneto, ma Garibaldi è vicino, sul Garda, dalle parti di Desenzano (curioso, ero lì ieri in gita Laughing). Una contessa (fenomenale Alida Valli) è cugina di un patriota volontario, essa stessa nutre sentimenti patriottici, però fatalmente s'innamora di un giovane ufficiale austriaco, per il quale perderà testa, dignità, amor proprio e arriverà perfino a fare cose molto gravi!

Il film, a colori, ha una fotografia da grido! Le ambientazioni lasciano a bocca aperta e gli esterni girati a Venezia mettono i brividi. E' una città che Visconti conosce bene. L'infinita cura estetica non priva il film di dialoghi importanti e persino progressisti; c'è una denuncia dell'assudità della guerra da incorniciare per come è ben detta e interpretata.

Non v'è dubbio per me. Solo una parola: capolavoro!
E' un giudizio che per il mio amato Luchino spenderò spesso.

L'Atalante

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Jean Vigo morì subito dopo le riprese a soli 29 anni.
Questo film, che per l'epoca fu una vera rivoluzione, lo rese celebre.

E' una storia semplice. Una ragazza di paese, bellissima, sposa il capitano d'una chiatta fluviale. Lei non ha mai visto nulla al di fuori del paese e quando giunge a Parigi, di nascosto, fugge una sera ad ammirare la ville lumiere. Ma lui non la prenderà bene... ci sarà comunque un lieto e romantico finale.
La famosa scena che poi è diventata la sigla di "fuori orario", di rai3, è veramente bellissima e finalmente ne ho capito il significato.

Guardare questi film che sono all'origine della settima arte è importante per apprezzare il modo in cui poi il cinema stesso si è evoluto. Ne consiglio una visione attenta anche alle piccole tecniche, ai movimenti macchina ad esempio. Quando i 2 sposini escono dalla chiesa e s'avviano al fiume, ad esempio, camminano sempre alla stessa andatura però certe riprese danno veramente il senso della voglia di fuga da quei luoghi.

E' storia del cinema.

lunedì 7 agosto 2006

Lost Highway - Strade Perdute

8
Un sassofonista riceve una videocassetta filmata da qualcuno che entra in casa sua e lo filma mentre dorme a fianco a sua moglie, non ci sono segni d'effrazione, nulla fa sospettare che qualcuno sia riuscito ad entrare a casa sua, però c'è entrato. Lui comincia a sospettare che lei lo tradisca, poi dopo aver incontrato un bizzarro personaggio...

Da lì cominciano tutta una serie di avvenimenti surreali, reali, visionari in perfetto stile Lynch. Come al solito lui ci lascia mille interrogativi da porci lasciando parecchie questioni in sospeso, credo che la sua abilità sia quella di far andare la fantasia dello spettatore in un'arte che normalmente (nella maggior parte dei films) porta il regista/sceneggiatore a sbattere in faccia allo spettatore le vicende in modo che veda e capisca, ma Lynch questo non lo fa e penso che la sua più grande abilità sia proprio questa, oltre ad una grandissima capacità di mettere tensione allo spettatore anche solo con un' inquadratura.

Film bellissimo.

domenica 6 agosto 2006

Il tamburo di latta

0
E' la riproduzione cinematografica dell'omonimo romanzo, capolavoro di Günter Grass.
Risultato ottenuto: CAPOLAVORO DEGNO DEGLI DEI!
Non esagero e stavolta anche i premi conseguiti avvallano il mio entusiasmo. Se ha vinto la palma d'oro ex aequo con Apocalypse Now (anno magico per il cinema, evidentemente) ci sarà un perché.

