“Io davvero non so e d'altronde non mi piace esplorarlo troppo, cosa c'è dietro i miei film. Io lavoro in un modo surreale, è come trovarsi in uno stato di trance. A volte mi sveglio e inizio a scrivere quando sono ancora quasi addormentato. Quando finisco il quadro sono sempre sorpreso dalle cose che vedo."
Dario Argento dal libro "Broken Mirrors/ Minds Broken: The Dark Dreams of Dario Argento" di Maitland McDonagh.
Questa citazione di Argento “bombona” come si dice a Livorno, è la chiave per quando si cerca di capire molto del suo lavoro. Argento è comunque sempre stato almeno per buona parte della sua carriera cinematografica un surrealista, e questo nessuno glielo può togliere, avvicinando/si alle sue creazioni cinematografiche, non molto diversamente da quelle di un pittore. Dipinge le sue tele astratte colorate a grandi linee, consente dunque da sempre -e come spero esplicato nelle mie recensioni della sua prima “trilogia zoologica”- di fare sua la mente dello spettatore e le sue angosce recondite, nei momenti più oscuri e paurosi dei suoi film. Appunto nelle opere migliori come "L'uccello dalle piume di cristallo", "Profondo Rosso", e il suo capolavoro "Suspiria", le storie all'apparenza più deboli hanno altresì ottenuto una forte coesione attraverso la loro magistrale composizione visiva. Molto di "Suspiria" è appunto girato davvero come un quadro, con la sua stupenda palette di colori, e gli inquietanti riempimenti della messa in scena e della scenografia tra le ambiguità della trama. A volte questa tecnica funziona, molto spesso si confonde. Caso in questione: Dopo le eccellenti prove di "Suspiria", "Inferno" Argento ha voluto dare un'ulteriore seguito dai fans tanto agognato a questa storia di grande successo delle “Tre Madri” proponendogli l'infame “La Terza Madre”. Ecco, “Trauma” non sarà certo “Inferno", né potrebbe esserlo, ma è certamente ancora un film interessante, seppur con una trama risaputa e ripresa dai precedenti lavori di Argento, e non è certamente infame come quasi tutti i suoi lavori successivi. Essenzialmente è una serie di stilizzati omicidi ripresi ottimamente; l'impatto visivo di alcune sequenze, ancorchè incoerenti, rimane. Ancora non si era impadronita della sua realizzazione visiva quella esasperante piattezza e sciatteria che verrà pedissequamente ammanita al pubblico nei due decenni successivi.
"Trauma" (girato nel 1992, uscito in Italia nel marzo '93), fu per Argento anche il primo lungometraggio di produzione quasi completamente americana (girato ivi interamente, in tutti i luoghi, in Minnesota) e presenta se vogliamo una delle sue trame complessivamente più lineari. Argento ha co-scritto la sceneggiatura con lo scrittore americano dell'orrore T.E.D. [T.D.] Klein, il che ne potrebbe spiegare la struttura più controllata. Aura (interpretata con una convinzione ossessiva da parte di Asia Argento, ma comunque improponibile e inascoltabile, con la sua pessima dizione e il suo accento troppo romanesco per essere invece rumena, come dovrebbe nel ruolo) è una sedicenne anoressica recentemente fuggita da una clinica in cui si cercava di curare la sua malattia. Tentando di togliersi la vita gettandosi da un ponte, viene salvata da un ex-tossicodipendente, David, (Chris Rydell, figlio del bravo regista Mark Rydell). La turbata e problematica adolescente accetta con riluttanza di pranzare con lui, ma finisce solo per rubargli il portafogli e fuggire di nuovo. Viene però presto arrestata da due agenti sotto copertura che la riportano dai suoi genitori. Sua madre è rumena (interpretata dalla bravissima Piper Laurie, interprete di innumerevoli film e telefilm, Oscarizzata, famosa tra l'altro, per aver interpretato l'infernale madre invasata religiosa di “Carrie, Lo Sguardo di Satana” ['76] di Brian De Palma) e come il padre sono entrambi spiritualisti, che proprio quella piovosa sera hanno programmato una seduta spiritica. Chiusa