sabato 10 settembre 2011

Inferno

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Mark/Leigh McCloskey :- “Lei scrive poesie. “
Infermiera/Veronica Lazar:- “Un passatempo particolarmente adatto per le donne.“

[Il personaggio di Rose Elliot legge nella sua mente da un passo de "Le Tre Madri", di E. Varelli]
Rose Elliot/Irene Miracle, voce narrante di Emilio Varelli:-”Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L'esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza.”

Kazanian/Sacha Pitoeff :-“Ce ne sono molti di misteri in quel libro, ma l'unico grande mistero della vita è che essa è governata unicamente da gente morta...”

Sara/ Eleonora Giorgi : “Hai mai sentito parlare delle Tre Sorelle?”
Carlo/ Gabriele Lavia :-” Vuoi dire quelle cantanti di colore?”
Sara :-” No, io sto parlando di mitologia. “
Carlo :- “Aspetta, se mi parli di stregonerie, magia e cose di questo tipo, io non credo in nulla di tutto ciò.”
Sara :-” Come fai ad esserne così sicuro?”
Carlo :-” Perchè io non credo in queste cose, questo è tutto, e senza alcuna discussione filosofica.”
Sara :-” Allora in che cosa credi?”
Carlo:-” In tutto ciò che posso vedere, e toccare.”


La Voce narrante Emilio Varelli/Feodor Chaliapin .-”Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L'esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza. Io, Varelli, architetto in Londra, ho conosciuto "Le Tre Madri" e per loro ho creato e costruito tre dimore: una a Roma, una a New York e l'altra a Friburgo, in Germania. Solo troppo tardi scoprii che da questi tre punti esse dominano il mondo col dolore, con le lacrime e con le tenebre. Mater Suspiriorum, Madre dei Sospiri, la più anziana delle tre, abita a Friburgo. Mater Lacrimarum, Madre delle Lacrime, la più bella, governa a Roma. Mater Tenebrarum, la più giovane e la più crudele, impera su New York. E io ho costruito le loro sedi oscene, scrigni dei loro segreti. Madri, matrigne che non partoriscono la vita, sorelle, signore degli orrori della nostra umanità.”

La Voce narrante di Emilio Varelli :-“Gli uomini, cadendo in errore, le chiamano con un unico tremendo nome, ma in principio tre erano le Madri, come tre erano le Sorelle, tre le Muse, tre le Grazie, tre le Parche, tre le Furie. La terra dove le case sono costruite diviene mortifera e pestilenziale, così che gli edifici intorno, e a volte l'intero quartiere, ne maleodorano. Questa è la prima chiave per aprire il loro segreto. Questa è la prima chiave. La seconda chiave per scoprire il venefico segreto delle tre sorelle è occultata nei sotterranei delle loro dimore. Lì troverai l'immagine dell'abitante della casa. Lì è la seconda chiave. La terza è sotto la suola delle tue scarpe. Lì è la terza chiave. “

Rose Elliot:-” Buonasera... Sono venuta a parlarle di quel libro...”
Kazanian: -”Quale libro?”
Rose Elliot:-” Quello che mi ha venduto per ultimo... "Le Tre Madri". L'ha per caso letto?”
Kazanian:- ”Qualche passo, sì.”
Rose Elliot :-” Senta... è una storia inventata o contiene qualche verità?”
Kazanian:- “L'ha impressionata, è così? Vede, quello non è niente più che un libro scritto da un qualsiasi alchimista. Sa di libri sulle case maledette ne sono stati scritti moltissimi. La Villa dei Mostri di Bagheria, vicino Palermo, il Palazzo dei Pavoni a Bruxelles, la Casa delle Salamandre, in Francia. Alcuni li ritengono opere di pura fantasia, altri invece vi credono ciecamente. Solitamente le donne sono le peggiori lettrici di questi libri... o le migliori, se preferisce. Prendono alla lettera tutto ciò che leggono.”
Rose Elliot:-” Ma no, vede... in un capitolo del libro si parla di un odore cattivo, molto particolare. E in questo quartiere io sento un odore strano, dolciastro, nauseante... mi capisce?”
Kazanian:-” Dicono che sia per via della fabbrica di biscotti. Abito qui da molto e lo sento da sempre. Cos'è, la infastidisce? È solo questione di abitudine, col tempo non lo avvertirà più.”
Rose Elliot:-”Non è solo questo il mistero, ce n'è un altro... Se lei ha letto il libro...”
Kazanian:- “Ce ne sono molti di misteri in quel libro, ma l'unico grande mistero della vita è che essa è governata unicamente da gente morta...”

