Il romanzo di Sandro Veronesi è bellissimo, mi ha divertito e commosso.
Il film pure, quindi primo giudizio: ottimo.
Il romanzo è scritto in forma personale, il protagonista parla e narra la vicenda.
Il film ottiene lo stesso risultato con voce fuori campo ridotta al minimo: eccellente. Ricco di spunti psicologici, tormentoni del protagonista, riflessioni sulla panchina... geniale nel suo espediente.
Il film cerca di risolvere il poco tempo che ha a disposizione con simbologia sufficiente solo a chi ha letto il libro: peccato e pazienza. Ma non tutto il male viene per nuocere: leggete il libro che è davvero un'opera che merita.
Pietro, manager di successo nel settore televisivo, durante una vacanza al mare salva una donna alla deriva. Nel mentre, la sua compagna, a casa, muore improvvisamente.
Si ritrova solo, ancora non ha sedimentato il lutto, e si sforza al meglio nel curare la figlia Claudia. Il primo giorno di scuola, mentre la saluta sulla soglia dell'istituto, le dice che non si muoverà di lì e che resterà tutto il tempo ad aspettarla, e così farà, e lo farà per tutti i giorni a seguire...
Nel frattempo in azienda si vivono tempi concitati: è in ballo una fusione con una grande multinazionale che crea scompiglio, e lui continua a restare davanti alla scuola, nei giardini.
E' Caos in azienda, è caos la sua vita, è calmo il modo in cui Pietro affronta tutto e prende le decisioni. Fantastico Moretti per questa parte. Molto bravi anche tutti gli altri attori.
Non c'è nulla dietro quel comportamento. Pietro si sente bene stando lì, altro non chiede, ma per il resto del mondo lui diventa "un tipo", persino i giornali s'interessano di lui. Quasi fosse un santone, per ogni genere di conversazione colleghi, amici, parenti lo vengono a trovare, apparentemente per chiedergli cosa sta facendo, più realmente per sfogare un'irrefrenabile bisogno di diaologo... avverranno tante cose, a volte divertenti ed altre drammatiche, ma sempre con dialoghi splendidi, dialoghi che si apprezzano molto di più nel libro e che il film ha "dovuto" tagliare.
Il filo rosso è la morte, quella di Lara, la compagna di Pietro, che lo ha spiazzato completamente.
"Io non soffro, non riesco a soffrire. Anche Claudia sembra non soffrire..." lo dice più volte. La sofferenza non emerge e nemmeno cova internamente. Spiazza anche chi li circonda, che vorrebbero fare qualcosa (e cosa poi?).
Questo modo spontaneamente razionale di affrontare la morte è la cosa che più si apprezza e più fa riflettere di questa storia.
Ottimo libro. Bel film.
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