E' appena iniziato l'anno del 150esimo dell'unità d'italia, allora ho pensato di ripescare un film, che anche a me era sconosciuto fino a poco tempo fa, molto poco noto, non quanto dovrebbe, una meraviglia da Olimpo lo dico subito, per la vicenda narrata con fedeltà storica quasi maniacale, il coraggio di proporla, la maestria di Vancini.
Il titolo, a quasi 30anni di distanza col senno di poi, ha una "imperfezione" che nasconde ottimismo nel futuro: in realtà questa cronaca i libri di storia non la raccontano nemmeno oggi e chissà quando lo faranno!
La cronaca è quella della "Strage di Bronte". In questo piccolo paese dell'area etnea nel 1860 la popolazione ridotta allo stremo per fame ed umiliazioni, tranne ovviamente proprietari terrieri e loro scagnozzi, s'illude che la Libertà tanto sguaiata da garibaldi e compagnia significhi la fine dei soprusi e la distribuzione delle terre. Prima ancora di vedere una giubbetta rossa si ribellano, una vera e propria rivoluzione popolare, e lo fanno sbandierando il tricolore dei savoia. Alla loro guida un avvocato già rivoluzionario nel 1848, Nicola Lombardo, che farà di tutto per mantenere la rivolta non violenta ma non sarà possibile ed alla fine si conteranno 16 morti, frutto di rancori covati da lunghissimo tempo e da generazioni. Dopo un primo arrivo di garibaldini guidati da un colonnello siciliano molto moderato la rivolta si placherà, ma dopo breve tempo arriverà il generale nino bixio il quale a tutti i costi vorrà l'esecuzione di 5 persone, condanna esemplare per sedare ogni possibile proposito futuro anche in altri comuni limitrofi. Ci sarà un processo nemmeno definibile tale, mentre lui si occuperà parimenti degli altri comuni in odore di sommossa. Prendo da wiki: «Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi» (Cesare Abba, "Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille").
Una belva era nino bixio secondo i siciliani di quei paesi, e come tale lo ritrae il film, giustamente. Fretta, solo fretta di correre dal suo vate in Calabria e poi in Campania per completare la prima parte dell'opera. Servivano soluzioni "politiche" immediate e della giustizia non gliene importò nulla! Vedere l'esecuzione di Lombardo è paradossale, aveva fatto di tutto per sedare gli eventi e per convincere la popolazione che con il conquistatore piemontese molto sarebbe cambiato. Il discorso che fa davanti al giudice fantoccio prima della sentenza mette la pelle d'oca, bisogna sentirlo, un uomo ucciso negli ideali è morto già, il corpo è sofferenza da trascinare.
[NOTA BENE: non sono uno storico, quanto segue è da prendere con le pinze, fate finta di sentir parlare un amico qualsiasi che esprime il suo parere]
Lo scorso anno sono stato a trovare i miei parenti in Campania. Discutendo con loro e con amici sono venuto a sapere che in molti comuni ci sono lapidi in memoria dei caduti per colpa dei garibaldini, che ricordano saccheggi di beni e persone subiti, l'eroe dei 2 mondi è definito un invasore e alcuni invocano persino il diritto al risarcimento dei danni di guerra. Poche indagini nel web e tutto ha trovato conferma. Cose che sentite così sembrano assurde, vista poi l'apologia che del personaggio s'è sempre fatta, eppure hanno le loro buone ragioni. Bronte è Un Caso di Molti Casi, emblematico per molti aspetti e uno in particolare è quello che più risalta: non s'è trattato di una lotta popolare per unificare l'italia, forse nell'intento di garibaldi era così ma i fatti dimostrano che si trattò, in tutto e per tutto, di una guerra d'invasione e conquista per annettere nuovi territori. Insisto su un fatto, in generale non di questo film: il sud fu depredato delle sue migliori ricchezze che finirono tutte per essere usate non per migliorare la situazione della popolazione dell'ex regno delle due sicilie, ma per ingrassare piemonte e savoia.
Chiaro che, quando la gente ha condizioni di vita come quelle che avevano a Bronte, l'arrivo di un nuovo regno, con gli ideali che portava seco, è fonte di speranza, sempre la stessa speranza poi, già descritta. Comprendere che invece nulla cambia, solo il nome dell'esattore d'imposte mentre il resto no, anzi quasi ovunque peggiora la situazione, è drammatico. L'osannato generale non ha minimamente valutato l'impatto culturale del suo gesto, storicamente terribile perché le voci corrono, la bestia si fa alla svelta ad additarla e i proverbi poi nascono come funghi: si stava meglio quando si stava peggio. E questa è stata la realtà, le cose che sono accadute, che nei libri non raccontano e ancora oggi si parla di strage riferendosi alle vittime dei rivoltosi, mentre la Strage Vera l'ha compiuta nino bixio facendo fucilare 5 portatori sani di ideali di giustizia e libertà (uno era il c.d. "scemo del paese", quello che si vede in locandina, ucciso a bruciapelo perché incolume al plotone d'esecuzione) e riconsegnando Bronte in mano agli stessi "gentiluomini" che c'erano prima, ancora più ringalluzziti di prima.
