venerdì 17 febbraio 2012

Masters of Horror: Pelts - Istinto animale

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“Pelts”
, fu il secondo degli episodi girati da Argento per i “Masters of Horror”, seconda stagione del 2006. Così come il precedente “Jenifer” fu oggetto di tagli, tra i pochi episodi ad avere subito questo, nella prima stagione. Purtroppo, non sono stati tra gli episodi ad avere avuto il maggior successo, e anzi sono stati più dei successi mancati.

Tuttavia, questi due episodi sono state praticamente le uniche occasioni degli ultimi quindici anni, con le quali Dario Argento ha dimostrato di non usurpare la sua fama, per la quale era stato inserito fra i “Masters of Horror”, ben affrontando la sceneggiatura di Paul F. Wilson, - e facendo prendere una giusta direzione all'intero episodio. Così è, per la maggior parte di esso almeno, senza averne visti solamente i dieci minuti iniziali, e avendo visto anche tutti gli altri episodi degli altri autori come John Carpenter con “Pro-Life”, il migliore episodio in assoluto della seconda serie.

Le cose della trama sono ridotte al minimo, e tutto ha inizio quando un cacciatore di pellicce (John Saxon, che ritorna con Argento dopo “Tenebre” ['82]), decide di fissare alcune trappole su un appezzamento di terra maledetta. Non solo riuscirà a catturare un gran numero di procioni, ma questi particolari animali hanno anche una pelliccia di altissima qualità, manco a dirlo, dopo questa caccia impensabilmente fruttuosa, incominceranno a piovere i dollari. Egli chiama un losco cacciatore di pellicce di nome Jake Feldman (Meat Loaf) con l'intento di fare più quattrini possibile su questa incredibile partita, e Jake – che vuole qualcosa di speciale per la sua spogliarellista del cuore di nome Shana (Ellen Ewusie) - decide di vedere di persona ciò che è il grande affare. Quello che scopre è che queste pellicce sono davvero qualcosa di speciale, e che sono in grado di causare a chi le tocca di morire nei modi più violenti, e sanguinosi.

E' una storia semplice, ma a volte, la semplicità nell'horror funziona meglio. Spiegazioni troppo lunghe e interminabili, ore di retroscena alla storia, e i commenti politici hanno tutti i loro posti nel genere, ma a volte, si desidera anche solo un film che va dal punto 'A' al punto 'B' e si diverte a farlo. “Pelts” è proprio questo tipo di film, e se si vuole semplicemente vedere un sacco di sangue e di morti orribili, questo episodio della serie può piacere, molto. Questo non vuol dire che è solamente un semplice film splatter, perché c'è anche una storia interessante. Basta non aspettarsi qualcosa che faccia pensare a qualcosa di innovativo, e guardarlo per quello che è: un semplice racconto dell'orrore con molto stile all' ”americana” e molto sangue.

Questo non vuol dire che non sia certo ben lungi dai thriller migliori di Dario e dalle sue storie più impegnative, ma ancora una volta, e dopo tante prove a dir poco opache, è qui riuscito a realizzare qualcosa di piacevole. Le capacità di recitazione sono ottime (notevole differenza e fattore forse decisivo rispetto alle sue produzioni italiane, anche Meat Loaf ha brillato nel suo ruolo, ed è sempre bello vedere Saxon interpretare certe parti), la storia si muove a passo svelto, e di nuovo, è presente molto gore, ma più motivato. Così come sono più motivate le numerose uccisioni disseminate per tutta la durata. Una donna ha i suoi occhi, il naso e la bocca cucite in modo che così soffochi, un uomo muore ucciso con le forbici (anche se non nel modo in cui ci si aspetterebbe), e poi abbiamo il finale. Questa scena in particolare rispetto a quello che commette Argento in Italia, è particolarmente memorabile, e se avete pensato un attimo all'aspetto generale di Meat Loaf, bèh ... ci si aspetta quindi bene di vedere quello che passa qui, grazie a quelle sue maledette pellicce.

