venerdì 11 gennaio 2013

The Gypsy Moths - I Temerari

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Quando ci si attiva per la caduta libera ... quando il salto non è solo un modo di vivere, ma anche, un modo di morire ... sei un Gypsy Moth.”
Le falene zingari /The Gipsy Moth cadono velocemente. Non possono smettere di rischiare la propria vita - nemmeno per le loro donne a terra.”
Frasi di lancio originali del film

Questo gran bel film del 1969 firmato da John Frankenheimer in merito a una compagnia di paracadutisti acrobatici possiede così tanti aspetti positivi da restare per sempre nella memoria dello spetattore
Viene dipinta molto bene l'immagine mesta, nostalgica e malinconica assieme, di una cittadina americana nei giorni precedenti alla standardizzazione della cultura americana ad opera dei mass media. In quei giorni estivi così struggenti lo script ci ricorda, uno spettacolo di paracadutismo poteva essere il momento clou dell'estate di tutti gli abitanti. C'è una scena affascinante in cui un gruppo bandistico della High School, la scuola superiore, dopo aver praticato per mesi sotto la direzione di un severo direttore d'orchestra si dirige nella Main Street per la parata del 4 luglio, solo per vederla abbandonata e desolata, chiedendosi perché, in quanto ogni singola persona in città è allo spettacolo paracadutistico.

È dotato di un grande cast che fornisce uno spaccato di due generazioni di Hollywood. Bert Lancaster, William Windom, Sheree North, e Deborah Kerr sono qui presenti dalla generazione che ha dominato gli anni Quaranta e Cinquanta, Bonnie Bedelia, Scott Wilson e Gene Hackman rappresentano la nuova generazione che sarebbe emersa negli anni Settanta. La Bedelia aveva 20 o 21 anni quando interpretò questo ruolo, e Hackman era ancora sulla trentina, per l'esattezza ne aveva 38. Hackman si era affermato come un attore caratterista affidabile due anni prima soprattutto grazie a “Gangster Story” ( Bonnie e Clyde) (1967) di Arthur Penn, ma Jimmy “Popeye” Doyle di “The French Connection” (Il Braccio violento della legge)(1971) di William Friedkin, il ruolo che lo avrebbe elevato allo status di protagonista, era ancora di due anni nel futuro.

Lancaster e la Kerr in questo film riaccendono le scintille sullo schermo che avevano acceso circa quindici anni prima in “Da qui all'eternità” (From Here to Eternity)(1953) di Fred Zinnemann - solo che questa volta il clima culturale ha permesso loro di farlo completamente senza i vestiti. Questo hanno fatto e la Kerr si produce anche in un nudo integrale all'età di quarantasette anni e probabilmente per la prima volta nel cinema americano, trattandosi del 1968, mentre Lancaster all'epoca del film di anni ne aveva 56.
E' raro, insieme al precedente “Un Uomo a nudo” (The Swimmer)(1968) di Frank Perry, un altro dei film americani più importanti degli anni sessanta,vedere Lancaster interpretare un personaggio con un'enorme quantità di tempo sullo schermo e praticamente nessun dialogo. Egli interpreta mirabilmente un uomo forte, silenzioso, che mantiene tutto interiorizzato dentro di sè.

Ci sono alcune sequenze aeree molto impressionanti delle acrobazie paracadutistiche.

Il film è stato diretto da John Frankenheimer, il quale aveva trentotto anni, e solo a pochi anni di distanza da una serie di film molto impressionanti di fantapolitica e carcerari quando egli era il "ragazzo prodigio" di Hollywood. :
"Sette giorni a maggio” (Seven Days in May) (1964)
Và e uccidi” (The Manchurian Candidate) (1962)
L'Uomo di Alcatraz” (The Birdman/The Man of Alcatraz) (1962)

