martedì 6 giugno 2023

Febbre di vivere

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

Ecco: il maligno concepisce vanità,
partorisce malizia e genera inganno.
Scava una fossa
e cade nella buca da lui fatta.
(Davide, Salmo VII)

Questo l'incipit del film nei titoli di testa. Non potrebbe esserci miglior sintesi della trama.



Massimo (Massimo Serato) è uno di quei personaggi viscidi che fatichi a sopportare. Bello e capace di mostrarsi sempre gentile e disponibile, in realtà passa sopra le vite degli altri, uomini e donne che siano, come fossero zerbini. Manderà persino in carcere ingiustamente un socio in affari e amico, Daniele (Marcello Mastroianni), per intascare soldi.



Stupisce molto leggere che il film è tratto da "Cronaca", una commedia di Leopoldo Trieste del 1946, quindi immediato dopoguerra. E' quindi una libera ispirazione ad esso. Roma non poteva essere quella che viene ritratta nel film, invero il Ritratto di una "dolce vita" meschina e ipocrita che Massimo rappresenta al suo acme, nomen omen. Chi gli è più vicino, pure Daniele che appena uscito di prigione dopo 3 anni di reclusione, non tarda a capire chi egli è veramente, fatica a tenerlo a bada. Daniele, pur diventando il paladino protettore di tutti quelli che mano a mano vedrà cadere sotto le sue false promesse, non ne diventerà il primo accusatore, non sarà lui ad avere questo coraggio. 

Personaggi come Massimo sono senza tempo evidentemente. Perché uomini, e ancor più donne, si fanno abbagliare da loro? Sembra un contrappasso, chi lo attornia da vicino è molto diverso, cerca sicurezze, affidabilità, e lui? ... Appaga questi desideri, con menzogne continue ma lo fa!, e quando le "vittime" si rendono conto della realtà, quando l'evidenza diventa ormai innegabile, la delusione e lo sconcerto è tale che si fatica a denunciarlo.

I guai e i casini si autoalimentano, involvono in un crescendo inarrestabile che non può che avere una fine tragica.



Cast che, oltre ai citati, annovera Vittorio Caprioli, Carlo Mazzarella e altri; spiccano soprattutto due bellissime, la cui bravura e le fattezze dolci e sensuali sono persino esaltate dal bianco e nero di Claudio GoraMarina Berti e Anna Maria Ferrero, quest'ultima già molto apprezzata nel recentemente visto "L'impiegato".

Riguardo al bianco e nero del film, alle sue magnifiche immagini, c'ho visto molto dello stile di Alfred Hitchcock. Al lordo della trama, non so se voluta ma è stata una grande scelta ispirarsi al maestro del thriller.

Robydick



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