“Pelts” vale la pena di una visione in quanto è sicuramente uno degli episodi più particolari della seconda serie dei “Masters of Horror”. Non è come detto certamente il migliore lavoro di Dario e non ha vinto alcun “premio”, ma se lo si prende per quello che è, e non ci si aspetta al solito di vedere un altro dei classici argentiani, ci si può accorgere che è un modo non troppo malvagio per trascorrere un'ora davanti ad uno schermo, come sarebbe invece stato con ogni altro film argentiano, da un quindicennio a questa parte. Argento è, d'altronde considerato dalla maggior parte delle persone, l'essere (stato) uno dei migliori registi horror di sempre, e io ovviamente, tendo a concordare che lo sia stato. “Pelts” tuttavia sembrava essere un film in cui ha preso una svolta allontanandosi dal suo stile originale di fare cinema e oramai estremamente corrottosi, nei suoi lavori italiani, e ha lì negli States realizzato invece un film con, oserei dire più di un tocco americano. Ora non fraintendetemi, di stile ce n'è poco anche qui, le sfumature argentiane sono praticamente impercettibili in tutto il quadro generale, però, ciò non toglie che le sue altre opere recenti siano di gran lunga inferiori a questo piccolo episodio. Non che ci sia niente di originale, rispetto a quel che ci si aspetterebbe da lui, -se non l'esponenziale incremento di insistite, lunghissime e reiterate sequenze di sesso anche parecchio spinte, ma questa è un'altra delle “carte” dell'ultimo Argento- ma ci sono qui di nuovo alcune fantasiose idee e trovate su come si debba compiere un omicidio, tipiche dei suoi film, così come lo script girato in modo del tutto strano.
“Pelts” è quello che vorresti definire un film che ogni membro della protezione animali o di un qualche gruppo vegano probabilmente non avrebbe a gioirne, ma anzi ad essere incazzato fino alla repulsione per il modo in cui le pelli vengono raccolte, proprio all'inizio dell'episodio. Il personaggio centrale è il mercante di pellicce Jake (Meat Loaf) che gestisce una specie di negozio di dolciumi downtown. Jake è una specie di stronzo, il tipo che non ha la minima cura per i suoi dipendenti, ma solo di come spendere i suoi soldi tra donne facili e alcool, e chiaramente presentato per quel che è, solo un avido, bastardo, e affamato di denaro. Con la sua impresa che se ne sta andando a schifìo, a causa della qualità scadente delle pelli che ha acquistato, Jake viene contattato da un cacciatore di pellicce, appunto interpretato da John Saxon. Jake accetta di incontrarsi con lui per dare una controllata a queste sue nuove pellicce di procione che vuol vendergli. Tuttavia, quando Jake si presenta a casa sua, scopre che nessuno è in casa (non voglio rovinarvi la scena.) E mette le mani sulle migliori e più pregiate, ricercate, pellicce, che egli abbia mai visto. Bèh da lì allo scoprire che c'è qualcosa di magico in queste pellicce, mentre la gente intorno a lui (e le loro pelli), cominciano a morire, il passo è breve.

Il soggetto di questo episodio è comunque sembrato essere un po' imbrigliato con un mucchio di informazioni che era difficile da afferrare per la breve durata che la ShowTime ha formattato per questi segmenti. Penso che ci sarebbe dovuta essere più di una spiegazione dietro il mistero di queste pellicce. E avendo avuto un buono sviluppo intorno al personaggio centrale della storia (altro elemento desueto dell'Argento recente), ha però continuato a deficitare in termini di narrazione. E' confusionario, a volte, tra quello che è stato davvero lo scopo reale dietro il mistero delle pellicce, con il finale che lascia aperta la storia, non giungendo a nessuna reale conclusione
La recitazione dell'episodio è abbastanza buona, non avendo le solite figlie e compagnia bella dietro, Argento ci guadagna e non poco. Meat Loaf è bravo, essendo indiscutibilmente uno che mette tutti i suoi sforzi nei progetti su cui lavora, da cantante come da attore. Chi lo conosce ed è al corrente di alcuni aspetti sulla sua ascesa alla fama, sicuramente non può non rispettarlo, non solo come cantante / attore ma anche come persona. John Saxon è sempre magnetico, e anche se il suo ruolo è breve, ha qui avuto una parte più difficile e complessa sulla quale lavorare rispetto ad alcune sue più recenti, caratterizzandola molto bene. Il cast di supporto è stato una sorta di scelte di buona levatura. Alcuni di loro hanno fatto bene, altri un po' meno.

In termini di effetti speciali, ho letto di molti appassionati che si lamentavano di tutto il CGI utilizzato in alcuni episodi dei “Masters of Horror” precedentemente realizzati per la stagione 2. Tuttavia, in “Pelts” è riscontrabile un maggior utilizzo di make-up realizzato come per gli altri episodi dai famosissimi KNB EFX (Kurtzman, Nicotero, e Berger), una profusione di bagni di sangue molto gory, e meno CGI. Comunque vi faccio notare che c'è una scena che coinvolge un certo utilizzo della CGI, quando una donna si sta chiudendo cucendoseli, occhi, naso e bocca.

“Pelts” è un episodio con molti buchi della trama, ma se avesse avuto un periodo più lungo di lavorazione o di durata, è probabile che almeno in questo caso Argento sarebbe riuscito a rendere la storia comprensibile in maniera migliore. Non sto dicendo che sia difficile da seguire come “La Sindrome di Stendhal” o “La Terza madre”, perché un appassionato di base dell'horror sarà in grado di comprendere il concetto dell'episodio, ma ci sono comunque molti elementi lasciati aperti e inspiegabili. E' in definitiva un lavoro finalmente decente di Argento, con alcuni buoni effetti e decenti sequenze di azione violenta, ma sarebbe stato piacevole poter aver visto maggiormente sviluppata, la storia dietro all'origine delle pellicce.
Ritorna ad essere decente seppur niente di speciale, persino la musica, composta qui come per “Jenifer”, dal fido Claudio Simonetti.
Napoleone Wilson


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