“Oggi, la loro città. Domani ... la vostra!”
“Il loro distintivo è una licenza di uccidere”
“Quando lo sciopero della polizia prepara l'assedio ... la prima notte appartiene ai vigilantes.”
“De TOG loven i egen mano! Per oje oje, tand per tand ... Arets i Action-Hit Frankrig Canada og ...” [Danimarca]
“Forhandlingerne har stået på længe, ??uomini nu der er ingen vej udenom! Fra midnat nedlægger Alle Byens betjente arbejdet "HELVEDE ER LOS" [Danimarca]
(Frasi di lancio originali del film)
Uno dei film più sorprendenti e dinamici tra quelli realizzati dalla produzione canadese degli anni '80, fu certamente “Siège”, secondo il titolo francese e quebècois con il quale sono un fortunato possessore di una rarissima videocassetta del 1984, “L'Assedio alla città o L'Assedio”, uno dei due titoli con il quale uscì persino nei cinema italiani (pochissimi) nel 1985, e con il secondo titolo, sulla copertina della videocassetta da nolo DB Video del 1987, che riuscii fortunosamente a procurarmi. Diretto a quattro mani da Paul Donovan e la poi divenuta produttrice Maura O'Connell, venne girato ed ambientato ad Halifax, dove aveva sede la loro società produttrice Salter Street Films, la quale ha ambiziosamente esplorato generi che altre case canadesi a basso budget non avrebbe mai nemmeno considerato: l'apocalittico-catastrofico, il thriller di fantascienza, alcune farsacce con pretese d'essai, il fantasy per bambini, e anche un epico film di guerra sottomarina. Nessuno dei film della Salter Street, tuttavia, è mai stato così tanto audace o forte come il loro thriller del 1982, appunto “Siège”, un low-budget che inchioda e morde lo spettatore stravolgendo gli eventi reali in uno scenario da incubo innegabilmente canadese.
Il film inizia nel bel mezzo di uno sciopero per motivi salariali da parte della forza di polizia di Halifax, territorio della Nova Scotia o Nuova Scozia in italiano, quando un drappello di poliziotti vigilantes, che si fanno chiamare il New Order ("N.O."), tutto il mondo è paese verrebbe da dire, armatosi con di pistole e carabine non d'ordinanza, irrompe in un bar gay della subway a minacciarne gli avventori. Quando il barista si rifiuta di lasciarsi intimidire, lo gettano su un tavolo e tentano di sodomizzarlo con un manganello, e quando ancora egli accidentalmente scivola giù dal tavolo, cadendo si sgozza su una bottiglia rotta di liquore. Spaventato, questo “N.O.” di poliziotti chiama il loro leader, Cage (Doug Lennox), che arriva sulla scena ripulendo tutto il casino. Con fredda e metodica precisione, Cage nello stile della malavita comincia a procedere all'esecuzione di tutti i restanti testimoni ad eccezione di uno di essi, Daniel (Terry Desprs-David), che riesce a fuggire e salire su per rifugiarsi in una pensione nelle vicinanze.
Daniel si rifugia infine nell'attigua casa di una coppia “tipo “(Brenda Bazinet e Tom Nardini) i quali hanno anche in affidamento un paio di ragazzi non vedenti (Jack Blum e Keith Knight) per il weekend. Quando i fanatici poliziotti si presentano e chiedono che gli venga consegnata la vittima fuggita, la coppia rifiuta.
Facendo allora finta di lasciare la scena, Cage crea un perimetro militare intorno all'edificio, e dispone che uno dei ragazzi ciechi venga colto dall'esterno da un cecchino posizionatosi nella notte. I poliziotti del “N.O.” assaltano la casa, costringendo tutti a rifugiarsi nel più vicino appartamento a quello della coppia, nel quale vive un esperto di survivalismo (Darel Haeny), anche soldato di ventura, che vive con una scorta di armi nel proprio appartamento. Come i poliziotti incominciano a lanciare gas lacrimogeni nell'edificio, l'accozzaglia di eroi per caso costruisce un lancia razzi fatto in casa e si difende pure con un lanciafiamme, preparandosi per il confronto finale con i loro aggressori.
