mercoledì 25 gennaio 2012

Goodbye & Amen (aka: L'Uomo della CIA)

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“Goodbye & Amen – L'Uomo della CIA”
è per alcuni addirittura il migliore film che Damiano Damiani abbia mai realizzato, certamente, e ve lo posso confermare grazie al dvd pubblicato da quei ragazzacci della CineKult/Nocturno a dicembre, che rivedendolo non ho potuto che confermare nei confronti di questa pellicola d'assedio e di spionaggio, tutte le impressioni favorevoli che mi aveva sempre suscitato, fino alla mia ultima visione di circa 18 anni fa, nella vecchia videocassetta pubblicata dalla Domovideo.

Appena questa nuova edizione in digitale è finalmente uscita, come si suol dire oggi da voi giovani appassionati, ho inviato la mia fedele segretaria alla Ricordi in Via del Corso a prendermi questo dvd. Purtroppo, l'edizione è derivata dalla medesima precedente edizione in vhs, non è certamente la videocassetta riversata, ma la qualità è ugualmente molto bassa. I colori sono spenti e quasi completamente svaniti, l'immagine è nebulosa e granulosa, senza dettagli oltre che contrasto, ma come ho poi letto dal simpatico Pulici sulla rivista di quei giovani divertenti ragazzacci, tra un'immagine di attrici nude e l'altra che il mio capo di gabinetto sempre mi fa sparire, era l'unica edizione possibile del film, l'unica in dvd del mondo quindi si è deciso comunque per la pubblicazione, dato anche l'alto valore intrinseco dell'opera, essendo il master originale andato perso molti anni fa in un allagamento.

Tornando al film, è veramente uno dei film italiani con impianto da thriller politico e di denuncia all'”americana”, sulle magagne della CIA di quegli anni, del tipo de “I Tre giorni del Condor” (Tree Days of the Condor) ('75) di Sidney Pollack, tanto per intenderci, tra i migliori se non il migliore, mai realizzato in Italia. E questo è vero. Assolutamente riuscita è anche l'ambientazione concentrazionaria e da “assedio” in una stanza dell'allora super-moderno Hotel Cavalieri Hilton di Roma. La stanza nella quale si barrica con una coppia di ostaggi dopo avere già sparato e ucciso a caso (una delle vittime è il bravo attore di teatro Francesco Carnelutti, il quale ritornerà poi in altri film di Damiani) con un fucile telescopico, un inizialmente e apparentemente squilibrato e sociopatico cecchino, interpretato da John Steiner a detta di tutti in una delle migliori interpretazioni della sua lunga e bella carriera in tutti i generi e filoni del cinema italiano degli anni '70. La sconveniente coppia è composta da Claudia Cardinale, moglie fedifraga di un ricco industriale, e il di lei giovane amante, un aitante biondo attore impegnato l'indomani nella lavorazione di un film, impersonato da Gianrico Tondinelli.

Tony Musante interpreta con molto convincimento e intensità il locale capo sezione della CIA a Roma. John Dannay, dopo l'inizio nel quale in una società di copertura si cela un distaccamento della CIA, i cui agenti si stanno riunendo sotto la direzione e l'organizzazione di Musante, per pianificare con alcuni ministri e alti ufficiali africani, un golpe nel loro stato, vicenda che poi andrà a convergere intelligentemente e inestricabilmente con quella precedente, grazie ad una sceneggiatura veramente intelligente e fortemente convincente, firmata da Damiani con il fidato e sempre incisivo Nicola Badalucco.
Bellissimo e giustamente meritevole di essere ricordato l'imprevedibile e sapiente, ma anche spettacolare, trascinante finale con i caschi integrali e gli impermeabili di plastica neri, sottolineato come tutto il film dalla splendida colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis, una delle loro partiture più celebri, e celebrate, soprattutto dagli appassionati negli Stati Uniti.

Sceneggiatura del film così ben congegnata che fa sì che esso sia anche superiore al libro da cui venne tratto, ovvero “Sulla pelle di lui” di Francis Clifford, pubblicato nella collana Segretissimo, della quale da alcune miei interviste qualcuno saprà, sono sempre stato un fedele e accanito lettore.
Molto buono, ben scelto e assortito, il cast: Renzo Palmer come vice di Musante, sempre piacevole e bravo, e addirittura il grande e dalla lunghissima carriera nel cinema classico americano John Forsythe, ahimè in seguito conosciuto soprattutto per il suo ruolo da protagonista in “Dinasty”, qui nel suo unico film italiano, nel ruolo per lui perfetto di un onesto e integerrimo ambasciatore americano. Forsythe avrebbe offerto un'altra grande interpretazione quattro anni dopo in “...E giustizia per tutti!” (...And justice for all) ('81) di Alan J. Pakula, con Al Pacino nel ruolo di cattivo del perverso e laido stupratore Giudice Fleming.