Questo “I Temerari” (The Gipsy Moth, ovvero le “Falene zigane/zingare” bellissimo significato che è spiegato in una delle sequenze più suggestive del film) non lo vedevo più da ben 27 anni, quando uscì la vecchissima vhs da nolo della MgM, essendomi colpevolmente sfuggito il dvd Warner R1 del 2002, che a dire il vero ha anche come contenuto extra un breve e affascinante behind-the-scenes dell'epoca riguardante i paracadutisti reali. Non si può quindi che rendere merito alla quasi neonata Golem Video per averne pubblicato pochi mesi fa il dvd italiano, oltretutto da un ottimo e brillante (e soprattutto in rapporto ad un film di oramai 44 anni fa) master in 1.85:1 in widescreen anamorfico che pare il medesimo del dvd statunitense infatti alcuni brevi passaggi mancano del doppiaggio nella nostra lingua essendo forse stati tagliati dalla versione uscita nelle nostre sale nel lontanissimo gennaio 1970.
Detto ciò, il film ancora oggi si staglia nettamente dalla media ed è invecchiato veramente molto bene, risultando molto interessante anche oggi, nonostante la sua programmatica lentezza e una certa opacità di caratterizzazione e motivazioni in alcuni passaggi. Le lunghe scene d'azione acrobatica della seconda parte sono trascinanti, e alcune sezioni come la lunga conversazione notturna di otto minuti e mezzo a ca. 40-48' del film, tra Deborah Kerr e Burt Lancaster, sono parimenti eccellenti senza rallentare ulteriormente il ritmo del film, nella sua altrimenti laconicità di dialoghi


Frankenheimer, fedele al romanzo bellissimo di James Drought da cui è tratto, infonde uno strano ma stupendo tipo di atmosfera ad esso. Invece di un tono coerentemente morbido, sembra una di quelle antologie di racconti dove le storie hanno una connessione, ma sono scritte o dirette da persone diverse. La prima metà del film è simile al celebre film “Picnic” (1956) di Joshua Logan, in cui un estraneo (William Holden) disturba il compiacente e sonnacchioso conformismo di una piccola città in estate. In questo caso, tutti e tre i paracadutisti riescono a segnare una notte che sarà la loro prima in città, e questo lacererà virtualmente il continuum spazio-temporale della stessa cittadina. Per gli stessi Lancaster e la Kerr che in breve diverranno gli amanti di una sola notte, ad esempio, andando avanti e indietro nel bel salotto di casa della Kerr con il marito (Windom) a letto al piano superiore, il quale ben presto prenderà coscienza della sua condizione di cornuto. La seconda metà del film è costituita prevalentemente su lunghe ed effettive sequenze di “skydiving” - molto ben realizzate non solo per l'epoca, nelle quali Frankenheimer mostra e conferma il suo eccellente polso nel realizzare sequenze di grande cinema sportivo e d'azione, come esibito ed ineguagliato da nessuno in “Grand Prix” (1966).

Agendo di sottrazione lo sviluppo della trama più importante in tutto il film è il suo carico di ambiguità. La stessa azione si svolge interamente davanti ai nostri occhi, ma non è mai chiaro se sia stato intenzionale o accidentale, e proprio per questo il film procede verso uno sviluppo tragico. Poi c'è un breve epilogo successivo allo spettacolo acrobatico centrale nel film, che non offre approfondimenti sul grande evento, e invece presenta alcuni nuovi sviluppi nelle relazioni, la maggior parte delle quali non erano completamente spiegate. Era tipico della fine degli anni sessanta e dei primi anni settanta porre dei finali con questioni irrisolte o inspiegabili, lasciando allo spettatore il piacere e la possibilità di speculare su come le relazioni e le situazioni si sarebbero potute sviluppare, e quindi di partecipare al processo artistico. A me personalmente manca e tantissimo, quella forma di coinvolgimento del pubblico, e mi sento sollevato di rivedere film in cui viene fatta passare questa costruzione “aperta” (“C'era una volta in America” di Sergio Leone, citazione obbligatoria di ciò, seppure di molto [1984] successivo, nella sua “ rechèrche” proustiana), oltre a mancarmi il genere film con delle conversazioni nel pre-finale che sollevino questioni del tipo: "Perché pensi che l'abbia fatto ? Ha intenzione di? Che cosa è così e come e potuto succederci tutto questo?” ; Che fine ha fatto la relazione tra X e Y? E così via. Purtroppo, da tanto i film sono diventati più trasparenti, e molto meno sottili, o entrambi.

La TCM mise in onda un breve documentario di 15' intitolato "The Sky Divers", raccontato da Wink Martindale, sul la realizzazione di questo film. Il corto è previsto come extra anche sul dvd Warner americano, spesso citato semplicemente come una featurette " behind the scenes".

