“Lo Zingaro” (Le Gitàn) ('75) del grande Josè Giovanni, è un film alla maniera di Giovanni e delle sue eccellenti qualità di narratore, sceneggiatore e romanziere, piacevolmente amorale. Una delle motivazioni principali che spinge il protagonista Alain Delon è in primo luogo, una sorta di guerra personale contro l'autorità, la legge e la polizia in particolare. Oltre all'assunzione tipica di quell'atteggiamento tanto verso il crimine che verso la polizia. Se qualcuno è alla ricerca di una sorta di film pro-polizia, questo certamente non lo è. Come certamente tutti i film di Josè Giovanni, e leggendo al seguito alcuni cenni della sua incredibile biografia, non sarà difficile coglierne le motivazioni. In secondo luogo, il finale farà semplicemente infuriare coloro che hanno bisogno di un senso chiaro e definitivo di chiusura di un film. Nessuna di queste cose mi ha mai dato particolarmente fastidio, ma purtroppo quando questo grande noir uscì al cinema in Francia nel 1975, molti vi ravvisarono perciò delle gravi mancanze e trascuratezze.
Il film ruota intorno a due protagonisti criminali di professione le cui storie non si intersecheranno mai fino alla fine. “Le Gitàn” ("Lo Zingaro") è interpretato da Alain Delon a cui basta inarcare il sopracciglio alla maniera di Gregory Peck per essere una presenza di enorme magnetismo e carisma, un uomo che fin dall'infanzia ha sentito e vissuto sulla sua pelle i diversi perché la società non ha alcun rispetto o posto per gli zingari (che è uno, la prima motivazione), e che quindi non ha né sente alcun obbligo nei confronti della società. Non è un arrembante assassino, tutt'altro, ma è di più un uomo che non si sente in colpa dei furti e delle rapine compiute, viste e mostrate come ciò che egli vede come un giusto risarcimento autoprocuratosi, da un sistema irrimediabilmente corrotto. Paul Meurisse, uno dei più grandi e storici interpreti del cinema e del teatro francesi interpreta Yan Kuq. Lui è più di un criminale professionista - uno a cui potrebbe interessare ancora di meno la società, in un modo o nell'altro – che si è semplicemente chiamato fuori dal sistema di vita borghese, dedicandosi solamente a prendersi ciò che vuole e a vivere la vita di un criminale gentiluomo.
Per quanto riguarda il film, non va in profondità sui criminali o sulla polizia. Ma invece, mostra il loro approccio e i loro modi nel "fare le loro cose" senza commenti o posizioni apparenti su chi è nel giusto o nello sbagliato. Questo approccio amorale, anche se insolito, effettivamente funziona bene perché aggiunge notevole realismo del film. Questo è un mondo in cui il crimine potrebbe pagare ed i malfattori possono vivere felici e contenti! In molti modi diversi, è un po' come nei classici film noir del cinema del “Fronte popolare” aggiornati però agli anni settanta e senza le stesse convenzioni e luoghi comuni. E' invece un film inflessibile e poco romantico, dall'inizio fino alla fine.
La seconda parte del film è di gran lunga la più interessante anche per l'eccellente qualità e costruzione di alcune sequenze d'azione da parte del solito Remy Julienne, e quando mostra la condizione degli zingari, costretti a vivere in discariche, emarginati perpetuamente da una società che non li accetterà mai e che sembra loro stessi non accetteranno mai. Tutto il film di Giovanni e di Delon è eloquente e avrebbe potuto avere un maggior successo anche fuori dalla Francia, se solo gli fosse stato dato un adeguato supporto, cosa che quasi mai viene data ai film francesi in Italia: soltanto le scene di Delon quando si incontra con la sua gente sono indimenticabili.
Il cast è eterogeneo per un intento che voleva raccogliere nel film gli attori dagli anni Quaranta / Cinquanta (Paul Meurisse di appunto "Diaboliques" (I Diabolici) ('51) di Henri-Georges Clouzot che è qui come un fantasma del passato), quelli alla moda “corrente” degli anni settanta (Delon e Annie Girardot in una parte piuttosto scomoda ma anche piuttosto di supporto, ma anche l'immancabile, grande Marcel “The French Connection” Bozzuffi, oltre al nostro Renato Salvatori) e le future glorie degli anni ottanta fino al cinema francese contemporaneo presenti qui con Bernard Giraudeau (nella parte di un giovane poliziotto ed ex amante della moglie di un gangster).
