martedì 7 febbraio 2023

Moonlight

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I. Piccolo, II. Chiron e III. Black. Bambino, adolescente e adulto. Tre capitoli, una sola vita. Tre come i movimenti della Sonata per pianoforte n. 14 di Beethoven, "Al chiaro di Luna", che sto ascoltando mentre scrivo...

Da Wikipedia: "È una delle più famose composizioni pianistiche di ogni tempo, sebbene Beethoven non la considerasse una delle sue migliori sonate. Il maestro aggiunse la scritta Quasi una Fantasia perché la struttura non rispecchia quella tradizionale di una sonata, che solitamente consta di tre movimenti: un allegro (spesso in forma sonata), un adagio, e un altro allegro finale (frequentemente un rondò). La sonata si apre con un adagio, fatto inusuale per l'epoca, ed è probabilmente questo il motivo per cui Beethoven la denominò Quasi una Fantasia: per indicare il suo carattere libero e originale, tipico del periodo romantico.".

Piccolo è davvero un adagio dolcissimo. Bambino bullizzato, molto poco loquace, già consapevole della sua diversità, madre tossica e quasi anaffettiva. Troverà in uno spacciatore un padre putativo di buon cuore, ma... "Mia madre si droga?" gli chiede. Risposta: "Sì". "Tu vendi droga?" chiede ancora, e ancora la risposta è "Sì". All'innocenza di un bambino occorre pochissimo, due semplici domande, per far brillare una contraddizione clamorosa. Madre e spacciatore, in modi e per ragioni diverse, amano quel bambino ma entrambi gli fanno del male. Che lezione di vita in questo dialogo.
Chiron è sempre più bullizzato a scuola. Ha ormai chiara la sua omossessualità che non può esprimere. Conserva la sua dolcezza d'animo per quanto sempre incupito e molto solo, fino a quando un episodio non lo porterà al suo limite, dovrà reagire e pagarne le conseguenze. Il suo ingresso nel mondo adulto è dalla porta posteriore.
Black è il soprannome affibiatogli dal suo migliore amico ed unico amante in adolescenza. Lo manterrà da adulto, quando emergerà come secondo un copione già scritto da altri. 

Non c'è alcun "allegro" a concludere questa Sonata. C'è tanto pathos nelle soggettive alla Dardenne, tanta lotta interiore nei primi piani, tanto sentimento vero. I dialoghi sono brevi ed essenziali, la sensazione è di vivere una Poesia che non richiede rime, trasportati dal minimalismo della sceneggiatura, delle immagini e della ottima musica classica contemporanea della colonna sonora, composta da Nicholas Britell. Ricorda tanto il miglior Michael Nyman. Merita una citazione:


Meraviglioso film che affranca dalle brutture del quotidiano non narcotizzandoti, bensì mostrandoti le brutture stesse con l'umanità che contengono. Lode al regista Barry Jenkins e agli attori tutti.

Sempre da Wikipedia: "Il film è stato un successo universale di critica e si è aggiudicato numerosi riconoscimenti, tra cui il premio al miglior film della National Society of Film Critics (la più prestigiosa associazione di critici americani), il Golden Globe per il miglior film drammatico e tre premi Oscar, per il miglior attore non protagonista, per la migliore sceneggiatura non originale e per il miglior film: è il primo film a tematica LGBT a ottenere questo riconoscimento (dopo Philadelphia), nonché il primo con un cast totalmente composto da afroamericani, e il secondo per l'incasso più basso (dietro The Hurt Locker che vinse nel 2010).". Il miglior attore non protagonisa è Mahershala Ali, che qua era al primo Oscar. Il secondo, sempre nello stesso ruolo, lo ha vinto con Green Book.

Robydick



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