martedì 24 aprile 2012

Ladro di voci

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Una ricognizione
- la definisce lo stesso Luigi Faccini nei titoli di testa - Con: i reclusi del carcere minorile di Roma, recidivi e primari -. E' il carcere di Casal del Marmo.

Parte agli occhi dello spettatore come documentario, poi diventa qualcosa di più simile ad una fiction anche se rimane reale quel che vedi, e la spiegazione è concentrata in queste parole del regista:

"A Carlo i riccioli strinati cadevano sugli occhi. Soffiava con la bocca per spostarli, quando voleva essere guardato in faccia. Fabrizio sembrava uno zingaro, occhi di velluto e un sorriso bianco che nascondevano la depressione. Aveva imparato a suonare la chitarra nel carcere minorile di Casal del Marmo. Giochi proibiti era la sua colonna sonora. Carlo aveva un padre buono, indifeso, abbandonato dalla moglie. Carlo avrebbe voluto che questo padre, per correggerlo, gli avesse fatto assaggiare qualche cazzottone. Fabrizio, dal suo, avrebbe desiderato comprensione e dolcezza. Ne aveva avuto disprezzo, calci, manate...
Carlo e Fabrizio stavano per compiere diciotto anni. Decisi che sarebbero stati i protagonisti di "Notte di stelle". Tossicodipendenti entrambi, avevano promesso di disintossicarsi nelle strutture di sostegno collegate al carcere dei minori. Non avvenne. Usciti da Casal del Marmo erano finiti a Regina Coeli e Rebibbia, per furto e rapina. Persi i miei protagonisti, anche se continuai a mantenere rapporti con loro e, a volte, con le famiglie. Avevo passato quattro mesi a Casal del Marmo, tenendo un laboratorio audiovisivo per i ‘primari’ e i ‘recidivi’. Ero riuscito a far scrivere un soggetto cinematografico a Fabrizio, mentre Carlo rimuginava la storia di un figlio che per difendere la madre ammazzava un padre violento. Erano svegli Carlo e Fabrizio, i più audaci, i più coscienti che l’infrazione delle leggi qualificava la loro intelligenza. Contemporaneamente si sentivano rifiutati, scacciati, perduti."

Già all'inizio la confidenza con Carlo, in un'intervista frontale, viene volutamente tradita da Faccini. Spiace poi leggere nei titoli di coda che né Carlo né Fabrizio siano riusciti a cogliere l'opportunità offertagli. Spiace senza stupire, perché chi ha conosciuto ragazzi come loro sa che uscire da quella vita è un'eccezione alla regola. Ci sono esempi illustri anche recenti: diversi protagonisti di "Gomorra" sono tornati in carcere, chi prima chi dopo. Deve scoraggiare la cosa? Secondo chi scrive No, ma è doveroso disilludersi, pena sofferenze inutili. Anche questo s'impara solo con l'esperienza.

Dopo poco si percepisce che il documentario non è semplice cronaca. L'ambientazione che inizialmente risulta piuttosto fredda nelle luci ambientali, in contrasto col calore che un trasportato intervistatore comincia ad emanare ed a far emanare agli interlocutori, ha un sussulto quando il "ladro", un "intruso provocatore", proietta addosso ai ragazzi una calda luce rossa e chiede loro di inventare una storia. Difficile, fantasia ce n'è poca e la vita reale assorbe troppo. Mancano le Parole per esprimersi, perché non le si conoscono o per prudenza nell'usarle... Tra i più sensibili, o forse sono solo quelli che meno si mascherano, emerge consapevolezza di questo deficit, comincia quello che inizialmente è uno sforzo, poi diventa divertente e prosegue anche dopo quel momento artefatto. E' un risultato notevole, frutto anche di un linguaggio aperto, che non scade nel giovanilismo ma si adegua ai suoi tempi, alle sue ritmiche, anche a qualche locuzione gergale e questo con spontaneità, non c'è artificio.

Storie che potrebbero scoraggiare chiunque. Parlo dei loro sogni. L'ideale tipico: "trova' 'na ragazza bionda, occhi azzurri, ricca, e sistemarse, co' 'na bella casa, 'a machina...". E' un caso che il solo momento che Carlo si gira a guardare la tv durante un'intervista riproduce parte di quell'ideale? Non credo al caso. Qualcuno è più realista, e pensa di fare il colpo della vita per sistemarsi, tanto, galera per galera, meglio provarci bene. Non ha torto per certi aspetti. Col senno di 22 anni di Poi potrei dirgli "sì, ma se vuoi rubare bene, e non finire al gabbio, ti devi dare alla politica, non importa con chi, e magari fare il tesoriere". Solo una battuta, ma nasce da una riflessione banale e inevitabile, che cioè a ben guardare tra questi ragazzi e personaggi noti delle cronache di questi giorni cambia l'effetto ma non la causa dello squallore, e se quella causa si manifesta tra i privilegiati chi può alla fine biasimare gente come Carlo e Fabrizio?

Quando si guarda un documento come questo ci si mette in discussione. Lascio alla visione la scoperta di altri dettagli. E' ancora più che attuale. Se si ha un'età come la mia e se ne è passate di esperienze di vario genere è un grande specchio di confronto. L'ho visto due volte a fila e non sono riuscito a scrivere subito queste pur poche righe...
Non c'è una sola briciola di retorica nel film, allora colgo l'occasione e ce la metto io: Istruzione ed Arte possono essere una soluzione, in qualsiasi loro forma, nella qualità di finestre su ciò che di bello la vita può proporre. In ogni caso la rivoluzione umana deve partire dall'interno della persona, da un suo desiderio, una ricerca di stimoli, trasformare il desiderio di agiatezza in ambizione di conoscenza, rifiutare le soluzioni facili. Tolstoj diceva che ogni essere umano in carcere è una sconfitta per la società senza, per questo, giustificare ogni comportamento individuale. Gandhi seppe ricavare da questo il concetto che la vera libertà è emancipazione e figlia dell'autodeterminazione. Anche senza essere dei grandi come i due citati, un briciolo di esempio lo si può prendere... Fine del pistolotto.

Che effetto possa fare "Ladro di voci" a chi è cresciuto e vissuto in una melensa ed agiata vita da mulinobianco? E' domanda alla quale non so rispondere.
Robydick


2 commenti:

  1. Da vedere di sicuro. E, per aggiungermi al tuo "pistolotto", dico che davvero lo squallore disarmante alberga soprattutto in questi "desideri" banali conformisti e infimi che la gente si lascia sparare dentro: bella gnocca, casa, macchina...
    Se il punto di partenza è questo, poi fra il diventare galeotto, grigio omino dalla quieta disperazione o putrido ladro istituzionalizzato, "costretto" a continuare a rubare per continuare a ingioiellare moglie, figlie e amanti, la differenza è meno grande di quanto non possa sembrare.

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  2. ciao Zio! e grazie per l'aggiunta che ovviamente condivido...

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