“Sono i pazzi che permettono la luce nel mondo.”
Frase di lancio originale del film
Direttore dell'Agenzia/Chris Shaw :- “Pensi che questo Starker, questo tizio sia niente? Hai ragione! Egli è niente! Si alza dal nulla nella vita, poi così lui si fissa su qualche gingillo e decide che è prezioso. E' ridicolo. Ma è pericoloso. Ci sono più di un miliardo di perdenti là fuori e tutti vogliono credersi qualcosa. Un tizio dice di aver trovato la risposta? E' così che si comincia. Religione. Salute alimentare. Aerobica. Collant. Qualsiasi cosa ... Tutto per distrarli dal fatto che sono annoiati, privi di significato, un niente irrilevante, impotenti e in attesa soltanto di morire. Il vostro compito è quello di controllare queste fissazioni. Da dove vengono? Un tizio vuole guadagnare un dollaro. Va bene. E' produttivo. Ma ci sono dei matti là fuori. Matti! Tipi così persi in un loro sogno, non si preoccupano di nulla. Non del cibo, non del denaro, persino non del sesso. Niente! Un'idea soltanto ... una fissazione di un pazzo può portare tutto a puttane! Guarda Cristo. Oh! Ora, se Cristo avesse avuto bisogno di una macchina, una moglie, un lavoro stabile. Va bene. E' produttivo. Ma quando è stato che il primo Cristo ha creato astinenza, disordine, squallore. Ci sono voluti 400 anni per risolvere quel casino!”
Starker/Timothy Dwight :. “Guarda! E' una cannuccia!”
Transiente/Jim Yates :- “Hai avuto l'ascesa della prima Grande età e poi una caduta nel caos. E poi una crescita di nuovo: l'età classica e poi un'altra caduta: L'Età Oscura E poi una crescita di nuovo: La Rinascita proprio nell'era moderna. E ora siamo alla vigilia della caduta che potrebbe far finire tutto.”
Eccoci di fonte ad un film veramente quasi sconosciuto, il quale ha avuto eppure anche una fugacissima distribuzione estiva in due o tre sale del Belpaese, e una successiva vhs da nolo della Panarecord, che fortunatamente posseggo.
“Split”, film totalmente indipendente e a basso costo è stato curato nel montaggio, la colonna sonora, le riprese, la fotografia, gli effetti ottici, il sonoro, il dipartimento artistico e il design di produzione (!) dallo stesso “giovane” regista Chris Shaw, ed è un film fatto totalmente con “le idee” e concentrandosi su "l'interazione tra caos e ordine," come detto dal protagonista, le cui aspettative inevitabilmente aumentano, dato che i film con idee vere e proprie, e quelle che molto meno affrontano un tema così ricco, sono praticamente assenti dai cinema di questi tempi Ma è una triste realtà che il regista Chris Shaw è poi andato fuori strada da qualche parte dopo i quattro anni nei quali ha lavorato al suo film d'esordio, “Split “. Il quale presenta tutti quei segni per cui Shaw ha ceduto alla seduzione di un lavoro sfarzoso di editing e ad una vera e propria baldoria di effetti speciali in pionieristica grafica computerizzata, ragion per cui il suo film si può per questo classificare subito dopo il famosissimo “Tron” (1982) di Steven Lisberger;. Come ci si potrebbe quindi aspettare, le sue idee originali, affascinanti come sono, semplicemente si perdono in un vero e proprio assalto audiovisivo.
Protagonisti del film sono, Starker (Timothy Dwight) e il “Direttore dell'Agenzia” (Chris Shaw stesso), incarnanti le forze del caos e dell' ordine. Starker sostiene di aver catturato l'essenza dell' indipendenza e della libertà e formulandola in una polvere, ma tende ad essere paranoico e ancor più' instabile. Questo è comprensibile, perché una sinistra organizzazione, guidata dal “Direttore dell'Agenzia”, mantiene la sorveglianza onnisciente su tutta la città per mantenere l'ordine.
Naturalmente, al “Direttore dell'Agenzia” non piace l'idea di Starker che come con una chiave inglese, sta scardinando il suo ferreo potere, così manda i suoi robot-subalterni per catturare Starker. Durante l'esecuzione di questi sicari, Starker riesce a scherzare con la cameriera di un bar, sbuffare e sniffare un po' di polvere dolcemente e con lentezza, finalmente riposandosi da un fuga infinita, dare ad un artista pazzoide (John Flynn), un soffio di quello che la sua polvere di libertà può fare, e dormire con una donna (Joan Bechtel) la quale a quanto pare lo conosceva già. A questo punto, i servitori del “Direttore” hanno rintracciato Starker, ma egli continua a riuscire a fuggire fino a quando ha finalmente ad affrontare il suo nemico mortale, che costituisce il culmine e con cui si conclude il film.
