Broken Flower

 

Ogni tanto un film-da-festival ci sta, perché siamo in questo tipo di ambito e con Jim Jarmusch è spesso così. Come in Stranger than Paradise, ancora un'america glabra e disincantata, ritratta con immagini poco definite, statiche come i personaggi dalle vite stantie, che non trovano un senso compiuto e si forzano a darlo, un senso, a quello che fanno o che han fatto nel passato.

Un po' di trama al netto di spoiler la prendo da Wiki: "Don Johnston è un dongiovanni cinquantenne in crisi di identità. Appena lasciato dall'ultima delle sue tante fidanzate, riceve una strana lettera rosa da un'anonima ex amante, che lo informa di avere avuto in passato un figlio da lui: il ragazzo, ora diciannovenne, probabilmente intende cercarlo. Don, convinto dal suo vicino di casa Winston, decide di intraprendere un viaggio in lungo e in largo per gli Stati Uniti, alla ricerca della misteriosa autrice della missiva. Don incontra così, tra alterne vicende, Laura, Dora, Carmen e Penny, le donne frequentate vent'anni prima, le sole che potrebbero aver scritto la lettera." .

Anche Sharon Stone e Jessica Lange nel cast, dove spadroneggia ovviamente il protagonista Don interpretato da un super Bill Murray. Da solo ripaga della visione.

Storia che diverte e commuove. Con un filo rosso: la costante ricerca di indizi, segnali che portino Don a risolvere la sua ricerca. Nulla ha significato, tutto lo può avere. Questa ostinazione mi ha fatto costantemente sorridere e pensare a quella sottocultura strisciante, tanto apprezzata nei social, da ambienti complottisti, terrapiattisti, frequentatori del dark web e via sprofondando, e cioè quel dare significato supremo a cose piccole se non piccolissime, insulse.

Non per un multisala, ma a casa o tra pochi intimi appassionati è una bella visione.

Robydick

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