Vecchio adagio: garibaldi ha fatto l'italia ma non gli italiani. Verissimo, colpa sua in primis e della gente di cui s'è circondato, un problema che di fatto nemmeno s'è posto. Correre, correre! Che fretta avevate piemontesi? I borbone non avevano alcuna speranza di opporsi a voi e a chi vi sosteneva. Che, niente niente, i soldi nelle casse vi stavano finendo per caso e ai vostri confini c'era poco di che stare tranquilli? L'oro che c'era in Campania faceva gola! Napoli subì un saccheggio senza precedenti, il Banco di Napoli fu svuotato. Oggi sembra incredibile, ma all'epoca le cose erano al contrario di oggi: il regno dei borbone era più ricco e avanzato, in campo economico, culturale e persino industriale di quello dei savoia.
Il regno era certo disomogeneo, come si viveva in Campania differiva da come si viveva in Sicilia. Nonostante tutti i problemi, molto comuni per i tempi, era un regno "sopravvivibile" e privo di tensioni interne tali da poterne compromettere la stabilità. Dopo l'unità il sud, umiliato, massacrato (i morti non si contano) e depredato (furti a non finire) non s'è più ripreso e sono immediatamente cominciati fenomeni prima inesistenti come l'emigrazione di massa, che comportò un'ulteriore spoliazione della prima risorsa fondamentale di qualsiasi territorio, quella Umana. La risorsa mafiosa e padronale (e nobiliare) invece, ben foraggiata e sostenuta dai savoia, prospera alla grandissima ancora oggi.
Il nord ha un debito col sud impagabile, altro che fare adesso gli stronzi ed egoisti e dire: si arrangino! Per le celebrazioni del 150esimo è previsto anche un processo postumo a garibaldi, nino bixio e compagnia devastante? Non mi pare, ma si dovrebbe farlo. Non sommario, ma approfondito, dettagliato.
Bronte quindi, da vedere, studiare, imprimere nella memoria come, ripeto, caso emblematico.
Appena possibile andrò a vedere il recente "Noi credevamo" del bravo Martone, è un regista napoletano e... speriamo bene, ne parlano tutti bene ma prima devo vederlo coi miei occhi.
p.s.:
anche se la rece esce oggi ho visto questo film alla fine del 2010 e la scrissi immediatamente, i toni accalorati sono anche frutto dell'emozione suscitata dal film.
oggi (3.1.11) un amico col quale ne ho parlato mi ha segnalato un discorso di De Crescenzo del 2002 reperibile nel web. L'occasione fu un Processo a Garibaldi (toh!) al Liceo Garibaldi (ma pensa!) di Napoli. Proprio dal loro sito proviene QUESTO DOCUMENTO che contiene l'atto di accusa di De Crescenzo.
C'è anche un libro dello stesso autore, che leggerò appena possibile: "Contro Garibaldi. Appunti per demolire il mito di un nemico del Sud".
La cronaca è quella della "Strage di Bronte". In questo piccolo paese dell'area etnea nel 1860 la popolazione ridotta allo stremo per fame ed umiliazioni, tranne ovviamente proprietari terrieri e loro scagnozzi, s'illude che la Libertà tanto sguaiata da garibaldi e compagnia significhi la fine dei soprusi e la distribuzione delle terre. Prima ancora di vedere una giubbetta rossa si ribellano, una vera e propria rivoluzione popolare, e lo fanno sbandierando il tricolore dei savoia. Alla loro guida un avvocato già rivoluzionario nel 1848, Nicola Lombardo, che farà di tutto per mantenere la rivolta non violenta ma non sarà possibile ed alla fine si conteranno 16 morti, frutto di rancori covati da lunghissimo tempo e da generazioni. Dopo un primo arrivo di garibaldini guidati da un colonnello siciliano molto moderato la rivolta si placherà, ma dopo breve tempo arriverà il generale nino bixio il quale a tutti i costi vorrà l'esecuzione di 5 persone, condanna esemplare per sedare ogni possibile proposito futuro anche in altri comuni limitrofi. Ci sarà un processo nemmeno definibile tale, mentre lui si occuperà parimenti degli altri comuni in odore di sommossa. Prendo da wiki: «Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi» (Cesare Abba, "Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille").