Durante tutto questo, il film presenta alcune scenografie parecchio bizzarre e un sacco di effetti speciali terribilmente fantasiosi, molti dei quali basati su rappresentazioni computerizzate del ramo della fisica conosciuta come la teoria del caos (incluse le trasformazioni di Lorentz, le trasformazioni del caos, e simili). Il montaggio è ipercinetico, le immagini vengono invertite, moltiplicate, sovrapposte, o altrimenti manipolate, e la colonna sonora è costituita da effetti sonori e la musica opportunamente sintetizzata, in cima ad un dialogo spesso incoerente. In questo modo per la maggior parte del film dagli 85 minuti di tempo, queste peculiarità sembrano davvero essere il più grande punto d'interesse del film.
Non c'è dubbio che la combinazione di tutti questi elementi sia sempre abbagliante, dal momento che produce sempre qualcosa di nuovo da digerire per lo spettatore. Tuttavia, lo sbarramento audiovisivo che provoca il film, lavorando su di un livello "wow che film originale!" è precisamente ciò che affolla il conflitto centrale e impedisce al film di lavorare a livelli più profondi.
Ad esempio, Starker ricompare due o tre volte con quella che sembra essere una bocca dipinta di un terribile mostro, con grandi denti bianchi. Sembra completamente depresso e scoraggiato in queste scene, e in un punto le lacrime scendono giù per le guance. Il massimo che può essere facilmente raccolto da queste scene brevi è un vago senso che Starker si sia ritirato in un buco psicologico di qualche tipo. In un numero di Starfix del tempo infatti, Shaw aveva spiegato che la bocca dipinta è infatti un ritratto psicologico di Starker, dove egli si chiede se tutto quello che sta succedendo è reale o meno. Sta piangendo perché non riesce a conciliare le somiglianze tra realtà e illusione. Mettiamola così, la scena comincia ad avere un senso. Ma il film non trasmette questa impressione da sola, senza la spiegazione di Shaw a posteriori, e sembrava alla visione impenetrabile e oscura.
L'ultima volta che Starker è mostrato in questo stato, si presenta una agente donna del “Direttore”. Starker salta in azione, e dopo un momento o due di immagini sfocate e confuse, egli è improvvisamente visualizzato in un vicolo, con praticamente nessuna indicazione di come sia riuscito a sfuggire al nemico.
Fortunatamente, Shaw nella medesima intervista all'epoca dell'uscita del film, ci spiega che la bocca dipinta è infatti una sorta di ritratto psicologico di Starker, laddove egli si chiede se tutto quello che sta succedendo è reale o meno. Sta piangendo perché non riesce a conciliare le somiglianze tra realtà e illusione, e l'arrivo dell'agente donna è quello che risolve la questione per lui e lo fa scattare in azione. Mettiamola così, la scena comincia ad avere un senso. Ma il film non trasmette questa impressione da sola, senza la spiegazione di Shaw, e sembra impenetrabile e oscuro.
E' un peccato che la maggior parte del film sia altrettanto vaga, perché nell'intervista famosa Shaw ha dimostrato che avrebbe potuto esprimere le sue idee sul caos e l'ordine in realtà articolatamente e intelligentemente. A 41 anni di età all'epoca del film, sembra aver costruito i suoi ricordi degli anni sessanta, abbracciando i migliori elementi di quel decennio anti-a utoritario e i suoi atteggiamenti, mentre evita gli eccessi auto-distruttivi del tempo. Nel corso degli anni settanta, Shaw aveva scritto alcuni considerevoli libri di testo di alta matematica, dilettandosi nella pittura, e finendo per viaggiare attraverso l'India per un po '. Quindi non sorprende che egli descriva l'idea motivante dietro “Split” come a spingere "per il valore di consentire un elemento caotico nella tua vita ... [che è] tutto ciò che spezza il modello standard."
Questo è, naturalmente, proprio l'atteggiamento sano che ha aperto le porte per molti ad un regista creativo il quale era alla ricerca di qualcosa di rivoluzionario per la sua arte. Ma in questo film, l'atteggiamento che si accende maggiormente nella testa dello spettatore - e il principale colpevole, è l'appariscenza , il montaggio ipercinetico.
Il montaggio rapido non è certo un fenomeno nuovo, naturalmente. Cineasti sovietici famosissimi come Sergei Eisenstein, Vladimir Pudovkin, e Dziga Vertov teorizzarono pionieristicamente una maniera di montaggio rapido di ritorno negli anni venti, e un sofisticato montaggio cinetico continua ad esistere oggi in film d'avanguardia di (tra gli altri) Stan Brakhage, Warren Sonbert, e Robert Fulton così come in film come “Pink Floyd The Wall” (1982) di Alan Parker e “Arancia Meccanica”.
In tutti questi film, il montaggio è un componente centrale che è stata concepita ed eseguita in tutto il processo di realizzazione. Nel caso di “Split”, invece, la concezione del montaggio è buona - di introdurre un "elemento caotico" - ma l'esecuzione è difettosa.