La trama ovviamente è quella del libro. Attraverso le vicende familiari di Oscar si viene a conoscenza della storia di Danzica, bellissima e gotica città sul Baltico perennemente contesa tra Polonia e Germania. Dalla fine dell'800 fino al 1933 la storia è percorsa rapidamente, poi in modo più approfondito fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Oscar è un bambino "particolare". Al terzo compleanno gli regalano un tamburo di latta e lui, lo stesso giorno, Decide (proprio così) di non crescere più, anche fisicamente. E così sarà! Scoprirà inoltre di disporre, nel suo grido, di un'arma micidiale... Tramite Oscar si vedranno le bizzarrie della sua famiglia, anche legate alle numerose etnie che popolano Danzica, e tutte le bizzarrie che possono nascere dal Nazismo prima e dalla guerra poi, con un occhio diverso, di un fanciullo adulto.

Durante il film ho fatto una pausa per capire meglio la storia che guardavo. Questa pagina è risultata perfetta e molto utile: Storia di Danzica.
Günter Grass (Nobel Letteratura nel 1999), di chiara origine tedesca, è nato e cresciuto a Danzica. Pur nella parodia grottesca, la ricostruzione storica, nei minimi particolari, è perfetta, e il film ne è più che degno rappresentante, con costumi, fotografia e regia da assoluta eccezione.

Da eccezione anche l'attore che interpreta Oscar, D. Bennent, che aveva 12 anni all'epoca e che, grazie alla sua bassissima statura, interpreta Oscar dai 3 ai 21 anni. Perfetto per la parte, con mimiche facciali sorprendenti... molto molto bravo.

sabato 5 agosto 2006

Il Portiere di notte

1
Conoscete la Sindrome di Stoccolma? Sapete di che si tratta?
In questo film ne troverete uno splendido e tragico esempio.

Un ex ufficiale delle SS fa il portiere di notte in un albergo. Una compagnia d'opera arriva a Vienna, nel 1957, e a dormire nel suo albergo viene il direttore americano dell'orchestra con la moglie (una splendida Charlotte Rampling). La moglie, a lui, lo conosce molto bene...

E' un gran film. Ritrae in modo spietato qual'era la situazione in quegli anni per gli ex criminali di guerra, quello che facevano per scagionarsi, il loro reale pentimento, ecc... . C'è un gruppo, infatti, di ex ufficiali SS che è impegnatissimo nel redimere i suoi adepti, e se ne scoprono delle belle. Il film è di fantasia, ma al solito la Cavani ricostruisce fatti realmente accaduti.
C'è di che riflettere a lungo.

Ottima, eccellente opera.

Il vecchio e il mare

0
Pare che Hemingway non amasse particolarmente Spencer Tracy, forse perché era un gran bevitore, come lo scrittore del resto.

Invece secondo me Sturges non poteva scegliere attore migliore per questo film che doveva inevitabilmente essere narrato, poetico e intenso.

Non sono in grado di descrivere il capolavoro di Hemingway. La lotta tra il vecchio e il Marlin, con tutto quello che sottende, non può essere sintetizzata da uno come me. Occorrono altre qualità.
Mi sono ripassato il libro con il film, bellissimo e degno, fatto molto bene, nello stile dell'epoca.

Trainspotting

8
Me lo sono trascritto l'incipit del film. E' Marc Renton che parla, il principale protagonista:
Scegliete la vita. Scegliete un lavoro. Scegliete una carriera. Scegliete una famiglia. Scegliete un maxy-televisore del cazzo, scegliete lavatrici, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici.

venerdì 4 agosto 2006

Picnic ad Hanging Rock

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E' il giorno di San Valentino del 1900. Siamo in Australia.
Il severissimo collegio femminile di Miss Appleyard concede alle ragazze una gita alla famosissima roccia per un picnic. "Se farà caldo potrete togliervi i guanti", gli dice salutandole alla partenza.

Durante la pennichella dopo aver pranzato, 4 ragazze chiedono il permesso, poi concesso, di andare a passeggiare in alto sulla roccia. Solo una di loro, terrorizzata, farà ritorno. Le altre 3 invece, Miranda, Marion ed Irma, sembrano scomparse nel nulla e altrettanto una loro maestra accompagnatrice...