Una belva era nino bixio secondo i siciliani di quei paesi, e come tale lo ritrae il film, giustamente. Fretta, solo fretta di correre dal suo vate in Calabria e poi in Campania per completare la prima parte dell'opera. Servivano soluzioni "politiche" immediate e della giustizia non gliene importò nulla! Vedere l'esecuzione di Lombardo è paradossale, aveva fatto di tutto per sedare gli eventi e per convincere la popolazione che con il conquistatore piemontese molto sarebbe cambiato. Il discorso che fa davanti al giudice fantoccio prima della sentenza mette la pelle d'oca, bisogna sentirlo, un uomo ucciso negli ideali è morto già, il corpo è sofferenza da trascinare.
[NOTA BENE: non sono uno storico, quanto segue è da prendere con le pinze, fate finta di sentir parlare un amico qualsiasi che esprime il suo parere]
Lo scorso anno sono stato a trovare i miei parenti in Campania. Discutendo con loro e con amici sono venuto a sapere che in molti comuni ci sono lapidi in memoria dei caduti per colpa dei garibaldini, che ricordano saccheggi di beni e persone subiti, l'eroe dei 2 mondi è definito un invasore e alcuni invocano persino il diritto al risarcimento dei danni di guerra. Poche indagini nel web e tutto ha trovato conferma. Cose che sentite così sembrano assurde, vista poi l'apologia che del personaggio s'è sempre fatta, eppure hanno le loro buone ragioni. Bronte è Un Caso di Molti Casi, emblematico per molti aspetti e uno in particolare è quello che più risalta: non s'è trattato di una lotta popolare per unificare l'italia, forse nell'intento di garibaldi era così ma i fatti dimostrano che si trattò, in tutto e per tutto, di una guerra d'invasione e conquista per annettere nuovi territori. Insisto su un fatto, in generale non di questo film: il sud fu depredato delle sue migliori ricchezze che finirono tutte per essere usate non per migliorare la situazione della popolazione dell'ex regno delle due sicilie, ma per ingrassare piemonte e savoia.
Chiaro che, quando la gente ha condizioni di vita come quelle che avevano a Bronte, l'arrivo di un nuovo regno, con gli ideali che portava seco, è fonte di speranza, sempre la stessa speranza poi, già descritta. Comprendere che invece nulla cambia, solo il nome dell'esattore d'imposte mentre il resto no, anzi quasi ovunque peggiora la situazione, è drammatico. L'osannato generale non ha minimamente valutato l'impatto culturale del suo gesto, storicamente terribile perché le voci corrono, la bestia si fa alla svelta ad additarla e i proverbi poi nascono come funghi: si stava meglio quando si stava peggio. E questa è stata la realtà, le cose che sono accadute, che nei libri non raccontano e ancora oggi si parla di strage riferendosi alle vittime dei rivoltosi, mentre la Strage Vera l'ha compiuta nino bixio facendo fucilare 5 portatori sani di ideali di giustizia e libertà (uno era il c.d. "scemo del paese", quello che si vede in locandina, ucciso a bruciapelo perché incolume al plotone d'esecuzione) e riconsegnando Bronte in mano agli stessi "gentiluomini" che c'erano prima, ancora più ringalluzziti di prima.
Vecchio adagio: garibaldi ha fatto l'italia ma non gli italiani. Verissimo, colpa sua in primis e della gente di cui s'è circondato, un problema che di fatto nemmeno s'è posto. Correre, correre! Che fretta avevate piemontesi? I borbone non avevano alcuna speranza di opporsi a voi e a chi vi sosteneva. Che, niente niente, i soldi nelle casse vi stavano finendo per caso e ai vostri confini c'era poco di che stare tranquilli? L'oro che c'era in Campania faceva gola! Napoli subì un saccheggio senza precedenti, il Banco di Napoli fu svuotato. Oggi sembra incredibile, ma all'epoca le cose erano al contrario di oggi: il regno dei borbone era più ricco e avanzato, in campo economico, culturale e persino industriale di quello dei savoia.