nella sua stanza, Aura ascolta mentre sua madre evoca lo spirito di un chiropratico recentemente assassinato, vittima di un locale (siamo a New Orleans) assassino seriale chiamato “Headhunter”, per l'abitudine di decapitare le sue vittime. Come una violenta tempesta di scariche elettriche e tuoni si abbatte nella notte, la madre di Aura si precipita improvvisamente fuori dalla casa, subito seguita dal marito che la insegue. Aura guarda dalla finestra della sua camera da letto mentre la madre dalla casa si precipita in fretta nei boschi vicini. Impossibilitata a uscire dalla sua stanza chiusa a chiave, la ragazza in qualche modo salta dalla sua finestra del secondo piano sul prato sottostante e segue i suoi genitori nel bosco. Attraverso la pioggia battente vede il corpo senza testa di sua madre e una figura che si allontana velocemente tenendo le teste di entrambi i genitori. Il giorno dopo viene contattata da David (un disegnatore in una stazione di notizie locali) che la invita a stare da lui. Altri omicidi si verificheranno compiuti dall'assassino dai guanti neri -come in ogni thriller argentiano che si rispetti,- e che brandisce una macchinetta -dispositivo geniale (inventata da Tom Savini, e forse l'elemento del film più divertente e migliore in assoluto), la quale attraverso un resistentissimo cavo d'acciaio elettricamente stretto può nella pratica e in modo efficiente tagliare una testa da un corpo. Naturalmente Davide e Aura tenteranno di ricostruire gli eventi che circondano la morte dei suoi genitori. E lentamente si dipanerà e si svolgerà una trama contorta che comprenderà anche delle bacche psicotrope, un giovane appassionato di farfalle,e un medico psichiatra sotto copertura abbastanza folle.
Anche se molti dei motivi e dei bizzarri stilemi di Argento sono qui ancora presenti e rappresentati, il brio visivo e l'immediatezza delle sue migliori opere thriller già qui incominciano parzialmente a mancare. Non è certo lo ribadisco un film addirittura imbarazzante come il suo successivo "Il Fantasma dell'Opera" ('98), ma la regia se paragonata ad un film recentemente precedente come “Opera” ('87), è pedestre. Una specie di incrocio tra i gialli/thriller argentiani d'investigazione e “whodunit” sull'identità dell'assassino, e le sue stilizzate opere sul soprannaturale, "Trauma" è quindi inevitabilmente anche un film molto irregolare, all'apparenza derivativo da quasi tutti i film precedenti di Argento. Ma come la maggior parte dei suoi thriller, contiene ancora diverse memorabili riprese e alcune immagini sorprendenti. (Uno dei momenti più inquietanti è un'inquadratura sottile di un'ombra china su una figura dormiente.). Molte delle scene di inseguimento sono ben fatte (splendida e degna del successivo “Crash” ['96] di David Cronenberg, la sequenza dell'incidente stradale, scioccante e terrificante come possono essere solo i veri incidenti stradali), ma alla fine si sente come se il regista citandosi e auto-fagocitandosi così costrittivamente, si stia cannibalizzando. Non c'è niente qui che non sia già stato fatto e ovviamente molto meglio, in "Profondo Rosso", quasi vent'anni prima. Il Direttore della fotografia Raffaele Mertes (che aveva appena curato con Argento la fotografia de “La Setta” ['91], e del quale avevo già parlato nella precedente rece) compie un lavoro solido atto a catturare con diligenza e precisione la luce giusta, e a comporre un quadro convincente per ogni inquadratura di questo film di Argento. Fedele al lavoro del regista, le scene notturne sono spesso più illuminate e bluastre, attraverso una gelatina, del normale, costruendo un leggero motivo comune. E' particolarmente comico ad un certo punto quando David e Aura sono ad aggirarsi per una casa "oscura", a cercare una torcia elettrica al fine di illuminare quella che allo spettatore appare come una stanza chiara e ben illuminata. Oltre alla più lineare (anche