"Ha segnato la storia del cinema nella trattazione innovativa di un argomento molto delicato come il disagio relativo agli ospedali psichiatrici, denunciando in maniera drammatica il trattamento inumano cui sono sottoposti i pazienti ospitati nelle strutture ospedaliere statali, verso cui vige un atteggiamento discriminatorio alimentato dalla paura dell'aggressività dell'alienato mentale.
E' tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey, pubblicato nel 1962 e tradotto in italiano nel 1976 da Rizzoli Editore. L'autore scrisse il libro in seguito alla propria esperienza da volontario all'interno del Veterans Administration Hospital di Palo Alto, in California.
E' uno dei pochi film nella storia del cinema (insieme a "Accadde una notte" di Frank Capra e "Il silenzio degli innocenti" di Jonathan Demme) ad aver vinto tutti e cinque gli Oscar principali (miglior film, miglior regista, miglior attore, miglior attrice, migliore sceneggiatura non originale)."
Trama in formato indegno:
Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson) dovrebbe stare in prigione, ai lavori, ma in qualche modo riesce ad ottenere un internamento in manicomio. Ha una personalità vulcanica. Presto comprenderà che i "matti", quelli almeno con cui lui viene aggregato, non sono poi così matti, potrebbero fare molto di più che star lì internati a condurre vite ripetitive, a prendere farmaci, a fare noiose ed inutili sedute di gruppo. Lo scontro con Mildred Ratched (Louise Fletcher), l'arcigna infermiera responsabile del reparto, sarà inevitabile, e partirà con piccole schermaglie, per poi procurare al povero Randle prima un trattamento con elettroshock e poi... basta qua, ve l'ho detto, trama indegna, ma per chi ha visto il film è inutile procedere oltre, chi no invece se lo deve godere.
Godimento che non risparmia un solo secondo delle oltre 2 ore di film, qua siamo veramente nell'Olimpo degli Olimpi. Dalla prima all'ultima scena ci si dovrebbe fermare un attimo, vuoi per godere delle grandiose immagini, altre per la splendida colonna sonora composta da Jack Nitzsche, o per le "facce" espressive di Randle, ancora, per le battute e i dialoghi che sono dei distillati di significato mai difficile da comprendere, sempre diretti, chiari. Formidabile miscellanea di qualità filmiche, contenuti pregni ed espressi in modo assolutamente comprensibile e popolare, recitazioni leggendarie, in particolare sicuramente quelle di Jack Nicholson e di Louise Fletcher (oscar "per acclamazione" ad entrambi, e pensare che non furono nemmeno le prime scelte per le parti), ma anche quelle dei "picchiatelli" (così li chiamava Randle) sono da celebrare. Credo di averlo rivisto oggi per la decima volta e non mi stancherò mai di vederlo.
Film che nasce da un libro e un altro libro ci vorrebbe per spiegarlo pezzo a pezzo. Le altre volte che l'ho visto mi sono sempre, e comprensibilmente, fatto trasportare dalla vicenda e dalle interpretazioni dei due protagonisti, oltre che dalla figura di Bromden (Will Sampson), il "Grande Capo", l'indiano ciclopico, grande amico di Randle. Non mi posso biasimare per questo, ma stavolta mi concentro "solo" su 2 aspetti che voglio sottolineare.
Il primo è una contestualizzazione storica del film, perlomeno dalle nostre parti. E' del 1975. All'epoca in Italia c'erano i manicomi, ed erano molto simili a quello descritto nel film, nel migliore dei casi però. L'Ospedale Psichiatrico di Stato (State Mental Hospital) di Salem (Oregon) dove è stato girato il film era un resort a confronto dei nostri. Musica diffusa, campo di basket, aree ricreative, cose che nei nostri manicomi non erano consuete. Parlo a ragion veduta, miei parenti hanno a lungo lavorato nel manicomio che serviva la provincia di Salerno, il "Vittorio Emanuele II" di Nocera Inferiore (SA), poi diventato più semplicemente ospedale psichiatrico. Ero piccolo quando li sentivo raccontare aneddoti, episodi, o descrivere i reparti dove lavoravano e no, proprio non somigliava nemmeno alla lontana al set del film... Il manicomio cessò d'esistere (formalmente, richiese qualche anno l'attuazione completa) con l'entrata in vigore della famosa Legge 180 o "Legge Basaglia", della quale il grande psichiatra e neurologo italiano Franco Basaglia fu illuminato ispiratore.