Il regno era certo disomogeneo, come si viveva in Campania differiva da come si viveva in Sicilia. Nonostante tutti i problemi, molto comuni per i tempi, era un regno "sopravvivibile" e privo di tensioni interne tali da poterne compromettere la stabilità. Dopo l'unità il sud, umiliato, massacrato (i morti non si contano) e depredato (furti a non finire) non s'è più ripreso e sono immediatamente cominciati fenomeni prima inesistenti come l'emigrazione di massa, che comportò un'ulteriore spoliazione della prima risorsa fondamentale di qualsiasi territorio, quella Umana. La risorsa mafiosa e padronale (e nobiliare) invece, ben foraggiata e sostenuta dai savoia, prospera alla grandissima ancora oggi.
Il nord ha un debito col sud impagabile, altro che fare adesso gli stronzi ed egoisti e dire: si arrangino! Per le celebrazioni del 150esimo è previsto anche un processo postumo a garibaldi, nino bixio e compagnia devastante? Non mi pare, ma si dovrebbe farlo. Non sommario, ma approfondito, dettagliato.
Bronte quindi, da vedere, studiare, imprimere nella memoria come, ripeto, caso emblematico.
Appena possibile andrò a vedere il recente "Noi credevamo" del bravo Martone, è un regista napoletano e... speriamo bene, ne parlano tutti bene ma prima devo vederlo coi miei occhi.
p.s.:
anche se la rece esce oggi ho visto questo film alla fine del 2010 e la scrissi immediatamente, i toni accalorati sono anche frutto dell'emozione suscitata dal film.
oggi (3.1.11) un amico col quale ne ho parlato mi ha segnalato un discorso di De Crescenzo del 2002 reperibile nel web. L'occasione fu un Processo a Garibaldi (toh!) al Liceo Garibaldi (ma pensa!) di Napoli. Proprio dal loro sito proviene QUESTO DOCUMENTO che contiene l'atto di accusa di De Crescenzo.
C'è anche un libro dello stesso autore, che leggerò appena possibile: "Contro Garibaldi. Appunti per demolire il mito di un nemico del Sud".
una recensione appropriata. Al momento giusto.
RispondiEliminaCondivisibile totalmente la tua opinione su Garibaldi e i suoi sedicenti liberatori. A ben guardare ci si rende conto che pià o meno in tutto il mondo è successa la stessa cosa. In America dopo la rivoluzione (che aveva interessi più economici che patriottici) abbiamo avuto la conquista di nuove terre e il conseguente genocidio dei nativi americani. In Francia la rivoluzione che cambiò la storia si trasformò ben presto in un regno di terrore che finì per travolgere gli stessi rivoluzionari. Per non parlare poi di rivoluzioni fatte in nome del popolo e del progresso su cui venne costruito uno stato dittaturs (vedi Russia e Cina).
E quindi ? Qual'è la morale ?
Bo...
...nessuna morale, siamo fatti così, l'uomo è questo...
Però una bella revisione storica dei fatti sarebbe sacrosanta, e certe figure andrebbero viste sotto una luce diversa. Forse è proprio questo il motivo per cui dopo 150 anni non siamo ancora una nazione, ma solo un insieme di regioni...
Per quanto riguarda il film, direi che è molto ben fatto, tipico esempio di film denuncia con il quale nei '70 si voleva riscrivere la storia e dimostrare che il potere aveva da sempre le mani sporche di sangue. La strategia della tensione era giè in atto, e la lotta armata cominciava a far capire agli Italiani cosa li aspettava.
In tutto questo Vancini gira in film intelligente, perfetto per il pubblico di quegli anni, dando loro quello che si aspettavano. Peccato che poi questo regista si sia perso, e sia passato dal cinema di impegno sociale alle più leggere produzioni RAI.
grazie magar, gran commento. ottimo come allarghi il discorso. ogni guerra di conquista e ogni rivoluzione merita trattazione a parte, banale dirlo, ma hai colto IL fattor comune importante.
RispondiEliminaquesta rece era programmata per fine gennaio, poi il discorso del napoletano napolitano, completamente privo di alcun invito a rivedere con più trasparenza quanto avvenuto durante l'annessione, mi ha spinto ad anticipare.
di Vancini devo dire che ne ho già visto un altro molto bello e altri sono in programma, tutti dei suoi primi anni, prima appunto che "mettesse le pantofole"... ;-)
Interessante, però devo dire che i libri di storia ne parlano in parte dei soprusi fatti in Siciali, non certo in modo specifico (Bronte non l'avevo mai sentito!), ma ricordo di averle lette. Purtroppo l'arrivo di Garibaldi nel sud Italia, altro non è stato che l'inizio della fine, di un divario che ancora oggi non è stato cancellato, che hanno portato in seguito alla creazione della Mafia e del Brigantaggio (interessante l'autobiografia di Carmine Crocco, che riuscì a creare un vero e proprio esercito di Briganti tra Lucani, Puglia e Calabria).