Steiner è sempre stato giudicato il migliore in assoluto della compagnia ed è vero, mentre oltre che della ottima sceneggiatura di cui ho già detto, non si può non elogiare anche la validissima, incisiva, tecnicamente eccellente regia di Damiani, che riesce a costruire con competenza e alla perfezione un meccanismo di tensione e di suspance per l'intero film, e in particolare per l'elaboratissimo, raffinatissimo, geniale piano di fuga notturno dal grandissimo hotel assediato dalla polizia, di John Steiner/Donald Grayson.
Molto validi e non da poco sono anche tutti i dialoghi, in particolare quello finale tra un disgustato e disilluso ambasciatore e Musante/Dannay macerato dalla coscienza, pur se in tutta la sua azione nel film contrassegnato da un cinismo e una perfidia di necessità, e soprattutto nei confronti del suo amico Harry Lambert, interpretato dall'allora sempre interessante Wolfango Soldati (nipote di Mario Soldati e importante attore del cinema di genere italiano, soprattutto con Enzo G. Castellari, e del quale nel dvd è contenuta una lunga e odierna intervista sul film) e anche sempre nel finale con il commissario/Ispettore Moreno interpretato da Fabrizio Jovine nel ruolo forse più importante e convincente della sua carriera, al di fuori dei film da lui interpretati con Lucio Fulci.

Il film vorrebbe essere anche un duro e tesissimo atto d'accusa sulle operazioni illegali compiute dalla CIA nei paesi esteri, che siano in un paese africano come qui in Italia, in questo pienamente in sintonia con il clima di quegli anni pochi mesi prima, alla sua uscita cinematografica, dal compimento con l' ”Operazione Fritz” di Via Fani, di una delle più grandi operazioni di questo genere effettuate in Italia, ai danni del povero nostro amato e amico Presidente Aldo Moro.

In una scena Anna Zinnemann guarda in tv lo splendido “L'Istruttoria è chiusa: dimentichi” ('73) dello stesso Damiani.

Nel film vi è anche in un piccolo ruolo di agente pedinatore per conto di Musante, e non accreditato, un giovane Alessandro Haber.

L'Andreottiano


6 commenti:

  1. L'andreottiano non me ne vorrà, ma posto un commento io sennò ancora a stasera saremo a 0, e peccato che questo film di Damiani, insieme al back-to-back "Io ho paura"('77)sempre di Damiani, con Gian Maria Volontè, Erland Josephson, Mario Adorf, è veramente un capolavoro, purtroppo oramai ai molti ancora misconosciuto.Il mio commento si riferisce traendo spunto dai frame da te postato Roby, alle oggi improponibili, piccole tettine di burro naturali dell'esordiente Gioia Maria Scola, nel film l'amante di Harry Lambert/Wolfango Soldati. Gioia Maria Scola poi divenuta nota negli anni novanta anche alle cronache giudiziarie di tangentopoli, come altra molto intraprendente donna di regime dei potenti. L'andreottiano mi perdoni, so quanto lui non potesse discettare di tettine.

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  2. film stupenderrimo, tam quam le burrine di Gioia (frame obbligatorio) che oggi forse sono improponibili ma mi ricordan tanto i bei tempi...
    peccato la qualità del video, ci sono scene che meritavano parecchio. si soffre molto la visione nelle notturne. alla fine comunque si può guardare, e goderne.

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  3. Mè cojoni, capolavoro,senz'altro, senza dubbio. Preso il dvd Cinekult, ma che ve lo dico a fare, e, colpevolmente, preso pure il dvd Cinekult de "Alex L'Ariete" con Tomba e la Hunziker, e 'sti cazzi. La Scola me la ricordo soprattutto in "I Predatori di Atlantide" (1983) di Deodato e in "Conquest" (1983) del Fulcione, mi pare pure in "Suggestionata" di Rizzo...

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  4. L'avevo visto in sala, uno dei miei utlimi film italiani, visto che nel 78 sono partito restandomene via fino al 1992. A quei tempi fu preso per un discreto filmetto d'azione, ma nulla di spettacolare. Visto adesso ci rendiamo invece conto di quanto mestiere, quanta professionalità c'era nel cinema italiano di allora. In genere un thriller di quegli anni, visto oggi, è datato. Goodbye & Amen non solo tiene il ritmo ma non delude nel finale. Davvero un grande film. Col senno di poi credo che il mio interesse per una spy story che si discostasse dal circo di 007 sia cominciato da lì.

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  5. Caro Narciso, avendo visto anch'io il film in sala in quell'anno cruciale che fu il 1978, non posso che confermare le tue sensazioni descritte in questo intervento del quale ti ringrazio. Sei andato via nell'anno di Moro e di Via Fani, e sei tornato nel destabilizzante e in preda al caos 1992 di Capaci e Via D'Amelio. Credo che molte delle atmosfere e soprattutto di ciò che suggeriscono, contenute nel bellissimo film di Damiani fossero quasi profetiche di ciò che sarebbe accaduto in Italia di lì a pochi mesi. Finale sì, magnifico. Anche eccome grazie ai F.lli De Angelis.

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