venerdì 25 settembre 2009

The Reader

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Germania Ovest, 1958. Michael ancora adolescente s'innamora di Anna (perno della trama, straordinaria Kate Winslet), donna già adulta che vive sola. Questa ricambia ma esige che Michael, prima di fare l'amore, le legga brani di libri e Michael sceglie sempre grandi classici, libri famosi, anche impegnativi, che Anna ascolta con avidità. Un episodio allontanerà Anna da Michael, che non riuscirà mai a dimenticarla. 
La rincontrerà nel 1966, 8 anni più tardi, in un contesto sconvolgente. Lui è studente di giurisprudenza e un seminario al quale è iscritto lo porta ad assistere ad un processo importante, imputate 6 donne appartenute alle SS col ruolo di sorveglianti ad Auschwitz. Causa e testimonianza scatenante del processo un libro scritto da una sopravvissuta del lager. Una delle 6 donne è proprio Anna e sarà anche quella che subirà la condanna più grave: ergastolo.
Anna in prigione, Michael avvocato professionista. Dopo iniziano un particolare scambio epistolare... e qui mi fermo. Ho detto già troppo di una trama che è la vera forza pregnante di questo bellissimo film.

Raramente mi è capitato di vedere concentrati, in una sola opera, tanti temi importanti in una perfetta miscellanea. Onore quindi non solo al regista ma anche allo sceneggiatore David Hare.
Vediamoli in ordine d'apparizione, come s'usa dire per gl'interpreti, e ovviamente non scevri dalla trama ma contestualizzati.
(a questo punto del discorso qualche spoiler è inevitabile, me ne scuso)

Lo studiatissimo caso del rapporto adolescente-uomo con adulta-donna, a mio parere una sorta di relazione edipica non incestuosa.
Indipendentemente dall'amore sincero, Anna esercita un potere assoluto sul Ragazzo, come lei lo chiama. Un potere che abbraccia tutta la vita di Michael, presente e futura ad una relazione che durerà una sola estate. Anna appare a volte appassionata altre cinica, feroce. In entrambe le situazioni indifesa, con l'aggressività tipica di chi è un debole o si sente un debole, debolezza che contrasta con una forte predilezione per l'ordine e la disciplina uniti ad un decisionismo spiccato privo di ripensamenti.

La triste condizione a cui può portare l'analfabetismo, interessante ancora oggi dove al sostantivo s'aggiunge sovente una qualifica: a.tecnologico, a.informatico, a.scientifico, per fare qualche esempio.
Anna è analfabeta e ne prova una vergogna incontrollabile. Rinuncia a tutto, è disposta anche a subire ingiustizie, pur di non fare emergere pubblicamente il suo status. Su questo aspetto, sulla sua trasposizione cinematografica, credo che la Winslet abbia costruito un'interpretazione di riferimento assoluto. L'analfabeta Anna appare all'inizio come una cieca e, non conoscendo la trama, per molto ne sono rimasto convinto. Gli occhi spesso sbarrati su obiettivi astratti, l'enfasi data al suo Percepire la presenza vicina di Michael più che al suo Vedere, il tattilo percorrere delle sue mani sugli oggetti e sul corpo dell'amante, sono geniali e focalizzano lo sguardo di uno spettatore attento al dettaglio.
Si comprenderà soprattutto durante il processo il significato di quello sguardo e di quei comportamenti.

Il difficile assorbimento per i tedeschi, il durissimo processo intellettuale e morale, individuale e collettivo, della "grande colpa" dell'Olocausto.
Dachau, il primo lager cronologicamente tra quelli importanti, vicino a Monaco di baviera, mini-auschwitz dove si mise a punto tutta la tecnica di sterminio, che ho avuto la fortuna di visitare, è ancora oggi un Monumento alla Memoria insieme ad un lampante esempio dell'atteggiamento medio dei tedeschi nei confronti dell'Olocausto. L'Area del Memoriale è stata ristrutturata magnificamente ed è curatissima, al suo interno si vedono continuamente film e documentari, c'è un museo che non trascura nulla, una baracca è stata ricostruita alla perfezione (furono tutte distrutte prima dell'arrivo degli americani, autori quest'ultimi, tra l'altro, della tristemente nota "Strage di Dachau", altra vicenda che è bene non dimenticare).
Tanto impegno, tanta profusione di risorse contrasta col fatto che, in Germania, se chiedi agli indigeni di indicarti dove poter visitare lager, musei o memoriali sull'Olocausto spesso nessuno ti sa rispondere o cambia argomento? No. Ho un rispetto enorme per i Tedeschi per questo, non mi si fraintenda, e in parte comprendo la loro difficoltà, il loro imbarazzo. In fondo anch'io, come italiano e per lo stesso periodo storico, ho ben poco di cui vantarmi.
Il processo, per quanto denunciasse con forza politica i gravissimi comportamenti delle 6 sorveglianti, aveva preso la prevista piega giuridica: denuncia e scuse per quanto avvenuto, sostanziale assoluzione per le imputate per i soliti motivi legati allo zelo nell'applicare ordini ricevuti. Anna però spiazza tutti, co-imputate e giuria, con la sua deposizione sincera, verrebbe da dire innocentemente sincera, ancora convinta di aver agito semplicemente con correttezza professionale.

L'atteggiamento delle vittime dell'Olocausto nei confronti dei loro carnefici, in tempo di pace.
Michael per espressa volontà di Anna, alla morte di questa, andrà New York a trovare l'autrice del libro che portò ad indire il processo descritto. Le consegnerà una scatola di the con dentro una importante quantità di denaro. Questa rifiuterà il denaro ma, alla fine del colloquio conserverà simbolicamente la scatoletta.
Come diceva Simon Wiesenthal, uomo determinatissimo, ci sono "... certi crimini che non vanno mai in prescrizione". Sono d'accordissimo. Traspolando si può arrivare a dire che ci sono certi crimini che non prevedono perdono. La donna è ricchissima e non rifiuta il denaro per la quantità per lei irrisoria, ma per la sua provenienza. L'aver scontato una pena detentiva e l'essere morta in carcere non cambia nulla.
Interessantissimo in questo senso questo incontro pregnante più nei silenzi che nei dialoghi. Entrambi sono vittime di Anna, la donna lo capisce immediatamente ed esige da Michael sincerità, al punto che per la prima volta nella sua vita egli confesserà a qualcuno di aver amato Anna e di esserne quindi stato soggiogato con effetti determinanti la sua vita privata. Sono vittime diverse: una ha subìto la situazione con inaudita violenza e ferocia, l'altra l'ha scelta e la donna, con ferma lucidità, non manca di farglielo notare.

Sicuramente uno dei più bei film di sempre tra quelli che trattano il tema dello sterminio nazista degli ebrei.
Da vedere più volte.

2 commenti:

  1. Come solito all'inizio mi è sembrato un film spinto...dato il titolo, pensavo di aver sbagliato genere...invece poi si è rivelato una sorprendente sorpresa...la voce che diventa senso. Per non parlare di tutte le domande irrisolte dell'Olocausto...

    *Io Non Posso Vivere Senza Di Te, Il Solo Pensiero Mi Uccide*.

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  2. grande Laura, questo sì è un film notevole. condivido la riflessione che fai.

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