RispondiEliminaPensa che mia Nonna, figlia di un Carabiniere (quindi al servizio dei Savoia) che arrestò un famoso brigante agli inizi del 1900, fino a qualche anno fa auspicava il ritorno dei Bornoni.
ciao Frank!
RispondiEliminaio mi riferisco anzitutto ai testi scolastici. di quando andavo io, una vita fa, non ricordo alcuna critica letta a riguardo. ora ho visto quelli dei miei figli (i più grandi stanno finendo le medie) e nulla contengono nemmeno quelli, perlomeno non l'ho notato.
eheh... tutta la mia comprensione per tua nonna, non tifo certo per la monarchia ma le ragioni sono chiare :)
io mi riferivo al testo L'Ottocento di Detti/Gozzini, è un testo universitario di storia contemporanea.
RispondiEliminamia nonna è una ribelle rivoluzionaria!
per la gente del sud la creazione "forzata" dell'Italia e la sua omologazione legislativa fu un casino e ovviamente i Savoia vennero visti come invasori: parlavano una lingua diversa, introdussero leggi (già presenti nel regno dei Savoia) considerate assurde dalla gente del sud, come le tasse e la leva militare. lo sbaglio fu fatto principio, non creando le basi tra la popolazione.
Ciao Robydick...Di questo bel film d'inchiesta storica (ovviamente, volutamente sepolto e "oblìato")di Vancini mi pare te ne accennai da un altro commento pure io, o forse mi sbaglio, comunque solo questo, non ricadete anche voi, un pò tutti,nel solito errore di accomunare troppo Nino Bixio e i suoi massacri a Garibaldi. Sarebbe come -visto che il discorso si può proprio -ed è stato fatto-, allargare ad altre esperienze consimili storicamente del '900 o meno,di "guerre di conquista e/o liberazione", mettere assieme il Generale Massù al Presidente De Gaulle durante la cosìddetta Guerra d'Algeria, e non è proprio come dire uguale, appropriato, e rendere giustizia storica al personaggio, così come a Garibaldi.
RispondiEliminaE'storicamente dimostrato e acclarato che il Generale non aveva di certo dato tale mandato di "regole d'ingaggio"si direbbe oggi, nè era consapevole di ciò che Bixio nella sua opera di "repressione" avrebbe commesso, e con quali metodi e modalità. Le stesse finalità di Garibaldi erano ben diverse, qui molti non ricordano o sanno che Bixio in un certo qual modo eseguiva ed obbidiva a ciò che Cavour, gli passava, specialmente ambiguo e traditore quale egli era. E il Generale Giuseppe Garibaldi non lo avrebbe comunque approvato nè avallato.
RispondiEliminaProprio adesso, in questo momento storico di demolizione, di ogni portato positivo storico-culturale, (e a cominciare dal formidabile, nessario in un paese strutturalmente di baciapile piegati al Vaticano, anticlericalismo e antipapalismo illuminista, viscerale e violento dell'uomo Garibaldi, ce n'erano tanti), -i primi, valori ad essere sistematicamente traditi da Cavour e dai Savoia-, di sconciamento e derisione aperta volta a sminuire anche soltanto le moltitudini, di uomini e donne in buona fede, che credendoci, (come appunto riporta già nel titolo il bel film di Martone,hanno bagnato con il loro sangue, l'alto ideale di un'Italia finalmente unitaria, lungamente agognata),di belluina e controculturale intenzione politico-economica(e basta)proveniente da parte dei popolini culturalmente e civilmente sottosviluppati-quindi purtroppo, molto più"italiani"di quanto essi vogliano credere- elettori e beoti leghisti da osteria della Pedemontana. Portare quindi altri colpi demolitori col picchetto alla complessivamente enorme e positiva,oltre che storicamente inevitabile, necessità vitale del Risorgimento per l'Unificazione dei regnetti e Granducati della frammentata e vilipesa Penisola Italica, è oggettivamente fare anche in prospettiva un grande favore a certi lor signori, se di signori si può parlare, che siedono a Roma nei Ministeri, in Senato e in Parlamento sguazzandoci, nelle sue "paludi romane", come le chiamano poi ad uso e consumo delle lore plaudenti platee elettorali troglodite.