se non meno assurda) direzione della narrazione, Argento ha in quest'occasione riunito un grande cast di attori americani che danno al film un notevole vantaggio in più, quasi completamente mancante nelle opere successive degli anni '90. Piper Laurie, come detto, ancora una volta interpreta una madre autoritaria e ossessiva, anche se certo un po' più contenuta, di quanto fosse il suo famoso personaggio di Margaret White in "Carrie". La Laurie ha solo delle brevi apparizioni nel film, ma nelle sue scene chiave fa sempre una forte impressione. Frederic “Hammett-Indagine a Chinatown” Forrest, qui ancora bravo e non bollito come negli anni successivi, come interprete del pazzo psichiatra Dr. Judd è molto divertente, ed è lui l'unico attore che sembra comprendere la vocazione surrealista argentiana. Purtroppo, la protagonista è però Asia, la quale in un ruolo già di suo piuttosto fastidioso, va vicino ad assestare il colpo di grazia al film. L'intera parte dell'anoressia è poi gestita male: è trattata più come una malattia fisica che un disturbo psichiatrico, e le statistiche dietro di essa (nel film) sono quasi risibili. L'idea che questa afflizione potesse essere rappresentata da un personaggio principale poteva essere davvero davvero interessante, ai tempi, soprattutto in un film di Argento dove lo sfondo e le “sfumature” diciamo così, sono rari. Ma qui, l'anoressia di Aura è superflua come le motivazioni dell'assassino. Esattamente come sarà per lo spunto velleitario e risibile del successivo e molto peggiore, “La Sindrome di Stendhal” ('96). Rydell come protagonista maschile è anche bravo e avrebbe forse meritato maggiori chance come attore, riuscendo persino a instaurare una bella chimica con il personaggio della però insopportabile Asia. Il loro curioso rapporto nel film è reso minimamente attraente solo per merito della sua performance, non certo per quella della figlia di Argento. Lo splendido e attivissimo attore caratterista (ma anche protagonista, vedere il folgorante “La Saggezza nel sangue” [Wise blood] ['79] di John Huston, ma, e anche per restare in “attualità” da queste parti, interprete del personaggio-chiave, Billy Bibbit, in “One Flew Over the Cuckoo's Nest” [Qualcuno volò sul nido del cuculo] ['76]di Milos Forman). Brad Dourif, il quale ci viene presentato in maniera piuttosto casuale (e in ritardo) nella storia, non diversamente da Udo Kier in "Suspiria". In definitiva, “Trauma” è uno dei più evidenti calchi mai assemblati per un film di Argento e, nonostante le sue falle e i suoi fallimenti, rimane un suo film ancora coinvolgente emotivamente, e sensorialmente.
Molto è stato detto e scritto della partecipazione in questo film di Tom Savini e dei severi tagli “censori” originariamente imposti al suo lavoro sugli effetti. Quando la nuova versione di "Trauma" nella quale venivano ripristinati tutti i tagli precedentemente “escissi”, è stata pubblicata nel 2005 in Special Edition dvd R1 dalla Starz/Anchor Bay, è restato comunque difficile immaginare esattamente cosa fosse stato tagliato data la reale violenza in mostra. A parte alcune teste decapitate, c'è ancora una maggiore insistenza nei dettagli, di sangue e gore presenti, soprattutto rispetto ai precedenti gialli di Argento. Alcuni degli effetti sono pure piuttosto risibili. Però la decisione di utilizzare le teste reali degli attori, (al contrario di protesi), grazie anche all'abile utilizzo quasi “baviano” delle prospettive e degli angoli di ripresa, è vincente. Vedasi la straniante e alla prima visione non si può capirne il perchè, scena nel bosco dell'allontanamento dell'assassino, con le teste tenute alte nelle mani, dei genitori di Aura. Un po' un gioco magistrale con la percezione visiva errata (e indotta) dello spettatore, nel celebre finale di “Tenebre” ['82], con l'assassino celato prospetticamente alla perfezione, dietro alla figura del Capitano Germani/Giuliano Gemma.