Non vi sto raccontando il finale ma solo l'inizio del film, tratto da omonimo romanzo, che descrive un fatto di cronaca realmente accaduto e mai risolto, il quale contribuisce non poco al fascino misterioso di Hanging Rock.

Questo film è di una bellezza da brividi!

Peter Weir introduce immediatamente, sin dalle prime scene, un'aria di mistero e di misticismo, oserei dire, nel film, con le immagini, piccole frasi ben dosate e la figura (di una bellezza divina) di Miranda, quella che guiderà il gruppo di ragazze in cima alla roccia seguendo una specie di traccia invisibile e irresistibile, e che già prima di partire dice a Sara, sua spasimante, che...
La tentazione di parlare di altri episodi è forte, dalle ricerche delle disperse agli avvenimenti successivi nel collegio, tutte cose realmente accadute. Però vi rovinerei la visione. Soprattutto vi rovinerei le emozioni e le riflessioni che il film e la storia di quei fatti producono. Non si propongono soluzioni al mistero, solo il film ci trasporta dentro al mistero con bellissimi flashback del film stesso, piccole allusioni ed enfatizzazioni, sempre con grande eleganza. Settima arte pura e poetica, sublime.

Ulteriore encomio per la musica. Molti brani di musica classica famosi che facilmente riconoscerete, ai quali si aggiunge il meraviglioso "flauto di pan" suonato da un bravissimo Gheorghe Zamfir, massimo specialista di questo antico e semplice strumento. Anche il suo brano lo riconoscerete subito perché usato e abusato in altre sedi... bellissimo.

giovedì 3 agosto 2006

Harold e Maude

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Uno dei film più divertenti che abbia mai visto!

Harold è un giovane ragazzo, ricchissimo con una mamma che vuole pensare a tutto per lui, ma... un po' turbato diciamo. Non è cattivo, certo un po' solitario e taciturno, però la morte in tutte le sue forma, le cose che si distruggono, che vengono demolite e soprattutto 2 cose: simulare suicidi e assistere ai funerali, quest'ultima è la sua passione più grande.

Proprio durante uno dei tanti funerali conosce Maude, 80enne arzillissima, che invece ama la vita disperatamente, la sa godere negli odori, nel tatto, in tutte le sensazioni, ha cultura, e soprattutto è eccentrica come nessun altra!

Sarà un'amicizia fortissima e "particolare".
Tantissimi gli episodi divertenti che sono poi tutte occasioni per ridere delle "serietà" della vita conformista.

Bellissima la colonna sonora con le canzoni di Cat Stevens, tutti classici famosissimi ormai.

Garage Olimpo

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Da quanto ho letto in giro, Marco Bechis subì a 22 anni la prigionia riservata ai prigionieri politici del regime militare argentino che, con a capo Videla, tenne l'argentina nel terrore tra il 1976 e l'82. Ha quindi esperienza sull'argomento più che diretta, e fu uno dei pochissimi che ne sopravvisse.

Come tutti sanno ormai, i prigionieri politici, oppositori del regime, avevano un destino segnato: venivano torturati con scariche elettriche al limite della sopportabilità per farli parlare e poi, sistematicamente, uccisi. In che modo enivano uccisi? Questa cosa non la sapevo e l'ho appresa dal film. Mi ha lasciato di sasso... scopritelo da voi comunque, è pur sempre un film e il finale è bene non rivelarlo.

E' un film giustamente famoso. Sull'argomento ne sono usciti diversi (ad es. Missing di Costa-Gavras, che ripasserò a breve), ma questo ha diverse particolarità.
Anzitutto la già citata esperienza personale del bravissimo regista.
Poi la grande crudezza della cronaca dei fatti senza lasciarne alcuno alla fantasia dello spettatore, dall'arresto fino alla tragica fine dei prigionieri e sovente anche dei loro familiari, pur risparmiandogli scene cruente e certamente difficili da sopportare. Tutte le vicende sono intervallate da riprese di vita quotidiana, quasi sempre panoramiche su Buenos Aires, che continua silenziosa la sua vita di tutti i giorni.
Infine la bravura di aver saputo inserire una storia d'amore, tra Maria e un suo carceriere che ella scopre, proprio nel Garage Olimpo, luogo di prigionia e tortura, essere un suo conoscente. E' una storia inventata, eppure talmente plausibile... mantiene alto il tasso di umanità della vicenda.

