Film del progetto "100 Film italiani da salvare".
Siamo a Ferrara nell'autunno del 1943, è da poco stato firmato l'armistizio. Serpeggia una certa incertezza, città di uomini mediamente moderati finora poco toccata da violenze e guerra, pochi fascisti invasati felici che mussolini abbia stabilito al nord la r.s.i., molti gli antifascisti tra i c.d. notabili che pubblicamente però rimangono silenziosi anche se le loro posizioni sono note.
La giovane moglie del farmacista in questo contesto rincontrerà un vecchio amore, ancora più bramato visto che il marito è infermo da tempo per una malattia venerea, uomo che trascorre le sue giornate alla finestra della casa che guarda sulla via di fronte alla farmacia nel centro di Ferrara. I 2 innamorati consumeranno la loro rinata passione proprio la notte che il padre del giovane verrà "rastrellato", da squadristi provenienti da Verona e da Padova, ed ucciso insieme ad altri uomini proprio di fronte alla farmacia e di fronte agli occhi del marito, eccezionalmente alla finestra anche di notte perché aspettava la moglie. Senza voler saper nulla, sconvolto, il giovane fuggirà in Svizzera, mentre... lascio il finale, toccante e drammatico per diversi aspetti, meriterebbe trattazione e la tentazione è forte ma sarebbe uno spoiler clamoroso.
Al di là dell'importanza storica del film, c'è un raffinato parallelo tra la vicenda d'amore dei 2 giovani e l'ambientazione di guerra, più precisamente di un contesto sociale dittatoriale e rigido sulle regole. Lei non può separarsi dal marito il quale però non essendo di fatto più tale rappresenta suo malgrado un vincolo dispotico, però saprà compiere scelte che solo la pavidità di lui non permetteranno di realizzarsi appieno. Lui fuggirà da tutto, anche da lei, non sapendo cogliere l'opportunità di un gesto coraggioso che sarebbe stato di per sé stesso felicità, comunque fossero andate le cose. Ci sarà un distacco tragicamente meraviglioso tra i 2, denso di un significato che ho cercato di spiegare ma mi risulta difficile; è Cinema in cui immergersi, la vita stessa di chi assiste a quel momento vi si deve confrontare, metafora forte ed esplicita anche per chi vive in situazioni apparentemente più libere.
Opera prima di un grande, Florestano Vancini. Dopo aver visto questo e "Bronte" posso affermarlo definitivamente, 2 Olimpo in piena regola. Girato in studio ma anche in molti esterni proprio a Ferrara, sua città natale. Molte le scene bellissime che andrebbero sottolineate, comprese inquadrature di aree golenali e lungo Po che col bianco e nero di quegli anni sono di una suggestione particolare. Fotografia a cura di un "certo" Carlo Di Palma, basti il nome. Altri complimenti al regista, ed anche agli ottimi attori, nei frame sotto.
Il film è tratto dal racconto "Una notte del '43" di Giorgio Bassani, scrittore nato a Bologna ma cresciuto a Ferrara. A parte la vicenda sentimentale che è d'invenzione, perfettamente integrata però nel tessuto sociale dei tempi, i fatti storici narrati sono veri! E' un film importante infatti, perché come ben riporta wiki:
"...La lunga notte del '43 anticiperà anche il filone dei film denuncia/inchiesta degli anni '60 e '70 di cui lo stesso Vancini sarà protagonista...".
Onore quindi a Vancini!!, ha aperto per primo un Mondo, quello del Cinema Italiano "impegnato" degli anni a seguire che adoro e rimpiango, oggi scomparso o quasi, defunto salvo pochissime eccezioni. Non bastò essere bravo, ci volle anche un certo coraggio e tenacia, basti leggere queste note storiche, sempre da wiki:
"A causa della delicatezza della vicenda narrata, tratta da un fatto vero (l'eccidio del novembre del 1943 di una decina di antifascisti ferraresi davanti al muretto del castello), Vancini incontrò non poche difficoltà a realizzare il film: i produttori avrebbero preferito che la rappresaglia venisse attribuita ai nazisti anziché ai fascisti ma Vancini tenne lodevolmente duro ed il film fu un grande successo.
Il film, per la trama ed alcune sequenze vagamente erotiche che all'epoca erano ritenute scabrose, fu vietato ai minori di 16 anni. I partiti e le associazioni di sinistra e antifasciste, unitamente allo stesso Vancini, insorsero nei confronti di tale divieto, ritenendolo - fondatamente - il frutto di una volontà puramente censoria nei confronti dei contenuti antifascisti e accusatorii del film, viste anche le traversie che il medesimo aveva subìto nella sua produzione."
Che tempi, e nemmeno troppo lontani. Sono passati 50anni dal film, meno della vita media di un uomo. In altre occasioni ho parlato di cos'era l'italia nel 1960 e dintorni, non mi ripeto, vi rimando alla rece del film che le contiene, di solo un anno dopo e per certi aspetti affine: "Il federale". Era un paese il nostro in piena restaurazione, diciamolo pure senza remore. Fortunatamente tra la fine dei '60 e nei '70 è stato possibile ottenere una serie di riforme importanti: famiglia, divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, per citare i casi più "rumorosi". Nonostante ora sembriamo regrediti di 50anni netti a causa dei Brubbrù che ci governano, perlomeno i passi più importanti non riescono (pare) a cancellarli. Tante le ragioni del risveglio di allora, tra le quali bisogna mettere anche grandi film come questo che contribuirono a tenere desta la memoria, ed anche a nutrire l'intelligenza, degli italiani.
