Ingoiare, così dice il titolo e non potrebbe essere più esplicito. Hunter, la casalinga annoiata protagonista della vicenda (una splendida Haley Bennett) soffre, da quanto ho letto in giro, di picacismo, una curiosa e pericolosa patologia psichiatrica che induce chi ne soffre a mandar giù per bocca di tutto.
Suo marito è ricco di famiglia, lei ha origini molto più umili. Nessun problema sentimentale apparente, resterà anche incinta, ha una vita agiata in una casa splendida. Bella, sanissima, tranquilla, a parte qualche dettaglio sembra non manchi ingrediente alcuno all'idillio.
Questi dettagli però proprio piccoli non sono. Il suo bisogno di controllo delle cose e della sua vita troverà sfogo nell'inspiegabile ingoio di ogni. Una cosa assurda per chi la vede, ma quale patologia psichiatrica non lo è?
Regia (Carlo Mirabella-Davis) e soprattutto fotografia (Katelin Arizmendi) abbacinante, dai colori intensi che variano tra il freddo e il caldo. Trasmette benissimo l'inspiegabile irrequietezza di Hunter, che ha un grande bisogno di sentirsi decisiva. Alcune riprese negli interni sono di grande estetica, con una chiara ossessione di rigore geometrico.
Tutto è stato di fatto deciso dalla famiglia di lui: la casa, il non lavorare, tutto. Il marito ha una vita personale, degli hobby, il lavoro, mentre lei partecipa, sempre e solo con lui, ad eventi mondani e sociali. Una persona, come Persona, annichilita.
Scopriremo nel finale, un grande ritorno al passato di lei, che le origini del suo male (forse) hanno radici più lontane nella sua vita, senza in ogni caso poterne avere certezza. Resta il suo gesto emancipatorio, un atto di coraggio inatteso che la muta in eroina.
Come guarire il bisogno di controllo di sé? Prendendolo il controllo, era così facile!
Film, per estetica e trama, molto interessante. Senza fronzoli o pretese ti tiene incollato fino all'ultimo perché la malattia di Hunter è curiosissima. Se si riesce a dominare la morbosità, che a niuno manca, di veder soffrire qualcun altro per esorcizzare le proprie di sofferenze, allora si può provare a curiosare nella mente della donna e al contempo farsi qualche domanda su cosa davvero conta nella vita. Certo che non poteva bastare "un poco di zucchero" per mandar giù certe "pillole", però era un modo per rompere uno schema, un modello, un destino scritto da altri.
P.S.: Quanto è duro l'infermiere che assiste Hunter, immigrato da zone di guerra, quando le dice che chi come lui proviene da una vita di quel tipo non può permettersi il lusso di certe malattie? Tanto, anzi tantissimo, ma è poi così vero quello che dice?
Robydick
dire inquietante è poco...
RispondiEliminadi sicuro un gran (terribile) film
https://markx7.blogspot.com/2020/07/swallow-carlo-mirabella-davis.html
giusto Ismaele, sono d'accordo. anche tra le "tue" rece c'è chi è rimasto colpito dalla frase dell'infermiere, ho visto.
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