A un certo punto, per esempio, si sente un frustrato Starker che sta cercando di spegnere un rilevatore di fumo a tutto volume. La cinepresa ci mostra prima lui da dietro, in un inquadratura media proprio quando Starker comincia a rompere l'allarme, i film alterna molto rapidamente tra questa inquadratura media e un primo piano della mano che colpisce l'allarme.
Poiché questo montaggio dura meno di un secondo, i tagli improvvisi sono effettivamente degli sbalzi. Ma piuttosto che contribuire al conflitto centrale del film tra ordine e caos, il montaggio sembra gratuitamente gettato per assicurarsi che il pubblico non si annoi in un momento relativamente tranquillo. Nel peggiore dei casi, il montaggio così appariscente può degenerare in immagini senza cervello legate insieme nel cosìddetto “MTV-style” oggi imperante. Questo film non cade mai in realtà in questa trappola, ma ci si avvicina pericolosamente in diverse occasioni. Se il film ha offerto un migliore equilibrio di sofisticato montaggio cinetico e immagini sorprendenti - come esemplificato appunto da Alan Parker in “Pink Floyd: The Wall” e da Stanley Kubrick in “Arancia Meccanica” - il montaggio di Shaw non sarebbe comunque che l'anello debole di una simile catena, quale inevitabilemente è attualmente.
Un altro elemento di preoccupazione nasce subito dopo che l'artista pazzoide assume la sniffata di un soffio di polvere di libertà da Starker. Come l'artista pazzoide si trova improvvisamente su una spiaggia sabbiosa, Shaw vi comprende i filmati di una completamente nuda, donna, inarcante il suo corpo in forme strane e meravigliose. Anche in questo caso, è proprio perché la sequenza non ha alcuna relazione facilmente percepibile al tema centrale del film che si fa fatica a descrivere qualsiasi motivo, per la presenza della donna. Shaw stesso non aveva detto nella già citata intervista che non gli piace la fantascienza dal momento che "le donne sono bambole “imbambolate”e basta?" nella maggior parte delle storie che ha letto. Così si può solo chiedere perché Shaw ha deciso di mostrare inquadratura frontale di una donna nuda che non fa altro che far cadere una liscia, arrotondata roccia nelle mani dell'artista pazzoide. Shaw dovrebbe aver reso la sequenza più chiara, dare alla donna nuda un po' più di un ruolo come questo, o, quanto meno, includendola in un'altra sequenza.
“Split” è stato paragonato dai critici americani a niente di meno che “Repo Man - Il Recuperatore” (1984) di Alex Cox, ma in realtà solo i primi 15 minuti o giù di lì di “Split” ne comporta qualche somiglianza. La maggior parte del film ha un proprio stile e deve essere giudicato in base ai propri meriti.
Facendo proprio questo, si scopre che “Split” possiede diverse idee affascinanti al proprio interno, così come per l'epoca e come suddetto, per una categoria quasi completamente nuova di effetti speciali (progettati da Robert Shaw, fratello di Chris). Anche se il film è quindi paralizzato da alcuni gravi difetti, questa introduzione ai lavori di Chris Shaw avrebbe dovuto metterlo su di una mappa promettente per i suoi sforzi futuri nell'ambito dello spettacolo cinematografico, cosa che purtroppo non si è mai avverata. Egli nella medesima intervista menzionava che il suo prossimo film non sarebbe stato caratterizzato da effetti speciali di fantasia e che sarebbe stato più simile al tipo di film che voleva finalmente fare. (Alla domanda sul perché ha poi scelto di utilizzare questi effetti speciali per raccontare la sua storia in “Split”, Shaw rispondeva che "sarebbe stato stupido non approfittare del "know-how” di suo fratello” (e di altre risorse che erano per lui facilmente reperibili.) Se Shaw poteva dare un'espressione creativa alle sue idee e lasciare ben più di un altro lustro affinchè la sua personalità artistica veramente attraente non spassasse, senza riuscire a realizzare più alcunchè, sarà bene che dopo così tanto tempo possa ritrovare un suo modo di mantenere le apparenti promesse contenute nel suo film d'esordio.
La sua piccola parte, come l'evangelista è diventato il ruolo finale per Gene Evans.
Napoleone Wilson
Naturalmente il nome del protagonista, "Starker", è un ovvio rimando al capolavoro fantascientifico di Tarkovskij, "Stalker"(URSS 1980).
RispondiEliminaci avevo pensato a Stalker, uno dei tanti film che qua ancora mancano tra l'altro...
RispondiEliminagrazie per questa perla Napoleone. se poi un giorno farai un bel .avi con quello che hai, ci fai sapere ;-)
i blog dovrebbero servire anche a questo:parlare di cinema invisibile,dimenticato,particolare.Ottima recensione!
RispondiEliminaEh grazie babordo76, questo si cerca di fare, e "Split" rientra proprio appieno nelle tre categorie da te citate. E' un film che contiene anche molta di quella che si definisce "video arte". Se vai sul sito di Film Tv.it ne trovi la rara locandina italiana.
Eliminasi "recupera" ragazzi?
RispondiEliminatnx