A Roma non piove da moltissimo tempo. Il Tevere è prosciugato. L'acqua potabile distribuita con autobotti. Auto impolverate trasportano madidi bipedi a un passo dall'esasperazione. Le blatte regnano sovrane e probabilmente sono responsabili della diffusione di un virus che imperversa.
Le immmagini sono impressionanti, il lavoro di post-produzione sicuramente pure.
In questo quadro apocalittico Paolo Virzì dipana un concerto di personaggi che si sforzano di mantenersi umani, nel bene e nel male. Sono umani nell'empatia, nel volersi aiutare, nel derubarsi, nell'odiarsi e malversarsi. Il povero sopravvive e ai soliti poveri se ne aggiungono di nuovi, con lavoratori sempre più precari. Il ricco specula e ai soliti ricchi se ne aggiungono di ricchissimi. Le TV lottano per l'audience sfruttando ogni evento senza scrupoli. L'alta società prosegue i suoi riti fatti di feste, complicità sottobanco: riesce a corrompere ogni individuo.
Non è il Covid-19 il virus suddetto, né gli somiglia. Inevitabile però pensare che l'esperienza della pandemia abbia in qualche modo aiutato l'idea del film. Andrà tutto bene ci dicevamo. In molti abbiamo pensato che una vicenda così potesse migliorare la specie umana nella sua interezza. Non è stato così, ormai lo sappiamo e nemmeno nel film. Un amplificatore alza o abbassa l'intensità ma non cambia la sostanza. Bravissimo Virzì a non cadere né in pietismi né in catastrofismi. E' un irreale plausibile, talvolta commovente ma sempre molto Umano nel senso descritto prima. Ogni tanto si ride pure, nemmeno amaramente: la firma del regista.
Nel vasto cast di attori (Silvio Orlando, Max Tortora, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi, Monica Bellucci...) con piacere sottolineo la presenza di Emanuela Fanelli, che amo come cabarettista da tempo e finalmente ho potuto apprezzare come attrice protagonista in un gran film.
A quanto leggo Siccità, ad oggi, ha incassato molto meno di quanto è costato. Gli auguro di recuperare con le pay-tv perché di queste perle il cinema italiano ne ha bisogno e sarebbe un peccato se Virzì o altri si scoraggiassero dal farne.
Robydick
Il miglior Virzì da parecchi anni a questa parte. Ottima l'idea del racconto corale, con alcuni protagonisti una spanna superiore agli altri (che bravo Max Tortora, una bella sorpresa!) e una sceneggiatura che sa reggere bene tutti gli incastri.
RispondiEliminaAltman è il maestro della coralità, Virzì se lo sarà studiato bene.
RispondiEliminaVirzì è un grande, amo i suoi film, appena posso guarderò questo xD
RispondiEliminaArwen, se ti piace Virzì devi proprio vederlo
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