Sentiremo altre volte parlare di questo bravissimo regista spagnolo, Alejandro Amenabàr, che nel 2004 ha prodotto questa pellicola. Ma l'ha solo diretta? No, l'ha ideata, sceneggiata, montata, editata, ha studiato e chiesto la collaborazione di specialisti e associazioni, l'ha basata su storie vere, ha persino arrangiato e diretto l'orchestra per una bellissima (BELLISSIMA!!) musica pregna di chiari richiami celtico-galiziani (per un attimo ho pensato di ascoltare i chieftains, poi ho visto il suo nome anche lì e sono piombato nella venerazione per questo genio).
QUESTO FILM E' MERAVIGLIOSO!
Storia in breve:
Ramon San Pedro è tetraplegico totale dall'età di 18-19anni. Dopo 28 anni di vita in quelle condizioni decide di togliersi la vita e chiede aiuto allo stato, che provveda con una sentenza ad autorizzare qualcuno, senza che ne paghi le conseguenze, a procurargli una morte tollerabile.
Lo stato rifiuterà di aiutare Ramon, il quale, in qualche modo...
Tutte le persone che ruotano intorno a lui sono vere, verissime. Il padre, il fratello, la cognata, un'avvocatessa con cui intreccerà un particolare rapporto perché lei stessa vittima di una malattia degenerativa, il nipote, una donna che s'innamora di lui.
Vorrei raccontarvi tante cose di questo film dove non si cestina un fotogramma, ma se non l'avete ancora fatto guardatelo e godetevelo. Bevetevi molta acqua prima, perché si piange così tanto che si rischia la disidratazione altrimenti. La bravura degli attori è tale da far pensare a un documentario certe volte. L'intensità dei rapporti umani, la poesia come forma d'arte e d'espressione che appare spesso e mai a sproposito, la musica splendida, tutto è armonioso e ben assemblato con eleganza e cura... si rimane incantati, anche per le scene che mostrano appunto il mare, quello che ha tolto ogni movimento a Ramon quando ci si è tuffato urtando il fondale, apparire nella sua mente, nei suoi sogni, coi quali il suo corpo può alzarsi dal letto, muoversi e persino volare.
Finito il film, mio figlio Lorenzo mi ha chiamato per portarlo a letto.
L'ho abbracciato come un eletto dagli dei, lui ha "solo" una tetraparesi spastica, ma si può muovere coi tripodi, bene o male un po' cammina e soprattutto può usare le braccia. Ecco il punto, l'ho capito con mio figlio.
Le braccia, le mani.
Ramon non poteva muovere nemmeno quelle. Non poteva muoverle e nemmeno percepire da esse dolore o piacere. Due appendici inerti per il suo corpo.
Sono innumerevoli le situazioni in cui, guardando il film, percepisci qualcosa che manca all'azione, ai gesti. Senti Ramon parlare con intelligenza e cultura, sensibilità, calore umano, ma rimani sempre un po' perplesso, ti appare freddo e non può esserlo. Ti chiedi: perché mi sembra freddo e distaccato? Alla fine del film c'è un momento molto intenso in cui suo nipote, su sua richiesta, lo abbraccia, forse per la prima volta nella sua vita. Le sue braccia non possono fare altrettanto ma la sua faccia esprime perfettamente il suo sentimento così come la sua impotenza nel poter essere sé stesso.
Quest'ultima scena che m'ha colpito tantissimo, sul momento era solo carica di pathos, di commozione, ma conteneva quel messaggio, quello che ho capito prendendo in braccio mio figlio per portarlo a letto. Come al solito, come fa sempre quando lo porto a ninna, Lorenzo mi ha detto che mi vuole bene, mi ha accarezzato le guance e la barba, mi ha baciato. Cose normali, che fanno tutti i bambini.
Si può vivere senza camminare, certamente. Si può vivere senza poter fare tante cose. Ma si può veramente vivere senza poter baciare, abbracciare, accarezzare, toccare i propri simili che si amano, allantonarsene quando serve o corrergli incontro quando lo si desidera?
Sì o No, dipende dalle scelte personali, come dice Ramon. Sicuramente è molto, molto difficile.
Sigh sigh...MARAVILLOSO!
RispondiEliminaE stavolta ti becchi quello che avevo scritto sotto le foto del mio blog:
*Mare dentro, in alto mare – dentro, senza peso
nel fondo, dove si avvera il sogno: due volontà
che fanno vero un desiderio nell'incontro.
Un bacio accende la vita con il fragore luminoso di una
saetta, il mio corpo cambiato non è più il mio corpo,
è come penetrare al centro dell'universo:
l'abbraccio più infantile, e il più puro dei
baci fino a vederci trasformati in un unico desiderio.
Il tuo sguardo il mio sguardo, come un'eco
che va ripetendo, senza parole: più dentro,
più dentro, fino al di là del tutto, attraverso
il sangue e il midollo...*
grazie! per aver commentato questa rece, di cuore, uno dei capolavori del nuovo millennio per me.
RispondiEliminabellissimi i versi, complimentissimi! :***
un monumento alla laicità, non solo nei confronti della religione. Di fronte al "chi mi ama di più sarà quello che mi aiuta a morire" di Ramon, si ribalta tutto ciò che diamo per scontato fin dalla nascita. Come anche in Parla con lei, mi stupisce la completa assenza di pietismo e se si piange non sono lacrime facili. Che attori, tutti quanti, che attenzione all'estetica in un film tutto giocato sulla fisicità disgiunta dall'azione. L'attimo in cui appare Ramon prima del tuffo mette i brividi e si conclude con il gesto che determina tutto il suo destino, un gesto naturale come può esserlo solo la morte: due mani (non sappiamo di chi) lo afferrano tra la fronte ed il collo martoriato e lo riportano alla vita, a "quella" vita. Dopodichè tutto il percorso di Ramon sarà teso ad annullare quel gesto, a riportare l'orologio indietro, pur senza ripudiare il tuffo. Bisogna vederlo per capire. Altra scena memorabile è l'arrivo del prete paraplegico a casa di Ramon e la brillante idea che i due non si possano incontrare, perchè le scale che li separano non sono solo barriere architettoniche, rappresentano la radicale inconciliabilità delle rispettive posizioni, sono due mondi che non hanno niente da dirsi. Bellissima recensione Roby, non aggiungo altro, vediamoci quando torni dalle ferie!
RispondiEliminacaro omonimo, grazie, che gran commento, mi hai messo una gran voglia di rivederlo.
RispondiEliminacerto, dopo le ferie ci vediamo sicuramente :)