RispondiEliminaMa poi siete tutti così sicuri della complessiva "salvabilità" e "miglioria" del Regno Borbonico,visto che già qualcuno ne ha colto come un fattore comune importante, anche il Sud degli Stati Uniti d'America, la Confederazione,negli anni coevi dei moti Risorgimentali,era molto prospero economicamente e ricco di risorse e materie prime grezze o già raffinate, grazie in primis all'allora monopolio mondiale dell'industria manifatturiera e della coltivazione del cotone, per non dire delle già più grandi acciaerie del mondo(tant'è che la Confederazione fu il primo esercito del mondo ad utilizzare in guerra una marina di navi corazzate, sommergibili, e armate di carri a vapore blindati), oltre naturalmente al ricchissimo e fiorentissimo mercato degli schiavi. Il Nord era già in crisi per uno strutturale e devastante stato di forte deperimento della sua produzione industriale pesante. E certo che l'abbattimento della schiavitù fu colto come il "pretesto dei pretesti" degli importantissimi intenti e interessi economici che poi sfociarono nella terribile e lungamente devastante"Guerra di Secessione". Ma chiedetevi, cosa sarebbe successo al corso della Storia, se avesse mai vinto il Sud...?
Lo stesso discorso può valere eccome, per il Risorgimento e i suoi moti di ribellione, nel Sud d'Italia. La Storia non permette mai, di compiere balzi all'indietro e di andargli contro, l'Italia Unita era un'iledubile necessità, in primis appunto, storica.
Se così non fosse stato, oggi probabilmente come entità "culturale"e "nazionale" non esisteremmo neanche più, -seppur con tutta la debolezza comunitaria ed irrisolvibilità strutturalmente congenita del popolo italiano,la più incompiutà identità nazionale e unitaria a livello europeo tranne forse, il Belgio-, ma esisterebbe un'"Italia" puramente e solo a livello di espressione geografica. Ancora per fortuna, non è così.
L'immagine di "Bronte" è quella della vecchia vhs da nolo della Mondadori Video me la ricordo bene ce l'ho.
RispondiEliminasai che m'inchino sempre alla tua sapienza Wilson. nulla da dire sulla questione americana. non vorrei passare per uno che non apprezza la pur fragile unità italiana, so che non intendevi dire questo, lo dico per puntualizzare.
RispondiEliminanon sono però convinto del fatto che garibaldi non sapesse di quanto bixio combinasse né delle reali intenzioni savoia-cavour, penso solo che ha cavalcato (forse) gli ideali personali insieme agli interessi piemontesi per realizzare la cosa. forse un cinismo necessario, fatto sta che la situazione diventò, ed è, quella che è, e aggiungo che s'è pure preso un bel "bottino di guerra", perché così va chiamato, lui e pure il figlio (vedi documento che ho allegato).
dire la verità su garibaldi, bixio e c. non significa andare contro gli ideali risorgimentali. porta pia è stata abbattuta, per spostarla fino ai confini al nord, perché se pensiamo a cos'è ancora il vaticano oggi in italia, proprietario del 25% del patrimonio immobiliare nazionale! una cosa pazzesca solo a livello di proprietà, e la proprietà e potere, influenza politica e sociale.
c'è poi la solita domanda irrisolvibile: senza garibaldi cosa sarebbe successo? e chi lo può sapere, un dilemma... ci sarebbero ancora i borbone? bho?!? abbiamo avuto i savoia fino a 65anni fa, ricordiamocelo, e cos'hanno fatto di buono?
va be', adesso a parte i vari pareri personali, mi pare concordiamo su un punto importantissimo, che è quello che poi mi preme: questo aspetto della storia risorgimentale non è conosciuto come dovrebbe e la fama di certi "eroi" andrebbero rivista.
p.s.: sì, il film si trova in rete in qualità appena decente, proprio da quella vhs ;-)
RispondiEliminaQuesto invece è quel che fecero i Savoia a Firenze per dare "decoro" all'allora provvisoria capitale d'Italia. "Risanamento" e "decoro" che proseguì negli anni successivi.
RispondiEliminahttp://historiablogori.splinder.com/post/21387620
http://it.wikipedia.org/wiki/Mercato_Vecchio
non ho visto il film, ma conoscevo l'episodio dalla novella del Verga "la libertà" ( http://www.liberliber.it/biblioteca/v/verga/tutte_le_novelle/html/liberta.htm). meglio che in molte altre sedi, secondo me, qui si illustra quali errori, da ogni parte, si siano compiuti...
RispondiEliminacinematograficamente, mi ricorda molto "salvador" di Oliver Stone, soprattutto per l'amara riflessione su come si concludono tutte le rivoluzioni violente: il vincitore spesso non si dimostra migliore dello sconfitto.
orcocane Harmo, non ne sapevo nulla. ma questa "gloriosa" famiglia reale ha raccolto consensi in ogni dove proprio...