La Legge 180 è del 1978. Il film uscì 3 anni prima. Il libro invece è del 1962 ma in Italia uscì sull'onda del grandioso successo del film, nel 1976, quindi ancora 2 anni prima della legge. Quale esperienza sconvolgente fu la visione di "Qualcuno volò sul nido del cuculo" qui da noi, o la lettura del libro? Io ero piccolo, e ne sentivo parlare del film, figurarsi. Fu una spinta quest'opera, sia film che libro, all'avvento della legge che abolì i manicomi? Ipotesi affascinante che non mi sento di escludere. Non mi risulta venne mai nominato in alcun dibattimento per la promulgazione, ma una cosa è sicura: questo film colpì il mondo della "psichiatria tradizionale" come un meteorite preistorico la terra, e spazzò via i brontosauri come i t-rex della scienza in questione senza troppi giri di parole. Potenti inibitori, elettroshock, lobotomie, sono ora dei tristi ricordi. Ritengo sia importantissimo capire il valore di un film che ha denunciato qualcosa con grande forza essendo coevo alla situazione e non a posteriori. E' più facile farlo a distanza di molti anni, quando l'opinione pubblica s'è evoluta. Se venisse fatto oggi, "Qualcuno volò sul nido del cuculo" resterebbe un grande film ma non avrebbe lo stesso valore, e poi... dove lo vai a trovare un Randle Patrick McMurphy come Jack Nicholson? Impossibile pensare a un remake di un film del genere, impossibile fare più di quanto s'è fatto.
Il secondo aspetto è la scrupolosa attenzione ad ogni singolo "picchiatello" che questo film, in primis il regista, ha riservato. Non c'è trucco né inganno, solo studio e qualche spettinatura ad arte, per il resto è recitazione, vera, di persone che hanno messo se stesse al servizio del film, veramente difficilissime. Tra di loro, ancora giovani, ci sono Brad Dourif, Christopher Lloyd, Denny DeVito. Non c'è alcunché di caricaturale in loro, s'è ottenuto un grande realismo curando gesti, espressioni, manie ripetitive, tic, visitando e frequentando luoghi e persone da rappresentare. E' questa Impronta Morale che ci rimane potente alla fine. Chiaro che Randle e Bromden, con quel che poi accadrà nel finale, saranno le immagini più persistenti nella nostra memoria ma, inconsciamente forse, assimiliamo la tollerabilità dei picchiatelli grazie al fatto che tutti, uno ad uno, verranno mostrati, valorizzati, descritti. Di ognuno di loro percepiremo un'evoluzione che la scheggia impazzita Randle ha provocato. Nessuno guarirà, sia chiaro, semplicemente acquisirà una consapevolezza diversa della propria malattia e di sé. Memorabili i momenti in cui, mantenendo le stesse gestualità e modi di esprimersi, alcuni di loro faranno valere propri diritti, cercheranno di "replicare" alla dispotica situazione che subiscono. Pochissimi i film così precisi nei personaggi secondari, che quindi secondari cessano d'essere e anzi, in ultima analisi, e anche per le considerazioni fatte prima sulla Legge 180, sono i "veri protagonisti" del film.
Altri trivia assortiti, sempre grazie a wiki:
- Kirk Douglas aveva inizialmente destinato a se stesso il ruolo del personaggio protagonista fin da quando acquistò i diritti per la produzione del film. Suo figlio Michael, dopo che il padre gli ebbe ceduto la produzione, decise che Kirk era troppo vecchio per quella parte. Il ruolo di McMurphy venne inizialmente offerto a James Caan, che rifiutò. Si pensò anche a Marlon Brando e a Gene Hackman, prima di assegnare definitivamente la parte a Jack Nicholson.
- Il ruolo della protagonista femminile venne rifiutato da cinque attrici (Anne Bancroft, Colleen Dewhurst, Geraldine Page, Ellen Burstyn e Angela Lansbury) finché Louise Fletcher l'accettò appena una settimana prima dell'inizio delle riprese.