Un altro (ma purtroppo a sfavore) elemento del film è qui rappresentato dalla colonna sonora composta da Pino Donnaggio. Donnaggio che come da me scritto anche nella precedente rece de “La Setta” è stato capace di grandi composizioni (proprio la sua colonna sonora di "Carrie" è una delle partiture più brillanti mai scritte per un film horror), ma la musica anche qui in "Trauma" come nel precedente “La Setta” è inappropriata e mal concepita, segno dell'inesorabile declino creativo che lo ha colpito per tutti gli anni successivi. Forse la originaria colonna sonora dei Goblin che Argento aveva commissionato ma che venne poi rifiutata dalla produzione americana, sarebbe risultata pià insidiosa e quindi più adatta per il film. Anche se va detto, pure Claudio Simonetti da quegli anni si era già completamente inaridito e la iconica musica dei Goblin che tanto aveva saputo apportare al migliore cinema di Argento, si era completamente esaurita. Sentire per credere l'inutile, roboante, e orrenda colonna sonora ,composta nuovamente dai Goblin per il successivo “Nonhosonno” ['01].
"Trauma" è dunque già lontano dai migliori lavori di Argento, ma contiene ancora qualcosa di quello che potrebbe comunque costituire un ideale "Greatest Hits" per gli scatenati fan del suo cinema. Il lavoro della cinepresa è solido e salva con una buona performance quello che altrimenti poteva solo essere e risultare, come un altro sforzo minore di questo "surrealista" dell'orrore.
Vi è una Special Edition Uncut disponibile in video che mostra 7 minuti di riprese omessi nelle versioni uscite all'estero (ma non in Italia) tra cui:
- una nuova introduzione dei personaggi di Aura e David: David (Chris Rydell) è insieme a Grace (Laura Johnson) presso l'aeroporto e vede Aura (Asia Argento) picchiata da un uomo il cui biglietto aereo ha cercato di rubare;
- una nuova scena caratterizza Grace che visita David alla stazione TV chiedendogli di Aura, David invita Grace a casa sua e quindi chiama Aura a casa per chiederle se deve mangiare; Aura gli dice che è già mangiato;
- Aura visita un mercato ed è braccata dal Dr. Jarvis (Frederic Forrest), che cerca di prenderla.
- Dopo la fuga di David e Aura dal Marigold, lei gli dice che ha preso un piccolo souvenir dalla borsa dell'infermiera Volkmann, un'altra nuova inquadratura mostra il proprietario del Marigold che parla con la polizia;
- David controlla in un albergo dopo aver seguito in un'auto Linda Quirk e chiedendo una camera con vista sul parcheggio;
- David chiede informazioni al Dr. Lloyd in una berlina;
- Dopo che David chiama Grace e le chiede le forme di prescrizione, incontra e si confronta con lui, cercando di fargli affrontare il fatto che è diventato un drogato;
- Le scene di morte di Linda e quella veloce dell'assassino sono graficamente più esplicite (il filo è visto tagliare attraversando il collo di Linda).
"Ruby Rain"
Cantata da Laura Evan
Testi di Paolo Steffan
Musiche di Pino Donaggio
Arrangiata ed eseguita da Paolo Steffan
"La perdita"
Musiche di Andrea Bandel e Pino Donaggio
Organizzazione di Andrea Bandel
Orchestra Condotta da Gianfranco Plenizio
Arrangiata e orchestrata da Pino Donaggio e Natale Massara
Tastiere e programmazione delle essecuzioni di Paolo Steffan
Tutta la musica pubblicata dalla Bixio CEMSA
L'uscita video nel Regno Unito è stata ridotta di 7 secondi dalla BBFC. Ci sono 2 tagli, sia per il taglio con il cavo d'acciaio del collo di della esperance Alexander-Willis che di Piper Laurie. Va inoltre aggiunto che l'uscita video del Regno Unito è la versione più corta, a cui mancano anche circa 8 minuti di svolgimento Il DVD Tartan del 2002 ha ripristinato tutti i tagli precedenti del BBFC
Questo film è stata la prima produzione completamente americana per Argento.