A mussolini, per contrappasso, rubo l'espressione per qualificare il mio consiglio: VISIONE IMPERATIVA CATEGORICA!
La giovane moglie del farmacista in questo contesto rincontrerà un vecchio amore, ancora più bramato visto che il marito è infermo da tempo per una malattia venerea, uomo che trascorre le sue giornate alla finestra della casa che guarda sulla via di fronte alla farmacia nel centro di Ferrara. I 2 innamorati consumeranno la loro rinata passione proprio la notte che il padre del giovane verrà "rastrellato", da squadristi provenienti da Verona e da Padova, ed ucciso insieme ad altri uomini proprio di fronte alla farmacia e di fronte agli occhi del marito, eccezionalmente alla finestra anche di notte perché aspettava la moglie. Senza voler saper nulla, sconvolto, il giovane fuggirà in Svizzera, mentre... lascio il finale, toccante e drammatico per diversi aspetti, meriterebbe trattazione e la tentazione è forte ma sarebbe uno spoiler clamoroso.
Al di là dell'importanza storica del film, c'è un raffinato parallelo tra la vicenda d'amore dei 2 giovani e l'ambientazione di guerra, più precisamente di un contesto sociale dittatoriale e rigido sulle regole. Lei non può separarsi dal marito il quale però non essendo di fatto più tale rappresenta suo malgrado un vincolo dispotico, però saprà compiere scelte che solo la pavidità di lui non permetteranno di realizzarsi appieno. Lui fuggirà da tutto, anche da lei, non sapendo cogliere l'opportunità di un gesto coraggioso che sarebbe stato di per sé stesso felicità, comunque fossero andate le cose. Ci sarà un distacco tragicamente meraviglioso tra i 2, denso di un significato che ho cercato di spiegare ma mi risulta difficile; è Cinema in cui immergersi, la vita stessa di chi assiste a quel momento vi si deve confrontare, metafora forte ed esplicita anche per chi vive in situazioni apparentemente più libere.
Opera prima di un grande, Florestano Vancini. Dopo aver visto questo e "Bronte" posso affermarlo definitivamente, 2 Olimpo in piena regola. Girato in studio ma anche in molti esterni proprio a Ferrara, sua città natale. Molte le scene bellissime che andrebbero sottolineate, comprese inquadrature di aree golenali e lungo Po che col bianco e nero di quegli anni sono di una suggestione particolare. Fotografia a cura di un "certo" Carlo Di Palma, basti il nome. Altri complimenti al regista, ed anche agli ottimi attori, nei frame sotto.
Il film è tratto dal racconto "Una notte del '43" di Giorgio Bassani, scrittore nato a Bologna ma cresciuto a Ferrara. A parte la vicenda sentimentale che è d'invenzione, perfettamente integrata però nel tessuto sociale dei tempi, i fatti storici narrati sono veri! E' un film importante infatti, perché come ben riporta wiki:
"...La lunga notte del '43 anticiperà anche il filone dei film denuncia/inchiesta degli anni '60 e '70 di cui lo stesso Vancini sarà protagonista...".
Onore quindi a Vancini!!, ha aperto per primo un Mondo, quello del Cinema Italiano "impegnato" degli anni a seguire che adoro e rimpiango, oggi scomparso o quasi, defunto salvo pochissime eccezioni. Non bastò essere bravo, ci volle anche un certo coraggio e tenacia, basti leggere queste note storiche, sempre da wiki:
"A causa della delicatezza della vicenda narrata, tratta da un fatto vero (l'eccidio del novembre del 1943 di una decina di antifascisti ferraresi davanti al muretto del castello), Vancini incontrò non poche difficoltà a realizzare il film: i produttori avrebbero preferito che la rappresaglia venisse attribuita ai nazisti anziché ai fascisti ma Vancini tenne lodevolmente duro ed il film fu un grande successo.
Il film, per la trama ed alcune sequenze vagamente erotiche che all'epoca erano ritenute scabrose, fu vietato ai minori di 16 anni. I partiti e le associazioni di sinistra e antifasciste, unitamente allo stesso Vancini, insorsero nei confronti di tale divieto, ritenendolo - fondatamente - il frutto di una volontà puramente censoria nei confronti dei contenuti antifascisti e accusatorii del film, viste anche le traversie che il medesimo aveva subìto nella sua produzione."
Che tempi, e nemmeno troppo lontani. Sono passati 50anni dal film, meno della vita media di un uomo. In altre occasioni ho parlato di cos'era l'italia nel 1960 e dintorni, non mi ripeto, vi rimando alla rece del film che le contiene, di solo un anno dopo e per certi aspetti affine: "Il federale". Era un paese il nostro in piena restaurazione, diciamolo pure senza remore. Fortunatamente tra la fine dei '60 e nei '70 è stato possibile ottenere una serie di riforme importanti: famiglia, divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, per citare i casi più "rumorosi". Nonostante ora sembriamo regrediti di 50anni netti a causa dei Brubbrù che ci governano, perlomeno i passi più importanti non riescono (pare) a cancellarli. Tante le ragioni del risveglio di allora, tra le quali bisogna mettere anche grandi film come questo che contribuirono a tenere desta la memoria, ed anche a nutrire l'intelligenza, degli italiani.
A mussolini, per contrappasso, rubo l'espressione per qualificare il mio consiglio: VISIONE IMPERATIVA CATEGORICA!