- Ellen Burstyn rifiutò il ruolo poiché all'epoca doveva prendersi cura del marito malato mentalmente. Il ruolo, cucito per la Burstyn, ha portato gli inesperti a confondersi con le due attrici (Fletcher e Burstyn) tanto da elogiare in prima persona Ellen Burstyn per una parte appunto non interpretata. La stessa Fletcher dichiarò che fece del suo meglio in uno dei ruoli di Ellen Burstyn, tuttavia la Fletcher riuscì magnificamente nella prova recitativa.
- La pellicola ha continuato a vincere un totale di ventotto premi.
- Attualmente, la pellicola è considerata come uno dei migliori film americani ed è al 33º posto sulla lista dell'American Film Institute; l'infermiera Ratched è al 5º posto sulla lista dei 50 grandi cattivi e il film si pone al 8º posto nell'Internet Movie Database.
- Dal 1975 al 1987, per dodici anni, la pellicola è stata proiettata nei cinematografi svedesi, ottenendo un ulteriore record.
- Malgrado il film sia per la maggior parte svolto nel dormitorio/soggiorno di un reparto psichiatrico, vengono dibattuti temi universali e fondamentali della vita, come la contestazione, i diritti dell'individuo, la violenza sessuale sui minori, i Nativi Americani, le intolleranze etnico culturali, la letteratura americana, il disagio psichico, la follia, l'handicap e la malattia mentale in rapporto con la società.
- La gita di pesca nella Baia Depoe (Oregon), è stata aggiunta alla fine e inserita a metà, forse per interrompere la ripetitività della descrizione delle sedute di psicoterapia di gruppo...
- Molti critici hanno visto nel romanzo da cui è stato tratto il film una metafora della vita che anticipa il 1968, l'anno della contestazione giovanile. Il Signor McMurphy e la Signora Ratched sarebbero le due facce della stessa medaglia, come McMurphy rappresenta lo scontro violento contro l'autorità, così Ratched rappresenta quell'autorità al potere che non si può scalzare.
E' un film drammatico, molto. Con quella musica che l'accompagna difficile contenere i magoni e in quel finale vorresti gridare tra il proditorio e il liberatorio!, ma strappa ben più di un sorriso ed anche alcune risate. La partita di basket, la "fuga" col pulmann e la successiva battuta di pesca in mare, la festa nel finale con tutti ubriachi, per fare qualche esempio. Altro punto a favore, dimostrazione di capacità e intelligenza, per cui ho messo anche il tag "commedia", lo considero una forma di riconoscenza.
Buona visione, e ri-visione, e ri-visione, e... cerchiamo anche noi, nelle nostre vite personali, di sputare da qualche parte le "pillole" che ci fanno ingoiare senza che ce ne accorgiamo.
Robydick
Mai vista una capo infermiera più nazistoide della Fletcher.
RispondiEliminaFilm da mandare a memoria.
ciao Harmo! buongiorno... la Fletcher è considerato uno dei personaggi di film più cattivi di sempre, infatti
RispondiEliminaEccoloooo, film stupendo, c'avrei giurato che l'avresti messo nell'olimpo, d'altronde dove può stare se non l'olimpo? Concordo in pieno, capolavoro assoluto nient'altro da dire :)
RispondiEliminaeh be' Arwen, un film del genere dove vuoi metterlo? :)
RispondiEliminaFilm indimenticabile.
RispondiEliminaUno dei primi, veri supercult della mia vita di spettatore.
Capolavoro!! Altro film che adoro in tutto, probabilmente il mio film preferito.
RispondiEliminaPersonaggi indimenticabili e poi la storia è straordinaria, fortemente legata al periodo come giustamente scrivi. Jack Nicholson, secondo me, il più grande attore di tutti i tempi.
Poi il titolo, interpretabile in più modi, racchiude insieme alla famosa filastrocca un'allegoria eccezionale... d'altronde il cuculo è proprio una metafora perfetta!!
Detto questo, il nome del mio blog deriva proprio da un brano presente nella colonna sonora di questo film... per dire quanto ci sia legato...
Sono rimasta anni, vergognosamente, senza vedere questo film. L'ho recuperato tre anni fa e ancora adesso ricordo vividissima ogni immagine.