mercoledì 2 agosto 2006

Touch of Evil - L'infernale Quinlan

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In un paese al confine tra il messico e gli usa l'investigatore Quinlan, interpretato da un Orson Welles più sinistro che mai, fa il bello e il cattivo tempo da oltre 30 anni. Viene ucciso uno degli uomini più ricchi del paese e le indagini vengono affidate a lui, ovviamente.
Quinlan ha un intuito fenomenale, ma non è capace di indagare di pari passo e i suoi metodi hanno... dei buchi. Garcia, investigatore messicano coinvolto nel caso se ne accorge...
Un bel poliziesco che sfutta le incertezze sulla legalità tipiche delle aree di confine.

Ciò che è veramente superlativo in questo film è la regia e i movimenti macchina. Welles ne dà un assaggio subito nella prima scena mentre che ancora scorrono i titoli. E' da vertigine!
La velocità di ripresa è in continuo mutamento e tiene incollati allo schermo.
Una lezione di capacità e maestria, di cinema.

Peccato la storia non sia più avvincente, ma forse dipende anche dai tempi. Anche Welles come attore eccede un po' nel ruolo.

martedì 1 agosto 2006

Il Giudizio Universale

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Scritto da Cesare Zavattini, è un film capolavoro, straordinario, poetico, drammatico e divertente, che trasmette anche un messaggio molto chiaro ed eloquente.
Pare che Robert Altman lo consideri un riferimento e non è certo un giudizio di poco conto.

ALLE 18 COMINCIA IL GIUDIZIO UNIVERSALE!
Queste parole tuonano sul cielo di Napoli, dov'è ambientata tutta la storia, e in tutto il mondo. Si comincia dal mattino e piano piano la gente comincia a dargli importanza. Il "tuono" si ripete ad intervalli regolari, sempre più frequenti con l'avvicinarsi dell'ora. Piccole e grandi vicende continuano ad avvenire come tutti i giorni mentre la paura comincia a salire...

L'ora si avvicina, l'onnipotente sta per cominciare a sputare le sue sentenze inappellabili e la gente prende a confessarsi a vicenda, succede di tutto... attenti! cominciano le sentenze! ...
... e qui mi fermo, non vorrei veramente rovinarvi la visione di un "finale" che dura 30 min. pieno di gag ed estremamente significativo.

Eccezionale il cast.

Tutto il film e' comunque uno splendido affresco di una Italia povera e gretta, stretta tra i bisogni di un paese distrutto e l' aspirazione a una rinascita doviziosa, dedita ai mille espedienti per sopravvivere o diventare ricchi. Le speranze e i sogni degli onesti si intrecciano con le furbizie e i raggiri dei disonesti. Grandissima opera, che segue il filone di altre precedenti e di altri registi ( il ferroviere, ladri di biciclette, la strada ecc. ecc. ) riprendendone il realismo, con in piu' una simpaticissima ironia.

Moby Dick - La Balena Bianca

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Inutile dire che sono particolarmente affezionato al romanzo e a questo film, proprio a questo di John Huston, curato anche da Ray Bradbury (quello che ha scritto Fahrenheit 451, per capirsi), con una interpretazione meravigliosa di Gregory Peck nei panni di Achab, ed anche di Orson Wells nei panni del prete che, dal pulpito a forma di prua di baleniera, racconta ai marinari prima di partire la storia di "Giona e la balena"... emozionante.

Trama: il famosissimo ed epico romanzo di Hermann Melville, omonimo del film. Tutti lo conoscono e pochi lo hanno letto (è la triste verità), ma per capirne i profondi significati, la sua poesia, la sua drammaticità occorre farlo. E' un romanzo certamente pieno di oratoria, a tratti barocco come altri grandi romanzi dell'800, e un lettore poco "allenato" può far fatica, però garantisco: se non lo si legge, di Moby Dick non si capisce nulla, tranne un'affascinante storia avventurosa.