RispondiEliminagrazie unwise, dopo la leggo volentieri la novella :)
RispondiEliminat'è proprio piaciuto salvador eh? l'hai citato altre volte. anche a me, devo rivederlo, lo vidi al cinema ai tempi e lo ricordo pochissimo.
sulle rivoluzioni... rischiamo di aprire un dibattito infinito, eheh! facciamolo a spizzichi e bocconi, magari con altri film che trattano il tema ;-)
per quanto riguarda i savoia...non è che in Lombardia ci sia andata molto bene: abbiamo scacciato quella che era probabilmente la monarchia più illuminata d'europa, quella che ci aveva dati il catasto e l'istruzione obbligatoria (alla faccia dei barbari invasori), e l'abbiamo rimpiazzata con quei manichini insulsi dei sabaudi (se buon sangue non mente, la loro progenie dovrebbe fornire elementi indicativi...). di celebrare il successo della loro guerra espansionistica, non mi viene nessuna voglia :)
RispondiEliminaanche la Scala la fecero gli austriaci. dai su, però ci hanno fatto la galleria vittorio emanuele ii con quelle belle balle di toro da schiacciare, per non parlare in piazza duomo quel meraviglioso monumento equestre sempre allo stesso "illustrissimo" monarca... e non dimentichiamo villa reale a monza! ah no, l'han fatta gli austriaci anche quella, ahah!
RispondiEliminaCiao! Volevo avvisarti che ho scelto il tuo blog per un premio...spero di aver fatto cosa gradita! A presto!
RispondiEliminaFin troppo facile dire (dal momento che fa rima) di quale tipo di donna siano idealmente figli i vomitevoli savoiA.
RispondiEliminaSe penso a chi abbiamo rischiato di dover chiamare "Maestà" oggi (e peggio ancora domani?), mi viene quasi da tenermi stretto persino il Peto coi Tacchi. Ho detto "quasi"... poiché è una bella lotta, tra figli di... (aridajje co' 'ste rime) :D
ahah! zio, non avevo pensato alla rima, chissà, ho grande rispetto per le donne d'antico mestiere, se gli dici a loro "figlia di savoia" forse s'offendono :D
RispondiEliminaciao occhi, grazie, vengo subito da te :)
:-) Non ti preoccupare. :-) L'importante è che ti abbia fatto piacere. :-)
RispondiEliminaCiao Robydick, comunque non mi sembra proprio vero, anzi, che Garibaldi o la sua progenie si siano arricchiti personalmente in alcun modo, caso pressochè unico ed eccezionale, nella Storia Italica della corruzione. C'è un testamento, quello di Garibaldi,che da la statura definitiva, postuma del grande uomo e unico per personalità e coraggio che egli è stato,della Storia Italiana, e che andrebbe inserito nei libri di testo adottati dalle scuole, e per ovvi motivi (basta leggerlo) non è mai stato fatto,in questo scritto Il Generale già presagiva e metteva in guardia su tanti tradimenti dello spirito in primis dell'esperienza propulsiva e progenitrice della Repubblica Romana,che già erano avvenuti continuativamente ai suoi danni in vita e ne decretarono la scelta dell'esilio volontario,e che sarebbero accaduti in seguito alla sua morte.
RispondiEliminaOltre ad una formidabile, irripetibile, e dura professione d'Illuminismo Voltairiano contro l'origine di tutti i mali italici e proprio del Sud borbonico fino ad allora, il Vaticano, il papismo e i preti i più grandi corruttori e adulatori di ogni potere di tutti i tempi,che tanto avevano già fatto per bloccare e ostracizzare il progresso e il naturale libero arbitrio e adito alla felicità dell'uomo in sua coscienza,e che in piena e oscurantista restaurazione e offensiva su tutti i fronti, tanti mali e orrori avrebbe comportato per la crescita già gobba e "deviata"per dirla con Pisacane, della giovane Nazione Italiana, offensiva e restaurazione da parte della Chiesa, perenne in Italia e che si trascina ostentata e onnipotente più che mai, ancora oggi.
Come mostra bene proprio l'amaro e disilluso finale di "Noi credevamo" di Martone.
Con un parlamento ormai svuotato e inutile, consegnato a tradimento ai monarchici servi del potere papale, e non certo ai repubblicani di Mazzini.
Se vuoi vedere un film bello, disincantatissimo e quasi "profetico" su dove e a cosa porteranno gli anni'70, -trattando l'ambientazione del Risorgimento-, e per ovvie e scoperte ragioni "dimenticato" per lunghi anni, ti consiglio entusiasticamente "Le Cinque giornate"(1973)di Dario Argento,con Celentano ed Enzo Cerusico al solito bravissimo quasi commovente e che finirà addirittura fucilato, sull'esperienza precorittrice dei primi moti Risorgimentali milanesi durante le famose "Giornate" della tradita e repressa duramente nel sangue senza distinzioni, rivolta contro gli Austriaci nel 1848.