RispondiEliminaBellissima recensione, tra l'altro; con un po' di contesto storico scritto da qualcuno che "sa" non per sentito dire ma per esperienza quasi diretta il film diventa ancora più pietra miliare di quato già non sia.
Un capolavoro assoluto! Ogni volta che lo rivedo rimango sempre basita dalla bravura del "Giacomo"...spettacolare! E comunque non posso non citare questa frase...
RispondiElimina"Ma credete veramente di essere pazzi? Davvero? Invece no, voi non siete più pazzi della media dei coglioni che vanno in giro per la strada, ve lo dico io!"
MrFord, anche per me tra i primi...
RispondiEliminaVincent, c'è "Aloha los pescadores" in un brano della o.s.t.? non lo sapevo proprio! O_o
grazie Babol e non temere, lo vedrai tante volte ;-)
Laura, un bacione, e se hai altre citazioni fai pure eh! io mi sono trattenuto a riguardo, ce ne ne sarebbero moltissime :D
è uno di quei film che se uno ti dice: non mi è piaciuto. La frase "i gusti so' gusti" non vale! :)
RispondiEliminavero Gus, hai proprio ragione, ahah! :D
RispondiEliminaGià i film su questo argomento in generale scatenano in me totale coinvolgimento e totale empatia (a proposito, se non l'hai visto ti consiglio RAGAZZE INTERROTTE).
RispondiEliminaForse perché so benissimo che i Normalozzi, potendo, mi ci rinchiuderebbero ADESSO, in un bel manicomio?
Ma questo è uno stracapolavoro assoluto.
Perfetto Nicholson e perfetti, dal primo all'ultimo, i personaggi di contorno. Quello in cui mi identifico maggiormente è il Grande Capo. Lo adoro per essere un pellerossa, per avere una statura simile alla mia, per la scelta geniale di fingersi muto (quante volte ci ho pensato e ci penso!) e, ovviamente, per la meravigliosa pietas di quell'Eutanasia finale sull'amico lobotomizzato a tradimento (e, non ultimo, per la Fuga).
E quella maledetta puttana? Alzi la mano chi vedendo il film non avrebbe voluto poterla strozzare con le proprie stesse mani.
Grande Zio Capo allora ti chiamerò d'ora in poi! fatti crescere però i capelli, ahah!
RispondiEliminaRagazze interrotte me lo sono segnato ;-)
Grazie, Robydick. Stupenderrima e doverosa recensione in italiano. Il film contribuì decisamente anche in Italia, al dibattito sulla 180. E l'elettroshock non è affatto completamente scomparso. Seppur utilizzato non certo come negli anni sessanta in cui il film è ambientato.Chiedere di ciarlatano Cassano, di Pisa.
RispondiEliminaUn plauso va anche ai grandi doppiatori dell'edizione italiana, Adalberto Maria Merli per Randy P. McMurphy/Jack Nicholson, e in particolare la voce di enorme qualità e vigore di Massimo Foschi per "Grande Capo" Bromden/Will Sampson. Sampson tra l'altro, che fu pure candidato all'Oscar come Miglior Attore non Protagonista, era quasi un semi esordiente, e per Forman fu molto difficile trovare un enorme gigantesco attore indiano come cercava, per essere il più possibile fedele alle pagine del libro del grande Ken Kesey, che fu veramente nella sua vita internato per un periodo in un manicomio.Sampson era un affermato pittore di arte nativa. Alcuni suoi enormi dipinti e pittales tribali sono tutt'ora esposti allo Smithsonian Institute. dopo questo film ebbe una bella e gratificante carriera di attore ovviamente "mooolto" caratterista. E'morto molto premutaramente di un cancro nel 1987, appena finite le riprese di "Poltergeist II" ('86) di Brian Gibson.
RispondiEliminacerto Napoleone, temo che anche la lobotomia ogni tanto venga praticata...