Questo film ha il merito di dare le giuste dosi di risalto all'avventura e alla filosofia dell'opera. E' fatto veramente bene ed utilizza la "voce" di Ismael per raccontare la trama poche volte, lo stretto necessario direi. Capitoli interi del romanzo sono raccontati da immagini, la cui ricostruzione scenica e storica rasenta la perfezione. Huston s'è avvalso a profusione dell'esperienza e dei consigli di veri balenieri, di quelli che ancora cacciavano col rampone, non quelli di Nantucket ormai scomparsi di fatto, ma di quelli di Madeira ancora in attività ai tempi, e il risultato si vede. Strabilianti, visto l'anno di produzione del film, le scene di caccia, compreso in particolare quella della vera e propria battaglia col mitico capodoglio. Sono di un realismo assoluto.

p.s.: una piccola nota sulla caccia alle balene.
E' bandita da tempo, però l'ipocrisia sta nel fatto che i primi a rispettarla furono i balenieri, chiamiamoli, tradizionali, quelli con le lance a remi e i ramponi. Intere isole e villaggi, compreso Nantucket da dove partì il Piquod, sono praticamente scomparsi e nel migliore dei casi sono diventati centri turistici e/o praticano una caccia locale con le lance che partono direttamente dalla riva, molto limitata quindi nelle possibilità.
Invece Giappone, Norvegia, ed anche l'Islanda da pochi anni (ha ripreso visto il comportamento degli altri 2 stati), praticano una caccia da sterminio con baleniere che sono fabbriche galleggianti... tutt'altra cosa dalle baleniere di Nantucket del 1842.

lunedì 31 luglio 2006

E Johnny prese il fucile

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Ci sono tanti film che, in un modo o nell'altro, parlano della guerra. Tra di essi si annoverano capolavori assoluti, che è inutile ora mi metta ad elencare.
Ve n'è di diversi tipi, da quelli d'azione a quelli di denuncia, dagli introspettivi a quelli politici.... tantissimi, legati spesso a "quella particolare guerra", il più delle volte.

Film che parlano e denunciano l'orrore della guerra in quanto tale, in quanto evento che, a prescindere dalle cause scatenanti e dai contesti socio-politici, causa sofferenze inaudite sia ai civili che ai militari, e lo fanno con una potenza, con una forza espressiva grandiosa come questo, ce n'è pochi, pochissimi.