Mater Tenebrarum/Veronica Lazar:- “...sta andando tutto a fuoco, è già accaduto un'altra volta!”
Mark:- “Dobbiamo andarcene da qui.”
Mater Tenebrarum:-” Tu non te ne andrai. La fine del tuo viaggio è vicina. Tutto intorno a te diventerà buio, allora ci sarà qualcuno che ti condurrà per mano e ne sarai lieto. Non devi aver paura: attraverserai anche dei momenti di incredibile luce. Ahahaha. Credi che sia magia? No, io non sono una maga. Affrettiamoci adesso perché devi attraversare ancora diverse apparizioni e tremare. Cercavi me, vero? Proprio come tua sorella. Era questo che volevi, no? Vengo a prenderti adesso.”
Mark:- “Ma chi sei tu?”

Mater Tenebrarum:- “Le Tre Madri. Cos'è, non capisci? Mater Tenebrarum, Mater Lacrimarum, Mater Suspiriorum. Ma gli uomini ci chiamano con un solo nome. Un nome che incute paura a tutti. Ci chiamano... la Morte. La Morte.”

“E' una storia che si ispira all'alchimia moderna, alchimia di oggi, alchimia dei nostri giorni. Il mio film vuole esplorare e trovare le chiavi della vita e della morte. […]
Durante l' eclisse succedono grandi mutamenti, l' eclisse è un momento magico che sconvolge i cervelli ed io immagino che succedano in questo frangente fatti orribili. E così si entra nell'alchimia, nei mutamenti cui accennavo.”

Dario Argento, in Franco Occhiuzzi, Un inferno tutto d'Argento, “Corriere della Sera”, 23 maggio 1979.

Con Bava hai lavorato in “Inferno”...
“Sì, c'era anche il figlio Lamberto che lavorava con me come aiuto regista. Bava padre era bravissimo a fare gli effetti speciali con i cristalli. E' stato bello lavorare con lui. Era intelligentissimo. Aveva delle idee stupende.”

Il cinema nel sangue. Conversazione con Dario Argento
Roma, 6 marzo 2008

“Credo che il quartiere Coppedè possieda molti riferimenti alchemici. Gli edifici presentano immagini macabre e misteriose: teschi, ragni, triangoli sovrapposti. Tutti aspetti fantastici e neo-gotici che mi hanno sempre attirato.”

Tagli Il cinema di Dario Argento a cura di Domenico Monetti e Luca Pallanch Quaderni del CSC Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia -Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus 22° Evento Speciale Retrospettiva Dario Argento Pesaro 21-29 giugno 2008

Sempre da Wiki:
“La critica del film ha variato molto. Paolo Mereghetti da al film una stella e mezzo, e scrive sul suo dizionario: «Argento abbandona definitivamente il genere thriller per l' horror sovrannaturale: ma questa volta manca la suspense e tutto si riduce a un rosaio di ammazzamenti immotivati».
Tullio Kezich sostiene: «Di queste streghe il film ci rivela i nomi: quella che sta a New York è la peggiore di tutte».
Il giornalista e critico cinematografico Kim Newman ha definito l'opera: «...probabilmente il film horror più sottovalutato degli anni ottanta.»Nel 2005, la rivista di critica cinematografica Total Film ha inserito Inferno nella classica dei migliori 50 film horror di tutti i tempi.
Morando Morandini scrive invece, dando due stelle e mezzo al film, «Come in “Suspiria” la dimensione fantastica permette ad Argento di fare a meno della logica. La macelleria è la stessa e il bric - à - brac gotico funziona in eccesso».
Giovanni Grazzinbi scrive sulCcorriere della Sera : «Inferno aumenta la dose di quello che Argento chiama l'istinto selvaggio del pubblico ma c'è da chiedersi se costringere lo spettatore a spostare gli occhi dallo schermo e portarlo sull'orlo del vomito, sia una buona idea».
Pino Farinotti dà tre stelle al film senza lasciare commenti.
Rudy Salvagnini nel suo "Dizionario dei film horror" dà quattro stellette al film definendo l'opera: «Un film importante, nel quale Argento, al massimo della sua fortuna commerciale, si è voluto liberare dalle necessità narrative per dare libero sfogo al suo talento visuale»..Inferno, secondo capitolo della trilogia delle Tre Madri di Dario Argento, ha ricevuto reazioni miste dagli appassionati, tuttavia è un film che conserva un particolare fascino che lo rende uno dei film più amati e celebrati del regista. Particolarmente degni di nota sono il lavoro svolto nello studio dei colori utilizzati nella fotografia di scena, che porta avanti il discorso iniziato con “Suspiria”. l'ambientazione americana, voluta da Argento per internazionalizzare ulteriormente il suo cinema e, l'atteggiamento fortemente negativo verso gli animali, come gatti, topi, insetti, ecc..., visti come personificazioni dei servi del Male. Il film è permeato da atmosfere molto oscure che da allora in poi caratterizzeranno i film soprannaturali di Argento. Inferno infatti, si concentra di più sugli aspetti splatter della violenza che sulla suspense creata della trama stessa. Diversamente rispetto a Suspiria, Inferno ricevette una distribuzione ridotta sul mercato internazionale (soprattutto quello statunitense), cosa che gli impedì di bissare il successo al botteghino del suo predecessore. Nonostante i responsi della critica inizialmente fossero abbastanza tiepidi e tutto sommato negativi, la reputazione del film è cresciuta con il passare degli anni. Secondo il settimanale Lancio Story il regista avrebbe compiuto un sopralluogo a New York notando il palazzo scena del film e si sarebbe poi ritirato in un'abitazione isolata del New England per stendere la sceneggiatura a sua volta dettata ad una segretaria cui aveva un contatto telefonico.”