RispondiEliminadi Sampson non sapevo nulla, e l'oscar se lo sarebbe meritato eccome
è il primo dvd che ho comprato ed è stato parte di un esame che ho dato (e uno dei miei rarissimi 30)...un vero spaccato dell'America dei tempi! l'autorità costituita resa ancora più stabile dall'esito delle recenti guerre (e non ancora indebolita dal Vietnam, visto che il racconto è precedente), alla quale molti cittadini si affidavano ciecamente (molti dei pazienti sono nell'istituto di loro volontà), l'elemento esterno destabilizzante (Jack qui rappresenta un po' tutto il filone della beat generation e il suo impatto sulla società "addormentata"), e infine la saggezza dei nativi americani, la cui presenza nelle vesti del gran capo è tutt'altro che casuale, visto l'atteggiamento che gli stessi avevano nei confronti delle persone affette da disagio mentale (nessun nativo si sognava nemmeno di far loro del male, perchè erano stati toccati dalla divinità). ed è proprio il rappresentante di questa saggezza silente a rimettere le cose "a posto": sopprime l'elemento che l'autorità ha cercato di rendere inoffensivo, e fugge, ricordando alle stesse istituzioni che la natura umana prima o poi riesce sempre a liberarsi...
RispondiEliminaBeh, questo sì che è un bel regalo di compleanno! Grazie Roby!
RispondiEliminamanu, è involontario ma ne sono contentissimo! :D
RispondiEliminaunwise, mi scappello a te, che commentone! e mi scappello anche ai nativi americani, altro che cultura "inferiore". considerare le persone "affette" come toccate dalla divinità è meraviglioso, dovremmo imparare questa cosa!
Roby beh ma mi inviti a nozze così lo sai...perciò...
RispondiElimina*Lei pensa che la sua mente abbia qualcosa che non va ?
No signore, è una meravigliosa stupenda macchina della scienza*.
*Lei è stato arrestato almeno cinque volte per aggressione. Cosa sa dirmi in proposito?
Cinque combattimenti. Rocky Marciano ne ha fatti quaranta ed è diventato miliardario!*
Semmai cultura Superiore... Basti pensare che i Nativi Americani consideravano Toccati Dal Grande Spirito anche quelli che la nostra feccia inferiore analfabeta chiama "culattoni"...
RispondiEliminaZio, addirittura?? metto un totem in casa appena possibile!
RispondiEliminaLaura, vai vai, e quella di quando il diretto gli chiede "ha domande da fare?" e Randle risponde "ha l'indirizzo (o il telefono, non ricordo bene...) di questa?", mentre gli mostra la carta dal mazzo di carte sexy, ahahah! c'è anche il frame nella rece
Standing ovation!
RispondiEliminaciao Ernest! :)
RispondiEliminaSono anch'io alle decima ri-visione, forse più che meno. Qui siamo SOPRA l'Olimpo!
RispondiEliminasì webrunner, ha fatto talmente Centro questo film che merita quel che dici
RispondiEliminaDean R. Brooks che interpreta l'ineffabile,simpatico e impagabile Dr.John Spivey,purtroppo sopravanzato dalla mostruosa Miss Ratched era ed è, perchè è ancora ultranovantenne sempre vivo, un famoso psichiatra di tendenza liberal che nel suo personaggio come anche in quello della odiosa, infernale, ottusa infermiera impersonata da Louise Fletcher,suggerì e arricchì la sceneggiatura e la produzione di molte delle sue esperienze professionali personali della sua lunga carriera; svoltasi in gran parte e fino ad oggi che è andato in pensione, proprio come supervisore/direttore dell'Istituto vero in cui venne girato e ambientato il film,che è invece tutto al contrario di quello della pellicola,conosciuto come istituto moderno e modello, dalle istanze modernizzatrici e di ricerca fin dal periodo oscurantista e totaliitario della psichiatria americana anni '50/'60. Si può vedere e sentire il Dr. Brooks intervistato nel bel nuovo documentario realizzato per il 35° Anniversario del film e contenuto nella splendida nuova edizione in dvd/Blu-ray che la Warner gli ha dedicato un anno fa.
RispondiEliminatestimonianza importante quella di Brooks. doveva anche essere in qualche modo deducibile la qualità di quell'istituto. il solo fatto di essersi prestato ad ospitare il film, e prima ancora gli attori in visita, la dice lunga. poi mi pare che alcuni pazienti dell'istituto partecipano, si vedono in diverse scene.
RispondiElimina