@occhi di notte: grazie :D
RispondiElimina...Film anche più "intuitivo", "Le Cinque giornate" rispetto a "Bronte", della sgradevolezza e dell'autoritarismo,con cui chi poi purtroppo avrebbe rivestito il ruolo di guida,colonnello o poco meno, già degli insorti milanesi,avrebbe anche violato ogni codice morale pure peggio degli occupanti austriaci. E qui Argento dimostrò allora grande intelligenza, riuscendo anche a "forzare" i suoi eventuali "limiti", oltre il genere thriller/giallo da lui solo praticato a quel momento.
RispondiEliminaStupefacente in questo senso, è la sequenza in cui una schifosa squadraccia d'insorti comandata da un fellone pavido che tanto potrebbe ricordare(anche per l'attore che lo interpreta) il Richard Mulligan/Custer di "Piccolo Grande Uomo" di Arthur Penn, che vuole dare una "lezione"esemplare e terribile ad una giovane ragazza milanese amante di un soldato austriaco, facendola violentare da tutti i suoi uomini. Azione turpe e schifosa, per impedire coraggiosamente la quale, nella colluttazione che ne seguirà, il giovane e sensibile fornaretto romano interpretato dal grande Cerusico, farà cadere accidentalmente dalle ripide scale della casa il suddetto vigliacco fellone, che morirà coll'osso del collo rotto nella caduta.
E che per questo, in un'amarissimo e triste finale (allora rifiutato dal pubblico che mai avrebbe immaginato un film con Celentano potesse finire in modo così consapevolmente pessimista), verrà fucilato sotto gli occhi disperati dell'amico milanese interpretato dall'Adriano.
Ma non fucilato dagli insorti.
Dagli austriaci che hanno prontamente "ristabilito" l'ordine e riguadagnato il controllo della città, per riaffermare il "diritto" continuativo e inelidibile del Potere, qualunque esso sia ad avvicendarsi , all'esercizio dell'arbitrio e della repressione. Ma chiamato "giustizia".
eh Wilson, garibaldi si garantì molte rendite con la spedizione; ci sono poi 200.000 lire prestate e mai restituite al Banco di Napoli, per suo espresso ordine, al figlio menotti. questa la sola parte documentabile, tralasciando dicerie... ma va be', guarda, per rispetto a quanto dici ho tolto "eroe di 'sta cippa" dalla rece, prendilo come una buona disposizione da parte mia :)
RispondiEliminalo guarderò sicuramente "Le cinque giornate", mi era completamente sconosciuto.
Vancini fu veramente grande: non sapevo si fosse poi perso così. Recensione e commenti sempre alla grande, qui. Bravissimi. Metterei un po' più di dialettica nell'analisi della Storia. Pensavo a ipotesi circa la morte di Nievo, che forse aveva scoperto "buchi" nella contabilità di quella spedizione. Ma più fatti criminali vengono svelati, meglio é per un ristabilimento della verità, ma più di tanto non potrà cambiare un giudizio di fondo, che é quello, secondo me, che l'Unità d'Italia si é completata con la Resistenza e la Costituzione.
RispondiEliminaaltra carne al fuoco, abbiamo anche un "Caso Nievo"... incredibile, devo indagare, grazie Adriano, mi piace moltissimo come concludi il commento, moltissimo!
RispondiEliminaCaro Roby, hai scritto che non sei uno storico, ma, da "informata sui fatti", ti posso assicurare che sei molto più "storico", di tanti sedicenti storici ufficiali. Condivido in pieno !
RispondiEliminaSulla questione, c'è un altro film importante, che utilizzo nelle mie lezioni di storia, "Li chiamavano briganti", di Squitieri, con un bravissimo Enrico Lo Verso, lo conoscerai sicuramente. Ciao, Zina
zina, sei riuscita a commentare! eh, ci tenevi proprio... :)
RispondiEliminagrazie, e devo ringraziare molto i miei cugini, mi hanno aperto gli occhi. questo era cinema straordinario poi, molti registi italiani, tra i quali Vancini ed anche Squitieri che citi a proposito (quel film è tra i tanti in programma) hanno evitato che fatti di grande importanza finissero nell'oblio.
ciao!
Wow, bellissima recensione Roby, chapeau!
RispondiEliminagrazie Laura, sempre gentile :)
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