Abbandonate la logica, tutti voi che entrate in “Inferno” di Dario Argento. Il secondo film della sua oggi purtroppo compiuta trilogia delle "Tre Madri" (il primo lo ripeto ancora fu “Suspiria”, che fu anche il più grande successo americano della carriera del regista italiano, e questo spiega tutto) si apre con un diluvio di trovate visive e visionarie sulle forse esistite o forse no, “Tre Madri”, che Rose Elliot (Irene Miracle, bellissima, da sturbo, candidata al Golden Globe come Miglior Attrice non Protagonista per il ruolo della ragazza di Billy Hayes/Brad Davis nello stupendo “Fuga di mezzanotte”[Midnight Express]['77] di Alan Parker), una ragazza americana in una versione molto stilizzata e onirica di New York, delle quali da un testo antico apprende l'esistenza. Come si aggira per il suo antico palazzo e i suoi paraggi, Rose si scopre detective, sospettando che uno dei malefici personaggi del quale ha letto nell'antico libro, stia vivendo proprio nel suo stesso palazzo, nel quale ha un bellissimo appartamento dal gusto e arredamento molto personale (il palazzo è un elegante edificio antico con spazi incredibilmente sontuosi). Prima di poter scoprire alcunchè, Rose verrà uccisa e decapitata da una misteriosa figura dai guanti neri (non vista, ma solo per quelle mani sotto i guanti, che risultano essere avvizzite come quelle sotto i panni di una strega, nelle favole nere) la quale va in giro raccogliendo le pochissime copie rimaste dell'antico libro e uccidendo chiunque sia collegato con esse. Uno studente di musica, Mark (Leigh McCloskey, all'epoca famoso per un suo ruolo nelle prime serie di “Dallas”) fratello di Rose, riceve a Roma una lettera in cui condivide i sospetti e le “scoperte” di Rose da New York. Prima che possa averla letta, una splendida giovane donna (Ania Pieroni, la prediletta amante di Craxi, grazie a lui “direttrice” di GBR, la più nota TV locale di Roma)- dagli occhi di un ipnotico grigio verde, e con un gatto bianco tra le braccia, distrae la sua attenzione finchè una tempesta di vento soffia nell'aula del conservatorio (la prima, delle due splendide sequenze con il “Và pensiero” verdiano) e la lettera finisce nelle mani di un'altra studentessa, compagna di corso di Mark, Sara/Eleonora Giorgi (e si apre una sottotrama del tutto nuova). In seguito alla violentissima morte anche di Sara e del suo amico Carlo, Mark vola a New York per scoprire che Rose è scomparsa, spronandolo quindi ad imbarcarsi nella sua indagine.