Gli anni settanta erano ancora uno splendido momento per Giovanni, basti citare titoli come "Deux hommes dans la ville" (Due contro la città) ('74), con Delon e Jean Gabin: le sue opere migliori però rimangono i suoi primi lavori come "La Loi du survivant" (La Donna per una notte) (1967) con Michel Constantin, "Le Rapace" (Il Rapace) (1968) e "Dernier domicilio connu" (Ultimo domicilio conosciuto) (1969), entrambi con Lino Ventura.
Qui di seguito non ho potuto esimermi dall'apporre dei doverosi cenni biografici alla figura e alla vita incredibile di Josè Giovanni, prendendo a prestito la sinossi biografica a mio parere migliore, tra quelle scritte in italiano, firmata da Roberto Rippa che ringrazio per la bella pagina.
(presente articolo è stato pubblicato suRapporto Confidenziale n°24 (aprile 2010), pag. 36)
José Giovanni, vero nome Joseph Damiani (Parigi, 22 giugno 1923, Losanna, Svizzera, 24 aprile 2004) è stato autore di romanzi, sceneggiatore, dialoghista e regista.
Franco-svizzero di origine corsa, conclude gli studi superiori prima di dedicarsi ai lavori più disparati, tra cui quello di minatore, boscaiolo e oste.
Nel corso dell’Occupazione e fino alla Liberazione frequenta il quartiere Pigalle e la sua varia umanità composta in gran parte di gangster. Qui incontra Abel Danos, assassino su commissione e membro della resistenza poi fucilato con l’accusa di collaboraziosmo, ed entrerà a fare parte di un gruppo criminale composto anche da suo zio e suo fratello maggiore. Nel corso di un’azione con loro, tre persone rimarranno uccise.
Condannato a morte nel 1948, malgrado il suo coinvolgimento negli omicidi non sia diretto, scampa alla ghigliottina grazie alla grazia concessa dal presidente Vincet Auriol. La sua pena viene convertita in lavori forzati. Uscirà di prigione nel 1956 e verrà riabilitato nel 1986, dopo un nuovo processo.
Scrive il suo primo romanzo all’età di 33 anni, appena uscito di prigione. “Le trou”, che narra del suo tentativo di evasione dal carcere, viene fatto leggere dal suo avvocato a Antoine Blondin et Albert Camus grazie all’interessamento dei quali verrà pubblicato nella collana Série noire dell’editore Gallimard. Nel 1958 pubblica ben tre romanzi: “Classe tous risques” (da cui Claude Sautet trae il film omonimo ), “L’excommunié” (da cui Jacques Becker tratta il suo film Un nommé La Rocca) e “Le Deuxième Souffle”, da cui Jean-Pierre Melville trarrà il film omonimo nel 1966.
Dai romanzi al cinema il passo è breve e Jacques Becker gli propone nel 1959 di lavorare con lui alla trasposizione cinematografica del suo romanzo “Le trou”.
Da qui avrà inizio una carriera come attore, sceneggiatore, dialoghista, regista, che lo porterà a dedicarsi alla scrittura di romanzi con minore frequenza.
Tornerà all’attività letteraria nel 1995 con “Il avait dans le coeur des jardins introuvables”, dedicato alla memoria di suo padre, da cui trarrà nel 2001 il film Mon père, il m’a sauvé la vie.
Ha scritto venti romanzi, due libri di memorie, trentatre sceneggiature, diretto quindici film e cinque telefilm.
Prima di morire, ha dedicato una parte del suo tempo a visitare giovani carcerati per incoraggiarli a reinserirsi nella società.