Ma intanto c'è un film da raccontare "dietro al film" e al libro che lo ha originato. (gli omissis servono a non svelare troppo la trama)
Dalton Trumbo, scrittore antifascista e sopratutto antimilitarista, americano, scrive nel 1938 il libro "E Johnny prese il fucile", uno straziante romanzo contro la follia della guerra ispirato ad un fatto realmente accaduto. Il libro uscì nel ’39, quando ormai gli americani stavano per intervenire nel secondo conflitto mondiale, ma dopo l’episodio di Pearl Harbour fu ritirato dalle librerie ed occultato ai più. Dal 1945 ricomparve nelle librerie ed andò a ruba ogni volta che l’America entrava in guerra con qualcuno. Corea, Vietnam, ogni volta rientrava in circolazione come un manifesto\monito sulla carneficina folle a cui lo “Zio Sam” andava avvicinandosi per esserne investito e destabilizzato. Lo scrittore Dalton Trumbo ne fece il progetto della sua vita, tanto che dopo essere stato messo in prigione durante il “maccartismo” (Trumbo era iscritto al partito comunista americano) insieme ad altri nove sceneggiatori e registi di Hollywood, dopo aver continuato a fare lo sceneggiatore segretamente ad Hollywood sotto pseudonimo o senza essere accreditato nei titoli, dopo aver ricevuto 17 porte in faccia da produttori e registi, nel 1971 esce il film "E Johnny prese il fucile" da lui stesso sceneggiato e diretto, all’avanzata età di 66 anni. Già nel 1941, Trumbo ne aveva realizzato un adattamento per la radio, con la voce narrante di James Cagney. La storia è la seguente: il giovane diciannovenne John Bonham parte per la prima guerra mondiale. Nel Colorado lascia la famiglia e la fidanzata Karen. Viene mandato sul fronte francese, ma l’esplosione di una bomba ... ... Quando nel 1971 il film fu presentato a Cannes, inizialmente venne scartato dalla programmazione, poi a seguito di clamorose proteste fu proiettato ed ottenne un buon successo. Nella trasposizione dal romanzo al film, Trumbo riesce solo in parte a tradurre l’interiorizzazione di John che caratterizzava fortemente il libro. Questo perchè le strazianti numerose pagine in cui John si rendeva lentamente conto della propria situazione sono state “ristrette” ad una ventina di minuti di film, concentrati nella parte iniziale del film. Anche l’utilizzo della voce – off per spiegarci le sue sensazioni e le sue riflessioni non è certo il massimo (anche se, dato lo stampo letterario del film, non si poteva proprio evitare o trovare soluzione meno “distaccata”). Notevole invece l’inserimento delle visioni e degli incubi di John, sequenze oniriche e di stampo surrealista, eccessive e simboliche, con attacchi alla religione ed alla scienza, così come è notevole la scelta di utilizzare il bianco e nero virato per le sequenze dell’ospedale ed il colore per i ricordi e le visioni di John. Anche il linguaggio è fine alla narrazione, i movimenti di macchina sono quasi assenti e invece numerose sono le inquadrature fisse e semplici. Il film è, riassumendo, un ottimo esempio di cinema pacifista ed antimilitarista, un atroce messaggio che, pur trattando un tema così delicato, non cade nel patetismo e nel ricatto emotivo nei confronti del pubblico. Quello che Trumbo prende di mira è il sistema militarista in cui viviamo, un sistema in cui come dice il padre di John, la democrazia è tenuta insieme dai giovani che si uccidono mentre i vecchi stanno a casa a tenere acceso il focolare. La natura rabbiosamente antifascista e pacifista del libro, porta Trumbo a giustificare la partenza di John per la guerra come se il ragazzo fosse stato spinto, da tutto il sistema che lo circonda, a compiere un dovere ed un atto di libertà e di patriottismo. Nei ricordi di John troviamo un panettiere che spinge il ragazzo ad arruolarsi (nella notte di natale), una conferenza che spinge all’arruolamento, una predica in chiesa durante la quale si loda chi spinge guerra al nemico e compie sacrificio di sé, ed addirittura troviamo un padre che dice che per la democrazia un uomo deve dare anche l’unico figlio che ha. Sono tutti pedine, così come i militari ed i medici, pedine di un sistema feroce ed assuefatto alla follia della guerra. Non ci sono buoni o cattivi, cattivo e malsano è tutto quello che li muove. Alcune curiosità: in Italia il film è uscito nell’estate del 1975 e non l’ha visto nessuno; alcune parti del film sono state utilizzate per il video musicale della canzone “One” del gruppo Metallica.

In Italia, quando uscì, non lo vide nessuno.
Io lo vidi per la prima volta molti anni fa, su Rai3, quella Rai3 ora ricordata come TeleKabul, quella che non se ne fregava un cazzo del papa, della dc e del pentapartito, e in quasi totale indipendenza trasmetteva di tutto.
Quando lo vidi, dicevo, ne restai sconvolto. Un marchio impresso a fuoco nei miei valori, nella mia morale e gli effetti si vedono (ahimé, anche quelli negativi, ovviamente). Ma non sapevo nulla di quanto quotato sopra.