Questo di “Inferno” è un mistero che seguirà la logica di un sogno. Indizi vaghi ("La chiave è sotto la suola delle tue scarpe"), attirano i personaggi in un impulsivo viaggio attraverso misteriosi, labirintici passaggi. Una visita nel seminterrato dell'edificio costringe Rose ad un “bagno di mezzanotte” in una sala da ballo sott'acqua, dove un macabro cadavere galleggia attraverso l'acqua brumosa ma a tratti quasi cristallina. Una possibilità di lettura del raro tomo del quale parla la lettera di Rose attira alla ricerca una ragazza (Sara) in una antica biblioteca al Coppedè e poi, persino in quello che sembra essere un laboratorio di un alchimista del 1200, nascosto nel labirinto sotterraneo dell'edificio, in piena Roma del 1980! Un libraio piegato dalle stampelle, Kazanian, (interpretato dal bravo Sacha Pitoeff) con un'avversione per i gatti (che si aggirano e ringhiano per tutto il film) viene attaccato da centinaia di ratti nel mezzo di Central Park, che sembra più una foresta infestata da favola (magnificamente ricostruito in studio e con una luna finta stupenda sullo sfondo dei grattacieli di un fondale dipinto, e che sembra creata da Magritte, da sempre tra i pittori preferiti di Argento, e non troppo celatamente, suo buon ispiratore). Uno spettatore apparentemente innocente è improvvisamente ispirato a sua volta da chissà quali forze malefiche, come il cane guida del cieco Flavio Bucci in “Suspiria”, e diventa un maniaco omicida, uccidendo Kazanian invece di soccorrerlo come sembrava. E' un mondo toccato dalla magia malefica, che trasforma ogni giorno situazioni apparentemente “innocue” in ambienti ostili, irti di punte, schegge, penne e vetri rotti, tutti evocati a squarciare le carni, versare molto sangue, e prendere a sé ghermite, le vite.

Questa di “Inferno” è secondo me, ma sono sempre stato di tale parere, una delle espressioni più gloriose del thriller e dell'horror italiano nelle sue accezioni più fantastiche e visionarie, altamente stilizzato, il film spicca come un capolavoro ben esulante dal suo genere e solo un cieco come i soliti buffoni della critica paludata nostrana all'epoca dell'uscita del film -il 1980- avrebbero potuto al solito non accorgersene, un film di orrore inquietante che, al suo meglio, si sposa con la sua intrinseca struggente bellezza, piazzando anche molti shock visivi sapientemente e magistralmente elaborati, magnificamente coreografati, tra il grand guignol e il gore, e l'adorato gusto per l'opera verdiana, in due sequenze di una tale classe pur nella rappresentazione per quanto concerne la seconda, di omicidi sanguinari e tra le altre cose, sevizie su una ragazzina impiccata, da restare basiti di fronte ad un tale sfoggio di stile e inconfondibile maestria. Argento porta qui davvero tutto il suo fascino proprio alla luce dei barocchismi e degli schemi di colore espressionisti che Mario Bava per primo portò al genere, il “Padrino” del giallo, dell'horror-thriller e del fantastico italiano, grazie anche alla evidente e ricca collaborazione del quale, è innegabile, ”Inferno” è, ai miei occhi, l'espressione più compiuta dell'essenza stessa dello “stile” Argento. Questa è una sinfonia visiva di colori, movimenti macchina da presa e di personaggi che assistono sconcertati alla vittoria dell'irrazionale e dell'impulso e del delirio sulla logica, come sospinta da un istinto primordiale, o tratta dalla potenza di inspiegabili forze soprannaturali. Argento, che dirige dalla sua storia originale e sceneggiatura, popola il film con personaggi enigmatici e tutti sospetti, tra i quali un palazzo intero di eccentrici ed eremiti, nel quale vi è la portiera Alida Valli, che era già apparsa in “Suspiria”, ma assume qui un ruolo del tutto estraneo , e l'allora compagna e fedele collaboratrice/attrice di Argento, Daria Nicolodi.

Al posto degli amati Goblin, Argento riuscì a far apportare al film il contributo del celebre virtuoso della tastiera e pioniere del sintetizzatore nel rock, Keith Emerson (dei grandissimi, famosissimi, Emerson, Lake and Palmer) per comporre la colonna sonora, che tra brani tutti strepitosi, eccezionali, memorabili, come lo stesso tema di “Mater Tenebrarum” con i ricordati cori alla Carmina Burana, o l'altrettanto famosa “Taxi Ride” -che sembra quasi innestata su delle sonorità di jazz elettronico alla Steps Ahead-, durante la corsa in taxi sotto una paurosa, bellissima, pioggia romana notturna, di Sara/Eleonora Giorgi; brani intessuti di pieni arrangiamenti orchestrali e assoli martellanti di sintetizzatore, è riuscita ancora oggi a restare una delle colonne sonore composte per un film “mainstream”, fra le più singolari, affascinanti, originali, mai realizzate. Ed è innegabile che conferiscono e potenziano enormemente con le sue tessiture sonore, ad aggiungere, enorme valore in più alla qualità irreale del film.