Roberto Rippa
ROMANZI
1957 – Le Trou (portato al cinema nel 1960 da Jacques Becker con lo stesso titolo – in Italia Il buco) • 1958 – Le Deuxième Souffle (portato al cinema nel 1966 da Jean-Pierre Meléville con lo stesso titolo – in Italia Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide! • 1958 – Classe tous risques (portato al cinema nel 1960 da Claude Sautet con lo stesso titolo – in Italia Asfalto che scotta) • 1958 – L’excommunié (portato al cinema nel 1961 da Jean Becker con il titolo Un nommé La Rocca (Quello che spara per primo) e quindi rifatto da lui stesso nel 1972 con il titolo La Scoumoune – in Italia Il clan dei marsigliesi) • 1959 – Histoire de fou • 1960 – Les Aventuriers (portato al cinema nel 1966 da Robert Enrico con lo stesso titolo – in italia I tre avventurieri – e quindi rifatto da lui l’anno seguente con il titolo La Loi du survivant) • 1960 – Le Haut-Fer (portato al cinema nel 1965 da Robert Enrico con il titolo Les Grandes Gueules – in Italia Una vampata di violenza • 1964 – Ho ! • 1964 – Meurtre au sommet • 1983 – Le Ruffian • 1983 – Le Musher • 1995 – Il avait dans le coeur des jardins introuvables (portato al cinema dall’autore stesso nel 2001 con il titolo Mon Père, il m’a sauvé la vie) • 1995 – La Mort du poisson rouge • 1995 – Chemins fauves • 1995 – Comme un vol de vautours • 1995 – Le Pardon du grand Nord
CINEMA
1960 – Le trou (Il buco, Jacques Becker) – sceneggiatura, autore del romanzo alla base del soggetto • 1960 – Classe tous risques (Asfalto che scotta, Claude Sautet) – sceneggiatura, dialoghi, autore del romanzo alla base del soggetto • 1961 – Un nommé La Rocca (Quello che spara per primo, Jean Becker) – dialoghi, autore del romanzo alla base del soggetto • 1962 – Du rififi chez les femmes (Rififi fra le donne, Alex Joffé) – sceneggiatura • 1963 – Symphonie pour un massacre (Sinfonia per un massacro, Jacques Deray) – sceneggiatura • 1963 – Du rififi à Tokyo (Rififi a Tokyo, Jacques Deray) – dialoghi • 1965 – L’Homme de Marrakech (L’uomo di Casablanca, Jacques Deray) – sceneggiatura • 1965 – Les Grandes Gueules (Una vampata di violenza, Robert Enrico) – dialoghi, autore del romanzo alla base del soggetto • 1966 – Avec la peau des autres (Sciarada per quattro spie, Jacques Deray) – sceneggiatura, soggetto originale • 1966 – Le Deuxième souffle (Tutte le ore feriscono, l’ultima uccide!, Jean-Pierre Melville) – autore del romanzo alla base del soggetto • 1967 – Les Aventuriers (I tre avventurieri, Robert Enrico) – sceneggiatura, dialoghi, autore del romanzo alla base del soggetto • 1967 – La Loi du survivant – Regia, sceneggiatura, autore del romanzo alla base del soggetto • 1968 – Le Rapace (Il rapace)– regia, sceneggiatura • 1968 – Ho ! (Robert Enrico) – sceneggiatura, autore del romanzo alla base del soggetto • 1969 – Dernier Domicile connu (Ultimo domicilio conosciuto) – regia, sceneggiatura • 1969 – Le Clan des Siciliens (Il clan dei siciliani, Henri Verneuil) – sceneggiatura • 1970 – Un aller simple (Solo andata) – regia, sceneggiatura • 1971 – Où est passé Tom? – regia, sceneggiatura • 1972 – La Scoumoune (Il clan dei marsigliesi) – regia, sceneggiatura, autore del romanzo alla base del soggetto • 1973 – Deux Hommes dans la ville (Due contro la città) – regia, sceneggiatura, soggetto originale • 1975 – Le Gitan (Lo zingaro) – regia, sceneggiatura, soggetto originale • 1976 – Comme un boomerang (Il figlio del gangster) – regia, sceneggiatura • 1979 – Les Égouts du paradis – regia, sceneggiatura • 1980 – Une robe noire pour un tueur – regia sceneggiatura • 1983 – Le Ruffian – regia, sceneggiatura, autore del romanzo alla base del soggetto • 1985 – Les Loups entre eux – regia, sceneggiatura • 1988 – Mon ami le traître (L’amico traditore) – regia, sceneggiatura • 1991 – L’Irlandaise (film per la TV) – regia • 2000 – Mon père, il m’a sauvé la vie – regia, sceneggiatura, dialoghi, autore del romanzo alla base del soggetto • 2007 – Le Deuxième souffle (Alain Corneau) – autore del romanzo alla base del soggetto (rifacimento del film del 1966 diretto da Jean-Pierre Melville)
Napoleone Wilson
Delon, Giovanni ed il noir francese. Quanto basta per mettersi alla ricerca di questo film. Thanks Robbé !
RispondiEliminaHarmo... grazie a Napoleone ;-)
RispondiEliminaUna menzione d'obbligo alle musiche, ovviamente, ma e che musiche, di Django Reinhardt e Claude "Borsalino" Bolling...Grazie a tutti e due, ma a te Robbè, è poi garbato "Lo Zingaro"...?
RispondiEliminadevo ancora vederlo, ho dovuto occuparmi di altre rece da preparare ;-)
RispondiEliminaforse oggi riesco.
Non ho ancora visto né letto nulla di Giovanni, nonostante la sua figura mi incuriosisca da un po'
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