Senza scendere troppo in dettagli, il film è la storia - secondo alcune fonti ispirata a vicenda vera ma non ne sono certo - di Francesca Cimarosa e della fiera opposizione al suo matrimonio col giovane boss Vito Juvara. Siamo ovviamente in Sicilia.
Dopo una serie di "offese" insopportabili per un uomo d'onore, Vito organizzerà un rapimento per ottenere, dopo sverginamento forzoso, l'agognato matrimonio. Una fuiuta priva però del consenso, niente di strano da quelle parti. Non ci sarà niente da fare invece e non solo, Francesca con un coraggio leonino lo denuncerà per violenza carnale.
E' un genere di vicenda che oggi conosciamo bene. Non era altrettanto nota nel 1970, anni in cui in Italia era ancora in vigore nel codice penale il "delitto d'onore" e il "matrimonio riparatore", non so se mi spiego. La storia di Francesca poi è veramente eroica. Abbiamo un gran parlare, noi che viviamo lontano nel tempo e nello spazio da certe realtà, ma in certi luoghi ancora oggi entrare nella caserma dei carabinieri, il solo metterci piede, è fonte di grossi problemi nella normale convivenza civile. Non si tratta solo di affrontare Vito, ma un'intera comunità dove un comportamento simile è inconcepibile persino dai preti. La stessa sua famiglia darà addosso alla povera ragazza minorenne, la quale alla fine si dimostrerà capace di... sarà un finale amaro. Come dice il prete alla ragazza "Felicità??? ma di che parli!", ecco, è una parola che nemmeno va contemplata.
Bello, fatto bene, con anche qualche buona scena d'azione. D'altronde parliamo di Damiano Damiani che il film se l'è anche scritto. La protagonista totale è però Francesca, la Donna forte di un desiderio di emancipazione "normale". Qua non parliamo di femminismo, dovremmo parlare di affrancamento dalla schiavitù perché quello era il destino delle donne siciliane. Tempo fa in un libro lessi che gli schiavi africani deportati nelle americhe consideravano una tragedia figliare femmine e se erano belle era ancora più grave. Il "peccato" di Francesca, ragazza di umilissime origini, è di essere bella e povera. La sua famiglia è una "baraccata" del Terremoto del Belice (1968), terremoto che fa da sfondo a molte scene (film girato a Cinisi, provincia di Palermo) creando particolari atmosfere di degrado e rassegnazione. Una disgrazia che rese le famiglie povere ancora più alla mercé dei mafiosi, e d'altronde ancora oggi sappiamo bene che ad ogni catastrofe naturale c'è qualche cricca che brinda e festeggia per l'occasione di potere e soldi che comporta.
Decisamente meritevole di visione e altre riflessioni se ne potrebbero trarre. E' un film interessante anche perché è quello d'esordio di una delle nostre attrici più importanti e belle di quegli anni, Ornella Muti che all'epoca aveva solo 14 anni, nei panni non certo semplici di Francesca. Ho visto da lei interpretazioni migliori ma in epoca più matura. Considerata l'età è da elogiare. Bravo anche Alessio Orano nei panni di Vito. Alessio diventerà poi il marito di Ornella nel 1975.
Robydick
Quante cose risuciva a metter nei suoi film Damiani: la schiavitù delle donne, la violenza, il terremoto, i preti e la felicità ... grande. Altro che semplice artigiano.
RispondiEliminad'accordissimo con te Alli. ciao :)
RispondiEliminaBel film, l'esordio della Muti ancora Rivelli, che accompagnò al provino la sorella, Damiani la vide e invece volle lei. Joe Sentieri inaspettato e bravo.
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