LE TRE MADRI
La storia delle Tre Madri comincia all'alba dell'XI secolo, quando tre sorelle crearono la pericolosa arte della stregoneria sulle coste del Mar Nero. Negli anni che seguirono, queste perfide donne vagarono per il mondo accumulando grandi ricchezze e poteri, e seminando morte al loro passaggio.
Nel tardo XIX secolo le donne commissionarono all'architetto italiano Emilio Varelli, che all'epoca viveva a Londra, di progettare e costruire per loro tre dimore, poste in tre luoghi diversi del mondo: Friburgo, Roma e New York. È da queste dimore che le Tre Madri dominano il mondo con il dolore, con le lacrime e con le tenebre.Un amico di Varelli, dopo aver trovato alcuni frammenti del suo diario, scritti in latino, ne fa un libro intitolato Le Tre Madri: il libro inizia con la precisazione che quanto narrato è tutto reale, e in particolare che l'architetto scoprì troppo tardi la natura malvagia delle tre donne (solamente sei copie del libro sono sicuramente esistite, quattro potrebbero essere state distrutte alla fine di “Inferno”). Le case che egli ha progettato divennero dunque così corrotte che la terra dove erano costruite divenne mortifera e pestilenziale: uno sgradevole e agrodolce odore di malvagità pervade le aree circostanti ciascuna casa.
Sia Mater Suspiriorum che Mater Tenebrarum hanno rivelato che le Madri sono personificazioni della Morte.

Mater Suspiriorum

La vecchia Elena Marcos, uccisa nel suo covo nascosto sotto la scuola di danza.
Mater Suspiriorum
la Madre dei Sospiri, è la più anziana delle Tre Madri. Il suo vero nome è Elena Marcos. È inoltre conosciuta come La Regina Nera. Jessica Harper ricorda che "la strega venne interpretata da una donna anziana di oltre novant'anni che Dario aveva trovato in una strada di Roma."
Elena Marcos, era una emigrata greca, esiliata da molti paesi Europei perché indesiderata che scrisse diversi libri riguardanti arcani soggetti. Nel 1895 fondò la Tanz Akademie ( "Accademia di Danza" in tedesco), una scuola di danza e di scienze occulte, nella Foresta Nera fuori Friburgo. Gli abitanti locali avevano paura di lei, avendo intuito che fosse una strega. Così come crebbe la sua ricchezza, crebbero anche i sospetti sulla sua vera natura. Per distogliere questi sospetti, Elena Marcos finse di morire in un incendio nel 1905. Il controllo dell'accademia, che divenne solamente una scuola di ballo, fu affidato alla pupilla della Marcos. In realtà, si trattava della Marcos stessa (l'accademia porta una targa che afferma che Desiderius Erasmus una volta visse là).
Come narrato ne “La terza madre”, Elisa Mandy una strega bianca, combatte diverse volte Mater Suspiriorum, fino a ridurla in una donna anziana con pochissimo potere magico. Le sue attività erano infatti portate avanti dai suoi seguaci.
In “Suspiria” Elena Marcos è la Direttrice la cui presenza è celata dai suoi adepti, capeggiati da Madame Blanc (Joan Bennett). Una giovane americana, Susy Benner (Jessica Harper), scopre le stanze ignote nei sotterranei della scuola dopo che molti alunni sono stati uccisi dai mandatari della Marcos. L'anziana strega tenta di usare la sua magia per uccidere la ragazza, ma i suoi poteri — incluso quello dell'invisibilità, illusione e telecinesi — si dimostrano insufficienti a causa del suo debole stato fisico. Susy Benner sconfigge Elena Marcos trapassandole il collo con un pugnale. La morte della strega causa il crollo dell'intera accademia.

Mater Tenebrarum

"La fine del tuo viaggio è vicina. Tutto intorno a te diventerà buio, allora ci sarà qualcuno che ti condurrà per mano."
Mater Tenebrarum, la Madre delle Tenebre, è la più giovane e la più crudele delle Tre Madri. Il suo vero nome non ci viene rivelato; la sua casa è situata a New York City e fu costruita nel 1910. Il numero della casa è 49 ed ad un muro esterno è affissa una targa che afferma che Georges Ivanovich Gurdjieff una volta ha risieduto là.

