domenica 6 novembre 2011

Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea (Tragica cerimonia in villa Alexander) (aka: Tragic Ceremony)

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Con un titolo così, non vi è possibilità di equivoco. E poi, diciamolo, una pellicola che mette insieme (si fa per dire) i nomi Riccardo Freda e Mario Bianchi, non si può non amare.

Che poi il film in sè sia un'assurdità totale, questo è un altro paio di maniche. Sceneggia Mario Bianchi, in predicato per il timone registico, sostituito poi da Freda, che abbandonava, purtroppo, l'idea di un film su Lucky Luciano intitolato "L'Imperatore di New York"; le riprese iniziano regolarmente, ma dopo qualche giorno il carattere non proprio accomodante del regista comincia a farsi sentire con la co-produzione italo-spagnola che ha montato il tutto. Freda lascia. Si pensa bene di affidare la regia al Filippo Walter Ratti de "La Notte dei Dannati" (1971). Benissimo. Ne uscirà una pellicola stramba, involontariamente ipnotica, che sembra scriversi da sola.

Inizia con le note e le parole de "La Vita" di Freda-Cipriani cantata da Ernesto Brancucci, questo "Estratto dagli archivi...", melodia triste che introduce i personaggi principali. L'atmosfera che si respira è particolare, chi si era avvicinato al film pensando ad un poliziesco-spionistico, millantato dal titolo, capisce di trovarsi in un altro campo da gioco. Anzi, non capisce nulla. Il tempo sembra sospeso, si percepisce una connotazione quasi psichedelica, con contorno di hippies e musica lisergica. C'è di mezzo pure una stramba storia d'amore, o almeno viene accennata l'attrazione che Joe (Tony Isbert) prova per Jane (e c'è da credergli perchè la divina Camille Keaton pre-"Non Violentate Jennifer/Day of The Woman/I Spit in Your Grave" in questo film è stratosferica) alla quale regala una collana di perle che sembra essere il motore del plot. Pare che sia appartenuta ad una creatura posseduta dal diavolo in persona. E in effetti il gesto sembra scatenare una forza negativa che circonda il gruppo di giovani. La struttura della pellicola sembra così avvitarsi sul genere tardo-gotico, con la notte piovosa, la macchina (il dune-buggy in sostituzione della carrozza) che rimane senza benzina, i ragazzi in panne che chiedono aiuto ad un misterioso personaggio, in questo caso un burbero benzinaio, interpretato da Josè Calvo e l'inevitabile approdo presso la magione degli Alexander, moglie e marito cioè Luciana Paluzzi e il grande Luigi Pistilli.

Scatta subito la messa nera. Naturalmente la Keaton viene scelta come vittima (vergine?) sacrificale. Segue un massacro in cui tutti i partecipanti della cerimonia (da qui il titolo americano "Tragic Ceremony") si fanno a pezzi, teste sfondate, mozzate, coltellate varie con  spargimento di sangue finto color rosso vivo, gentilmente offerto dall'effettista Sir Carlo Rambaldi. Muiono tutti. Sì, solo che la polizia non trova il corpo di Lady Alexander. L'atmosfera si fa via via più pesante con i ragazzi in fuga, forse perseguitati dallo spettro della donna, forse no, forse è tutto un sogno.

Freda rinnegò il film. Sostanzialmente si può anche capirlo. Tuttavia il film non è così brutto. Certo è un "brutto" che guarda verso il cultuale, un "brutto" degno di essere visto e apprezzato dagli appassionati, un "brutto" che dietro a difetti evidenti e indifendibili nasconde una storia produttiva che rimette tutto in prospettiva. Sì, a parte pindarici voli di fantasia per rivalutare pellicole "immeritevoli", si può dire anche che un film con una Camille Keaton così spettacolare non può essere considerato "brutto". Gli amanti della biondocrinita attrice dell'Arkansas, troveranno di che gioire da queste parti. Anche perchè i momenti migliori sono strettamente legati alle apparizioni dell' inarrivabile Camille (sempre gentilissima anche in prima persona via social network), vedi la discesa con il candelabro lungo la scala che la porta nelle segrete della magione, la scena in cui improvvisamente compare con il volto scarnificato o la sequenza pre-finale in cui la si vede dietro le sbarre della prigione in vestaglia bianca, gli occhi che per un effetto fotografico sembrano diventare le orbite vuote di un teschio. Piccoli dettagli. Inquadrature riuscite in mezzo a tante altre che sembrano messe lì a caso. Un andamento ondivago che permane per tutto il metraggio, fino al finale, quello sì veramente delirante, in cui Paul Muller offre allo spettatore il "solito" spiegone con cui si tenta di dare una lettura "razionale" al girato, cultissimo, atroce, quasi da dialogo polselliano, da gustare in italiano ad ogni costo. Chi apprezza queste prodezze, amerà il parto di Freda/Ratti/Bianchi, gli altri, giustamente, lo tratteranno come materiale da discarica e, come nel caso di un altro oggetto non identificato come "Il Sesso della Strega" (1973) di Angelo "Elo" Pannacciò, non a caso sempre con la Keaton, potranno allegramente uscirsene con un "Ma che cazzo é questa merda?" come ne è stato più volte testimone chi scrive. De gustibus.

Il film è girato per anni in una edizione in Vhs spagnola, non proprio il massimo, quindi recuperate il Dvd della Dark Sky Films, che non è affatto male. Su questo solco, consigliati i cimenti di Freda con il thrilling "L'Iguana dalla lingua di Fuoco" (1971) con Dagmar Lassander e "Murder Obsession" (1981) con cast femminile stellare, Laura Gemser, Martine Borchard, Anita Strindberg e Silvia Dionisio. Siete avvertiti.
Prodotto da Josè Gutierrez Maesso, fotografia di Francisco Fraile, montaggio di Jolanda Benvenuti e grande score del Maestro Stelvio Cipriani. Con Camille Keaton, Tony Isbert, Màximo Valverde, Giovanni Petti, Luciana Paluzzi, Luigi Pistilli, Josè Calvo, Paul Muller e la Irina Demick di "Ragazza Tutta Nuda Assassinata nel Parco" (1972) di Alfonso Brescia.

Buona visione.
Belushi


4 commenti:

  1. Questo film è sempre stato scombinato, ma affascinante.

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  2. ne sono convinto! :)
    infatti non ho fatto in tempo a vederlo ma l'ho messo nella cartella "ToDo"

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  3. Filippo Walter Ratti anche de "I Vizi morbosi di una governante" ('77), altro grande sleazy "scult" per i veri amanti del b-bis nostrano più prelibato, pienamente rientrabile nelle tue definizioni sopra riportate di "brutto con un perchè e un suo fascino intrinseco"che ne desta l'interesse..."Estratto...", la prima volta che incominciò a girare in una copia buona,nitida e ben definita, luminosa e dai colori stabili, ben migliore della vecchia vhs spagnola;fu grazie a Sky dal 2006, che poi è lo stesso master della copia utilizzata per il dvd R1 della Dark Sky Films.

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  4. Grande "I Vizi Morbosi...", concordo in pieno, tra i miei cultuali bis da sempre con "Estratto..." naturalmente, e l'altra grande "vaccata" pregiatissima "L'Osceno Desiderio/Le Pene nel Ventre" di Giulio Petroni, che ha sempre negato la paternità, mi pare.

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