E' un neorealismo un po' particolare quello di Pietro Germi. A quanto ho letto è il film che ama di più, che ha voluto interpretare perché narra della gente in cui lui si riconosce.
Andrea è un macchinista delle ferrovie, col gomito che si alza spesso sui mezzi litri di bianco. 30anni di lavoro, una famiglia faticosamente portata avanti, poi... una disgrazia, e anche un errore, e il suo lavoro viene messo in discussione, si sente solo, nemmeno i sindacalisti provano ad aiutarlo. Farà un certo "gesto" e si inimicherà anche i colleghi coi quali lavorava, condivideva serate all'osteria e per buona parte erano anche vicini di casa.
Nel momento più buio per lui e la sua famiglia, Sandrino, il figlio più piccolo, saprà ridargli coraggio e buon umore e il finale... è da guardare.
C'è un po' di retorica, ma il film è splendido ugualmente e giustamente famoso. Io poi amo queste storie, ben definite, di tipicità, fra le persone comuni. La vita di un ferroviere dei tempi è descritta molto bene.
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