Pochi film canadesi sono di così inesorabile presa come “Self Defense” (bello e esplicativo titolo per gli Stati Uniti), un fulmine dal ritmo sconvolgente che in qualche modo riesce ad essere sia incredibilmente squallido che affascinante ed attraente allo stesso tempo. A differenza della maggior parte delle forze di polizia canadesi, i poliziotti in Nuova Scozia hanno mantenuto il loro diritto di andare in sciopero fino al 2005, e proseguirono nella linea dei picchettaggi vicini a come quelli che si vedono nel film una dozzina di volte, dal 1970 fino al 2005. Ciò ha comportato un lavoro particolare in merito e un'azione decisiva nella primavera del 1981, quando il consiglio comunale di Halifax non ascoltò le richieste del sindacato di polizia, lasciando le strade non sorvegliate per ben 42 giorni. Nella tradizione dei veri e propri film d'exploitation, “Siege” offre uno strappo notevole dall'abbellimento generale delle situazioni reali, oggi imperante nel cinema hollywoodiano contemporaneo, e senza la paura “politically correct” di dare addosso alla polizia e mostrarla per quello che pure troppo spesso è, di mostrare l'illegalità e l'abuso di potere e violenza dilaganti, oltre che la fin troppo canadese preoccupazione di conferire troppa autorità a certi poteri armati. Prendendo lo sciopero fino alla sua conclusione più spaventosa, il film presenta agli spettatori una forza di polizia composta di mele marcissime e vigilantes neo-fascisti che a differenza di quelli visti nei film precedenti è sinceramente unica, e veramente inquietante.
Un altro abbastanza famoso titolo di co-produzione canuxploitation e di "survivalismo urbano” come “Blackout -L'Inferno nella città” ('78) di Eddy Matalon e film anche in modo simili al tema diretti da David Cronenberg come “Il Demone sotto la pelle” (Parasite murders) ('74) o “Rabid- Sete di sangue” ('76), hanno sì affrontato problemi analoghi nel corso degli anni, ma in una certa misura tendendone a stilizzare l'orrore urbano. In “Siège”, d'altra parte, tutto è la grinta e la bruttezza con il quale tratteggia il contesto, man mano che si sguazza nella sordida realtà della sua allegra perversione di giustizia. Girato quasi interamente nell'oscurità della notte, tranne quando siamo dentro il palazzo, la città di Halifax quasi vuota, vi è l'atmosfera di una solitudine e una vulnerabilità palpabili riguardo all'impostazione generale della storia che è veramente snervante, tanto più che il cecchino posizionato dall'altra parte della strada comincia a sparare non mancando di centrare le persone ancora nel palazzo. La fattura del film aiuta anche a mantenere un senso di realismo, così come aiutata dalla scelta di Donovan che non ha utilizzato volti molto riconoscibili. Oltre ad alcuni degli studenti di “Polpette”(Meatballs) ('79) di Ivan Reitman con Bill Murray, cioè Jack Blum e Keith Knight, molti degli interpreti non erano mai stati prima sullo schermo. Anche il protagonista americano, Tom Nardini, non era certo una protagonista di grande nome, essendo per lo più apparso come guest star in sitcom della fine degli anni settanta. Questa sarebbe stata la sua ultima apparizione in un lungometraggio
Anche se “Siège” è innegabilmente una pellicola d' exploitation, lo fa incarnando un messaggio antagonista e anti autoritario che lo differenzia notevolmente da altri b-movie americani od europei. Donovan evita elegantemente proclami pesanti man mano che ci si addentra nel film, e anche circa l'attacco dei poliziotti al bar gay, lascia che l'azione sullo schermo parli per sé. Con il secondo atto, le preferenze sessuali di David diventano del tutto irrilevanti ai fini della storia, così come il film cambia marcia e si concentra sugli abitanti dell'appartamento e del palazzo unitisi per fermare e contrastare l'assalto urbano dei poliziotti. Qui, il punto del film diventa chiaramente che ogni cittadino è comunque affetto da fanatismo, e sarebbe doveroso prendere una posizione unitaria contro di esso. E' una questione sorprendente che aumenta notevolmente l'interesse del film, e inserita in un genere troppo spesso invaso da stereotipi usurati e crudeltà inutili, questa seriosa anti-violenza da documentario della National Broadcasting Film Canadian, denota il film come ardentemente canadese.