- Il vero aspetto di Mater Tenebrarum
In “Inferno” il personaggio è interpretato dall'attrice Veronica Lazar. Lei è mascherata da infermiera del malvagio Professor Arnold per quasi tutto il film. Nel momento clou del film, Mark Elliot (Leigh McCloskey) scende nei sotterranei della sua casa in fiamme. Lui scopre che Arnold in realtà è l'architetto Varelli, e che è essenzialmente il compagno di Mater Tenebrarum. Quando Elliot si incontra con lei, Mater Tenebrarum lamenta cripticamente che "Sta andando tutto a fuoco... è già accaduto un'altra volta."Dopo aver chiuso la porta della stanza lei ride psicoticamente, fa un discorso ambiguo e poi scompare. Comunque, il suo riflesso rimane nello specchio e un momento dopo si trasforma nella Morte. Elliot abbandona la stanza abbattendo la porta. Nella scena finale del film, troviamo la scheletrica Mater Tenebrarum tra le fiamme della sua casa in sgretolamento.

Mater Lacrimarum

La "studentessa di musica" in Inferno era, in realtà, Mater Lacrimarum.
Mater Lacrimarum, la Madre delle Lacrime, è la più bella delle Tre Madri. Come per Mater Tenebrarum, il suo vero nome è sconosciuto. “Inferno” suggerisce che la sua casa è a Roma localizzata vicino al numero 49 di Via Dei Bagni - la Biblioteca Filosofica della Fondazione Abertny - dove Sara (Eleonora Giorgi) avverte uno strano odore nell'aria. In La terza madre la casa di Mater Lacrimarum viene indicata come il Palazzo Varelli.
In Inferno Mater Lacrimarum tentò di affascinare Mark Elliot durante una lezione di musica a Roma. Ania Pieroni, che la interpretò nel film Inferno ha però rifiutato di riaccettare di nuovo la parte perché ormai invecchiata e madre di cinque figli.
Mater Lacrimarum è interpretata dall'attrice israeliana Moran Atias nel film “La terza madre”. La strega è stata in ibernazione per secoli a Roma, ed è risvegliata quando Sarah Mandy (Asia Argento) apre l'urna nella quale sono presenti le sue reliquie (una tunica rossa, un pugnale, tre statuette) e le ceneri. Mentre i suoi servi seminano terrore nella città, Mater Lacrimarum si nasconde nelle fondamenta del suo Palazzo, recuperando le forze. Viene sconfitta nello stesso modo in cui lo sono state le sue sorelle: Sarah Mandy scopre il covo sotterraneo della strega e brucia la tunica rossa che lei indossa, causando il crollo del Palazzo. Mater Lacrimarum viene uccisa da uno degli obelischi che ornano il tetto che cadendo, a causa del crollo, perfora il tetto della cripta sotterranea infilzando Mater Lacrimarum.

ISPIRAZIONE
L'idea delle "Tre Madri" viene da "Levana e le Nostre Signore del Dolore", una sezione del Suspiria de Profundis di Thomas De Quincey. La sezione asserisce che oltre alle tre Parche e alle tre Grazie, esistono anche tre Dolori. Questi ultimi sono Mater Lacrimarum (Nostra Signora delle Lacrime), Mater Suspiriorum (Nostra Signora dei Sospiri), e Mater Tenebrarum (Nostra Signora delle Tenebre). L'attributo di ogni donna (lacrime, sospiri, tenebre) è una diretta traduzione del loro nome dal latino ("mater" è la parola latina per "madre").
Il titolo “Suspiria” deriva chiaramente da Mater Suspiriorum. Tuttavia, il titolo Inferno non presenta riferimenti a Mater Tenebrarum (nonostante al suo interno vi siano chiari legami a ciò). Così, il film del 1982 di Argento "Tenebre” è spesso confuso come il secondo capitolo della trilogia. Anche in Giappone si potrebbe essere creata un po' di confusione poiché “Profondo rosso” uscì poco dopo l'onda di successo di "Suspiria” e fu intitolato “Suspiria part II”.

Per la sua uscita cinematografica nel Regno Unito furono commessi dei tagli alla sequenza in cui un gatto mangia un topo vivo. Il video della Fox è stata tagliato di 20 secondi con il taglio stesso della versione cinema, più una modifica aggiuntivo per un primo piano della testa di un gatto che viene tramortito sbattendolo sulla spalliera di una sedia. I secondi tagliati sono stati completamente riesumati per la nuova e recente edizione del 2010 in DVD e Blu-ray U.K., etichetta Arrow.