Questo film era uno dei due preferiti da John Frankenheimer, tra tutti quelli che aveva diretto

John Philip Law era stato lanciato nel ruolo di Malcolm Webson, il più giovane dei tre paracadutisti girovaghi, ma dovette essere sostituito da Scott Wilson perché si era infortunato al polso durante le riprese di una scena. Il regista Frankenheimer voleva un primo piano di lui in atterraggio dopo un lancio con il paracadute e mentre era a stretto contatto con le cineprese venne alzato da una gru appena fuori dal campo di ripresa dell'obiettivo, e poi rilasciato cadere. Quando venne rilasciato cadde malamente e si ruppe il polso quando mise la mano avanti per attutire la sua caduta.

Paracadutisti esperti ma amatoriali, la maggior parte con diverse migliaia di salti a loro credito, sono stati portati dalla California per doppiare gli attori. Durante una una raffica di vento improvvisa uno dei paracadutisti è stato tirato via tanto da andare a sbattere in terra, fratturandosi la clavicola e lussandosi la spalla. Anche se con grande dolore, è rimasto nel personaggio ed è riuscito a alzarsi e finire la scena. Egli venne trattenuto dal regista Frankenheimer come consulente.

Durante le riprese al campo d'aviazione a Benton, Kansas, il regista Frankenheimer volle ottenere una vera e propria reazione inorridita dalle comparse che impersonavano il pubblico, così ha messo un manichino vestito da paracadutista e legato sotto ad un elicottero, che saliva a diverse centinaia di metri, poi rilasciando il manichino. La maggior parte delle persone non si era accorto di ciò che era stato architettato, in modo che quando è caduto hanno pensato che fosse una persona reale che colpiva il terreno e ha ottenuto la reazione che stava cercando. Un problema minore è che il pilota non valutò il vento con precisione e il "paracadutista" cadde in alcune auto parcheggiate, mancando di poco alcune persone e sfondando il tetto della vettura di una comparsa. Lo studio comprò la macchina per più volte quello che ne valeva la pena e il veicolo danneggiato trascorse il resto delle riprese dietro uno degli appoggi.

L'attrezzatura da paracadutismo che “The Gipsy Moths” utilizzano nel film era “allo stato del'arte” per il paracadutismo sportivo alla fine degli anni sessanta. L'equipaggiamento personale dei tre composto da paracadute principale Para-commander "Piggyback" in contenitori e cablaggi realizzati dalla Società Parachute Pioneer, tute Pioneer, caschi Bell, altimetri da polso Altimaster e progettati e realizzati "Paraboots" francesi. Gli occhiali che indossavano disponibili in commercio erano di tipo identico agli occhiali militari M-1944 Polaroid, i guanti un comunemente disponibile tipo di guanti da lavoro o di guanti da guida da camionista.

Secondo Frankenheimer, le ballerine del go-go club erano ragazze locali del Kansas, ma non le ragazze della città, perché sembravano più autentiche.

Film d'esordio di Patty Plenty.
Napoleone Wilson





























4 commenti:

  1. caro Napoleone, forse ti sembrerò esagerato, ma questo è uno di quei film che - rasenta almeno - la perfezione secondo me. c'è tutto. azione e spettacolo notevolissimo, dramma, momenti allegri, contenuti, misteri.
    veramente meraviglioso

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  2. Grazie Roby, sapevo che ti sarebbe piaciuto. Anche nella sua intensa drammaticita', che si puo' desumere da uno dei frame da te postati, e dai quali noto che meno male hai visto il film dalla copia dvd. Secondo te, la scelta di Lancaster e' consapevole o si e' trattato veramente di un errore...?

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  3. sai che è solo una sensazione, ma io propendo per la scelta consapevole. c'è un momento, nei frenetici salti d'inquadratura tra lui e il pubblico, in cui inquadra la Kerr quella frazione di secondo in più che me lo fa pensare. dopo il suo rifiuto ad andare con lui, lei che sembrava qualcosa che potesse dare un altro senso alla sua vita. poi la totale assenza di tentativi di aprire il paracadute...
    c'è però poi quella spiegazione allucinante di Hackman che spiega come ci si possa far rapire dall'illusione del volo vero, dimenticandosi che si sta precipitando, che alimenta ulteriormente il dubbio

    sai che volevo mettere anche noir tra i tag? sono figure, quella di Lancaster in particolare, degne dei samurai, in un tenebroso/misterioso costante

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  4. Sono d'accordo con la tua disamina, anch'io propendo da sempre a pensarla così su questo film di Frankenheimer veramente bellissimo. Erano quasi ventotto anni che non lo rivedevo.

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