La vita di Dalton Trumbo ha avuto un grande "senso": produrre questo film. Avete letto cosa c'è voluto per farlo? Avete letto quante persone ha influenzato e in che periodi le vendite aumentavano?
Era il suo primo film, in età non certo tenera, ma realizzò il sogno di una vita, e queste cose mi riempiono d'ammirazione. Fu umile e chiese consiglio, come ho letto da altre parti. Lo aiutò, senza richiesta alcuna di essere citato, Luis Buñuel, grande maestro che adoro e che compare non poco in questa sezione... non poteva scegliere di meglio.
Onore e Gloria eterna a Dalton Trumbo! E pure a Luis Buñuel, certo.

Trama e Considerazioni Personali:
Joe parte per la Francia durante la prima guerra mondiale. Lascia la ragazza, una madre e 2 sorelle dopo il recente lutto del padre. E' di estrazione povera e infatti andrà a combattere nelle prime linee.
Durante un'azione viene investito dalla deflagrazione di una bomba da cannone, molto vicina a lui, che lo ridurrà in condizioni disperate. Perderà entrambe le braccia, entrambe le gambe e parte della testa, perdendo mascelle quindi bocca e lingua, e anche gli occhi e le orecchie.
Che "tronco" di uomo è diventato? Impossibile immaginare di vivere in quel modo, eppure sopravvive a tanta devastazione e comincia a pensare, ricordare, rivivere gli avvenimenti... come scritto prima. Un esperimento scientifico di fatto, una vita che non si esprime in alcun modo.
La parte iniziale, dove lui prende coscienza del suo stato, è impressionante. Dopo segue tutta la sua vicenda di "pensatore", ché altro non può essere.
Sarà una sequenza di situazioni che spiegano, giustificano l'andare in guerra, la cultura che porta a ciò, ma nulla può risultare più convincente, nulla, a un uomo nelle sue condizioni.

Come c'è scritto sopra, cosa che mi ha sconvolto, il romanzo, e quindi il film, sono ispirati a una storia vera.
QUANTI JOE HANNO PRODOTTO LE GUERRE? incalcolabile.
Il suo è un caso limite, diciamo magari che 1/1.000.000 tra i feriti di guerra può trovarsi in quelle condizioni. Da encarta risultano, solo nella prima guerra mondiale, 8.538.315 morti, 21.219.452 feriti, 7.750.919 prigionieri o dispersi. Almeno 21 casi come Joe ci possono essere stati, e innumerevoli mutilati multipli, che avrebbero magari preferito stare nelle statistiche dei morti.
Nei titoli di coda si citano statistiche redatte fino al 1914. Dicono che le guerre hanno prodotto, fino a quell'anno, 80mln di morti e 180mln tra feriti e dispersi... 180 Joe. E le guerre successive? Solo a Stalingrado, fra il '42 e il '43, ci furono 1mln di morti russi, più i tedeschi.

Sarà possibile avere a cuore questi orrori senza che si debba diventare tutti dei "joe"? Le guerre, anche quelle di oggi, non sono diverse. Non facciamoci ingannare da quelle "miserie" d'informazioni che ci danno in televisione.
Anche Tolstoj racconta di vari "joe", visti da lui personalmente nella "guerra di Crimea", tra turchi e russi (e alleati vari da ambo le parti) alla metà dell'800. Lui era un giovane ufficiale allora, che non disdegnava prime linee o visite agli ospedali... racconta orrori indicibili. Aggiungo una curiosità: dall'altra parte del fronte una giovane e ricca donna inglese iniziò la sua attività d'infermiera fino ad allora inesistente, che portò alla fondazione della croce rossa. Era Florence Nightingale. Curava tutti senza distinzioni e con la stessa attenzione. Non aveva amici o nemici.
Curioso vero? Tolstoj da una parte e la Nightingale dall'altra...
...

Alla fine del film, grazie alle cure amorevoli di una infermiera, Joe riuscirà a comunicare con i militari dell'ospedale, e farà richieste precise. Sarà ignorato, spaventerà tutti e preferiranno non ascoltarlo, far finta che non è possibile che quel fagotto sia ancora un uomo.
Tranne l'infermiera...