Il film è uscito in home video negli Stati Uniti nel 1985 pubblicato dalla Key Video (di proprietà della 20th Century Fox) completamente tagliato, e con un tempo di durata di 107 minuti. Tuttavia, una scritta nel retro fascetta era caratterizzata da un errore di battitura che citava una durata di di 83 minuti. Questo errore ha portato alla leggenda metropolitana che la Fox avrebbe tagliato 25 minuti del film per la sua libera uscita americana. La Anchor Bay ha poi realizzato un'uscita DVD di “Inferno” con la versione completa del film, e con un nuovo e ri-masterizzato, trasferimento in formato widescreen.

“Inferno” è la seconda parte (con “Suspiria” e purtroppo, ventisette anni dopo, “La Terza madre”[2007]) della cosìddetta “Trilogia delle Tre Madri”.

James Woods fu la scelta originale per il ruolo principale, ma era già impegnato in “Videodrome” (1983) di David Cronenberg.

Tutte le mani dell'assassino viste nel film erano di Dario Argento.

Il leggendario regista horror italiano Mario Bava fece da assistente per la realizzazione degli effetti speciali su questo film. Bava morì poco prima della sua uscita. Bava ha anche costruito il modello in scala ridotta del palazzo che è stato bruciato nell'infuocato finale.

Secondo Irene Miracle, con la quale sono stato in contatto tramite internet negli anni scorsi, quasi tutte le sue scene sono state in realtà dirette da Mario Bava, mentre Dario Argento era per la maggior parte delle riprese raramente sul set. Ad onor del vero, questa clamorosa versione è stata sostenuta soltanto da lei, tra tutti coloro che hanno partecipato al film.

Curiosità da wiki
- Dopo la morte della protagonista Sara,interpretata da Eleonora Giorgi, l'attrice si puo vedere in un cameo nel palazzo newyorkese quando Mark,arriva da Roma.
- L'omicidio quest'ultima viene compiuta sulle note del celebre coro dal "Và Pensiero” di Giuseppe Verdi, il cui tema è anche rielaborato per un brano dela colonna sonora del film; una scelta, questa, che rimane misteriosa, considerata la storia stessa del motivo verdiano.
- In diverse scene del film si possono vedere le mani degli operatori addetti ai gatti durante le riprese. Nella scena dell'assalto dei gatti alla contessa sono visibili le mani degli operatori che le lanciano i felini addosso. Allo stesso modo quando il gatto entra nel buco scavato da Mark si notano le mani che lo trattengono per impedire che esca.
- Il film è stato girato prevalentemente nei teatri di posa di Cinecittà, compresi gli esterni della scena notturna del parco e del marciapiede antistante il palazzo newyorkese.
- Il palazzo di Roma, quale casa della Mater Lacrimarum, si trova in piazza Mincio nel cosìddetto complesso del Coppedè ed era già stato utilizzato da Richard Donner nel 1976 per il film "Il Presagio” (The Omen) quale residenza romana del diplomatico americano Robert Thorn e famiglia.
- Gabriele Lavia, come nel suo precedente "Profondo rosso”, si riconferma in un personaggio di nome Carlo, qui giornalista sportivo, vittima della Mater Lacrimarum.
- Sollecitato probabilmente da associazioni animalistiche il regista dovette dichiarare in un'intervista televisiva di amare i gatti considerandoli animali benevoli, non come appaiono nel film, "servitori del Maligno".
- Il film guadagnò ben 4 miliardi di lire.
- Il tastierista Keith Emerson è autore ed interprete della colonna sonora. Nella partitura del tema principale si noterebbe una rassomiglianza con quello di “Profondo rosso”. Altre citazioni si notano nel tema grafico della locandina e della colonna sonora, ossia un volto femminile con occhi di teschio, già presente nella copertina di un LP del musicista britannico, ", a sua volta opera dell'inquietante artista svizzero Giger creatore del mostro di "Alien”.
- Gli aiuti regista di Argento in questo film sono Lamberto Bava e il padre Mario Bava, il quale ha anche realizzato gli effetti visivi.


SPOILER:
LE SUCCESSIVE CURIOSITA' POSSONO CONTENERE IMPORTANTI RIVELAZIONI SULLA TRAMA:

Nella bizzarra e imprevedibile scena dell'omicidio di Kazanian, sembra che il venditore di hot dog armato di coltello corra costeggiando tutto il laghetto. Per lui un ponte in plexiglass era stato posto appena sotto la superficie dell'acqua per far sembrare che il venditore attraversi l'acqua camminandoci sopra, come guidato da forze soprannaturali. Ho trovato questo trivia che non avevo mai letto, e che nessuno, in trent'anni, aveva mai rilevato. Anche perchè se era questo l'effetto che si voleva ottenere per lo spettatore, è stato clamorosamente toppato, in quanto nessuno mai, mai, ha mai notato che l'effetto che si volesse ottenere fosse quello di una camminata sull'acqua, quando come detto sopra, è abbastanza chiaro che il “macellaio” assassino corre a raggiungere Kazanian lungo i bordi del laghetto.