Viene considerato da alcuni un semplice remake americano di "Profondo rosso”, visto che Argento "esporta" negli States le classiche regole del “giallo all'italiana” (un omicidio iniziale, seguito da altri, il protagonista che si improvvisa detective, il colpo di scena finale, la scoperta dell'assassino), genere amato oltreoceano.
Il ruolo di Grace era stato inizialmente offerto a Bridget Fonda.
Una sequenza di apertura doveva mostrare da subito la decapitazione accidentale creata da Tom Savini, mentre l'evento è testimoniato dall'assassino come innesco della sua/suo trauma dormiente.
Il personaggio interpretato da Asia Argento si ispira alla sua sorellastra Anna (figlia della Nicolodi da un precedente matrimonio) che in realtà soffriva di anoressia. Anna morì in un incidente di scooter nel 1994 poco dopo l'uscita del film, e la si vede realmente nel film reale durante i titoli di coda, ballare in un balcone di una casa di New Orleans.
Argento al solito rinnovò la collaborazione con la rock band dei Goblin, che era stata originariamente ingaggiata per di scrivere ed eseguire la colonna sonora per il film, i quali però vennero poi rifiutati dai produttori americani che volevano qualcosa di più “amichevole” per il pubblico americano, quindi venne utilizzata una alquanto brutta partitura orchestrale composta dal solitamente bravo Pino Donaggio.
Piper Laurie ha rivelato nel 1997 che non si è presa nemmeno la briga di vedere il film finito perché ha sempre sentito che sarebbe stato terribile, e che lei e Frederic Forrest avrebbero costantemente avuto bisogno di sedersi e mettersi a ridere del film, durante le intere riprese.
Il film è stato citato in “May” (2002), horror diretto da Lucky McKee.
Spoiler
I trivia seguenti possono contenere importanti rivelazioni sulla trama:
La morte di Piper Laurie nella sceneggiatura era molto più violenta. Il cavo d'acciaio avrebbe dovuto tagliare la sua bocca quindi spaccargli la testa a metà e non decapitarla attraverso il collo. Tom Savini sostiene inoltre che Argento avrebbe voluto riprendere il tutto dall'interno della bocca di Laurie, così ha chiesto di lavorare su un modello a grande scala della bocca al fine di posizionarci dentro la cinepresa. Ma dopo che Argento ha avuto l'idea della testa che rotola mozzata ripetendo "Nicol-h-as", la protesi testa-bocca non è stata più utilizzata.
Napoleone Wilson
Ottimo Napoleone, come al solito del resto. E' vero tutto quello che dici e bisognerebbe fare un' indagine approfondita su cosa può essere successo ad Argento in quei cinque anni, per vedere il suo stile subire un' involuzione simile.
RispondiEliminaSì, anche Opera scricchiolava un pochino, ma era comunque un film di un certo livello. Da qui in poi, il baratro. Chissà perché...
il titolo è azzeccatissimo perchè tutte le volte che penso a Dario Argento e ai suoi film un piccolo trauma secondo me lo provoca...
RispondiEliminaCiao Lucia...Da "La Sindrome di Stendhal", in poi...Questo film come scritto ha ancora diverse sequenze e trovate bizzare che dimostrano ancora un certo estro e un brio d'inventiva visiva così tipicamente argentiani."Opera" è stato l'ultimo dei veri grandi thriller di Argento. La cui prima mezz'ora, come da me e da altri spesso ribadito, è tra le sue cose migliori mai realizzate. Fosse stato anche tutto il resto del film mantenendosi a quel medesimo livello, ne sarebbe stato il suo capolavoro, assoluto. Cos'è successo in quei cinque anni, a livello soprattutto personale, che può aver influito per la sua verticale crisi creativa, ma in primis,convinzione e capacità di lettura, conoscendo bene Argento credo di saperlo, niente di così poi trascendentale, ma ne parlerò in merito nella prossima rece proprio de "La sindrome di Stendhal"..
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