Purtroppo, i giorni di innovativi thriller metropolitani come “Siège”, ambientati in città come la marittima Halifax, sono per lo più abbastanza lontani, non soltanto per la produzione del cinema di sfruttamento canadese. Tra l'altro l'Alliance Atlantis nel 2001 acquisì la Salter Street, chiudendola dopo due anni, e ponendo fine a circa due decenni di cinema della costa atlantica. Eppure, la Salter Street e' stata una delle società di produzione più coraggiose fra quelle che operarono sotto il regime favorevole della detassazione fiscale per la produzione cinematografica canadese, come descrissi nella mia recensione precedente di “La Giustizia privata di un cittadino onesto”. La loro eredità lascia quindi un qualcosa di positivo del quale in Nuova Scotia dovrebbero essere orgogliosi, ma che certamente non è così notorio. “Siège”, anche se oggi è raramente vedibile, persino in edizioni su dvd R1, è facilmente il film migliore che Paul Donovan abbia mai realizzato, un punto di riferimento non annunciato dei B-movie canadesi che perfettamente incarna l'estetica Canuxploitation, oltre ad essere in definitiva uno dei migliori film d'assedio urbano dell'intero filone, in piena degna filiera del nostro cult da OLIMPO “Distretto 13 -Le Brigate della morte”, di Carpenter.
Napoleone Wilson
Napoleone, hai visto che locandina che ti ho trovato?
RispondiEliminacerto che se è in "degna filiera" con Distretto 13, stramerita proprio
Interessante questo film e un grazie a Napoleone per averlo riesumato dal dimenticatoio
RispondiEliminaGrazie keoma..Sì bello Roby il manifesto spagnolo intitolato "Venganza Sin Ley". E' proprio degnamente, nella filiera.come dici te, stramerita.
EliminaOlé, grande questo misconosciuto "Siège", a me piace moltissimo la scena da te citata in cui Doug Lennox giustizia i testimoni in ginocchio e con le mani legate dietro la schiena, mi pare che estragga la pistola da una valigietta per poi sparare ai poveracci mettendogli un cuscino sulla faccia, il tutto alternato con i dettagli dei pollici legati con le stringhette di plastica e i primi piani degli occhi dei testimoni, mè cojoni...che te lo dico a fare. A me piacciono pure i film di Matalon, anche quello della bimbetta posseduta "Chauchemar/Kathy's Curse", credo. Ahò, vojamo pure "Shoot" de Harvey Hart, si nun l'hai già fatto, ma me pare de no.
RispondiEliminaSi, da te benissimo descritta, la sequenza dell'esecuzione a sangue freddo di tutti i testimoni, ottimamente realizzata per il senso di opprimente angoscia e poi di puro terrore che riesce a trasmettere, con il montaggio a mostrare il panico folle del ragazzo che poi riuscirà a liberarsi dalle fascette e a fuggire fortuitamente, mano mano che gli altri accanto vengono giustiziati e arrivi il suo turno. "Shoot -Voglia di uccidere"('76) di Harvey Hart era già preso in imprescindibile considerazione, al ballottaggio con "Rituals -Il Trekking della morte"('77) di Peter Carter. Bel canuxploitation coevo a quello di Matalon, "E la notte si tinse di rosso" ('76) di Denis Heroux, con un magnifico Matthieu Carrière nel ruolo dello squilibrato, e un folto cast gineceico giovane e bello da far tremare i polsi.
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