Napoleone Wilson

Robydick:
Frame frenetico oggi, sintesi totale del capolavoro di Argento, in definizione più alta del solito. Come musica ovviamente "Mater Tenebrarum"... buona horrorvisione!



18 commenti:

  1. Ebbi a dichiarare, credo qui, che gli horror non mi sono mai piaciuti. Ma questo di Argento non mi dispiacque. Ciao.

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  2. questo a parte gli ultimissimi di Argento è uno dei suoi film che non sono mai riuscito a digerire.. però ora mi avete messo la curiosità e sopratutto la voglia di rivederlo ;)

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  3. Un'opera che rasenta (o forse addirittura incarna) la perfezione del suo genere. Ha tutti gli ingredienti della paura, ai quali io aggiunsi l'ultimo e decisivo (e oggi irripetibile per motivi anagrafici): ero un ragazzino di soli 13 anni, (mi pare fra l'altro di ricordare che fosse vietato ai 14, ma con la mia alta statura non era un problema riuscire a entrare lo stesso in quella sala tenebrosa...) Fui terrorizzato per parecchie notti...

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  4. me lo ricordo, e lo preferii a Suspiria. Grandissima toppata Le tre madri, avrei preferito non l'avesse mai girato!

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  5. eh alberto, questo supera i confini del genere. c'è una qualità anche e soprattutto nelle riprese ( e si sente molto la presenza di Mario Bava ) che lascia interdetti.

    oneworld... DEVI ;-)

    zio, d'accordissimo con te, per questo con profondo rosso è in excelsia.

    queen! ciao :*
    le 3 madri non l'ho visto, ma anche napoleone non ci è andato tenero nella rece...

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  6. Di Argento ho visto solo "Profondo rosso". Che angoscia.

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  7. Per me Argento poteva chiudere con questo film, che è forse il suo punto più alto in quanto a visionarietà. Visto al cinema quando uscì, mi aspettavo una cosa simile a Profondo Rosso, altro capolavoro, ma fortunatamente allora il regista era ancora molto lucido e ci regalò un must del cinema di tutti i tempi.

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  8. be' sandra, se un po' d'angoscia ti piace allora vai a colpo sicuro anche con questo :D

    eh harmo, capisco... ma napoleone non si fermerà qua con la rassegna, ne sono sicuro, magari ti farà cambiare idea :DDD
    vedremo...

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  9. roby, napoleone, belushi, ma scrivete delle recensioni straordinarie, beh non posso che esimermi da fare una standing ovation, e dire lo devo rivedere, stendiamo un velo pietoso per la terza madre...ma questo sta agli onori ;)

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  10. Bene hai fatto Roby, a mettere come primo frame dello slide quello che comunque e' uno dei primi del film, la ripresa ravvicinata delle bellissime mani di Rose/ Irene Miracle (e le mani sono veramente le sue)mentre scrive la lettera a Mark. Come scrissi anche alla Miracle Argento la scelse oltre che per li suddette capacita' natatorie , cosi' importanti per la sequenza della stanza sommersa, anche per le sue bellissime e affusolate mani di nitore bianco come l' alabastro, proprio in funzione della sequenza della lettera.

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  12. un must!
    aggiungere altro a quello che avete scritto è superfluo.

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  13. ma daiiii... amico di Leopoldo??? guarda, se viene è un piacerone, anzi di più!

    quello che volevo aggiungere riguardo le tue considerazioni sulla o.s.t. curata da Emerson (giusto il rimando ai Carmina Burana) era che immediatamente, soprattutto dal pezzo che accompagna la Giorgi nel taxi, ho sentito tutta la passione del grande pianista per Murrogsky. Palese, al limite del plagio, ho percepito un'apertura stile "Pictures at an exhibition" che sicuro conosci. Murrogsky fu un autore davvero dannato, "Dance on a vulcano" chiude "Fantasia" di Walt Disney in un modo sconcertante, si potrebbe definire l'Edgar A.Poe della musica, e per tramite di Emerson per me è entrato in questo capolavoro.

    @frank: ciao manero! ahah! :)

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  14. ahah! hai ragione napoleone, mannagg... ho confuso e ho scritto il titolo di un pezzo dei Genesis, lapsus... :DDDD

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  15. bravo lake, se non l'hai visto hai usato il verbo giusto ;-)

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